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F.P. Journe FFC in platino, oltre i limiti del pos...

F.P. Journe FFC in platino, oltre i limiti del possibile

Un presupposto imprescindibile nel caso del modello FFC del Maestro marsigliese, è la  leggerezza del meccanismo, al fine di ottimizzare la distribuzione dell’energia all’organo regolatore. Ispirato da un’intuizione del notissimo e pluripremiato regista statunitense Francis Ford Coppola, sposata da Journe., siamo di fronte ad un segnatempo unico ed eccezionale, il cui automa ci riporta all’età fanciullesca, quando le ore le contavamo sulle nostre piccole dita.

Regalare un orologio è, senza alcun dubbio, una determinazione importante, significativa ed impegnativa. Nel mondo dell’orologeria un atto simile si lega ad interessanti aneddoti riferiti, evidentemente, a personaggi noti, del mondo dello spettacolo e del cinema. Tra di essi, quello più famoso, riguarda il regalo di Joanne Woodward al marito Paul Newman, nel 1968, un Rolex Cosmograph Daytona, ref. 6239, con scritte sul fondello le celebri parole: “Drive carefully – Me”. L’attrice esprimeva, in quel modo, la sua costante preoccupazione nel vedere il consorte coinvolto in pericolose corse automobilistiche. Come noto, quell’atto scatenò una serie di episodi che portarono il Cosmograph Daytona a divenire leggenda, in quella specifica configurazione di quadrante, ad essere chiamato “Paul Newman” e, nell’ottobre 2017, ad essere aggiudicato in asta per oltre 15 milioni di euro. Rimaniamo ancora negli Stati Uniti, anno 2009: Eleanor Coppola, moglie del celebre regista Francis Ford Coppola (ricordiamo, tra i tanti capolavori,  “Il Padrino”, “La Conversazione”, Apocalypse Now”, “Dracula di Bram Stoker”) regala a suo marito il Chronomètre à Résonance di François-Paul Journe. Evidentemente colpito al cospetto di un capolavoro d’arte orologiera, Coppola invita il Maestro marsigliese presso la sua azienda vinicola “Inglenook” a Napa Valley. S’incontrano nel 2012, e il regista di Detroit chiede a Journe se abbia mai pensato di creare un orologio in cui le ore fossero indicate attraverso le dita di una mano, come ci hanno insegnato da bambini. L’idea piace a François-Paul. Detto, fatto,  in meno di due anni, nel 2014, il prototipo progettuale del FFC Blue – dalle iniziali di Francis Ford Coppola -, era pronto (fase “Invenit”) e l’orologio è stato, poi, messo in vendita  durante Only Watch nel 2021 (asta benefica biennale finalizzata alla raccolta fondi per la ricerca sulla distrofia muscolare di Duchenne): non avrà raggiunto la mirabolante cifra del Daytona di Paul Newman, ma, pezzo unico, ha ottenuto un riscontro eccezionale, pari ad oltre 4,5 milioni di chf. 

 

 

FFC di François-Paul Journe, in platino da 42 mm, spessore di 10,7 mm. Base meccanica automatica Octa, calibro 1300.3 in oro rosa. Indicazione digitale dell’ora attraverso una mano meccanica (non c’è quadrante) in titanio, il cui movimento è consentito attraverso l’impiego di un remontoir d’égalité e la rotazione di 10 camme. Minuti su anello rotante periferico, in riferimento a cursore fisso al 12.

Calibro meccanico automatico di manifattura, Octa 1300.3, in oro rosa a 18 carati (decoro a Perlage e a Côtes Circulaires) , ponti frontali in titanio brunito (trattamento Titalyt). Caratteristiche: diametro di 34,2 mm, spessore di 8,1 mm, bilanciere a regolazione inerziale, 21.600 alternanze/ora, spirale piatta, portapitone mobile, 63 rubini, massa oscillante in oro bianco a 22 carati unidirezionale e incisa con i nomi di F.F. Coppola e F.P. Journe. Adozione del remontoir d’égalité.

Bilanciere a regolazione inerziale in azione, con scappamento ad ancora in linea (pietra di controperno).

Si è trattato della concretizzazione di un ossimoro: l’ora “digitale” espressa da un movimento meccanico. Fatto un semplice calcolo, risulta chiaro come, dopo la  definizione del prototipo (fase “Fecit”), il lavoro di miniaturizzazione e la messa a punto abbiano richiesto ben sette anni di lavoro. Per realizzare l’impresa, in collaborazione con il figlio Charles, storico di professione, Journe ha tratto ispirazione dal disegno di una protesi realizzata dal famoso barbiere-chirurgo francese Ambroise Paré (1509/1510-1590), ritenuto uno dei padri della medicina forense. Vale la pena, prima di proseguire con l’analisi dell’orologio, spendere qualche parola su questo vero e proprio genio della scienza medica. Proveniente da una famiglia di barbieri – al tempo si occupavano di capelli, pelle e sangue, come anche di cure sommarie -, Paré fu attratto dalla medicina e chirurgia e, dal 1533 al 1536, a Parigi, studiò anatomia e lavorò sodo, ma, non conoscendo né il greco, né il latino, allora le lingue della medicina, fallì l’esame di laurea per diventare chirurgo. Ambroise non si perse d’animo e, nel 1536 si arruolò nell’esercito francese come barbiere-chirurgo, coinvolto nelle vicissitudini della lunga guerra tra Francia e Spagna, durante la quale emerse il suo talento assoluto. Nel 1542, inventò nuovi strumenti per rimuovere i proiettili e, nel 1552, introdusse un’innovazione importantissima, ossia la legatura delle arterie e delle vene dopo l’amputazione. Divenuto, nel 1554, per meriti acquisiti, Chirurgo Reale, assistette impotente alla morte di due Re, Enrico II e Francesco II e s’impose di comprenderne le cause. Ulteriore novità per l’epoca, fece le autopsie sui due corpi, avviando, come accennato, la pratica della medicina forense. Sempre più considerato a corte, Paré, a motivo delle guerre di religione, tra i francesi cattolici e protestanti, viaggiò molto, studiò ed imparò nuove metodologie mediche, farmacologiche e chirurgiche: scrisse molti trattati e la prima edizione delle sue opere fu pubblicata nel 1575, in francese (l’ultima, postuma, del 1598, comprendeva ventinove volumi e 1.228 pagine illustrate). Una delle branche che videro Paré all’avanguardia, fu quella delle protesi, in particolare quelle riguardanti gli arti artificiali, capolavori di ingegnosità e conoscenza tecnica. Arrivando all’elemento di nostro interesse, la sua mano prostetica,  essa era dotata di un dispositivo meccanico, dunque concettualmente molto vicino all’arte orologiera, che faceva aprire le dita quando veniva schiacciato un bottone e due molle le riportavano nella loro posizione originale, come se la mano si chiudesse naturalmente. 

La mano indicatrice dell’ora è in titanio: qui si può apprezzare  la guaina, fino alle nocche, che accoglie le cinque dita a movimento verticale in uscita e retrattile, al passaggio dell’ora.

Disegni della meccanica della protesi della mano, realizzati dal barbiere-chirurgo Ambroise Paré, nella seconda metà del XVI secolo, fonte d’ispirazione per il FFC di F.P. Journe.

Esecuzione ed incisione delle dita della mano.

Lavorazione di polso e “pugno” della mano.

Insomma, una soluzione geniale, che una mente altrettanto geniale ha voluto reinterpretare e trasferire su di un orologio da polso, per indicare l’ora. Così, una volta definita la silohuette della mano, Journe ha deciso di realizzarla in titanio, scolpita da un maestro incisore, per ridurre il peso dei componenti in movimento e non gravare sul consumo energetico della base meccanica automatica, il calibro Octa 1300.3: perfetto per un simile approccio, perché dispone di una forza e di una coppia motrice costanti, per tutti i 5 giorni della sua autonomia. Osserva Journe: “La cosa più importante nell’orologeria è ciò che è meno visibile. In questo caso, la questione era di far muovere cinque dita con il minimo sforzo”. Dato che la leggerezza dell’automa non era sufficiente ad assicurare il suindicato “minimo sforzo” e l’opportuna precisione, François-Paul è ricorso ad uno dei suoi cavalli di battaglia, il “remontoir d’égalité”, sistema del quale è maestro assoluto, per utilizzare solo l’energia proveniente dal bariletto. Posto tra il treno del tempo e l’indicazione, il remontoir d’égalité, impiega 40 minuti per caricare una molla interna al bariletto destinato all’automa, bloccato da un grilletto: al cambio dell’ora, mediante lo sgancio di tale grilletto, unitamente ad un’àncora montata su di una ruota con eccentrico, il remontoir rilascia tutta l’energia accumulata e mette in moto la serie di 10 camme che controllano il movimento delle dita della mano, collocate sulla sinistra della mano stessa, fronte quadrante. La rotazione delle camme, ognuna con una propria dentatura, avviene in 12 ore, in condizioni di minimo attrito. Attivano ciascuna una serie di molle e bascule che permettono la salita e la discesa delle 4 dita – montate su di una struttura in acciaio -e anche la traslazione del pollice: l’energia richiesta per azionare un solo dito o quattro dita, come avviene tra le 5 e le 6 o tra le 9 e le 10, è sempre la stessa e non intacca la cronometria del gruppo regolatore. Journe, poi, per contenere lo sviluppo in altezza, ha eliminato il quadrante e ha rimpiazzato la lancetta dei minuti con un grande anello periferico rotante ultrapiatto montato su cuscinetti a sfera – soluzione già utilizzata per il calendario annuale dell’Astronomic Souveraine -, da leggersi su riferimento fisso al 12. Dopo il successo del succitato FFC Blue in tantalio (con mano in blu), il maestro marsigliese ha deciso di “replicare” questo prodigioso modello, da 42 mm e dallo spessore di soli 10,7 mm (come qualsivoglia altro automatico “normale” Octa), con un vestito in platino, in non più di 5 esemplari all’anno (rotore in oro bianco inciso con i nomi di F.F. Coppola e F.P. Journe). Sarà assemblato personalmente da François-Paul Journe, titolare, creativo, designer, progettista e orologiaio della sua azienda: e questo fa tutta la differenza del mondo. Il costo? Nell’intorno di 820.000 franchi svizzeri e fortunati saranno coloro che riusciranno ad acquistarlo, perché, una volta nel circuito collezionistico, il costo salirà,… e non poco. 

Posizione delle dita della mano, ad indicare le 11.23. 

In quest’immagine, la mano indica le ore 1.00. In basso, possiamo vedere la posizione delle dita della mano, dalle 1.00 alle 12.00, a.m. e p.m. 


Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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