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Toric e Tonda 1950 vestono “slate”

Toric e Tonda 1950 vestono “slate”

Quest’anno Parmigiani Fleurier ha puntato su di una particolare tonalità del quadrante, “slate”, ossia ardesia, lavorato guilloché o mat, declinato su interessanti complicazioni nella linee Toric e Tonda 1950.

Michel Parmigiani, Maestro Orologiaio di altissimo livello, è abituato a lavorare tra rapporti di demoltiplica, analisi trigonometriche, leggi sugli attriti, funzionalità geometriche e tolleranze infinitesimali, nutre una particolare sensibilità verso la capacità della matematica di spiegare, senza tema di smentita, fenomeni, eventi e cose che fanno parte del nostro quotidiano. Tutto, per così dire, cominciò nel 1969, quando l’appena diciannovenne Michel, promettente maestro orologiaio della Val-de-Travers, culla della straordinaria tradizione elvetica del segnatempo, s’imbatté in un testo di Luca Pacioli, illustre matematico vissuto nel Rinascimento, rimanendone folgorato. In quel libro scoprì il genio di Leonardo Pisano detto “il Fibonacci”, vissuto tra il XII e XIII secolo e considerato uno dei più grandi matematici di tutti i tempi, in particolare, per i suoi studi sulla magia geometrica di una proporzione che possiamo ammirare nella natura, nell’architettura e in tanti oggetti che ci circondano. Osservate questa sequenza numerica: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233,…. A molti, il suo significato sfugge.

Toric Quantième Perpétuel Rétrograde in oro rosso da 42,5 m con quadrante “slate” rifinito guilloché “grain de riz”: data retrograda al centro, fasi di luna astronomiche sui due emisferi al 6, ciclo bisestile al 12. Automatico di manifattura.

Si tratta, per l’appunto, della successione di Fibonacci, in sostanza, una successione ricorsiva che Keplero sviluppò, scoprendo che il rapporto fra due numeri consecutivi della stessa, approssimava via via sempre più precisamente ad un numero, definito “aureo”, ossia 1,618. Il numero nel quale si condensava la “divina proporzione” di Luca Pacioli: ed eccoci tornati al punto di partenza. Più di 20 anni dopo, ormai professionista affermato, Michel, passeggiando su di una spiaggia in Malesia, fu colpito da una conchiglia, il cui mantello presentava tratti circolari concentrici a spirale. Quando si trovò a disegnare il primo orologio della neonata “sua” Maison Parmigiani Fleurier, come accennato nell’incipit, nel 1996, si ricordò della spirale, che la natura aveva “tracciato” sulla corazza di quel mollusco, tratto di congiunzione tra i vertici dei lati di rettangoli in rapporto aureo tra loro, composti l’uno sull’altro. Sulla curvatura così ottenuta disegnò le anse, le scanalature delle colonne ioniche gli ispirarono gl’incavi della corona e le godronature della lunetta, le cui cornici circolari bombate si richiamano ai tori, ossia le basi delle suindicate colonne, collocati sul plinto. Proprio per questo chiamò quell’orologio Toric. Una storia affascinante che, quest’anno, costituisce l’anima della strategia della Maison, guidata da Davide Traxler, finalizzata sull’aspetto manifatturiero e sull’esaltazione della propria indipendenza. I nuovi Toric si segnalano per l’effetto “slate” del quadrante, ossia ardesia, tonalità accattivante, alla quale la lavorazione guilloché a “grain de riz”, conferisce una profondità e tridimensionalità di sicuro impatto. Le varianti sono il Chronomètre, l’Hémisphères Rétrograde e il Quantième Perpétuel Rétrograde, sul quale concentriamo la nostra attenzione.

Il Tonda 1950 Lune, quando indossato, si distende egregiamente sul polso

L’elaborazione retrograda della data, un concept espressivo molto caro a Parmigiani Fleurier, s’integra perfettamente nella costruzione estetico-tecnica del Calendario Perpetuo, proposto su cassa in oro rosso da 42,5 mm (12,1 mm di spessore), disponendosi su di un arco circolare periferico di oltre 200° ed incorniciando le indicazioni a finestrella del giorno e del mese (centrali, poco al di sotto dell’asse di rotazione di ore/minuti/secondi) e del ciclo bisestile al 12; al 6 troviamo le fasi lunari “di precisione” – vuol dire che necessitano della correzione di un giorno ogni 122 anni – su di un disco in avventurina che riproduce un cielo stellato, al centro del quale appare la luna nei suoi due emisferi (le due circonferenze riprendono nel colore l’oro rosso della cassa). Il calibro automatico di manifattura PF333 – 28.800 alternanze/ora, 5,5 mm di altezza, 32 rubini, due bariletti in serie, riserva di carica di 50 ore – prevede la camma che regola i mesi, dotata di un pignone satellitare preposto al controllo del numero variabile dei giorni del mese: questo s’ingaggia con il dispositivo centrale funzionale allo scatto retrogrado della data. Dicevamo della particolare zigrinatura della lunetta del Toric: ebbene, fin dal 1997, lancio della collezione, questa è stata effettuata dallo stesso artigiano di Le Noirmont (Giura elvetico), specializzato nel far scorrere sul materiale, con fermezza e precisione, una rotella scanalata. L’effetto “slate”, comunque, Parmigiani Fleurier non ha voluto limitarlo solo alla linea Toric, estendendolo anche alla collezione Tonda 1950 e specificamente sulla variante maschile del modello Lune, rinnovata a soli due anni dal lancio.

Parmigiani Fleurier Tonda 1950 Lune, in oro rosa da 39 mm con quadrante “slate”. Impiega un calibro automatico di manifattura alto soli 4 mm, dotato di micro-rotore in platino: fasi di luna astronomiche al 10, apertura del datario al 3 e piccoli secondi al 6.

La cassa in oro rosa da 39 mm (spessore di 9,6 mm), dalle caratteristiche anse allungate disegnate a creare una soluzione di continuità con la carrure, incornicia una quadrante “slate”, per l’appunto, a finitura mat, in cui l’indicazione della fase lunare astronomica (stesso modulo impiegato nel suesposto Toric Quantième Perpetuel Rétrograde) nei due emisferi, rispetto alla prima versione, è stata spostata dal 12 al 10, determinando anche la ricollocazione dell’apertura del datario, dal 6 al 3, e mantenendo i piccoli secondi al 6: ciò consente di rendere protagoniste tutte le indicazione in virtù di una grafica dalla maggiore complessità. Il calibro automatico di manifattura impiegato, il PF708, è decisamente piatto (soli 4 mm di spessore) e batte alla frequenza di 21.600 alternanze/ora, per una riserva di carica di 48 ore: questo risultato volumetrico è ottenuto in conseguenza dell’impiego di un micro-rotore in platino. Il tutto completato da un elegante decoro a Côtes de Genève.


Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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