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GUIDO TERRENI, il nuovo CEO Parmigiani Fleurier

GUIDO TERRENI, il nuovo CEO Parmigiani Fleurier

Alla fine dello scorso mese di gennaio il board e  la direzione di Parmigiani Fleurier, hanno deciso di  affidare l’incarico di CEO a Guido Terreni, in sostituzione di Davide Traxler. Per comprendere appieno l’approccio, gli intenti e le strategie del nuovo responsabile, lo abbiamo voluto intervistare e, recentemente, hanno visto la luce i primi modelli che accolgono la sua visione.

Guido Terreni, a partire dallo scorso gennaio, è il nuovo CEO di Parmigiani, al posto di Davide Traxler. Milanese, 51 anni, Terreni si è laureato all’Università Bocconi in Economia. Ha iniziato la sua carriera nel 1995, presso il Gruppo Danone. Nel 2000 si è trasferito in Svizzera per entrare nella Divisione Orologiera di Bulgari, della quale è divenuto Presidente nel 2010, mantenendo il ruolo per dieci anni ed ottenendo importanti risultati, primo fra tutti, i 6 record mondiali nel campo dei movimenti ultrasottili. Abbiamo voluto sentirlo, per comprendere, nel migliore dei modi, le sue idee e strategie sul marchio.  

Guido Terreni, CEO di Parmigiani Fleurier

Come è stato il tuo primo impatto con il brand e cosa ti ha sorpreso?

La sensazione è stata positiva e ho vissuto i primi momenti, prendendo coscienza di trovarmi di fronte ad una sfida. Il marchio è relativamente giovane ma, dall’inizio della sua attività ha saputo distinguersi per il suo sano obiettivo di contribuire a perpetuare il savoir faire orologiero elvetico, appena nominato Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Quando sono arrivato a Fleurier ho voluto conoscere, una ad una, tutte le persone con cui mi troverò a lavorare e ho potuto subito constatare un fortissimo senso di appartenenza all’azienda, e un’esperienza sulla marca preziosa per me. Un elemento, quest’ultimo, che mi ha molto aiutato per “entrare” pienamente in Parmigiani Fleurier, per comprenderne l’emozione e l’allure. Certamente, io arrivo con la mia visione, con la mia sensibilità, con la mia percezione del brand, che ho voluto subito condividere con i tecnici e i responsabili dei vari dipartimenti, ricevendo apprezzamento, entusiasmo, voglia di rilancio.

Hai incontrato Michel Parmigiani?

Certo, è stata una mia immediata e precisa volontà, consapevole di trovarmi di fronte ad una leggenda vivente dell’orologeria. Sto cercando di passare più tempo possibile con lui, come un apprendista che cerca, dall’esperienza del maestro, di apprendere tutto quanto è possibile, ricercando negli archivi, anche polverosi, che raccontano, tra disegni, schizzi, ébauches e componenti, la storia di un’azienda orologiera. Sono rimasto colpito, in particolare, dalla sua umanità e dalla sua modestia, pur non dovendo dimostrare più niente a nessuno. Lui è l’imprinting della marca e, dato che per descriverla appieno non si può fare a meno di sottolineare la pregnanza e l’importanza dell’arte del restauro, un mio interrogativo è stato quello di come mettere in relazione il restauro con il gusto e la sensibilità del cliente di oggi. Michel mi ha fatto capire che nell’arte del restauro vi è il senso stesso dell’arte orologiera. Se si educa il cliente a questo, il dialogo diviene immediato e, nel futuro, proprio con Michel, stiamo lavorando a dei progetti che riporteranno in primo piano un simile aspetto. Mi ha impressionato, a tal proposito, il fatto che, per lui, l’opera del restauratore non deve mai lasciare traccia, nel senso che deve emergere solamente il perfetto funzionamento del segnatempo e, in alcun modo, l’intervento di colui che ha permesso a quel segnatempo di tornare a battere il tempo. E’ una forma altissima di rispetto per l’oggetto restaurato e di totale assenza di ego.

Dunque, qual è il trait d’union tra il restauro e il pubblico finale?

Sta nel trasferire tutto il savoir-faire della marca in un oggetto ed indirizzarlo verso persone ch sappiano andare al di là dell’apparenza e cogliere l’essenza, con discrezione ed educazione, persone legate alla qualità e non alla quantità. Per loro, l’orologio è un acquisto intimo, che fa piacere condividere con chi ha la medesima sensibilità. In tale direzione, un aspetto che sto correggendo, in Parmigiani, è quello di basare l’espressività del segnatempo sul movimento, dimenticando quanto sia importante la cura dell’habillage, del tratto, della grafica, della pura estetica. Il concetto che sto facendo passare è che l’orologio è molto più del suo movimento, è un insieme che va ben al di là dell’espressione di  una meccanica. 

Forse la Maison deve essere più ambiziosa ne prodotto e ricercare la sfida…

Esatto, come dicevo ogni singolo progetto va interpretato come una sfida, nel senso di cercare di ottenere curve o angoli a cui prima non si pensava, di partire da un obiettivo e concretizzarlo, di misurarsi con aspetti mai presi in considerazione. In questo, la tradizione orologiera non va considerata come un vincolo, ma come uno stimolo. Nel corso dei secoli la tradizione si è nutrita di sviluppi assolutamente innovativi e, a mio giudizio, deve continuare a farlo. La stessa orologeria non ha rifiutato di acquisire nel suo percorso la curva tecnologica contemporanea. La sfida sta nell’armonizzarsi, sulla base del proprio DNA, con ciò che, oggi, il cliente moderno desidera dal prodotto orologiero. Una sfida avvincente che mi entusiasma affrontare contando sul vantaggio dell’indipendenza, funzionale alla velocità decisionale ed organizzativa, presupposto fondamentale per rispondere efficacemente e rapidamente alle indicazioni del mercato. Non sono molte le aziende orologiere che possono permettersi di agire in questo modo.

Quali saranno i tuoi obiettivi per il 2021?

Parmigiani, come ho anticipato, si esprime al meglio sul fronte tecnico e della finitura dei movimenti, e ritengo sia un poco indietro in quanto a riconoscibilità estetica. Ci sono troppe collezioni e non sempre coerenti tra di loro. Per questo focalizzerò l’attività, al fine di fornire al pubblico le chiavi per decodificare correttamente l’essenza della marca, il cui posizionamento di prezzo è importante, operando su di un livello medio nell’intorno dei 25.000/30.000 euro, a mio giudizio centrato. Ritengo necessario incanalare e indirizzare 

la creatività esistente, consapevoli che i prodotti di successo sono quelli che si è saputo rendere  iconici. Un simile lavoro, che sento molto nelle mie corde, non lo può fare solo il designer, ma un manager che si ponga, con competenza e nel pieno rispetto del marchio, tra il brand e il pubblico, al fine di tradurre in modo efficace e mirato un concetto creativo. In tal senso, molto di più si può ottenere da quei modelli posizionati tra i 20.000 e i 50.000 euro, un ambito di business importantissimo per la marca, per poi giocarci carte che molti competitor non possono vantare, in contesti ancora più alti a livello di complicazione, dove non vi sono limiti alla creatività. E qui ritorno a Michel Parmigiani: tra i suoi disegni e i suoi pensieri, ho visto cose che lasciano veramente a bocca aperta e ci stiamo ragionando… 

Tondagraph GT Steel Silver Black, in acciaio, da 42 mm, impermeabile fino a 10 atmosfere, definito da un cinturino in caucciù nero vulcanizzato. È un cronografo integrato da Gran Data e dal calendario annuale, in virtù dell’impiego del calibro automatico di manifattura PF043. Il quadrante presenta un fondo argenté, decorato a “clou triangulaire”, con contatori neri: luminescenza nera degli indici e delle iconiche lancette Delta scheletrate.

 

Insomma, l’indipendenza è un grande vantaggio….

Ne sono sicuro. In questo momento storico, il mercato sta offrendo un’imperdibile opportunità ai brand che operano nella nicchia, non autoreferenziale, ma quella con una chiara ragion d’essere, indirizzata verso un cliente finale educato e discreto, desideroso di distaccarsi da un lusso standardizzato, alla ricerca di esclusività,  selettività e prodotto tailor made. E Parmigiani dovrà essere pronta a cogliere tale occasione, non guardando al proprio passato, magari per riproporlo, anche se aggiornato, ma mettendo in campo idee originali, utili, con nuove interpretazioni di funzionalità conosciute, da reinventare. La complicazione, in sostanza, deve lanciare un messaggio artistico e culturale e, in questo senso, un esempio calzante è rappresentato dal nostro Calendario Perpetuo Islamico, un orologio significativo, che lascia il segno.

A questo proposito, quali sono i tuoi progetti sulla certificazione Qualité Fleurier?

È il top e ancora la sto analizzando per strutturarla nel modo più efficace all’interno delle nostre collezioni, perché determini un effetto virtuoso, ma è certo che la percentuale di prodotti che rispettano questo criterio, sarà molto più importante rispetto al passato.

… e l’orologio femminile?

Ѐ un ambito difficilissimo e, anche qui, mi voglio dare il tempo per capire come inquadrare la “donna Parmigiani Fleurier”. Posso dire, però, con certezza, che la sua femminilità non è leziosa, ma sofisticata e piena di allure e la immagino, sicuramente, con un orologio meccanico al polso da indossare, con disinvoltura, nella quotidianità. Si tratta di un’analisi importante perché, comunque, il prodotto femminile incide sul fatturato di Parmigiani Fleurier nell’ordine del 30%. 

Last but not least, quali le tue prime determinazioni sul fronte organizzativo e produttivo?

Appena arrivato, ho creato un’organizzazione di “supply” a monte,  con dei compiti più definiti e focalizzati, con delle responsabilità più chiare e a 360°,  per rendere più funzionali e armonici i processi di approvvigionamento e i flussi operativi nella filiera e, a valle, gli stessi principi li ho adattati al servizio al mercato e al cliente, con l’intento di mettere sempre più al centro quest’ultimo. In sostanza, sto lavorando su diversi aspetti della creazione del valore. In particolare, m’interessa valorizzare la componente umana, mettendola nelle condizioni di interagire trasversalmente, con identità chiare nei ruoli, in modo logico, non complesso, ma necessariamente fluido. In quanto al livello produttivo, il marchio ha una potenzialità di crescita molto alta, non certo a volume, ma parametrata alla sua immagine, alle sue capacità e al livello altissimo che dovrà sempre garantire. Sarà una naturale conseguenza delle strategie che porremo in essere, senza alcuna esagerazione, e in presenza di una clientela in evoluzione. Dico sempre che nel lusso si costruisce di più dicendo di no, piuttosto che di sì.

Tondagraph GT  Rose Gold Silver Black, in oro rosa, da 42 mm, impermeabile fino a 10 atmosfere, integrato da un bracciale ergonomico e rastremato in oro rosa. È un cronografo con Gran Data,  il cui calibro automatico di manifattura PF071, certificato cronometro COSC, si basa sul performante calibro PF361: 36.000 alternanze/ora, 42 rubini,  65 ore di riserva di carica, massa oscillante in oro a 22 carati; smistamento della cronografia via ruota a colonne e innesto verticale . Il quadrante presenta un fondo argenté, decorato a “clou triangulaire”, con contatori neri: luminescenza nera degli indici e delle iconiche lancette Delta scheletrate.

 

Le prime novità firmate Guido Terreni

La visione del nuovo CEO, si è cominciata a concretizzare nelle prime novità di quest’anno, centrate sul Tondagraph GT, “costola” cronografica della linea sporty-elegant Tonda GT. Specificamente nella variante in acciaio integrata dal calendario annuale, da 42 mm, impermeabile fino a 10 atmosfere, impatta immediatamente l’inedito quadrante bicolore con fondo argenté – decorato a “clou triangulaire” – e contatori neri (stessa cromia della luminescenza degli indici e delle iconiche lancette Delta scheletrate), a seguire un’impostazione tricompax con piccoli secondi, completata dalla gran data a doppia finestrella al 12. Quest’ultima, in abbinamento all’indicazione del mese (al 3/4), configura la complicazione del calendario annuale, sintetizzata meccanicamente nel calibro automatico di manifattura PF043, dotato di massa oscillante in oro rosa a 22 carati, per una riserva di carica di 45 ore (28.800 alternanze/ora, 56 rubini, 443 componenti). Il cinturino è in gomma nera vulcanizzata.

La “mano” del nuovo CEO si è vista anche, strutturalmente, nell’osservanza, funzionale al rispetto imprescindibile, per Parmigiani Fleurier, della sezione aurea, nelle anse aggiornate, a goccia, e nella lunetta smussata riprese dal Toric, il primo, iconico orologio della Casa. Questo il commento di Terreni sull’orologio: “Con questo nuovo modello abbiamo voluto esaltare il contrasto tra i contatori e il quadrante argenté. Eliminare gli indicatori arancioni della prima edizione ci ha aiutato ad ottenere un’estetica pura e duratura”.

È stata realizzata anche una versione di Tondagraph GT, denominata Rose Gold Silver Black, in oro rosa a 18 carati, sempre da 42 mm ed impermeabile fino a 100 metri, e, come per il modello in acciaio, in due allestimenti: con un bracciale ergonomico integrato, o con un cinturino in gomma nera vulcanizzata. All’interno, e visibile attraverso un fondello in vetro zaffiro, si trova il calibro automatico di manifattura PF071, certificato cronometro COSC, basato sull’accreditato calibro PF361, con  riserva di carica di 65 ore. La funzione cronografica integrata  (pulsanti crono di forma) utilizza, per lo smistamento, una ruota a colonne, al servizio di un innesto a frizione verticale, al fine di evitare il salto della lancetta ad avvio di misurazione. Il bilanciere, oscillante a 36.000 alternanze/ora, prevede un ponte passante per una maggiore stabilità. Inoltre, la Gran Data è anch’essa integrata, piuttosto che modulare, con benefici sull’affidabilità. La lunetta scanalata incornicia, come nel caso dell’acciaio, un quadrante argenté rifinito a “clou triangulaire”, con contatori neri a contrasto (minuti crono al 3, piccoli secondi al 6 e ore crono al 9): indici e sfere Delta scheletrate in oro rosa, con luminescenza nera. Conclude Terreni: “L’arrivo della linea Tonda GT ha ampliato il nostro pubblico e ringiovanito la collezione esistente andando incontro a gusti più moderni”, afferma Terreni. La sua nascita ha creato slancio al marchio in un anno molto difficile e offre a molti nuovi potenziali clienti l’opportunità di accostarsi a Parmigiani Fleurier. L’estetica classica di un quadrante argento e nero, una cassa monocromatica in acciaio o in oro e un bracciale integrato, portano maggiore freschezza alla collezione, e i sottili miglioramenti su questi nuovi modelli dimostrano come possiamo renderli ancora più raffinati”.


Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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