Swiss Export, effetto Hong Kong

In un contesto generalmente positivo, le importazioni dalle Industrie Orologiere Svizzere, in ottobre, sono cresciute di una percentuale molto limitata, a causa della débacle di Hong Kong che, a causa dei disordini politici interni, ha lasciato sul terreno il 29,7%.

In ottobre, il trend positivo delle esportazioni delle Industrie Orologiere Svizzere è proseguito, anche se in modo decisamente contenuto. Per la precisione, l’aumento è stato del 1,5% (+2% se riferito ai soli orologi da polso),  pari ad un fatturato complessivo di 2.025,2 milioni di franchi svizzeri. In termini generali, nei primi dieci mesi del 2019, il controvalore degli orologi usciti dalla Svizzera ha sfiorato i 18 miliardi di franchi svizzeri, con una forbice rispetto al 2018 (+2,7%) in lievissimo calo rispetto al mese precedente, relativamente al medesimo periodo (sul 2017, la crescita arriva a +10,4%). Il grafico della media mobile di tendenza nei dodici mesi, si è assestato ora nell’intorno del +2,5%. Entrando nello specifico, l’analisi per materiali continua a far emergere una marcata flessione delle esportazioni a quantità (-10,5%, per un totale di 1.898.600 pezzi), alla quale contribuiscono tutte le categorie definite dalla Federazione, con particolare rilievo su “Altri materiali” (-19,1%) e Acciaio (-9,8%). Stando ai dati corrispondenti a valore, positivi o in lievissima decrescita, per tutte le categorie, si evince un trend del prezzo medio in costante crescita.

Importazioni orologiere dalla Svizzera dei 30 paesi più rappresentativi nell’ottobre
2019

In tal senso sono da evidenziare la piccola flessione degli orologi  in “metallo prezioso” e in acciaio (-1,9%), mentre i modelli in acciaio/oro hanno fatturato il 17,6% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e la categoria “altri metalli” a messo a segno un +11,1%. 

Affrontando l’analisi per segmentazione, centrata sulle fasce di prezzo degli orologi da polso (ovviamente in entrata sui diversi mercati e, dunque, ante ricarichi della filiera distributiva), ecco, una volta di più, confermata l’analisi appena effettuata, con incrementi importanti, esclusivamente,  sulla fascia riguardante i modelli dal costo superiore ai 3.000 chf, cresciuta del 2,8% a quantità e del 5,6% a valore. Al di sotto dei 3.000 chf, il risultato è decisamente negativo, sia a valore (-4,6%) che in quantità (-11,5%, equivalente ad un decremento di 225.000 unità rispetto al mese di ottobre del 2018). Il segmento di prezzo medio-alto, ossia compreso tra i 500  e i 3.000 chf, influenzato dall’andamento dei modelli in acciaio ed “altri metalli”, ha presentato un chiaro rallentamento, a volume (-4,6%) e a valore (-3,3%), unitamente ad una fascia medio-bassa (200 – 500 chf), che ha accusato una pesante flessione (-8,2% a volume e -8,7% a valore), con lievissimi incrementi (+1,7% a quantità; +2,2% a valore). Continua, infine, a non fermarsi la discesa dei modelli dal prezzo inferiore a 200 franchi svizzeri, in modo più marcato in volume (-14,5%) e più contenuto a valore (-5,6%). La ripresa, continuiamo a sottolinearlo, si sta fondando decisamente sugli orologi del segmento “luxury”, con quelli dal prezzo medio-basso in chiara sofferenza. Riflettendo, comunque, questi dati sulla situazione “distributiva” dell’export elvetico a livello mondiale, emerge con chiarezza una situazione decisamente virtuosa, con 21 Paesi su 30 di segno positivo. Tra le Nazioni in flessione va evidenziato, in modo assoluto, il crollo di Hong Kong (-29,7%), equivalente a 80,7 milioni di franchi svizzeri in meno spesi, a motivo, come accennato, di una situazione politica assolutamente critica, che ha frenato investimenti e business internazionali: per dare un senso un senso chiaro a tale dato, questo ha inciso sul risultato globale di ben quattro punti percentuali. Le altre situazioni di segno negativo non sono particolarmente influenti, mentre, in ambito “positivo” va rimarcata l’inarrestabile progressione degli Stati Uniti (+9,5%) e della Cina (+17,6%), seguiti, nell’area asiatica dal +11,3%  del Giappone. Forti incrementi delle importazioni orologiere dalla Svizzera, sempre in ottobre, si registrano, poi, nell’area europea con il +12,9% della Gran Bretagna e il +24,2 della Francia, con la Germania a +2,2%, l’Italia stabile a +0.7%, la Spagna a +11,3%. In medio oriente, gli Emirati Arabi tengono il passo, mentre la Russia cresce del 18,1%. Un’indicazione, questa, abbinata a quella della Cina che fa tornare l’ago della bilancia prepotentemente verso oriente.

Importazioni orologiere dalla Svizzera dei 30 paesi più rappresentativi, da gennaio
ad ottobre 2019

Sul dato consolidato dei primi dieci mesi, la panoramica dei Paesi in flessione inciderebbe poco, se non fosse per il -8% di Hong Kong (sempre leader tra i Paesi importatori): si tratta di un investimento nell’orologeria ridotto di ben 218 milioni di chf. Si fanno notare il +23% del Giappone, Paese in grande ascesa, sempre più strategico per le grandi Maison orologiere e il +15,6% della Gran Bretagna, sempre più avviata verso la Brexit. Stabili Francia e Germania, mentre l’Italia, lascia sul terreno il 5%, non discostandosi dalla nona piazza tra i Paesi importatori. Il Middle East perde in tutte le aree di mercato di riferimento, fatta eccezione per gli Emirati Arabi (+5,4%). 

Infine, il dato continentale, a valore, evidenzia ancora una volta, per quanto riguarda esclusivamente gli orologi da polso, la leadership delle Americhe nella crescita e sviluppo del proprio mercato (+6,2% a valore), seguita dall’Asia (+2,7%, contro il +3,5% alla fine di settembre), dall’Oceania (+5,9%) e dall’Europa (+1,3%), con l’Africa in lieve salita (+04%); tutto questo, a fronte di una diminuzione notevole delle unità importate, in doppia cifra nelle Americhe (-16,4%), in Asia (-12,6%), in Europa (-12,9%), in Oceania (-11%) e in Africa (-3,3%). In termini d’incidenza sui turnover generati, l’Asia è titolare del 53% delle esportazioni svizzere, l’Europa del 31% e molto distanti le Americhe, con il 14%.

Situazione delle esportazioni orologiere elvetiche nei cinque continenti

Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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