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Santos-Dumont e il mito senza tempo di Cartier

Santos-Dumont e il mito senza tempo di Cartier

Ideato dalla Maison parigina per l’aviatore brasiliano Alberto Santos-Dumont nel 1904, il Santos di Cartier è uno dei primi orologi da polso della storia, mito epocale e raffinato strumento di misurazione di un secolo straordinario.

Una volta provata l’ebbrezza del volo, quando sarai di nuovo con i piedi per terra, continuerai a guardare il cielo”, scriveva nei suoi sogni Leonardo Da Vinci, pioniere tra i pionieri del volo umano. A seguire le sue orme nella ferma volontà di spiccare il volo come gli uccelli, nella storia, saranno in molti, ma il primo a riuscire, volando su un vero aeroplano spinto da un motore, sarà un giovane aviatore brasiliano Alberto Santos-Dumont (1873 – 1932). E fu proprio per lui, che, nel 1904 (lo tramanda la cultura orale), monsieur Louis Cartier, sviluppò il primo orologio da aviatore, nonché uno dei primo orologi da polso della storia.

La specifica richiesta, “originale” e antesignana, era quella di ricevere un orologio  che consentisse a un pilota di consultare l’ora con facilità durante il volo, mentre poteva continuare a tenere i comandi senza rischiare di schiantarsi e uccidersi. Erede di un magnate del caffè, avido lettore dei romanzi di Jules Verne e appassionato estimatore del sesso gentile, Alberto Santos-Dumont aveva sempre lamentato, in presenza dell’amico gioielliere Cartier, l’inaffidabilità e l’impraticabilità dell’uso di un orologio da tasca, mentre compiva i primi e temerari passi che lo avrebbe reso uno dei più famosi pionieri dell’aria. Infatti, l’eccentrico brasiliano, aveva già progettato, costruito e pilotato i primi dirigibili a motore e vinto il Premio Deutsch nel 1901, per un volo intorno alla Torre Eiffel, con il suo dirigibile n. 6.

Un ritratto d’epoca di Louis Cartier

Se si vuole dar credito alla leggenda, queste conversazione sulla “difficoltà” di cavare fuori un orologio da taschino mentre ci si librava a mezz’aria – va ricordato che i primi eccezionali voli consistevano nello staccarsi dal suolo su rudimentali velivoli ad elica di legno e tela dotati di piccole ruote simili a quelle di una bicicletta, per un compiere tragitto di poche decine di metri -, ebbe luogo nel leggendario ristorante parigino Maxim’s, dove tra una coppa di champagne e l’altra i due pionieri si trovarono a festeggiare l’ultimo traguardo di Dumont: il brasiliano volante che aveva surclassato i fratelli Wright. Ufficialmente, infatti, il primo volo mai effettuato dall’uomo, si svolse il 17 dicembre 1903 a Kitty Hawk, nella Carolina del Nord, da parte dei fratelli Wright: la storia contestò che il Wright Flyer fu lanciato da un binario, ed aiutato dai forti venti a Kitty Hawk, per essere sollevato da terra, non soddisfacendo gli standard dell’epoca, che includevano il decollo senza assistenza, volo pubblico ad una predeterminata velocità davanti agli esperti ed un atterraggio sicuro; i fratelli Wright non soddisfecero questi requisiti, secondo molti esperti. Secondo, invece, i sostenitori dei due fratelli dell’Ohio, quella distanza di 120 piedi, percorsa in 12 secondi e meticolosamente documentata, rispettò i requisiti, sostanzialmente perché il Wright Flyer era più pesante dell’aria, era equipaggiato con un motore e in grado di decollare autonomamente. Comunque sia, poi, prima del volo di Santos-Dumont, come vedremo, nel 1906, già un anno prima i fratelli Wright erano stati in grado di effettuare voli della durata di circa 40 minuti. 

Il pioniere dell’Aviazione Alberto Santos-Dumont

Tornando alla liaison tra Santos-Dumont e Louis Cartier, quest’ultimo, che di palloni aerostatici e aeroplani sapeva poco, ma era nipote di un’istituzione del campo della gioielleria, che vantava una boutique d’indubbio successo al numero 13 di Rue de la Paix, se ne stette lì ad ascoltarlo affascinato, fino ad acconsentire alla richiesta e promettergli di accontentarlo. Ciò avvenne, come sembra, nel 1904 e, così facendo, divenne protagonista anche lui di un piccolo/grande primato per quella che si sarebbe rivelata una delle più importanti mode del secolo: l’orologio da polso per uomo. Strumento di precisione, che allora era più che altro considerato un “gingillo” per signore.

Di forma quadrata, con una cassa di ridotte dimensioni ma estremamente robusta, ispirata ad un modello d’orologio da tasca già prodotto da Cartier, l’orologio, che sarebbe passato alla storia con il nome del suo committente, ossia il Cartier Santos, poteva essere stretto al polso attraverso un cinturino di pelle, che si era visto, precedentemente, su di un modello sperimentale commissionato dalla Marina imperiale tedesca alla Girard-Perregaux. Il design del quadrante, altamente leggibile per l’epoca – benché dotato di numeri romani e lancette stile Breguet di ridotte dimensioni -, era realizzato nello stile Art Déco, che avrebbe informato il design estetico inconfondibile di Cartier dall’alba dei tempi: le viti, che fissavano la sottile lunetta alla cassa, e i numeri romani su tutte le ore, dovevano richiamare la vertiginosa visione della “Torre Eiffel stilizzata e vista dal cielo” con “la disposizione radiale delle strade e degli ampi viali di Parigi”, tutt’intorno.

Uno scatto di quello che si ritiene essere tra i primi esemplari di Cartier Santos-Dumont: primo orologio da polso per uomo della storia realizzato dalla gioielleria Cartier.

Mentre Santos-Dumont consacrava se stesso ai comandi del suo 14 Bis, aereo a motore che, decollando da Bois de Boulogne il 23 ottobre e il 12 novembre del 1906, volò, prima per sessanta e poi per la straordinaria distanza di duecentoventi metri – percorsi in 21 secondi e mezzo ad un’altezza di sei metri -, l’invenzione di cui Cartier lo aveva dotato e della quale lui non si sarebbe mai più separato in tutte le sue imprese, non riscosse immediatamente il successo meritato. Quando l’orologio da uomo venne esposto nelle vetrine della boutique di Rue de la Paix, coloro che non avevano in mente di pilotare un aereo, di lì a poco tempo, non si curarono molto della grande novità, e questo nonostante la notorietà che il grande pilota brasiliano, già conosciutissimo in Europa e in America, gli aveva dato. Quando Santos-Dumont divenne una celebrità in Europa, il suo orologio, firmato Cartier, era diventato famoso con lui. Infatti, una delle prime domande che gli venne rivolta dai giornalisti sarebbe stata proprio: “Cos’è che ha legato al suo polso?” – “Un orologio“, aveva risposto con semplicità Alberto Santos-Dumont, padre dell’aviazione moderna.

Cartier, sempre per memoria orale tramandata, non investì immediatamente nella commercializzazione di quel primo orologio da polso da uomo, realizzato nel 1904. Anzi, solo nel 1911, a un lustro di distanza dall’impresa più nota del suo amico pilota, si decise a produrre in serie il Santos-Dumont, equipaggiato con un movimento Jaeger ultrasottile da 10’’ (prodotto dall’orologiaio elvetico Jacques-David LeCoultre, al quale il parigino Edmond Jaeger, che aveva con Cartier, dal 1907, un contratto di fornitura in esclusiva,  aveva affidato lo sviluppo di meccanismi extra-piatti), basato su cassa da 25 mm x 35 mm, realizzata esclusivamente in oro o platino, con cinturini in pelle marrone o nera, chiusi da una piccola fibbia pieghevole, sempre in oro o platino, che avrebbe preso il nome a noi noto di “déployante”: torniamo a dire che il modello del 1911, probabilmente, aveva lo stesso disegno del pezzo unico del 1904. Pare che l’espressione “Montre de forme carré dite Santos-Dumont  (ossia, “Orologio di forma quadrata di nome Santos-Dumont”, ndr),  sia da riferirsi, per la prima volta,  al modello in platino acquistato dal conte Kinsky il 30 gennaio 1913.

Da allora la Maison non ha mai smesso di produrre il Cartier Santos-Dumont declinandolo in diverse versioni e grandezze: il Santos-Galbée, il Santos Demoiselle, il Santos 100 e celebrandone il 90° anniversario, nel 1994, con quella che è forse la sua referenza più bella, la 1575, serie limitata a 90 esemplari in platino: 27 x 36 mm, meccanico manuale, calibro 21 MC (base Frédéric Piguet, altezza di soli 1,75 mm, 18 rubini, 18.000 alternanze/ora, 42 ore di riserva di carica). Se è vero ciò che sosteneva lo stesso Santos-Dumont, ossia che l’inventore, come la natura di Linneo, non fa salti, ma progredendo senza intoppi, evolve, possiamo dire a buon titolo che Cartier, in questi poco più di cento anni, non ha fatto altro che onorare il suo pensiero, consegnando alla storia dell’orologeria un classico senza tempo. Il Santos ha saputo evolversi, pur rimanendo fedele a chi gli aveva dato l’ispirazione primordiale, come fece Da Vinci riguardo il volo dell’uomo. 


Romano, appassionato di orologi fin dalla tenera età, vivo nel passato ma scrivo tutti giorni per Il Giornale e InsideOver, dove mi occupo di analisi militari e notizie dall'estero. Ho firmato anche sul Foglio, L'Intellettuale Dissidente e altre testate.

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