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Rolex Sea-Dweller, un percorso d’eccellenza ...

Rolex Sea-Dweller, un percorso d’eccellenza scritto in rosso

Quando, a cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70, i primi acquanauti venivano inviati nelle profondità marine per missioni mai tentate prima – testare habitat sottomarini nel bel mezzo dell’oceano rimanendoci per interi mesi -, il tempo scorreva sotto il vetro convesso di un orologio svizzero destinato a diventare più leggendario del già leggendario Rolex Submariner. La scritta rossa sul quadrante diceva Sea-Dweller, nel nostro idioma “abitante del mare”.

La storia racconta che, quando i primi specialisti di Marina esperti nella delicata pratica dell’immersione a saturazione, stavano risalendo nel silenzio del mare, molto agitato in superficie, al punto da rischiare di compromettere la missione “Sealab I” – per capirci il primo habitat sottomarino piazzato al largo delle isole Bermuda dall’US Navy -, l’umore era abbastanza alto e nessuno degli acquanauti, sommozzatori professionisti di altissimo livello, si stava preoccupando più di tanto di quella risalita d’emergenza. Erano possibili danni di uno certo rilievo ai loro polmoni, per via di una decompressione accelerata e dell’elio che avevano respirato per giorni e che ora li faceva parlare come un Paperino sul fondo dell’Atlantico. Era il luglio del 1964 e tra questi pionieri dell’immersione c’era Robert A. Barth, considerato il papà del Rolex Sea-Dweller; a un tratto, mentre erano intenti a giocare a carte qualcosa saltò in aria, rimbalzando sulla paratia della camera di decompressione e ricadendo sul tavolo: era il vetro del Rolex Submariner, ref. 5512, che era letteralmente scoppiato per la pressione interna. Barth aveva capito la ragione di quel singolare incidente e avrebbe anche suggerito una soluzione.

Nasce pressappoco a quel punto, il progetto che porterà alla realizzazione del Sea-Dweller, orologio professionale subacqueo, sviluppato per rispondere alla particolare necessità di fornire un segnatempo capace di garantire, nel contempo, massima precisione e resistenza, non solo alle atmosfere di pressione, ma anche alla peculiarità gassose degli ambienti sottomarini, a cui gli acquanauti erano destinati. A quel tempo, gli operatori subacquei impegnati a grandi profondità – avrete sentito parlare della società francese Compagnie Maritime d’Expertise, più nota come Comex – impiegavano dei Rolex Submariner , referenza 5512/5513, ritenendoli  affidabili – anche a livello militare – con un’impermeabilità garantita fino a 200 metri di profondità (il doppio rispetto ai primo modello sviluppato nel 1953 e presentato a Basilea l’anno successivo, ref. 6204, da 37 mm). Tuttavia, chi era destinato a operazioni marittime di un certo rilievo, compresa, soprattutto, la manutenzione degli impianti di trivellazione sottomarini, che di norma erano situati ad elevatissime profondità, iniziò a richiedere orologi che garantissero maggiori prestazioni. Nel corso della missione Sealab III, nel 1969, spedizione sempre condotta da personale militare dell’US Navy e della NASA, gli operatori impegnati a studiare “gli effetti della permanenza sott’acqua per lunghi periodi” sugli esseri umani, continuarono a respirare le particolari miscele composte dall’85% di elio, 11% di azoto e 4% di ossigeno. Una soluzione, attentamente predisposta, per ovviare ai problemi che gli individui sottoposti a quelle dure prove, nelle fasi di risalita e decompressione, potevano incontrare. In quell’occasione,  però, il vetro di  nessun orologio in dotazione “saltò” in aria a causa dell’infiltrazione, nella giunzione tra cassa e  vetro, del gas elio presente negli ambienti circostanti. Qualcosa aveva ripristinato la pressione, rimasta incamerata nella cassa Oyster, dei Rolex messi a punto a seguito dell’intuizione di Bob Barth, lasciando il loro vetri completamente intatti.

Uno dei primi esemplari di Rolex Sea Dweller con scritta rossa

La straordinaria intuizione di Rolex

Quando ci si immerge a profondità superiori a 300 piedi, un subacqueo deve fare affidamento su una miscela respiratoria contenente unalta percentuale di elio”.  spiegava T. Walker Lloyd, subacqueo con un certo expertise nelle immersioni in saturazione e consulente oceanografico di Rolex. La Maison ginevrina aveva colto l’imbeccata: “..le molecole di elio sono così piccole che nessuna sostanza conosciuta dalluomo può contenere o inibire questo gas sotto pressione”.

Per ovviare a tale problematica, gli esperti tecnici della blasonata Casa, escogitarono un sistema, a dir poco geniale: alcuni esemplari della ref. 5513 vennero equipaggiati con una particolare valvola sulla carrure, in posizione speculare alla corona, protetta da nuove “spallette”, e provvista di un piccolo pistone sigillato da una guarnizione O-ring (assunse la denominazione di ref. 5514). Attraverso questa, la pressione esercitata in fase di immersione poteva tranquillamente garantire la tenuta stagna della cassa Oyster, mentre in fase di emersione, l’elio insinuatosi nella cassa avrebbe provocato l’apertura della medesima valvola, consentendone la fuoriuscita e assicurando la completa integrità dell’orologio. A partire dal 1967, diversi modelli di Rolex vennero quindi dotati della valvola per l’espulsione dell’elio, denominata Oyster Gas Escape Valve, diventando i primi prototipi  della futura ref. 1665, denominata Sea-Dweller.

Il vetro utilizzato sul Rolex Sea-Dweller è prerogativa unicamente di questo modello ed è il Tropic 39 caratterizzato dal tipico profilo bombato, successivamente definito super domed o “cupolone” da parte dei collezionisti. La particolare valvola per l’elio – prima nel suo genere – venne aggiunta per consentire all’orologio di potesse resistere a maggiori profondità raggiunte dall’uomo.

Equipaggiati con un movimento Rolex cal. 1575, questi primi esemplari saranno conosciuti come versioni “Patent Pending”, ossia orologi prototipo non commercializzati, in attesa di brevetto, forniti, per l’appunto, “su richiesta” ad acquanauti impegnati in operazioni subacquee sperimentali congiunte, che videro collaborare la Nasa, l’US Navy e il governo degli Stati Uniti, quali Tektite e SeaLab, oppure commissionati dalla principale richiedente, la Comex Compagnie Maritime d’Expertise, azienda francese specializzata in operazioni subacquee), che durante l’operazione offshore Hydra, inviò i suoi operatori ad una proibitiva profondità massima di 534 metri per ben 26 ore di lavoro. Al loro polso c’era un Rolex Sea-Dweller. Inizialmente la profondità garantita da questi nuovi orologi-prototipo era di 1.650 piedi, ossia poco più di 500 metri, mentre le versioni immediatamente successive assicureranno un’impermeabilità fino a 610 metri di profondità in immersione (2.000 piedi): tali modelli erano noti per avere la “scritta rossa”, prima singola, poi doppia, che riporterà la lunga classificazione di “Sea-Dweller Submariner 2000”, disposta su due righe, su di un quadrante nero opaco. Il dato, successivamente, arriverà fino alla superlativa garanzia d’impermeabilità a 1.220 metri di profondità (4.000 piedi), a partire dalla referenza 16660, lanciata nel 1978 ed equipaggiata con il calibro 3035.

Illustrazione del SeaLab III, piattaforma subacquea dove gli acquanauti hanno impiegato il Rolex Sea-Dweller

I primi esemplari “scritta rossa”

I prototipi Single Red Sea Dweller Non Valve , come quello dell’acquanauta Ian Koblick, impegnato nella missione Tektite I su fondale delle Isole Vergini, e le primi versioni come il Double Red Sea-Dweller, indossato dal sub Philippe Cousteau nella missione SeaLab III, sono ancora oggi esemplari unici della pionieristica bellezza che competerà a tutte le versioni, dalla Mark 00 alla Mark 7, del nuovo professionale, che verrà ufficialmente commercializzato dalla Casa madre nel 1971.

Sviluppato su una cassa Oyster da 40 mm, dotata dalla classica ghiera girevole bidirezionale nera, che segnerà la grande epoca degli scuba professionali, il Sea-Dweller si stringeva al polso con un robusto bracciale con chiusura di sicurezza Flip-Lock, provvisto di Diver’s Extension. Evoluzione del Submariner, il Sea-Dweller esibiva, fin dal primo momento, un quadrante nero opaco con datario posto ad ore 3, privato della lente magnificante Cyclope, essendo la cassa di questi esemplari antesignani, sormontata da vetri in plexiglas particolarmente “bombati” – denominati Tropic 39 – che avrebbero distorto la corretta lettura della data. Distintivo era anche il fondello, su cui appariva la scritta Oyster Gas Escape Valve incisa intorno al bordo e, nelle prime referenze, il numero di serie.

Per tutti gli abitanti del mare

Nel 1971, dunque,  la versione definitiva del Rolex Sea-Dweller 1665, con valvola per la fuoriuscita dell’elio, come accennato, venne destinata alla regolare commercializzazione, con lievi cambiamenti, come  l’introduzione di una nuova cassa di maggiore spessore, che diventerà emblematico segno di riconoscimento assieme alla valvola. Sul fondello, invece, apparve finalmente la dicitura Rolex Patent, essendo brevettato. I test d’impermeabilità svolti nel contesto del processo di certificazione di Cronometro Superlativo finiranno per consentire al Sea-Dweller di resistere, senza problemi, a pressioni esercitate ad una profondità 12.000 metri – sostanzialmente irraggiungibile, dato che il punto più profondo della Terra, la Fossa delle Marianne, non supera gli 11.000 metri -, come nel caso del Rolex Deepsea Challenge, orologio subacqueo sperimentale presentato nel 2012 (sulla scia del Deepsea, impermeabile fino a 3.900 metri, introdotto nel 2008) e testato nell’ormai celebre discesa del regista James Cameron fino a 10.908 metri: in acciaio 904L da 51,4 mm di diametro, 28,5 mm di spessore, vetro zaffiro realizzato in puro ossido d’alluminio da 14,3 mm di altezza e fondello avvitato in titanio grado 5 da 5,3 mm di spessore. Il passo successivo, svelato il 1 novembre 2022, è stato il Deepsea Challenge , ref. 126067,  in titanio RLX, evoluzione del “grado 5”, da 50 mm, senza data, testato fino a pressioni riscontrabili ad una profondità di 13.750 metri.  Tutto questo, mantenendo sempre vivo nella mente lo straordinario traguardo raggiunto dal Deep Sea Special N.3, che accompagnò Jacques Piccard e il bastiscafo Trieste nella 1960, fino a 10.916 metri, sempre, evidentemente, nella Fossa delle Marianne. 

Insomma, dalla vetta dell’Everest al polso di Hillary, al fondo delle Marianne insieme a Piccard, passando per le missioni più temerarie nei mari sotto la supervisione di acquanauti come Robert Barth, a quelle degli astronauti come Scott Carpenter, dei piloti di automobili da corsa e di aerei da caccia, la Maison di alta orologeria fondata da Hans Wilsdorf all’inizio del XX secolo, ha sempre inseguito i limiti dell’uomo nel mondo. Tenendo il tempo delle sue imprese e ricordando come sia possibile sopravvivere ad esso guadagnandosi un posto nella storia. 

La versione più recente di Sea-Dweller commercializzata attualmente, nelle boutique e in tutti i punti vendita concessionari di Rolex è la referenza 126603, in oro e acciaio, accompagnato dalla referenza 126600, in acciaio, dove è tornata, in ricordo dei fasti, la scritta rossa.


Romano, appassionato di orologi fin dalla tenera età, vivo nel passato ma scrivo tutti giorni per Il Giornale e InsideOver, dove mi occupo di analisi militari e notizie dall'estero. Ho firmato anche sul Foglio, L'Intellettuale Dissidente e altre testate.

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