Il design orologiero che dominò i Seventies fu improntato alla forma denominata “a schermo”, propria dei televisori realizzati all’epoca: la lunetta, molto pronunciata, si armonizzava con il tratto della cassa con alternanza di finitura lucido-satinata. Mido seguì il trend a partire dal 1973 e, oggi, ne propone un’interpretazione contemporanea, connotata da un tratto carré cambré e da una grande data al 12, a doppia finestrella.
Presso il Centro di Produzione Rai di Torino, ha sede il Museo della Radio e della Televisione, il cui claim è: “Abbracciamo il presente, Valorizziamo il passato, Ci apriamo al futuro”. È un progetto nato nel lontano 1939 e riferito, evidentemente, solo alla radio, per l’azienda, allora chiamata EIAR. Dopo l’interruzione determinata dalla Seconda Guerra Mondiale, l’idea venne ripresa tra il 1965 e il 1968: oggetti e documenti furono attentamente catalogati e, nel 1980, una parte dei cimeli conservati fu collocata in alcune vetrine, nell’atrio d’ingresso. Era il 1984, quando la collezione venne presentata per la prima volta al pubblico. La vera e propria inaugurazione del Museo avvenne nel 1993, occasione nella quale apparve una raccolta ordinata, restaurata ed ampliata. È stato, comunque, ad inizio del 2020, in pieno lockdown, che il direttore, Alberto Allegranza, ha messo a punto una strategia di comunicazione dell’immenso patrimonio della Rai, in modo tale da avvicinare sempre più fattivamente il grande pubblico all’epopea della Radio e della TV, intesi come mezzi di straordinaria aggregazione e impagabile funzione sociale. Ecco, quindi, il manifesto indicato nell’incipit, la definizione e ristrutturazione di nuovi spazi, il tutto celebrato il 26 settembre 2020. Quest’opera di coinvolgimento, evidentemente, ha trasformato una struttura “museale” in senso dinamico, dando il via ad eventi, visite esperienziali e tematiche, miniconcerti, rapporti stretti con le scuole, per riportare anche le giovani generazioni all’”interno” della TV e della Radio, trasmettendo loro, come sostiene Allegranza, “l’amore per la vita e per la RAI”. D’altronde, come diceva Umberto Eco, nel 1984, “la RAI potrà concepire un proprio Museo solo se rovescerà la nozione di museo e saprà inventarne uno che non sia puntata sul passato (se non in minima parte), ma sul presente e sul futuro. Un museo sperimentale”.
E allora, ecco che il visitatore-conduttore radiofonico potrà parlare dallo storico microfono a granuli di carbone Marconi-Reisz (degli anni ’30), oppure il visitatore-regista, potrà operare e dare indicazioni allo studio, dal banco regia, completo di mixer audio, mixer video, lettore Beta IMX, unità di controllo, distributore audio-video e monitor da 32’’’, o, ancora, il visitatore-cameraman con, a disposizione, una telecamera Philips BTS LDK10, e, infine il visitatore –conduttore televisivo, che potrà utilizzare differenti set scenografici, per la “sua” trasmissione, proiettata nel futuro con ambienti galattici o con richiami al passato, quali la celeberrima parete giornalistica con la grafica più longeva del telegiornale, utilizzata dal 1959 al 1970. In un simile contesto di sensazioni ed emozioni, Mido ha voluto presentare i nuovi Multifort ispirati alle versioni lanciate 50 anni fa e connotate da una cassa di forma TV Screen. Negli anni ’70, soprattutto a motivo dell’affermazione del quarzo e delle indicazioni digitali sui quadranti, i designer cominciarono a definire degli spazi di visualizzazione funzionali sviluppati più orizzontalmente, più squadrati a configurare il tratto di uno schermo televisivo, un rettangolo o un carré con i lati verticali arrotondati. Un ambito estetico nel quale vennero sviluppate soluzioni grafiche particolari ed eterogenee. Ad esempio, Mido, nel 1973 (declinazioni Multi Star), propose un carré galbé con day-date verticale al 6 ed indici applicati, sempre quadrati con sviluppo tridimensionale zigrinato interno, oppure una variante più schiacciata, con day-date al 3, indici applicati a barretta, sempre molto marcati (altro stilema grafico classico del periodo) e vetro a spessore; i bracciali erano integrati sulla carrure monoblocco e la finitura lucido-satinata scorreva su abbondanti sfacci. La Maison “tornò” sull’argomento nel 1980 (Commander), definendo un tratto più geometrico su cassa e lunetta, adattando su quest’ultima quattro viti, sulla scia dell’intuizione di Gérald Genta e alleggerendo ed allungando gl’indici. Anche nel 2000 Mido presentò un modello Multifort “TV Screen”, su schema rettangolare, sempre con day-date al 3, con indici a numeri rettangolari, lancette a gladio luminescenti, caratterizzato, pur non essendo un cronografo, da scale tachimetrica e pulsometrica periferiche, a completare un insieme molto “carico” sul quadrante.
Multifort TV Big Date
A cinquant’anni dalla sua prima apparizione, come accennato, il classico cult della cassa a forma di televisore è tornato nel catalogo del marchio, privilegiando la variante carré galbé (dimensioni: 40 x 39,2 mm), in mix tra quello del 1973 e del 1980. Gli elementi strutturali contemporanei si manifestano sulla presenza di anse classiche, in estensione sul blocco carrure e su di una lunetta molto dolce – sebbene dal consistente spessore -, dal tratto curvilineo senza soluzione di continuità, interrotto, solamente da un rilievo a scalino al 6 e al 12; proprio al 12, sempre sulla lunetta, ecco un punto luminescente, coerente con gl’indici, ma anche “dettato” dal suindicato esemplare del 1980 con le quattro viti. La modernità prosegue con le spallette, anch’esse ricurve adattate sulla carrure per proteggere una corona zigrinata e chiusa a vite, con dimensioni e spessore decisamente più marcati rispetto alle versioni di 40/50 anni or sono. L’habillage lucido-satinato, impermeabile fino a 10 atmosfere, è completato da un fondello chiuso da quattro viti e integrato da vetro zaffiro, a visualizzare il Calibro 80, con una massa oscillante decorata a Côtes de Genève e incisa con il logo Mido; spicca il bilanciere a regolazione inerziale, oscillante a 21.600 alternanze/ora, dotato di spirale amagnetica Nivachron, ad alte prestazioni (tra l’altro, molto resistente agli urti). Scorrente su 25 rubini, prevede una riserva di carica fino a 80 ore, ossia superiore ai tre giorni.
Il Calibro 80 anima quello che può ritenersi, a tutti gli effetti, il protagonista dell’interpretazione attuale del Multifort TV, ossia il quadrante, protetto da vetro zaffiro, ad effetto degradé perifericamente sul nero, nelle tonalità del blu, del verde e dell’antracite, caratterizzato da una pronunciata finitura orizzontale spazzolata, insieme alla sua funzione distintiva: il Big Date a doppia finestrella ore 12. Tale indicazione viene enfatizzata dai riflessi di luce determinati dalla suindicata finitura. Gl’indici a punto, richiamati dal dot al 12 sulla lunetta, si alternano con quelli trapezoidali al 3, 6 e 9, percorsi da lancette a bastone: la visibilità notturna è garantita dal Super-LumiNova bianco, a luminescenza blu-verde, ben distribuito su sfere ed indici. Il Multifort TV Big Date è declinato con bracciale in acciaio – a maglie orizzontali satinate con raccordi lucidi, morbido e con chiusura déployante -, in particolare con quadrante verde o nero sfumati, e con cinturino in caucciù, blu navy o nel caratteristico arancione di Mido.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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