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Longines Spirit (quarta ed ultima puntata)

Longines Spirit (quarta ed ultima puntata)

Omaggio alla storia, ai pionieri dell’aviazione e dell’esplorazione e ad uno spirito che spinge al superamento dei limiti e al progresso costante 

IL PIONIERE:  AMELIA EARHART

Il viaggio nel cuore e nel DNA della collezione Longines Spirit è giunto all’ultimo, entusiasmante capitolo, quello dedicato ad Amelia Earhart, la cui storia è tuttora avvolta nel mistero, tra quelle  isole del Pacifico centrale in cui scomparve il 2 luglio 1937. Proprio per questo motivo, possiamo dire che Amelia sintetizzi perfettamente lo spirito pionieristico di un’epoca, dei protagonisti di storie di sacrifici, di coraggio, di passione, di successi, di cadute e risalite, accompagnati da strumenti di misurazione del tempo realizzati da Longines. Uno spirito, sostenuti dal quale, si partiva per imprese ai limiti del possibile, ben sapendo che al di là della più accurata preparazione (ci troviamo tra gli anni ’20 e ’40 dello scorso secolo), e dell’equipaggiamento tecnico più sofisticato per l’epoca, sussistevano aree oscure di rischio sconosciute, che potevano essere affrontate e superate solo nel momento della loro effettiva manifestazione. I successi ottenuti da aviatori quali Elinor Smith, Howard Hughes, Amelia Earhart e da un esploratore-pilota quale Paul-Émile Victor, hanno aperto la strada alla conoscenza e hanno dimostrato che gli orizzonti delle umane possibilità e dei mezzi a sua disposizione, potevano essere estesi a dismisura. Ecco, quindi, che questo approccio, sintetizzato dal claim “The Pioneer Spirit Lives On”, costituisce la modalità più corretta per sviluppare un prodotto che viva nel presente, ma i una proiezione futura, in sintesi, un prodotto d’avanguardia. La sintesi stilistica ed espressiva che Longines ha posto in essere nei modelli Spirit, al di là degli elementi tecnici e di design, si è assunta l’onere di raccontare una storia, o meglio tante storie, vissute tra cielo e terra, avventure in cui la Maison ha svolto il ruolo di protagonista insostituibile, fondamentale per consentire le decisioni più critiche e delicate dei pionieri. Amelia Earhart si affidò a Longines, e specificamente, ai suoi cronografi, fin dalla sua prima grande trasvolata atlantica del 1928, per poi utilizzarne gli strumenti per la navigazione sul cockpit. Uno spunto, questo, per illustrare le caratteristiche tecniche di un movimento cronografico, tra i più riconosciuti della Maison, il calibro 13.33Z. 

La scorsa puntata abbiamo evidenziato come Longines, si mise in luce nel periodo compreso tra gli anni ’30 e la fine degli anni ’40, nel campo della cronografia. Va sottolineato, e lo vedremo nel paragrafo appositamente dedicato, che il primo movimento cronografico da polso, il calibro 13.33Z, venne presentato nel 1913, sulla scia tecnica del calibro da tasca 19.73 (evoluto, nel 1909, con il 19.73N, dove era modificato il dispositivo dei minuti cronografici istantanei). A partire dal 1936, anno di presentazione del  celebre calibro 13ZN, il calibro 13.33Z non fu immediatamente abbandonato, come si potrebbe pensare, ma vi fu un periodo in cui i due movimenti furono utilizzati contestualmente, una fase di transizione, gestita su pre-serie, tra il 13.33Z monopulsante e il 13ZN, monopulsante o con due pulsanti. Ci stiamo riferendo, riguardo le ultime uscite con il calibro 13.33Z,  alle referenze 3205 e 3474, che possono essere individuate nei cataloghi del 1935 e del 1936. A complicare il quadro, però, come accennato poc’anzi, va considerata anche la referenza 3204, relativa ad un cronografo monopulsante su corona che, secondo gli archivi della Maison, fu equipaggiata sia con il calibro 13.33Z, che con il 13ZN. Peraltro, si possono trovare esemplari dotati del  calibro 13.33Z a due pulsanti e modelli monopulsanti su corona, come la referenza 3883, che non appaiono nei cataloghi di periodo. Elemento molto importante, data l’utilità della funzione in volo, che la richiesta di brevetto del dispositivo flyback, con cui integrare i calibri cronografici, fu inoltrata da Longines il 12 giugno 1935 e il brevetto stesso registrato il 16 giugno 1936 Era derivato da un’ebauche Valjoux 22GH modificata). Tale sistema, però, con molta probabilità era già ben noto agli orologiai Longines, tanto che venne utilizzato già sul calibro 13.33Z, come importante banco di prova del dispositivo. A conferma di quest’asserzione, esistono versioni cronografiche, dotate del calibro 13.33Z, a due pulsanti con funzione flyback, esposte presso il Museo della Maison a Saint-Imier, risalenti al 1928 e al 1929 (dunque, ben prima dei crono a due pulsanti di Breitling lanciati nel 1934 e da molti ritenuti i primi cronografi da polso a due pulsanti della storia). Ma vi sono evidenze rilevate dagli archivi della Maison, che, sulla base del numero di serie del movimento, certificano che i primissimi modelli a doppio pulsante e flyback  con il calibro 13.33Z lasciarono gli stabilimenti di Saint-Imier, addirittura, nell’ottobre del 1925, cui seguirono, poi, altre varianti nel 1926 e 1927, e così via. Dunque, il dispositivo flyback fu adottato su orologi Longines ben 10 anni prima della richiesta di brevetto relativa. 

Tra le eccellenze Longines a cavallo degli anni ’30, vi erano senz’altro i cronografi da polso, bicompax, all’epoca equipaggiati con il calibro manuale 13.33Z, monopulsante o a due pulsanti con funzione flyback.

Evidenziamo, poi, che i primi pezzi alimentati dal calibro 13ZN vennero distribuiti a partire dal gennaio 1937, ossia successivamente la registrazione del brevetto (in quell’anno, la Maison sviluppò anche una variante con pulsante impermeabile). Come già sostenuto, il 13ZN è riconosciuto come uno dei migliori e più performanti calibri cronografici di quel tempo, e fu declinato con uno o due pulsanti, con contatore a 30 minuti semi-istantaneo o a 60 minuti “a trascinamento” – collocato al centro -, con o senza la funzione flyback.   In corso di consolidamento del calibro 13ZN, Longines modificò per finalità cronografiche il calibro 12.68Z, introducendo la funzione stop seconds monopulsante (12.68Z STOP con pulsante al 2). Si trattava del terzo movimento crono della Maison, seguito dal 30CH del 1947, meno costoso del 13ZN, con smistamento sempre via ruota a colonne e contatore dei minuti semi-istantaneo. L’importanza storica di questo movimento, fra l’altro, sta nel fatto che fu l’ultimo movimento cronografico di manifattura per orologi da polso di Longines, che dopo di esso preferì concentrarsi su altri terreni tecnici. In tal senso, durante quel periodo, il supporto alle esigenze dell’aviazione si concretizzò anche nella referenza 3213, da cockpit, su cassa in alluminio, chiusa a cerniera, con 8 giorni di riserva di carica e un meccanismo di arresto del bilanciere per la regolazione di precisione. In un simile contesto va annoverata anche la referenza 3794, dotata del calibro calibro 18.69N, connotato da due coppie di lancette: quelle più grandi indicano l’ora sulla sezione esterna; le lancette più piccole, impostate al momento della partenza, indicano il tempo di volo sulla sezione interna. La lunetta zigrinata della cassa ruota, portando con sé un indice che può essere collimato con la piccola lancetta delle ore per impostare l’ora, indipendentemente dal fatto che questa rappresenti il momento di un’osservazione o dell’arrivo. Aggiungiamo, infine, anche la referenza 1971, un cronometro da navigazione equipaggiato con il calibro 24.41P (8 giorni di riserva di carica), con cassa in alluminio.

Amelia Earhart

Amelia Earhart nacque il 24 luglio del 1897 ad Atchison, nel Kansas. Dopo vari trasferimenti, giunse con la famiglia a Chicago, nel 1915, e decise di frequentare corsi da infermiera, per poi prestare servizio in un ospedale militare in Canada, per tutta la durata della Prima Guerra Mondiale. Nel 1920, assieme al padre, si recò ad un raduno aeronautico presso il Daugherty Airfield a Long Beach, in California e, al costo di un dollaro, per la prima volta salì a bordo di un biplano, per un giro turistico di dieci minuti sopra Los Angeles. Fu il colpo di fulmine tra Amelia e il volo. Decise d’imparare a volare, prese lezioni e, nel 1921, a 24 anni, con l’aiuto della madre, acquistò il suo primo biplano con cui stabilirà, l’anno successivo il primo dei suoi record “al femminile”, quello di altitudine, spingendo i 60 cavalli del velivolo fino a 14.000 piedi (4.267). All’epoca si pensava che solo un uomo potesse affrontare determinate situazioni, solo, all’interno di un velivolo rumoroso: ci voleva coraggio, talento ed uno spirito indomito. Poi, arrivò Amelia, alta, snella, con i capelli corti mossi dal vento e una mente sgombra dalla paura. Nel 1928, il capitano Hilton Railey le propose di essere la prima donna ad attraversare l’Atlantico e, così, il 17 giugno, a Newfoundland (Canada), giusto un anno dopo l’impresa di Lindbergh, Amelia salì su di un Fokker F.VII, chiamato “Friendship”: non aveva un ruolo molto operativo in quel volo, ma all’arrivo in Galles (Burry Port), circa 20 ore e quaranta minuti dopo, gli onori furono tutti per lei, anche perché la trasvolata venne complicata da avverse condizioni meteorologiche. In ogni caso, Amelia non fu entusiasta dell’impresa, commentando: “Sono stata solo un bagaglio, come un sacco di patate”. Passarono solo due mesi e il 24 agosto, divenne la prima donna ad attraversare da sola il Nord-America, andata e ritorno. Lottava perché le donne avessero pari accesso alle professioni tradizionalmente maschili e perché riuscissero a guadagnarsi da vivere come piloti. Nel 1929 la Earhart co-fondò “Ninety Nines”, un club che riuniva 99 aviatrici, esistente ancora oggi, solo con molti membri in più. Il 5 luglio 1930 stabilì il record del mondo femminile di velocità, con 291,6 km/h. L’8 aprile 1931, a bordo di un giroplano Pitcairn PCA-2, ottenne il record mondiale di altitudine, raggiungendo i 5.613 metri. Quello stesso anno, Amelia sposò l’editore George P. Putnam, a cui scrisse delle sue idee sul matrimonio, in questo modo: “Voglio che tu capisca che non mi atterrò ad alcun codice medioevale di fedeltà, né mi considererò vincolata a te in modo simile”. Tradotto, non avrebbe mai smesso di volare. 

Amelia Earhart, stella dell’aviazione mondiale, immortalata a bordo del giroplano Pitcairn PCA-2, dopo aver ottenuto il record di altitudine, 5.613 metri, l’8 aprile del 1931.
Amelia Earhart, durante le traversate atlantiche del 1928 e del 1932, indossò al polso un cronografo in argento 935, da 35 mm, numero di serie 2.972.996, fatturato alla Longines-Wittnauer, all’epoca distributore Longines negli Stati Uniti, il 29 marzo 1919: aveva anse mobili saldate “a filo”, era monopulsante in corona, recava un quadrante smaltato bianco con numeri arabi e lancette “Squelette” luminescenti ed era dotato del calibro cronografico manuale 13.33Z. In un telegramma del giugno 1932, inviato alla Wittnauer, distributrice, all’epoca, di Longines negli USA,  l’aviatrice, ebbe modo di affermare che “…aveva trovato quali costanti asset dell’orologio precisione ed affidabilità”.

E, infatti. Era il 20 maggio 1932, cinque anni dopo Lindbergh, che Lady Lindy (come veniva simpaticamente chiamata, “versione” femminile di Lindbergh) da sola, affrontò l’Oceano Atlantico, su di un Lockheed Vega, muovendo da Newfoundland (in Canada) ed atterrando a Londonderry, nell’Irlanda del Nord, senza scalo, dopo 14 ore e 56 minuti, superando vento forte, gran freddo e problemi meccanici. In entrambe le traversate atlantiche, nel 1928 e nel 1932, Amelia indossava un cronografo Longines, considerando che l’orologio era l’unico strumento di navigazione disponibile. Scrisse la Earhart: “Dopo mezzanotte, la Luna era tramontata e io ero sola con le stelle. Il richiamo del volo è il richiamo della bellezza (…) il motivo per cui gli aviatori volano è il fascino estetico del volo”.  Si trattava di un esemplare in argento 935, da 35 mm, numero di serie 2.972.996, fatturato alla Longines-Wittnauer, all’epoca distributore Longines negli Stati Uniti, il 29 marzo 1919 (quel modello veniva prodotto dal 1913): aveva anse mobili saldate “a filo”, era monopulsante crono in corona, e recava un quadrante smaltato bianco con numeri arabi e lancette “Squelette” luminescenti (bi-compax con 30 minuti crono al 3 e piccoli secondi al 9). Era dotato del calibro cronografico manuale 13.33Z,  scorrente su 18 rubini e con bilanciere bimetallico oscillante a 18.000 alternanze/ora. In un telegramma del giugno 1932, inviato alla Wittnauer dalla Earhart, l’aviatrice afferma che “…aveva trovato quali costanti asset dell’orologio precisione ed affidabilità”. Sul fondello, chiuso da una cuvette incernierata erano incise le seguenti parole: “This watch was worn by Amelia Earhart on her two transatlantic flights and presented by her to H.G.S. Jr. just before her death.” Per H.G.S. Jr. s’intende Harry Gordon Selfridge Jr., titolare del noto centro commerciale londinese. La Earhart lo incontrò dopo il  suo volo transatlantico in solitaria del 1932. Selfridge le regalò un orologio e, in cambio, lei gli dette quel Longines indossato nei suoi voli sull’Atlantico nel 1928 e 1932, ricevuto durante la preparazione del primo. Interessante evidenziare come quel segnatempo rimase sempre in mani femminili, fuorché pochi anni, dal 1932 al 1937, in possesso di Selfridge. All’inizio del 1936, Amelia cominciò a pianificare la circumnavigazione del globo, seguendo una rotta vicina all’equatore, per un totale di 47.000 chilometri. A tale scopo, per l’impresa, venne costruito dalla Lockheed Aircraft Corporation, il monoplano bimotore Lockheed L-10 Electra, con delle specifiche richieste dalla pilota del Kansas, tra le quali un grande serbatoio di carburante incorporato nella fusoliera. Un primo tentativo ebbe inizio il 17 marzo del 1937, con il volo da Oakland (California), fino a Honolulu (Hawaii), in 15 ore e 47 minuti (record di velocità per un volo da est verso ovest); problemi tecnici in fase di ripartenza, costrinsero Amelia e il suo equipaggio ad interrompere la trasvolata. Per il secondo tentativo, la Earhart cambiò direzione, ossia da ovest verso est e, con lei, c’era solo il navigatore, Fred Noonan. Partirono da Miami, in Florida, il 1 giugno 1937. Amelia commentò quell’avventura così: “Le donne, come gli uomini, dovrebbero cercare di fare l’impossibile”. Dopo aver fatto tappa in America Latina, Africa, India e Asia sud-orientale, giunsero a Lae, in Nuova Guinea, il 29 giugno 1937. A quel punto, avevano percorso 35.000 chilometri e ne mancavano poco più di 11.000, sopra l’Oceano Pacifico. Il 2 luglio 1937, Amelia e Noonan decollarono da Lae, diretti a Howland, una minuscola isola del Pacifico, a metà strada tra le Hawaii e l’Australia, dove era programmata una sosta. Per una serie d’incomprensioni ed errori, l’avvicinamento ad Howland mediante navigazione radio non ebbe successo. Dopo 19 ore di volo, alle ore 7:42, la Earhart riferì ad una nave statunitense stazionata ad Howland: “Dovremmo essere sopra di voi, ma non riusciamo a vedervi, ma il carburante si sta esaurendo. Stiamo volando a 1.000 piedi”. Ed aggiunse, poi, mentre stavano girando in cerchio: “Mezz’ora di carburante e nessun approdo”. L’ultimo messaggio della Earhart, pervenne a quella nave, alle 8:43, indicando la linea di volo che stava seguendo, poi, più nulla. Il monoplano bimotore Lockheed L-10 Electra scomparve nella fitta nuvolaia della zona. Le ricerche furono subito avviate dalla Marina statunitense, coadiuvata da 66 aerei, ma vennero interrotte il 18 luglio, dopo aver scandagliato ben 250.000 miglia quadrate di Oceano. Successive ricerche seguirono, senza risultato. La Earhart venne dichiarata legalmente deceduta il 5 gennaio 1939. Vennero organizzate molte spedizioni di ricerca e le ipotesi più accreditate riportarono l’ultimo approdo di Amelia sull’isola di Nikumaroro, a sud di Howland, in cui vennero ritrovati alcuni manufatti, ricollegabili all’equipaggiamento di un pilota, possibili resti aerei, ed anche uno scheletro, riconducibile ad Amelia. Ma non vi è nulla di assolutamente certo. Nell’agosto del 2019 si mosse anche Robert Ballard, famoso per aver localizzato il relitto del Titanic, ma nemmeno lui trovò prove inoppugnabili sull’aereo di Amelia. Prima di partire, la Earhart aveva lasciato una lettera al marito, una sorta di testamento: “Per favore, sappi che sono abbastanza consapevole dei pericoli (…). Le donne devono  cercare di fare le cose come hanno provato gli uomini. Quando falliscono, il loro fallimento deve essere solo una sfida per gli altri”.   

Il movimento cronografico manuale, calibro 13.33Z 

Nel 1913, Longines lanciò il suo primo movimento cronografico, il calibro manuale 13.33Z che, come abbiamo visto, equipaggiava il modello da polso di Amelia Earhart. Ricordiamo che la Maison aveva cominciato a sviluppare dispositivi per la misurazione d’intervalli di tempo, già nel 1878, ma pochissimi erano stati gli esemplari specificamente mirati su questo device tecnico, preferendo operare su calibri standard. Inizialmente, i meccanismi cronografici venivano aggiunti su basi solotempo già esistenti. Alla fine del XIX secolo, la Casa verificò però la grande richiesta di strumenti misuratori del tempo, percependo grandi opportunità di mercato legate al loro sviluppo. Così, elaborò il calibro 19.73, che  produsse in svariate versioni per circa un trentennio. All’inizio del XX secolo, comunque, la convivenza tra esemplari da polso e da tasca indirizzò la ricerca tecnica di standard cronografici su diverse dimensioni, altezze e pesi. Longines, in un tale contesto, effettuò i suoi primi approfondimenti sulle dimensioni indossabili al polso, all’inizio degli anni ’10, mettendo a punto, come accennato, nel 1913, il calibro 13.33Z. Si trattava di un movimento da 13’’’, ossia 29 mm di diametro, scorrente su 18 rubini, elaborato su di una base tecnica risalente ai primi anni del secolo, specificamente riguardo i sistemi dei minuti crono istantanei. Con un’altezza di 6 mm, il calibro recava il dispositivo cronografico sopra il livello dei supporti per i ruotismi del meccanismo della base tempo. Detto dispositivo prevedeva, tra l’altro, lo smistamento via ruota a colonne, il classico innesto orizzontale guidato dalla ruota conduttrice dei secondi continui, il leveraggio di scatto istantaneo con la relativa molla, la camma a cuore coassiale alla ruota dei minuti crono, un martello di arresto a due braccia. Cinque erano i ponti del movimento, che consentiva misurazioni a 1/5 di secondo, in virtù di una frequenza di oscillazione del bilanciere bimetallico con scappamento in linea diritta (spirale Breguet in acciaio) pari a 18.000 alternanze/ora. L’attivazione, arresto e azzeramento della funzione cronografica era monopulsante (anche se furono previste varianti a due pulsanti), coassiale alla corona al 3. Il calibro 13.33Z venne prodotto fino al 1936, anno in cui fu sostituito dal calibro 13ZN. Come sopra indicato, il calibro 13.33Z accolse anche la funzione flyback, brevettata nel giugno del 1936, ma impiegata già precedentemente dai tecnici della Maison, ossia fin dal 1925, su modelli, evidentemente, a due pulsanti, i primissimi cronografi da polso con una simile configurazione nella storia dell’orologeria. Gli esemplari più rappresentativi che impiegarono tale calibro recavano anse mobili a filo, saldate al 6 e al 12.

Collezione Spirit – Modello L3.810.4.73.2 

L’omaggio che la Maison ha voluto fare a quell’epoca di scoperte, d’imprese, di pionieri e di eroi, è stato riassunto nella collezione Spirit. Un nome evocativo, con cui Longines ha voluto concentrare e riproporre quel DNA che aveva accompagnato aviatori ed esploratori quali Amelia Earhart, Paul-Emile Victor, Howard Hughes ed Elinor Smith. L’orologio Spirit racchiude il top dell’avanguardia e della precisione che oggi Longines può assicurare, unitamente ad accorgimenti strutturali e grafici di assoluta modernità. Ciò a sottolineare che la collezione Spirit non vuol essere e costituire un tributo della Maison alla propria storia e al proprio heritage (tanto è, infatti, che si colloca nel segmento Sport), ma vuole imporsi nella contemporaneità, specchiarne le esigenze, per condividerle e reinterpretarle. Longines, in sintesi, ha concepito lo Spirit, come collettore di soluzioni tali da soddisfare, in termini di precisione, resistenza ed affidabilità, le esigenze “pionieristiche” della nostra quotidianità.     

Queste le caratteristiche principali della collezione:

  • Cassa in acciaio, sinuosa, satinata e lucida sugli sfacci, tagliata sulle anse;
  • Lunetta a spiovente con scalino sulla carrure;
  • Vetro zaffiro antigraffio, con trattamento antiriflesso, multistrato su entrambi i lati;
  • Corona serrata a vite e sovradimensionata;
  • Fondello chiuso da 6 viti, sempre orientato in modo da presentare verticalmente la finitura con l’interpretazione moderna del logo della Clessidra Alata;
  • Impermeabilità garantita fino a 10 atmosfere;
  • Sul quadrante, scala della minuteria a chemin de fer molto pronunciata;
  • Indici a numeri arabi applicati e luminescenti, con font rivisitata, sormontati da riferimenti a forma di diamante;
  • Lancette a bastone luminescenti;
  • Apposizione di “5 stelle” sul quadrante ad attestare la certificazione di Cronometro del C.O.S.C., e, per estensione, una qualità superiore;
  • Movimento automatico certificato Cronometro C.O.S.C. con spirale in silicio;
  • 5 anni di garanzia.
Collezione Longines Spirit, modello Automatico, ref.  L3.810.4.73.2, in acciaio da 40 mm. Quadrante argenté sabbiato con scala a chemin de fer, a finitura opaca, molto pronunciata e sopraelevata rispetto al piano degli indici a numeri arabi applicati e luminescenti; lancette a bastone luminescenti. Il movimento automatico è il calibro L888.4, dotato di una riserva di carica di 64 ore e certificato Cronometro C.O.S.C.; il bilanciere, con spirale in silicio monocristallino, amagnetica, lavora ad una frequenza di 25.200 alternanze/ora. 
Collezione Longines Spirit, modello Automatico, ref.  L3.810.4.73.2, da 40 mm, impermeabile fino a 10 atmosfere. Il fondello satinato, chiuso da 6 viti, è sempre orientato in modo da presentare verticalmente la finitura con l’interpretazione moderna del logo della Clessidra Alata.

La collezione è declinata nell’Automatico, tre sfere con data a finestrella, da 40 e 42 mm, e sul Cronografo, sempre automatico, da 42 mm. Illustriamo la versione solotempo automatico, ref.  L3.810.4.73.2, da 40 mm, con quadrante argenté sabbiato; di particolare effetto, sul piano cromatico, la struttura su due livelli, con la scala dei minuti/secondi periferica sopraelevata e a finitura opaca. Il movimento automatico è il calibro L888.4, dotato di una riserva di carica di 64 ore; il bilanciere, con spirale in silicio monocristallino, amagnetica, lavora ad una frequenza di 25.200 alternanze/ora. Il cinturino è in pelle di colore marrone, con fibbia da ardiglione in acciaio. Il Longines Spirit prevede, per ciascun modello, anche una versione Prestige che comprende, nel packaging, tre cinturini intercambiabili, compresa una variante NATO. Il costo dell’Automatico illustrato è di 2.050 euro.  

Il cinturino è in pelle marrone con impunture a vista e fibbia ad ardiglione in acciaio. Ricordiamo che ogni modello della collezione Longines Spirit dispone di 5 anni di garanzia.
Sopra al 6, sul fondo argenté sabbiato del quadrante di questo Longines Spirit, si notano le cinque stelle applicate, che attestano la certificazione C.O.S.C. e, per estensione, una qualità superiore.



Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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