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Jaeger-LeCoultre e Stefano Accorsi, il respiro del...

Jaeger-LeCoultre e Stefano Accorsi, il respiro del tempo nel Polaris

La collaborazione tra l’attore bolognese e la Casa di Le Sentier, di lunghissima data, può ritenersi sempre di più una comunione di pensiero e valori, stretta a tal punto da “viaggiare” su livelli che guardano al tempo come un’entità da ascoltare nel silenzio del proprio respiro.   

Il controllo del respiro al fine di superare i  momenti d’ansia, di raggiungere uno stato di rilassamento del corpo, oppure di prepararlo per rispondere al meglio alle attività lavorative quotidiane. Una variabile fondamentale sulla quale costruire un benessere dinamico,  consapevole, decisamente funzionale e in stretta, strettissima connessione con il tempo. Il rapporto tra il respiro e la sequenza inesorabile d’istanti che dettano il ritmo della nostra esistenza si trasforma, poi, in un unicum se c’immergiamo nelle profondità marine, entrando in simbiosi con l’elemento liquido. In un simile contesto, quasi ultraterreno, ci si sente sospesi nello spazio e si perdono i riferimenti temporali tradizionali: l’unica misura di quello che il filosofo stoico Crisippo definiva “l’intervallo del movimento del mondo”, ossia il tempo, è, soggettivamente, il proprio respiro e, oggettivamente, l’orologio al polso. Jaeger-LeCoultre ha sintetizzato tale concetto nella collezione Polaris, associandola proprio all’acqua e al modello Memovox, erede di quella versione del 1968, equipaggiata con il calibro JLC 880 (a rotore centrale), da 42 mm, impermeabile fino a 200 metri e dotata di  triplo fondello studiato per la trasmissione del suono sott’acqua. A veicolare  e raccontare la liaison tra il respiro e il Polaris Mariner Memovox è stato chiamato l’attore Stefano Accorsi, affezionato ambasciatore, oltre che appassionato, della Maison ormai da moltissimi anni. Il respiro e le tecniche associate mirate all’autocontrollo ed alla concentrazione sono importantissimi per un attore e Accorsi, in questo senso, impegnato sia sul fronte cinematografico che teatrale, li ha adattati per costruire e modellare i suoi personaggi, associando, in diverse interpretazioni (da “Veloce come il vento”, a “Il Campione”, al recente “Lasciami andare”), una forte connotazione introspettiva legata all’incidenza del passato sul presente: “Sulla scia delle ben note opere del maestro  Stanislavskij, ideatore del metodo omonimo, “Il lavoro dell’attore su se stesso” e “Il lavoro dell’attore sul personaggio”, l’attore deve partire sempre dal copione, sul quale, poi, vi è da lavorare per evidenziare tutti quegli aspetti nascosti tra le righe. Io preparo i miei ruoli, già da qualche anno, con una coach, con la quale parliamo, ci poniamo domande, ci confrontiamo, vediamo materiale documentale, incontriamo le persone che hanno vissuto delle esperienze vicine a quelle del personaggio. Una simile ‘stratificazione del lavoro’ aiuta a capire perché un personaggio, nel presente, possa rievocare il suo passato. Spesso, succede che si seguano degli stereotipi, secondo i quali il personaggio, normalmente, è portato a parlare delle ferite del suo passato con dolore. Si tratta, frequentemente, di una suggestione di superficie, a mio modo di vedere. Lavorando sulla psicologia umana, con la coach siamo arrivati alla conclusione che,  degli episodi più tristi della nostra esistenza, possiamo essere portati (dipende dalle persone e dai personaggi) a ricordare  le fasi più felici, non abbandonandoci esclusivamente al momento negativo. L’emozione più forte di un dolore vissuto la si determina proprio nel momento in cui ci si riappropria di tutte le positività precedenti il verificarsi del dolore stesso. È molto affascinante descrivere come il tempo e la vita abbiano segnato un personaggio, e saperlo raccontare prevede un analisi non stereotipata, che vada sempre dall’interno verso l’esterno e non viceversa. Leggendo il copione, c’è bisogno di immergersi nell’intimità del personaggio, per poter capire come lui potrà raccontare la realtà vissuta, nel presente”

Polaris Mariner Memovox, in acciaio da 42 mm, impermeabile fino a 300 metri; corona di regolazione della scala sessagesimale sul rehaut relativamente ai tempi di compensazione ed immersione e corona di regolazione dell’orario di “sveglia”. Quadrante blu soleil al centro e grené sull’anello intermedio. Movimento meccanico automatico di manifattura, calibro JLC 956AA.    

 

Stefano Accorsi, ambasciatore Jaeger-LeCoultre da molti anni. Indossa un modello Polaris. Come per l’immagine d’apertura, © Sebastiano Pessina, courtesy Jaeger-leCoultre.

Ecco, torna di nuovo, il concetto d’immersione e di tempo, così da riportarci sull’universo del Polaris e di Jaeger-LeCoultre: “Posso dire che io e la Grande Maison ci siamo scelti reciprocamente. Conosco il team Jaeger-LeCoultre in Italia da molti anni e abbiamo collaborato in diverse occasioni, dal Festival di Venezia, a piccoli e grandi eventi e anche su progetti cinematografici. Al di là dell’oggettiva bellezza e dell’elevatissimo livello del prodotto, mi piace, da sempre, l’eleganza e la discrezione con le quali la Casa gestisce i rapporti con tutti i collaboratori e con me, che sono un ambasciatore, mettendoci sempre a nostro agio. Altro elemento che apprezzo molto, è il fatto che Jaeger-LeCoultre possa vantare dei modelli iconici, d’impatto sportivo e urban in acciaio, oppure decisamente sofisticato e raffinato in oro, per serate oppure occasioni particolari. In tale ambito, mi piace moltissimo la recente rivisitazione del Polaris in versione Memovox, impermeabile fino a 30 atmosfere. Amo avere al polso un orologio che non mi tolgo mai. Solo la notte non lo indosso (per un certo periodo di tempo l’ho anche fatto), perché voglio far rilassare il corpo, renderlo libero da accessori ulteriori su polsi, dita e quant’altro”. Entrando specificamente nel dettaglio, il Polaris Mariner Memovox attinge alla conclamata tradizione degli orologi da immersione della Casa, con specifico riferimento al Memovox automatico del 1959, in grado di emettere un segnale sonoro per avvertire del momento in cui salire in superficie, seguito, nel 1968, dal Memovox Polaris, dotato di una lunetta girevole interna e di una suoneria, nonché, come sopra evidenziato, di un fondello a tre strati per una migliore trasmissione del suono. Nella nuova versione Memovox del Polaris Mariner,  impermeabile fino a 30 atmosfere, la corona al 3, utilizzata per impostare la lunetta interna dentellata, è avvitata per evitare qualunque movimento involontario ed è provvista di una fascia di sicurezza arancione per segnalare ai sub quando non è perfettamente avvitata. Il quadrante è di un intenso colore blu sfumato, connotato dai caratteristici tre cerchi concentrici rifiniti in diverse texture,  con indici a forma di trapezio e a numeri arabi. Il disco centrale dei quadranti presenta un trattamento soleil, a completare la finitura grené dell’anello intermedio e quella opalina dell’anello esterno, che funge da lunetta girevole unidirezionale. Le lancette, gli indici e i numeri sono riempiti di SuperLumiNova per assicurare la massima leggibilità in condizioni di scarsa visibilità, come richiesto per gli orologi da immersione. Il Polaris Mariner Memovox è dotato di movimento a carica automatica di manifattura, calibro JLC 956, lanciato nel 2008 e completamente rielaborato dagli ingegneri della Maison per questa nuova generazione di orologi con suoneria: vi è stato un restyling completo del meccanismo di rintocco, con il gong non più fissato sul fondello chiuso ma sul perimetro interno della cassa, perché il movimento sia visibile attraverso un cristallo zaffiro. Tuttavia, un elemento importante rimane invariato: il caratteristico suono a “campanella della scuola” della suoneria, che conferisce al Memovox un fascino particolare. Dunque, un segnatempo perfetto per chi, come Accorsi, intende indossarlo in tutti i momenti della giornata, che siano professionali, di relax, o sportivi, comprese le escursioni nelle profondità marine. 

La luminescenza sul quadrante di indici e lancette è azzurra, garantita dal SuperLuminova, fatta eccezione per la sfera dei minuti, dalla cromia arancione. Lo stesso colore che si rende visibile attorno al tubo d’incasso della corona al 3, preposta alla rotazione del rehaut periferico interno (con graduazione sessagesimale), quando essa non è debitamente avvitata.     
Stefano Accorsi, durante l’experience Polaris che Jaeger-LeCoultre ha voluto legare al respiro e ai suoi benefici effetti sull’autocontrollo e sul rilassamento. © Sebastiano Pessina, courtesy Jaeger-leCoultre.

L’attore bolognese, classe 1971, ha con il tempo un feeling particolare, un mix tra il concetto aristotelico dello scorrere in successione di movimenti che divengono via via tempo passato, e una misura interiore, il tempo della coscienza, di bergsoniana memoria. Un simile “sentimento” emerge chiaro nel momenti in cui Accorsi analizza il ruolo di riferimento del passato nella sua vita: “Effettivamente ci ho pensato molte volte, tornando indietro a determinati periodi della mia vita e considerandoli, in prima battuta, con nostalgia. Quando, però, andiamo a ricordare tali periodi, la memoria c’inganna e tende a selezionare ciò che vogliamo ricordare, le cose più belle. Ogni momento si compone di zone di luce e spazi d’ombra e, quindi, mi sono abbastanza abituato a non vivere la malinconia della nostalgia perché, in primo luogo, ho una tendenza caratteriale verso la progettualità, che mi porta a guardare avanti e, in secondo luogo, perché ritengo sia fuorviante per i motivi espressi in precedenza. Tendiamo a dimenticare la sofferenza delle fasi negative e a ricordarci solo delle gioie, seguendo un’inconscia selettività della memoria. A chi gli ha chiesto se saremo tutti migliori dopo il Covid, il cantautore Francesco Guccini, emiliano come me, ha risposto: “Mah, io credo che l’essere umano sia specializzato soprattutto nel dimenticare e non propriamente nel divenire migliore”. Una simile profondità di pensiero, di analisi interiore costante in rapporto a ciò che ci circonda, funzionale ai flussi delle tendenze, associata ad esperienza e professionalità, hanno portato i dirigenti della Fondazione Teatro della Toscana, ad “intercettare” Accorsi, affidandogli il ruolo di Direttore Artistico per il triennio 2021-2023. “Assolutamente, una grande soddisfazione”, sottolinea l’attore. “Ho conosciuto Marco Giorgetti e Tommaso Sacchi, rispettivamente Direttore Generale e Presidente della Fondazione Teatro della Toscana, perché hanno coprodotto i miei spettacoli “Giocando con Orlando” e “Decamerone: vizi, virtù e passioni”, e ho trovato un Teatro stabile con un atteggiamento umile ed aperto, approccio che non appartiene propriamente a molte istituzioni teatrali. Ed è nato un bel rapporto. Quando mi hanno chiesto, lo scorso anno, di assumere la direzione artistica della Fondazione per il triennio 2021 – 2023, ho realizzato immediatamente la grande responsabilità dell’incarico. Poi, anche con un pizzico d’incoscienza, ho preso il cuore e l’ho buttato oltre l’ostacolo, perché li conosco bene e so come lavorano. Il periodo è molto complesso, evidentemente, ma lo staff è validissimo perché la visione che loro hanno del teatro non viene “dall’alto”, ma è pervasa di curiosità, e questo a me piace tantissimo. Peraltro, poi, il Presidente della Fondazione è l’Assessore alla Cultura del Comune di Firenze, giovanissimo (appena 37enne), Tommaso Sacchi, brillantissimo. Si è creato tra noi  un piccolo momento magico, in cui abbiamo deciso, in piena pandemia, di ricominciare dalla prossima stagione, senza tirare i remi in barca e ci sarà anche un mio spettacolo. Il Teatro della Toscana sarà la casa del talento, sarà una casa dove non ci sono generazioni, che non ha genere, non ha preferenze, se non il talento. Accoglieremo il talento, in tutte le forme, età e sesso e punteremo forte sull’italianità cercando d’intercettare il pubblico del futuro, anche attraverso opere di drammaturghi giovanissimi, a partire dai ventitré anni. Credo che siamo riusciti a costruire, al di là di un bel programma, un ottimo progetto: oltre a definire le singole stagioni teatrali, oggi è necessario operare in una proiezione di lungo termine, elaborando dei progetti che lascino un segno”. E nell’attesa Accorsi non sta con le mani in mano: “Comincerò a girare la prossima settimana (fine ottobre; le riprese sono terminate a metà dicembre, ndr) un film per la regia di Simone Godano, “Marylin ha gli occhi neri”, prodotto da Matteo Rovere, scritto da Giulia Steigerwalt, in cui tornerò a lavorare con Miriam Leone (non lo facevo dalla serie televisiva “1992”). Si tratta di un film molto particolare e originale”. Insomma, la liaison tra Stefano e Jaeger-LeCoultre continuerà a scandire il tempo delle novità e dei progetti.

La cassa del Polaris Mariner è alta 15,63 mm (il meccanismo automatico è alto 7,47 mm): la corona al 2 occorre per la regolazione dell’allarme sul disco interno, la corona al 3 è preposta alla regolazione dei tempi d’immersione, quella al 4 agisce sulle sfere di ore e minuti. La finitura è satinata e lucida sugli sfacci, mentre il fondello, fissato da 4 viti, è integrato da vetro zaffiro a visualizzare il movimento: il gong non è più fissato sul fondello chiuso, come nel passato, ma sul profilo interno della cassa, proprio per rendere visibile il movimento.

 

Stefano Accorsi con in mano un copione. Afferma l’attore bolognese: “L’attore deve partire sempre dal copione, sul quale, poi, vi è da lavorare per evidenziare tutti quegli aspetti nascosti tra le righe”.  © Sebastiano Pessina, courtesy Jaeger-leCoultre.



Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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