Le esportazioni delle Industrie Orologiere Svizzere, in luglio, hanno messo in luce aspetti positivi e negativi, il cui saldo, sempre di segno meno, ma su percentuali meno inquietanti, sta ad indicare che il mercato ha imboccato un trend di ripresa. Il tutto scongiurando nuovi lockdown, non più assolutamente improbabili considerati gli ultimi dati. La Cina sembra aver ingranato la quinta, seguita dagli Stati Uniti e con gli Emirati Arabi Uniti in buona ripresa. In Europa, la Gran Bretagna torna a crescere, e anche la Germania si sta rimettendo in carreggiata, mentre Italia, Francia e Spagna segnano ancora, purtroppo, fortemente il passo.
Il processo di ripresa è lento, ma, quel che conta, è costante. Ricordiamo sempre che, ad aprile, il dato di fatturato della Federazione delle Industrie Orologiere Svizzere diceva -81,3%. Poi, in maggio, -67,9%, in giugno, primo mese fuori dal lockdown, un forte progresso, con un turnover assestatosi su di un -35,1%. Anche l’attività di comunicazione, promozione e lanci funzionali alle strategie di recupero nel secondo semestre, sta ricominciando su buoni ritmi sulla scia di una forzata fiducia nella stagione autunnale e nel richiamo natalizio. Augurandosi che l’attuale forte incremento dei casi, in particolare, in Europa (in Italia in modo un po’ più contenuto), non faccia precipitare nuovamente la situazione, in luglio, il fatturato delle Industrie Orologiere elvetiche ha raggiunto 1.578,4 milioni di franchi svizzeri: nello stesso mese del 2019, il turnover si era assestato su poco più di 1 miliardo e 900 milioni di chf. Mancano all’appello circa 320 milioni di franchi svizzeri, pari ad un ritardo del 17%. La media mobile sui dodici mesi è scesa ancora, toccando il -17,5% e, in termini quantitativi, la débacle dell’orologio da polso è stata ridotta a -35,6% (indicava -48,3% nel mese di giugno). Un dato che sta a significare che 650.000 orologi in meno (erano 810.000 a giugno), rispetto a luglio 2019, hanno lasciato la Svizzera, per un totale di 1.168.000 unità. Ad incidere maggiormente è stato l’acciaio (-33,9%), considerato il suo peso sul totale superiore al 60%, ma un contributo – in negativo – non indifferente, lo hanno dato anche le categorie “Altri Materiali” (-45%) e “Altri Metalli” (-44,1%), con i segmenti strategici dei segnatempo in metallo prezioso e dell’acciaio/oro, che hanno contenuto il decremento, rispettivamente al 23% e 8,5%. Nella segmentazione per classi di materiali, in valore, le flessioni delle classi più incidenti, ossia “metallo prezioso”, “acciaio/oro” e acciaio, si sono assestate tra il -10% e il -19%: seconsideriamo che, in giugno, tale forbice si apriva tra il -35% e il -38%, c’è da guardare al futuro con un cauto ottimismo..
Affrontando l’analisi per segmentazione, centrata sulle fasce di prezzo degli orologi da polso (ovviamente in entrata sui diversi mercati e, dunque, ante ricarichi della filiera distributiva), il trend di recupero sopra evidenziato manifesta in modo più puntuale la sua composizione, pur se tutte le fasce di prezzo sono di segno negativo, in quantità e in valore. Infatti, la categoria di costo entro i 200 chf, è ancora in fortissima decrescita (-41,5% a quantità), con un riflesso a valore del -36,3% e, man mano che si procede verso il segmento “haut-de-gamme”, le percentuali si fanno più contenute. In tal senso, a valore, dal -32,8% della fascia 200-500 chf, si passa al -24,1% di quella distribuita tra 500 e 3.000 chf, per concludere con gli orologi dal costo superiore ai 3.000 chf, in ritardo del 11,1% rispetto allo stesso mese di luglio 2019 (a volume perdono solo il 16,4%). Sono, dunque, sempre i modelli “lusso”, a trainare il mercato, ma è chiaro che un equilibrio consolidato in prospettiva necessita anche di un importante recupero del segmento mass-market.
Osservando, poi, i dati sulla situazione “distributiva” dell’export elvetico a livello mondiale, il panorama, in luglio, presenta tinte sempre meno fosche, ma non vi è da gioire in modo particolare. Infatti, l’inversione di tendenza è sulle spalle di pochi mercati, sette per la precisione, o meglio 8, se consideriamo anche il -0,6% degli Stati Uniti. Su tutti, evidentemente, la Cina che ha fatto registrare una crescita del 59,1%, con 242 milioni di franchi svizzeri spesi: è il secondo mese consecutivo che avviene un incremento consistente (in giugno, +47,7%), a conferma di una ripresa veloce, non solo delle importazioni, ma anche del mercato domestico. Gli USA, come accennato, dopo una forte flessione in giugno, cercano di ridare fiato al mercato, mentre è sempre più chiara la crisi commerciale di Hong Kong
(-42,9%). A sorpresa, l’Inghilterra, dopo il -44,7% in giugno, torna a crescere (+2,5%), in abbinamento con il contributo dell’Irlanda (+721,3%). In ripresa anche gli Emirati Arabi Uniti (+3,5%). In Europa, prosegue il recupero della Germania (-1,1%), mentre, purtroppo, Italia, Francia e Spagna continuano a segnare fortemente il passo (rispettivamente, -33,6%, -30,6% e -24,9%). Tornando nel contenente asiatico, il Giappone stenta a ripartire (-32.1%), soffrendo decisamente l’assenza dei turisti cinesi, così come Singapore rallenta fino al -28,6%.
Il dato globale dei primi sette mesi dell’anno, dunque, mostra la Cina saldamente al primo posto tra i Paesi importatori delle Industrie Orologiere elvetiche (-4,2% sul 2019, ma +9,2% sul 2018), seguita dagli Stati Uniti, ormai a distanza (-26,8%); la débacle di Hong Kong è sintetizzata dal -51,3% rispetto agli stessi mesi dello scorso anno. Il fatturato complessivo delle lancette elvetiche si assesta sugli 8 miliardi e 448 milioni di franchi svizzeri, in ritardo del 32,8% nel confronto con i 12 miliardi e 579 milioni del 2019 (gennaio-luglio). La forbice si sta riducendo, ma tra i primi dieci Paesi le decrescite sono ancora decisamente marcate, rendendo il recupero ancora lento. L’Italia, all’undicesimo posto, ha, al 31 di luglio, lasciato sul terreno il 41,6% della spesa effettuata lo scorso anno, al pari della Francia (-41,1%), e della Spagna (-40,1%). In ogni caso, Asia, Europa e Americhe stanno procedendo allo stesso ritmo, dato che la performance della Cina, in Estremo Oriente avviene in un contesto generale di grande difficoltà.
L’augurio è che, fin dal prossimo mese, si possa abbondantemente scendere sotto al -30%, ma è chiaro che, nel mese di agosto, è presumibile che non si verifichino forti accelerazioni.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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