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Il lungo ritorno di un Tudor Submariner dall’inferno del Vietnam, una storia unica

La storia del Tudor Submariner perso durante la guerra del Vietnam e restituito dopo 50 anni,  raccontata dal sito editoriale newyorkese Hodinkee, specializzato in orologeria,  in “The Long Return”, è un caso unico del suo genere. Una storia straordinaria e senza uguali, di coraggio, impegno e passione nel campo dell’Alta Orologeria.

Vietnam, 1968, zona operazioni di Da Nang. Un tenente del Corpo dei Marines degli Stati Uniti viene raggiunto da una raffica di proiettili sparata dai guerriglieri Viet Cong asserragliati nel cuore della giungla. Atterrato, è rimasto colpito ad una gamba e al polso sinistro, dove portava il segnatempo che aveva acquistato poco prima di partire: per avere uno strumento robusto e sicuro in azione, e poter misurare quanto tempo avrebbe passato lontano da casa in quella guerra infernale. Il proiettile ha divelto parte della cassa e si è fermato nel polso, per questo l’uomo che lo ha raggiunto per soccorrerlo, l’operatore del 3° Hospital Corpsman Lorrie McLaughlin, è costretto a slacciarlo e ad affrettarsi nell’estrazione del proiettile, mentre tutto intorno impazza la battaglia. È un Tudor Oyster-Prince Submariner ref. 7928, cassa Oyster Rolex, lancette tipo Mercedes, la piccola “small-rose” che troneggia in mezzo al quadrante nero. Tutti particolari che potremmo notare noi amatori o collezionisti: non un medico militare sotto il fuoco nemico che vuole fare presto, che deve fare presto per salvare un compagno in armi. “Tienilo, doc!”, dice al soccorritore Barry Jones, il tenente che di lì a poco verrà evacuato dal campo.


E così sia. McLaughlin tiene quell’orologio. Per cinquanta lunghi anni. Poi un giorno decide di cercare quel tenente dei Marines che glielo aveva affidato, quasi fosse un pegno in cambio della sua vita. Lo cerca e lo trova attraverso una newsletter indirizzata ai veterani. Poi un giorno riesce a farlo contattare mediante semplici parole: “gli doveva qualcosa“. Barry sa di cosa di tratta: ricorda benissimo quel giorno, quel Corpsman che lo aveva soccorso con la sua grossa croce rossa sull’elmetto, al quale aveva affidato il primo orologio subacqueo che avesse mai comprato in vita sua, un giorno degli anni Sessanta, prima di partire per quella che non sapeva essere la guerra più sanguinosa che gli Stati Uniti avessero mai combattuto.

Uno scatto rubato durante le operazioni militari condotte nel novembre del 1965 in Vietnam, valle di Ia Drang. Si possono notare i plurinoti “Huey” elicotteri UH-1D ampiamente utilizzati durante tutto il conflitto (fonte Wikipedia).

Nel 2019 la redazione di Hodinkee – Grey Korhonen, David Aujero e Will Holloway – ha realizzato un bellissimo documento visivo dal titolo The Long Return, in cui due veterani, incontratisi nuovamente dopo mezzo secolo, raccontano gli eventi con grande commozione, e mostrano la cassa ammaccata del Tudor Submariner che Barry decise di lasciare a Lorrie durante il primo soccorso. La cassa Oyster, di brevetto Rolex , evidentemente deformata, mostrava i danni causati dall’impatto del proiettile in quel lontano agosto 1968, in particolar modo l’ansa in basso a sinistra era rimasta pesantemente “ammaccata” dal proiettile. La ghiera era assente, e le lancette si erano fuse con il quadrante. E sebbene già fosse tanto vedere quel pezzo di storia tra le mani di due uomini che hanno condiviso un evento cosi singolarmente cruento, la storia del “lungo ritorno” non era ancora finita: perché Barry Jones rientrato in possesso del suo vecchio orologio espresse il desiderio di veder scorrere il tempo attraverso le lancette del suo Submariner, come scorrevano appena pochi secondi prima d’essere ferito in combattimento.

Nonostante le pensanti “cicatrici” e i segni del tempo riportati dal Submariner in questione,  nel 2020 Tudor si è offerta di restaurare l’orologio mettendo a disposizione i suoi migliori esperti nel suo quartier generale di Ginevra. Impegnandosi a rimetterlo in funzione con pezzi di ricambio, garantendo di mantenerlo quanto più possibile fedele al suo stato originale. Usando le tecniche all’avanguardia, dosate con quelle della “vecchia scuola”, la cassa è stata lentamente raddrizzata in modo da poter ospitare di nuovo il movimento calibro 390 che animava gli orologi di quella referenza, da poter sostituire il vetro, il fondello, la corona e da ripristinare e rimettere in posizione e funzione del sfere originali. L’ansa danneggiata invece non è stata restaurata. Forse come segno indelebile di ciò che è stato: una storia lunga ma indimenticabile. Qualcosa che mette i brividi e fa amare non solo l’alta orologiera, ma l’affetto simbolico che gli uomini sanno infondere in questi piccoli oggetti meravigliosi. Qualcuno che non dovrei citare, sosteneva che il fascino degli orologi è insito nel rendere concreta e visibile una cosa astratta come il tempo, che non si vede e non si tocca, eppure c’è... Orologi come questo rappresentano la quintessenza di questa concezione.

Un Tudor Submariner referenza 7928. Impermeabile fino 200 metri, con cassa di 39 mm, reca la firma Rolex su fondello, corona e bracciale di tipo Oyster. Sul quadrante invece, spicca la “small-rose” di casa Tudor. L’orologio è animato dal Calibro a carica automatica 390.


Romano, appassionato di orologi fin dalla tenera età, vivo nel passato ma scrivo tutti giorni per Il Giornale e InsideOver, dove mi occupo di analisi militari e notizie dall'estero. Ho firmato anche sul Foglio, L'Intellettuale Dissidente e altre testate.

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