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Glycine Airman: il GMT per i professionisti dell’aria

Nato negli anni ’50 per accogliere le richieste di un ex-ufficiale pilota, il Glycine Ariman è diventato pioniere nella complicazione GMT: seguendo le orme del Longines Zulutime. Dai cieli di guerra del sud-est asiatico ai voli transatlantici supersonici del Concorde, passando anche per lo spazio, l’Airman rimane un iconico segnatempo da veri intenditori.

In origine fu un pilota inglese, citato con il nome di capitano Ched Brown, a domandare alla Glycine, Maison d’orologeria svizzera fondata da Eugene Meylan a Bienne nel 1914, di sviluppare un orologio robusto e affidabile che vantasse la specifica capacità di segnare due ore diverse sul suo quadrante, aprendo, di fatto, pionieristicamente la strada ai professionali “dual time“. Fu il primo passo verso la produzione in serie del Glycine Airman, un orologio iconico che precedette, seppur di poco, il più famoso GMT del mondo – il Rolex GMT-Master – seguendo,  non va mai dimenticato, le orme del Longines Zulutime. Era il 1950 quando un commesso viaggiatore della Maison di Bienne, in volo sulla tratta Bangkok – Calcutta, si trovava nella cabina di pilotaggio di un vecchio bimotore DC-4, aereo usato in tempo di guerra per lanciare i paracadutisti nei cieli della Normandia come in quelli di Burma. Scambiando qualche parola con il pilota, un ex-ufficiale britannico arruolato dalla Thai Airways, poté far tesoro di comunicazioni tecniche da parte di un “addetto al lavoro” dell’aria e riportare fedelmente le sue “richieste”, al fine di avviare la realizzazione dell’orologio ideale secondo un pilota. Dunque, scrisse tutto e inviò una lunga lettera a Bienne.

Un esemplare di Glycine Airman nella sua moderna declinazione che mantiene l’aspetto originale dei primissimi esemplari.

Da queste richieste si evinceva la necessità, per il pilota, di portare al polso un orologio: “impermeabile, automatico, con datario, indici sul quadrante su 24 ore, sfere di ore, minuti e secondi e una lunetta girevole esterna divisa su 24 ore”. Nulla di straordinario, se non si tenesse conto dell’intuizione relativa all’indicazione di un secondo fuso orario, nella pionieristica configurazione “dual time”. Infatti, il capitano Brown aveva spiegato come sempre più piloti fossero impegnati su rotte intercontinentali e come dovessero considerare, non solo l’ora locale, ma anche l’Ora Media di Greenwich, più nota con l’acronimo di GMT. Quando si è ai comandi di un aereo che vola distante miglia e miglia da tutto, bisogna tenere conto di molte cose: l’ora di partenza, l’ora d’arrivo, il livello del carburante, il tempo della missione, ma anche, semplicemente ricordare, che ore sono a casa.

Un particolare degli indici dei primi Glycine Airman che spicca sul quadrante bianco, il primo colore scelto per presentare i primi esemplari del 1953

La nascita di un pioniere del tempo

Studiato il design, scelti i movimenti (in principio, i calibri Felsa 690 N/692 N e A. Schild 1903), ottenute le casse e accolte tutte le richieste degli uomini dell’aria, Glycine registrò il brevetto Airman CH 314050 nel dicembre 1953 (molti esemplari di valore lo portano ancora inciso sul fondello). Fu così che, appena un anno prima del lancio del GMT-Master di Rolex, Glycine mise in produzione un segnatempo strettamente dedicato ai piloti, scegliendo un nome essenziale quanto evocativo: Airman. Presentato per la prima volta negli Stati Uniti con un quadrante bianco e delle semplici lancette a bastone, fu messo ufficialmente in commercio dopo la seconda presentazione, in occasione della Fiera dell’Orologeria di Basilea del 1955 [un anno dopo il lancio del suindicato GMT-Master di Rolex, ndr], con un più attraente quadrante nero.

Si dice che primi acquirenti furono proprio gli amici e i colleghi di quel capitano della Thai Airways, che ne aveva richiesto lo sviluppo. Il primo lotto venne spedito prima del Natale del 1953, e alcuni vennero assegnati direttamente a unità militari che stamparono le loro insegne su quadrante; altri si limitarono a fare affidamento su questo nuovo orologio, mentre erano in volo, dando vita alla lunga e poco nota storia d’eccellenza dell’Airman. Un orologio che, sebbene non abbia mai ottenuto la chiara fama di altri Pilot’s Watch come il Breguet Type XX, l’IWC Mark XXII e precedenti, il Breitling Navitimer o i pilot di Longines, rimane iscritto di diritto nella storia dell’orologeria, confermandosi, negli anni, come un segnatempo affidabile con un prezzo estremamente competitivo.

Una reclame degli orologi specificamente pensati per gli aviatori dal Glycine.

L’Airman dal Vietnam allo Spazio

Apprezzato per la sua ghiera “tacchettata”, riportante le 24 ore  come gli indici interni, bloccabile per mezzo di una singolare corona a vite posta a ore quattro – estremamente utile per poter sincronizzare l’ora con un segnale radio in missione –, il Glycine Airman venne immediatamente apprezzato dai piloti che lo misero al polso, fossero a bordo di un caccia o di un aereo di linea, come il Concorde, che avrebbe portato i voli civili ad infrangere la barriera del suono. Proprio per questa ragione, nel 1965, l’Airman, che usciva con un bracciale in acciaio, ma appariva più spesso con cinturini adattati, fece il suo debutto su di una tuta da astronauta, diretto niente meno che nello Spazio.

Sarà Charles Conrad, astronauta della NASA in volo nella missione Gemini 5, a portare Glycine nello spazio, come appassionato del modello Airman, che lo aveva accompagnato nella carriera di pilota collaudatore. Durante la missione Gemini 5, venne inoltre stabilito il “record di resistenza spaziale” di 7 giorni, 22 ore, 55 minuti e 14 secondi, superando il precedente limite, allora stabilito dai sovietici. Anche se le foto che immortalano l’astronauta americano al rientro dalla missione, quando venne recuperato dalla portaerei USS Lake Champlain, il 29 agosto 1965, mostrano un classico Omega Speedmaster sul polso destro e un secondo orologio, proprio un Airman Glycine sul polso sinistro. La ragione principale per cui Glycine è popolare ancora oggi, tuttavia, è legata meno alla sua presenza nello spazio, e più il suo servizio nei cieli del Vietnam. Ebbe, infatti, molto successo, tra i piloti che andavano a caccia di MIG sui loro F-86 Sabre,  puntando sempre sulle sue caratteristiche tecniche e sulla sua affidabilità alla mano.

L’astronaut Charles Conrad membro dell’equipaggio della missione Gemini 5 e comandante della missione Gemini 11 si prepara al lancio nello spazio. Indossa un Airman Glycine.

L’Airman oggi

Da allora l’Airman è stato proposto e riproposto in dozzine di versioni, fino a quando, nel 2014, Glycine ha deciso di rispolverare il cavallo di battaglia dei vecchi fasti lanciando l’Airman No.1: una rielaborazione di quella prima versione dei primissimi anni ’50. Quella riproduzione così fedele, tanto da aver aggiornato la dimensione della cassa, riportandola ai 36 millimetri originari – in controtendenza con l’attuale propensione dei brand che sembrano voler “ingigantire” ogni cassa, nonostante le dimensioni polsi degli uomini siamo sempre gli stessi, in media -, vanta la classica lunetta con le 24 ore, da sempre tratto distintivo dell’Airman originale, conservando la funzione di bloccaggio attraverso la piccola corona a vite, posta sempre nella posizione delle ore 4 sulla cassa. Il logo, inserito nel 1967, non compare sul quadrante opaco, mentre compaiono le nuove sfere, sostitutive delle antesignane semplici “a bastone”, che prevedono la lancetta delle ore a punta di freccia con la una lunga coda appuntita. Ovviamente, sono dotate di Superluminova come ogni lancetta da pilot’s watch che si rispetti. Una caratteristica vintage che rende felici gli amanti dei classici militari, è la presenza di un vetro leggermente bombato, che non ha ceduto il passo al moderno zaffiro. 

Glycine è rimasta, così, fedele all’originale, con un cristallo di plexiglass, nel rispetto del suo celebre passato e mantenendo, in particolare modo, nell’Ariman N1. l’atmosfera vintage degli anni migliori. Al suo interno opera, con un’autonomia soddisfacente di circa due giorni, un  movimento automatico basato su Sellita, che Glycine ha ridefinito come calibro GL 293. Tale riproduzione è fedele, nello stile e nel fascino vintage intramontabile, ad un orologio che ha volato oltre i mach 2, al polso degli ultimi piloti da caccia che hanno “combattuto” dei veri dog-fight nei cieli del sud-est asiatico, a bordo dei Fantasmi e delle Sciabole supersoniche dell’USAF. 


Romano, appassionato di orologi fin dalla tenera età, vivo nel passato ma scrivo tutti giorni per Il Giornale e InsideOver, dove mi occupo di analisi militari e notizie dall'estero. Ho firmato anche sul Foglio, L'Intellettuale Dissidente e altre testate.

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