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Girard-Perregaux e la “leggenda” del primo orologio della storia voluto dal Kaiser

Il primo orologio da polso prodotto in serie della “storia” era destinato alla Marina Imperiale germanica, e pensato da un apprendista orologiaio che sposò la figlia di un produttore di cronometri: stiamo parlando di monsieur Girard Perregaux e di 2.000 orologi militari perduti

Conosciamo tutti la storia ufficiale: il primo orologio da polso realizzato nella storia venne progettato da Antonie de Patek – fondatore dalla leggendaria maison Patek Philippe – per la contessa Koscowicz d’Ungheria nel lontano 1868. E questo è un fatto accertato. Pochi, invece, conoscono la storia del primo orologio da polso per uomo prodotto in serie, e destinato, secondo alcune fonti, agli ufficiali della Marina Imperiale germanica 1880. Questo venne progettato da monsieur Girard-Perregaux, il quale, ancora prima del parigino Cartier, avrebbe immaginato un “orologio adatto all’azione” degli uomini che avevano necessità di osservare – con la massima attenzione – l’inesorabile scorrere del tempo.

Se si tratti o meno di una storia apocrifa non c’è conferma. Poiché mentre ma maggior parte degli appassionati attribuiscono, di norma, il primato a Luis Cartier con il suo Cartier Santos del 1904, altri sono fermamente convinti che nel lontano 1879 il Kaiser Guglielmo I , dopo aver visitato personalmente una Fiera di Berlino, vide alcuni orologi “sperimentali”  da portare al polso realizzati da un certo Girard-Perregaux. Secondo la storia, il Kaiser ne rimase tanto colpito da mobilitare i suoi attachés al fine di ordinare 1.000 esemplari del prototipo da polso: tutti da destinare agli ufficiali della Kaiserliche Marine, la marina militare germanica. Si ricorda spesso come alla fine del XIX° e all’inizio del XX° fosso l’orologio da tasca lo strumento in dotazione negli ambiti militari di qual si volesse esercito o marina – dato che l’aviazione ancora non esisteva -, impiegati sulle navi da guerra o per sincronizzare il tiro dell’artiglieria. Oggetto costoso, delicato, che nella vita da civili rappresentava uno status symbol adatto a distinguere quel tipo d’uomini d’affari che avevano per qualche ragione il bisogno di monitorare il tempo autonomamente, l’orologio da tasca  come successore dell’ancora più antico orologio sautoir ha origini antiche, ma un uso appunto limitato. Constant Girard dissentiva da questo uso specifico e “limitato” dello strumento, e a tale proposito si impegnò nello sviluppo di un modello da polso che si sarebbe rivelato più pratico.

Questo prototipo allacciabile al polso, pionieristicamente dotato di un cinturino di pelle scura da stringere a misura, si basava su una cassa simile a quella di un orologio da tasca provvista di anse a filo fisse per consentire la presenza del suddetto cinturino, ricalcando l’idea dell’orologio bracciale. Il vetro, in assenza del coperchio classico degli orologi da tasca, era protetto da una griglia metallica attaccata alla cassa con una cerniera fissata sulla cassa a ore 12, e di un pulsante di rilascio posto a ore 6 per aprire la suddetta che consentiva comunque di visionare l’ora anche da chiusa. La corona come per gli orologi militari che lo seguiranno, sarebbe stata abbastanza pronunciata, dunque facile da svitare all’occorrenza. Le sfere avrebbero dovuto tenere il conto di ore, minuti e secondi in un contatore a ore sei.

Un esemplare di orologio da polso spesso a cui viene spesso attribuita la storia raccontata nell’articolo. Si tratterebbe invece di un orologio da trincea della Prima guerra mondiale.

Le poche informazioni riguardati questo prototipo prodotto per la Marina germanica dallo svizzero Constant Girard-Perregaux – apprendista orologiaio di La Sagne che nel 1854 sposa Marie Perregaux, figlia di un noto produttore di cronometri, e fonda l’omonima maison a La Chaux de Fonds – quantificano la commessa finale in 2.000 orologi di questo nuovo tipo; ciò rappresenterebbe la “prima produzione e vendita di massa di orologi” da polso mai registrata.

Questa storia è molto affascinante, tuttavia, oltre alle dichiarazioni di una commessa ufficiale o ufficiosa non si seppe più nulla di questi orologi da polso che, a quanto pare, non vennero mai consegnati alla Kaiserliche Marine. O, se vennero consegnati, non furono mai oggetto di particolare menzione. A sostegno della tesi che questi orologi siano realmente esistiti, c’è invece la reale perdita degli archivi della Girard-Perregaux. Che andarono parzialmente perduti all’inizio del secolo e quindi potrebbero aver mandato in fumo la consistenza di questo primato. Non esistono invece documenti della Marina tedesca che certifichino la commessa; né immagini sufficienti a determinare che questi “prototipi” di orologeria siano stati realmente consegnati e messi in uso tra i comandanti di corazzate, cannoniere o fregate. Le foto che circolano online e su vecchie riviste di orologi mostrano il più delle volte – come nel nostro caso in copertina – un orologio con un quadrante scuro, indici posti a numeri arabi a tutte le ore e lancette a “pera”. Il fatto che gli indici siano ricoperti con una vernice radioluminescente – essendo il radio scoperto solo nel 1898 dai coniugi e fisici Marie e Pierre Curie – tende ad escludere che poss trattarsi dei prototipi in questione. Si pensa invece siano orologi sperimentarli databili al periodo della Grande Guerra, definiti trench watches, ossia “orologi da trincea”. Questo tipo di orologi vengano impiegati per “sincronizzare” gli attacchi senza avere l’ingombro di tirare fuori l’elegante e delicato orologio da taschino. Se già che abbiamo raccontato in questo articolo appartenga alla leggenda o meno, la pagina social ufficiale di GP ha riportato in passato foto di un esemplare sebbene molto sfogata, non è ancora dato sapere. La ricerca degli appassionati come noi prosegue, mentre la storia e la tradizione degli orologi militari non si ferma.

 


Romano, appassionato di orologi fin dalla tenera età, vivo nel passato ma scrivo tutti giorni per Il Giornale e InsideOver, dove mi occupo di analisi militari e notizie dall'estero. Ho firmato anche sul Foglio, L'Intellettuale Dissidente e altre testate.

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