La storia del cronografo Type 20 o XX di Breguet cominciò nella primavera/estate del 1953, con l’omologazione da parte delle autorità militari francesi e, nel 1954, ebbe l’impulso decisivo con l’ordine di 1.100 pezzi da parte del Ministère de l’Air. Si mescolò con disinvoltura l’uso militare a quello civile del modello, la parabola aeronautica con quella orologiera, le 15 alle 30 unità del contatore dei minuti, la lunetta zigrinata a quella graduata, il tutto accompagnato dalla straordinaria funzionalità del “retour en vol”. Oggi la Casa ne scrive l’ultimo capitolo, con due modelli, “militare” e “civile”.
Osserva Lionel a Marca, CEO di Breguet: “La storia di Breguet copre un arco di due secoli e mezzo, ed è così lunga e ricca che sembra difficile abbracciarla nella sua interezza. Le pagine gloriose scritte da Abraham-Louis Breguet, fondatore della Maison, sono una fonte inesauribile di studio e di stupore , tanto che si rischia, a volte, di trascurare gli episodi più recenti. Eppure, per esempio, nel secolo XX, la Maison Breguet ha continuato brillantemente ad innovare, ponendosi al servizio delle grandi avventure dell’umanità. Dopo le audaci creazioni degli anni 1920 e 1930, che s’inseriscono nel movimento noto come Art Déco, Breguet si è impegnata in quella che è diventata rapidamente una delle sue specialità: l’orologeria dedicata ai bisogni dell’aviazione”. Sintetizzando, il cognome Breguet, normalmente, viene sempre collegato all’orologeria, anzi, il capostipite Abraham-Louis fu colui che, più di tutti, definì le basi del segnatempo moderno: un genio visionario, sia tecnicamente che in termini di funzionalità dell’orologio nella quotidianità, a definire il suo “ruolo” nel contesto sociale. Infinita è la riconoscenza, dunque, di coloro che, dopo Breguet, hanno potuto utilizzare gli strumenti da lui messi a disposizione per far evolvere l’orologeria come vera e propria forma d’arte. Va, però, detto, a conferma delle parole del CEO, che all’inizio del XX secolo, Louis Charles Breguet, nipote di Louis Clément Breguet (a sua volta nipote di Abraham-Louis Breguet), si propose come uno dei pionieri della nascente aviazione. Iniziò costruendo degli aerogiri (antenati dell’elicottero), prima di fondare nel 1911 l’azienda aeronautica Société Anonyme des Ateliers d’Aviation Louis Breguet. Molti dei suoi aerei avranno una carriera internazionale, con citazione particolare per il Breguet 14 (un esemplare fa bella mostra di sé presso il Museo dell’Aria e dello Spazio dell’Aeroporto parigino di Le Bourget), un biplano monomotore, utilizzato come bombardiere leggero e ricognitore a lungo raggio nella fase finale del primo conflitto mondiale, a partire dal 1917. La famiglia Breguet intrattenne ottime relazioni con la famiglia Brown, che aveva rilevato la Maison orologiera nel 1870, così che il costruttore Louis Breguet si rivolse naturalmente ai Brown per condividere le esigenze orologiere dell’universo dell’aeronautica.
Louis Breguet chiederà, quindi, alla Maison Breguet di dotare di modelli orologieri i suoi aerei e i suoi piloti. Questo avvenne nel contesto di un crescente interesse della Casa per orologi da polso aeronautici, a partire dal 1949, avviando rapporti con il Centre d’Essais en Vol, ente dipendente dal Ministero dell’Aria Francese. Si segnala, in particolare, l’acquisto, da parte dei piloti del CEV, di sei cronografi Breguet dotati della funzione di “retour en vol”, seppur non ancora qualificata con tale denominazione. Non si parla, comunque, di servizi ufficiali per l’aeronautica e il termine Type XX o 20 non è ancora utilizzato. Passaggio che si cominciò a palesare con la consegna da parte di Breguet, nel luglio del 1952, di tre modelli cronografici al Servizio Tecnico Aeronautico, nell’ambito di vere e proprie prove di selezione per la dotazione orologiera delle forze aeree militari. E nell’aprile del 1953, per la prima volta, nei registri Breguet, con i numeri 1530, 1531 e 1532 compare la suddetta indicazione, destinata a divenire iconica, ossia: “Orologio da polso 14 linee, Type 20, cronografo con due pulsanti, funzione speciale di ritorno a zero e riavvio… Cassa i acciaio inossidabile, impermeabile, lunetta girevole,…”. Un Type 20, numero 1203, venne venduto alla Société d’Aviation Louis Breguet ed offerto da Louis stesso alla grande pilota collaudatrice Jacqueline Auriol, la prima donna a possedere un cronografo Breguet Type 20. È da sottolineare, comunque, che l’omologazione del Breguet Type 20, da parte del Service Technique Aéronautique (STAé), dopo esami ed accurati test, si verificò, a seguito della suindicata scelta del “nome in codice”, tra la primavera ed il 1° luglio del 1953, data di un documento classificato come “Secret Defense”. Non mancava, dunque, che l’ordine degli orologi da parte del Ministère de l’Air francese, puntualmente avvenuto nel 1954 e per una quantità esorbitante per l’epoca, ben 1.100 esemplari, la cui prima parte di 250 pezzi vene consegnata il 17 giugno 1955. Dal diametro di 38,3 mm, con corona a forma di pera (tronco di cono), lunetta girevole bidirezionale parzialmente zigrinata e non graduata, quadrante nero e totalizzatore dei 30 minuti, erano dotati del calibro Valjoux 222, con “retour en vol”. Il percorso del Type 20 era cominciato. Il totalizzatore dei minuti poteva essere declinato su 30 o su 15 unità e, poi, con il calibro 225, a partire dal maggio del 1955, si aggiunse anche la versione con il contatore delle ore al 6 (il primo fu montato sulla ref. 1888): la coppia 222-225 equipaggerà i Type XX fino al 1963, quando fu adottato un nuovo Valjoux da 13’’’, nella variante 230 (due contatori) e 720 (tre contatori). Venne introdotta anche la lunetta girevole graduata sulle dodici ore (abbinata alla corona zigrinata tradizionale a disco) e Breguet arrivò a fornire l’Armée de l’Air, il Centre d’Essais en Vol e l’Aéronautique Naval, ma mise a disposizione l’orologio anche per uso “civile”. Seguirono i Type XX (la definizione a numero romano divenne ufficiale a partire dalla metà del 1955) di seconda generazione (dal 1971 al 1986, a partire dal n. 20050, anno in cui il Type XX scompare dai radar del mercato orologiero, a causa di richieste molto limitate e cambi strategici della Maison) e di terza generazione (dal 1995 – con carrure cannelé, ref. 3800 e 3820, e introduzione del Type XXI e XXII – al 2021).
Ed eccoci giunti, quest’anno, al lancio della quarta generazione, lo scorso 6 giugno, a Parigi, una presentazione che ha voluto ripercorrere l’epopea aeronautica presso il Museo dell’Aria e dello Spazio dell’Aeroporto di Le Bourget, abbinando a quei primi, rudimentali apparecchi capaci di navigare distaccati dalla terra, gli strumenti di misurazione del tempo che ne hanno costituito un’insostituibile supporto nella gestione del volo e delle eroiche battaglie aeree. Dopo 70 anni, il Type XX richiama la sua storia affascinante e la proietta a velocità supersonica, e non più a poco più di 160 km/h, verso il futuro. Il nuovo Type XX ha visto la luce dopo quattro anni di lavoro, declinato su due versioni, rispettose dell’uso che se n’è fatto fin dalle prime varianti del modello, plasmate e realizzate fin dal 1952, antecedenti la succitata omologazione: militare e civile. Il primo trova il suo interprete nel Type 20 Chronographe 2057, ispirato dai 1.100 esemplari richiesti dall’aviazione francese nel 1954 e prodotti fino al 1959, il cui nome fu scritto a numeri arabi, prima di cedere definitivamente il passo alla “modalità” romana. Il quadrante nero è fedele all’originale, con numeri arabi, così come il riferimento al 12 sulla lunetta semi-zigrinata e le lancette a bastone, dalla luminescenza color menta. Il contatore dei minuti, su 30 unità, al 3 ha una maggiore evidenza grafica, nel contesto di un’affissione “bi-compax” più spartana, a cui si aggiunge la finestrella del datario al 4/5. La cassa in acciaio, da 42 mm, prevede una lunetta “militare” originale, non graduata, bidirezionale e scanalata, e la corona presenta la forma “poire”, come nella prima, storica fornitura e le anse ne riprendono lo sfaccio laterale lucidato. Per il resto, pulsanti a pompa, ovviamente, con quello al 4 ad azionare la funzione flyback. La seconda variante, Type XX Chronographe 2067, richiama le versioni Type XX civili degli anni ’50 e ’60 e, specificamente, un esemplare prodotto nel 1957, referenza 2988. Le differenze con il 2057 sono, relativamente al quadrante nero: contatore sovradimensionato dei minuti su 15 unità al 3, inserimento di quello su 12 ore al 6, lancette index, più ricercate, e trattamento di luminescenza color avorio. La cassa, sempre da 42 mm e impermeabile fino a 10 atmosfere, è integrata da una lunetta graduata con gl’indici orari, zigrinata sullo spessore, girevole bidirezionale, mentre la corona ha una forma classica, in gergo orologiero, “dritta”. I due nuovi modelli sono completati da un cinturino in vitello e un cinturino NATO nero aggiuntivo, facilmente intercambiabili. Last but not least, il meccanismo automatico di manifattura è nuovo di zecca, calibro 728 per la versione civile e 7281 per l’interpretazione militare. Merita un importante approfondimento tecnico, sulla base dei diversi brevetti presenti e, in corso d’anno, ci torneremo senz’altro sopra. In questa sede, “ci limitiamo” ad osservare che opera a 36.000 alternanze/ora, prevede spirale, ruota di scappamento e “corna” dell’ancora in silicio, ponte passante sul bilanciere a garanzia di una solidità a tutta prova, massa oscillante in oro brunito, vanta un’autonomia di ben 60 ore a cronografo non attivato e risponde efficacemente alla negativa influenza dei campi magnetici. Riguardo al dispositivo cronografico, integrato con il sistema del “retour en vol”, il tradizionale smistamento via ruota a colonne si unsice alla più moderna e precisa frizione verticale. Finiture top e trattamento DLC nero sulla ruota a colonne, infine, si rendono visibili attraverso il fondello integrato da vetro zaffiro.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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