Il lancio del Quantième Rétrograde 7597, ultimo nato della collezione Tradition di Breguet, costituisce l’occasione per ripercorrere le tappe salienti di un percorso sorprendente, cominciato dalla Maison 15 anni or sono, in straordinario equilibrio tra storia e modernità. Si tratta di una linea, oggi, emblematica, simbolo dell’eccezionale proiezione che il genio di Neuchâtel seppe dare all’orologeria, trasformandola in un’arte sopraffina e affascinante in continua disfida con lo scorrere del tempo.
Il 12 agosto 1793 Breguet, grazie al passaporto che gli aveva fatto avere Jean-Paul Marat, allora tribuno del popolo, ucciso da Charlotte Corday giusto un mese prima con una coltellata al cuore, lasciò Parigi in piena Rivoluzione, assieme ai figli ed alla cognata. Non vi erano più le condizioni per poter lavorare senza correre seri rischi e la fortuna di essere amico di Marat (Breguet lo aveva aiutato in quel di Londra, quando Marat era esule e ricercato per le sue idee di “ami du peuple”, contrarie all’”ancien régime”), fu l’unico elemento positivo di quel periodo. Trasferitosi prima a Ginevra, poi nella natia Neuçhâtel e Le Locle, con il fermo desiderio di rientrare a Parigi, nella sua boutique di Quai de l’Horloge, Breguet, libero dalla pressione degli affari, ebbe modo di studiare nei dettagli tutte quelle idee che, di lì a poco, gli consentirono d’innovare nel profondo l’orologeria. Molte delle sue invenzioni furono, infatti, concepite proprio durante il soggiorno svizzero: il calendario perpetuo, il tourbillon, lo scappamento a cilindro in rubino, la “pendule sympathique”, lo scappamento a forza costante, gli orologi “à tact” e persino i “souscription”. Teniamo a mente questi ultimi modelli, perché ci torneremo tra poco. Il periodo del Terrore, nel frattempo si era consumato sotto i colpi della Reazione Termidoriana, che nei primi mesi del 1795 assunse le redini del governo francese, favorendo la nuova borghesia arricchita, in opposizione alle istanze estremistiche delle classi popolari. Così, nel maggio del 1795 Breguet tornò a Parigi e, rientrato in possesso, nel giugno del 1796 del suo atelier di Quai de l’Horloge, dopo lo sfratto avvenuto due anni prima, in quanto “nemico della Rivoluzione”, il “genio” pose mano al suo primo orologio da viaggio, con riserva di carica di 8 giorni e dispositivo bilanciere-spirale di qualità eccezionale. Quell’anno, però, va ricordato soprattutto per il lancio di un orologio inedito, cosiddetto “da sottoscrizione”. Un segnatempo semplice da costruire, robusto, perfettamente affidabile e poco costoso, di grande diametro e dotato di un’unica lancetta. Il lancio vero e proprio, comunque, Breguet lo effettuò solo l’anno successivo, descrivendolo così in uno stampato promozionale: “…il prezzo degli orologi sarà di 600 franchi. Un quarto della somma verrà pagato all’atto della sottoscrizione. La fabbricazione non subirà ritardi e la consegna rispetterà l’ordine di sottoscrizione…” In altri termini, il Maestro di Neuchâtel raccoglieva un certo numero di ordinazioni, usando il denaro raccolto in anticipo per “risparmiare” sull’acquisto delle ébauches e, in parte, sulla lavorazione. Un procedimento che configurava, in qualche misura, una produzione in serie.
La strada degli orologi semplici e facilmente vendibili era stata intrapresa da Breguet già nel 1792, con il n. 188, ad una sola lancetta, ma il termine “Sottoscrizione” comparve nei registri della Maison, a proposito dell’orologio n. 96, iniziato nel 1794 e venduto a Monsieur Coquille nel 1796. In ogni caso, l’orologio “Souscription”, ottenne il suo vero e proprio successo, richiamando un nuovo tipo di clientela, a partire dal 1798, anno successivo alla sua presentazione. Nel primo capitolo del suo trattato sull’orologeria, che iniziò a scrivere una decina d’anni prima della sua morte, Breguet descrive l’orologio da sottoscrizione in questi termini: “Il movimento è disposto in modo tale da consentire agli amanti della meccanica di seguire tutti i suoi movimenti dal lato scoperto (…).” Di “Souscription” ne furono prodotti circa 700 esemplari con cassa in oro o in argento – i primi -, oppure interamente in oro – gli ultimi -, quadrante in smalto bianco e indici a numeri arabi (un’innovazione tecnica che contenevano i “Souscription” fu anche lo scappamento a cilindro in rubino modificato e migliorato da Breguet sulla base degli schemi predisposti dalla scuola inglese). Il calibro dei “Souscription” venne utilizzato, poi, da Breguet per realizzare i primi orologi a tatto, tre anni più tardi. Le caratteristiche dell’orologio a tatto sono una freccia all’esterno della cassa, che riproduce la posizione della lancetta delle ore, e dodici indici sporgenti posti tutto intorno alla cassa medesima, grazie ai quali era possibile conoscere l’ora esatta semplicemente “tastando” l’orologio. L’ora poteva anche essere letta in modo convenzionale tramite un quadrante provvisto di due lancette: ridotto e decentrato su alcuni modelli, questo tipo di quadrante ha ispirato il concept della linea contemporanea Tradition, nata nel 2005.
Nel segno della Tradition
Quell’anno, al momento della presentazione della referenza 7027, sembrava di essere tornati indietro nel tempo di due secoli, abbagliati da quell’architettura che consentiva di ammirare tutti i principali elementi del movimento, operativi in una ricercata logica simmetrica, straordinariamente identificativa. Bastava, infatti, dare un’occhiata ai meccanismi dei suddetti “Souscription” (evidentemente, “côté fond”, e non fronte) per assaporare l’affascinante similitudine del grande bariletto centrale, del bilanciere e delle ruote intermedie a formare un arco di cerchio da destra verso sinistra, per non parlare dei singoli ponti a scalino, fissati alla platina da una vite e concludere con il sistema di protezione antiurto “parachute”, inventato da Breguet (prime dimostrazioni nel 1790 e versione definitiva presentata all’Esposizione Nazionale del 1806), visibile su molte creazioni della linea Tradition. Per visualizzare un simile spettacolo il quadrante, nella maggior parte dei casi è decentrato, e contribuisce a rendere questi modelli immediatamente riconoscibili. Indicatore della riserva di marcia, tourbillon a fuso e conoide, ripetizione minuti, funzione GMT oppure piccoli secondi retrogradi, tutte soluzioni che dimostrano come lo straordinario genio di Breguet aveva intuito, più di duecento anni fa, le infinite potenzialità di uno schema tecnico di base da adattare sulle diverse complicazioni.
Andando con ordine, il Tradition 7027, animato dal calibro manuale 507DR, dispiega in una tonalità grigio-antracite ponti e ruotismi, evidenziando in particolare il ponte che ospita lo scappamento e il suo famoso “paracadute d’acciaio” rifinito a mano “alla maniera antica”. Il trattamento di superficie impiegato per rivestire il meccanismo e adattato evidentemente anche negli esemplari successivi, è il frutto di una tecnica galvanoplastica che adopera una lega di metalli preziosi appartenenti alla famiglia del platino, il cui aspetto è più scuro del rutenio usato tradizionalmente in orologeria. In particolare nella versione in oro rosa (vi sono anche le varianti in oro bianco e in oro rosa con ponti e platina nella stessa tonalità), il contrasto tra il movimento antracite e la cassa rafforza la sensazione di modernità di questa creazione unica e, in qualche modo, rivoluzionaria, in cui l’indicazione dell’ora spicca sul quadrante nero brillante, rabescato a mano e decentrato all’altezza del 12. Nella ref. 7057, Breguet ha ampliato di 3 mm il diametro della cassa (da 37 a 40 mm), aggiornando, sulla base dello stesso calibro, la grafica dell’indicazione della riserva di carica (mantenendone l’incisione su entrambe le facce del movimento, ma, sul fronte, dandogli maggiore enfasi con un piccolo ponte fissato a vite e sovrastante il quadrante), ingrandendo l’ingombro del quadrante al 12: le versioni realizzate sono in oro rosa e movimento dorato rosa, in oro bianco o rosa il cui meccanismo ha una rifinitura NAC di colore grigio opaco. Emblematico, poi, il Tourbillon Fusée 7047 in oro rosa: nello spirito della collezione Tradition, in primo piano frontale, ecco il tourbillon e la trasmissione fuso-catena, collocati sopra la platina, per cui si sono resi necessari ben quattro brevetti. A seguito dell’introduzione negli orologi Breguet, a partire dal 2006, di spirale e scappamento in silicio (le spirali in silicio, caratterizzate dalla curva terminale rialzata “Breguet” sono state riconosciute nell’ambiente dell’industria orologiera come straordinariamente performanti), la suddetta referenza 7047, presentata nel 2010, ha incluso questa soluzione, inserendola in una elaborazione di elevatissima complicazione, con quadrante in oro, inciso a mano e trattato con galvanoplastica nera, posto al 7.
Con la Tradition GMT, ref. 7067, il quadrante al 12, argenté e consuetudinariamente lavorato a Clous de Paris è accompagnato da un ulteriore sub-quadrante, svuotato al centro e nero, all’8, destinato al secondo fuso orario, abbinato, al 10, all’indicazione giorno/notte. Un pulsante, sempre all’altezza del 10 sulla carrure, permette di regolare velocemente a salti di un’unità, l’ora locale. Il calibro manuale di questo modello, prevede scappamento ed ancora in silicio ed è ospitato in una cassa in oro rosa o bianco. Analogamente al primo modello Tradition, l’indicatore della riserva di marcia è visibile sul dorso dell’orologio attraverso un vetro zaffiro che rivela una parte del movimento normalmente dissimulata. Si prosegue, poi, con la Tradition Automatique Seconde Rétrograde 7097, in cui lo schema tecnico del 7027, non prevede la riserva di carica, ma l’indicazione dei secondi retrogradi, sempre all’altezza dell’11. La sofisticata finitura grenaillé continua ad onorare ponti e platina, mentre il quadrante in oro argentato è “confermato” al 12, presentando il classico decoro individuabile su molti orologi “à tact” creati da Breguet dal 1799 in poi. L’arco di riferimento dei secondi retrogradi, spazzolato, è sovrapposto al quadrante. L’organo di scappamento fruisce di elementi in silicio, mentre la cassa è disponibile sia in oro bianco che rosa.
E, ancora, non poteva mancare la complicazione più diffusa, il cronografo, esplicitata nella ref. 7077, denominata Chronographe Indépendant, un piccolo miracolo di articolazione meccanica. Per evitare che la funzione crono incidesse sul buon funzionamento della base tempo, in termini di assorbimento di energia, Breguet ha pensato di dotare l’orologio di due meccanismi completamente indipendenti. Il primo, posto in corrispondenza delle ore 4, alimenta la normale funzione ore/minuti, il suo bilanciere oscilla a una frequenza di 21.600 alternanze/ora e la riserva di marcia è di 50 ore (indicata al 2). Il secondo “treno del tempo”, riferito al cronografo, opera ad una frequenza di 36.000 alternanze/ora al fine di garantire una maggior precisione di lettura della misurazione del tempo. Evitando che i due meccanismi si possano influenzare a vicenda, il movimento principale non subisce quindi modifiche all’inserimento della funzione cronografo. Tutto molto efficace, ma come alimentare la cronografia senza aggiungere l’ingombro di un secondo bariletto? La soluzione individuata da Breguet, evidentemente è geniale, perché il genio è nel DNA della marca. L’energia necessaria al funzionamento crono è fornita dall’utilizzatore stesso nella fase di azzeramento della misurazione, ed immagazzinata da una molla a lama che lavora in flessione: la riserva di carica di una molla simile non supera i 20 minuti, finalizzandola alla misurazione dei tempi brevi. Dunque, ad ogni azzeramento, l’energia sarà sempre al massimo. Per garantire l’ottimale flessione della molla, Breguet ha concepito questo elemento con una geometria tale – è una sottile striscia d’acciaio con una piccola piegatura – da conferirgli la corretta elasticità. Allo scopo di rendere più omogenea la coppia in arrivo al bilanciere del cronografo e più costante la sua marcia, alla molla a lama è stato associato un ingranaggio non concentrico, il tutto soggetto a brevetto. Detto bilanciere, peraltro, collocato all’8, è realizzato in titanio e brevettato, in modo da garantire la perfetta simmetria con il bilanciere del movimento del quale presenta lo stesso diametro, un brillante “dualismo simmetrico”: l’uso di altri materiali, più pesanti, avrebbe necessariamente portato, per assicurare la necessaria compensazione anche proprio in termini di peso sulla superficie frontale della platina, alla realizzazione di un bilanciere con un diametro inferiore, incidendo sull’equilibrio estetico generale del segnatempo. Le funzioni cronografiche si attivano mediante due pulsanti avvitati: quello al 4 avvia la misurazione, quello all’8 provvede all’arresto e all’azzeramento, facendo flettere la suindicata molla a lama e consentendole il riarmo per rendere nuovamente il crono pronto all’uso. In tal senso, il bilanciere in titanio è racchiuso fra due sistemi d’arresto, che permettono di liberarlo a cronografo inserito, e di bloccarlo successivamente in una posizione di tensione, grazie ad un sistema di camme, quando il crono viene fermato (dispositivo brevettato, il bilanciere ritrova rapidamente la sua ampiezza ottimale). Entrambi i bilancieri dispongono, ovviamente, del sistema antiurto “a paracadute”, mentre i comandi del cronografo ricordano quelli della referenza 4009, un orologio da osservazione con doppi secondi, venduto da Breguet il 6 gennaio 1825. Venendo all’estetica, la cassa da 44 mm è in oro bianco (vi è anche la versione in oro rosa), con la tradizionale carrure cannelé, con anse saldate rettilinee; il quadrante ore/minuti, decentrato al 12, è in oro argentato, lavorato guilloché a mano (Clous de Paris al centro), con indici a numeri romani, mentre la lancetta dei secondi crono è situata al centro del segnatempo. L’indicatore di avvio del cronografo si trova a ore 6 (una piccola punta di freccia blu), con, al 2, il contatore retrogrado dei minuti crono, calibrato su 20 unità. Evidentemente il movimento, calibro 580DR, è manuale (16’’’, 62 rubini), le spirali dei bilancieri sono in silicio, così come le palette delle ancore in linea invertita. Dalla complicazione più diffusa, Breguet è passato a quella più complessa, realizzando la Tradition Répétition Minutes Tourbillon 7087, arrivando ad incorporare materiali sperimentali, anche nella “riverita” ripetizione minuti. Ecco, allora, la spirale in silicio, conseguenza della determinazione del brand, a partire dal 2011, di estendere il più possibile l’utilizzo delle componenti in siffatto materiale, all’interno del catalogo. Il modello non è stato il primo orologio della storia a montare platina e ponti in titanio, ma, in ogni caso, è stato il primo a sfruttare le proprietà acustiche di siffatto metallo ultraresistente per ottimizzare la resa sonora della complicazione. Il regolatore magnetico dei rintocchi (assolutamente silenzioso e finalizzato ad evitare usura delle componenti del dispositivo), componente che ha fatto la sua comparsa, per la prima volta, nel Classique La Musicale 7800, è stato ridisegnato per adattarsi alle esigenze della ripetizione. I gong in acciaio, solitamente impiegati per il celebre dispositivo sonoro, nel ref. 7087 sono stati sostituiti con l’oro bianco o rosa, abbinati al materiale della cassa. Non si è trattato di una scelta squisitamente estetica, né dettata dalla volontà d’innalzare il valore del segnatempo a motivo dell’uso del metallo prezioso, ma basata sull’esame di determinati principi fisici applicati al campo della risonanza acustica. Come si può chiaramente notare, detti gong (di fatto “molle sonore”, sono due), non seguono il tradizionale tratto circolare, ma sono stati completamente riprogettati e fissati alla lunetta per ottimizzare la propagazione delle vibrazioni: oltre ad un’eccellente propagazione dei suoni acuti, la lunetta sonora fornisce uno spettro più ampio con diverse frequenze inferiori a 4.000 Hz. Infine, contrariamente alla grandissima maggioranza degli orologi a ripetizione, dove lo spostamento dei martelletti è parallelo al movimento dell’orologio, il Breguet Tradition 7087 prevede martelletti che rintoccano i timbri in verticale, partendo dal movimento in direzione della lunetta: una soluzione che consente alle vibrazioni meccaniche di propagarsi trasformandosi efficacemente come suoni (i martelletti sono stati oggetto di un ulteriore brevetto, ossia di un ammortizzatore semi-attivo, al fine di evitare rintocchi supplementari a causa delle vibrazioni).
Dalla complicazione più diffusa, Breguet è passato a quella più complessa, realizzando la Tradition Répétition Minutes Tourbillon 7087, arrivando ad incorporare materiali sperimentali, anche nella “riverita” ripetizione minuti. Ecco, allora, la spirale in silicio, conseguenza della determinazione del brand, a partire dal 2011, di estendere il più possibile l’utilizzo delle componenti in siffatto materiale, all’interno del catalogo. Il modello non è stato il primo orologio della storia a montare platina e ponti in titanio, ma, in ogni caso, è stato il primo a sfruttare le proprietà acustiche di siffatto metallo ultraresistente per ottimizzare la resa sonora della complicazione. Il regolatore magnetico dei rintocchi (assolutamente silenzioso e finalizzato ad evitare usura delle componenti del dispositivo), componente che ha fatto la sua comparsa, per la prima volta, nel Classique La Musicale 7800, è stato ridisegnato per adattarsi alle esigenze della ripetizione. I gong in acciaio, solitamente impiegati per il celebre dispositivo sonoro, nel ref. 7087 sono stati sostituiti con l’oro bianco o rosa, abbinati al materiale della cassa. Non si è trattato di una scelta squisitamente estetica, né dettata dalla volontà d’innalzare il valore del segnatempo a motivo dell’uso del metallo prezioso, ma basata sull’esame di determinati principi fisici applicati al campo della risonanza acustica. Come si può chiaramente notare, detti gong (di fatto “molle sonore”, sono due), non seguono il tradizionale tratto circolare, ma sono stati completamente riprogettati e fissati alla lunetta per ottimizzare la propagazione delle vibrazioni: oltre ad un’eccellente propagazione dei suoni acuti, la lunetta sonora fornisce uno spettro più ampio con diverse frequenze inferiori a 4.000 Hz. Infine, contrariamente alla grandissima maggioranza degli orologi a ripetizione, dove lo spostamento dei martelletti è parallelo al movimento dell’orologio, il Breguet Tradition 7087 prevede martelletti che rintoccano i timbri in verticale, partendo dal movimento in direzione della lunetta: una soluzione che consente alle vibrazioni meccaniche di propagarsi trasformandosi efficacemente come suoni (i martelletti sono stati oggetto di un ulteriore brevetto, ossia di un ammortizzatore semi-attivo, al fine di evitare rintocchi supplementari a causa delle vibrazioni).
L’ultimo nato
E siamo così giunti all’ultima “creatura” di questa affascinante collezione: il Tradition Quantième Rétrograde 7597, in cui, l’architettura tecnica propria della linea accoglie un datario retrogrado (come si sarà potuto notare, l’indicazione retrograda si armonizza alla perfezione con le semicurve immaginarie tracciate dagli elementi costitutivi del concept Tradition). La cassa, in oro bianco o rosa, con l’immancabile carrure cannelé, da 40 mm, “contiene” il calibro 505Q da 14 ½’’’, a carica automatica, dotato di uno scappamento ad àncora in linea invertita con elementi d’impulso in silicio, oltre che di una spirale a curva Breguet, sempre in silicio: opera a 21.600 alternanze/ora, prevede 45 rubini e assicura 50 ore di riserva di carica. Inoltre, visibile attraverso il vetro zaffiro integrato al fondello, sul fronte posteriore del meccanismo, assoluta protagonista è la massa oscillante in oro che richiama, in modo fedele, quella degli “orologi perpetui” pensati e realizzati oltre 200 anni or sono dal Maestro di Neuchâtel. Fronte quadrante, evidentemente e come accennato, troviamo la costruzione Tradition imperniata sul grande bariletto centrale, sormontato dalla ruota centrale all’8 e dal bilanciere, della stessa grandezza, al 4, dotato, ça va sans dire, del dispositivo antiurto “parachute”, ulteriore firma della collezione Tradition. Il quadrante ore/minuti, decentrato al 12 e realizzato in oro, trattato argenté e lavorato al centro a Clous de Paris, presenta la fascia degl’indici a numeri romani su fondo satinato circolare, percorsi da sfere Breguet a “pomme évidée” in acciaio azzurrato. Il sopramenzionato datario retrogrado è posizionato sull’arco di cerchio dal 3 al 9 e l’indicazione avviene mediante una lancetta a punta di freccia, imperniata al centro e connotata da un andamento scalinato a riprendere quello dei ponti della ruota di centro e del bilanciere. Un meccanismo brevettato consente la regolazione diretta della lancetta della data, esercitando un’opportuna pressione sul pulsante a vite, collocato al 10.
A quindici anni dall’esordio della collezione la Tradition, dunque, Breguet ne manifesta a gran voce il suo ruolo di protagonista nel proprio catalogo, per sottolineare come quel fil rouge tracciato dal Maestro a partire dal lontano 1775, con i suoi primi capolavori, non si sia mai interrotto. Né, riteniamo e ci auguriamo, mai s’interromperà. In sostanza, il Tradition di Breguet non è un orologio, è uno spettacolo dell’arte meccanica, da quindici anni, pardon, da più di 240 anni…
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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