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BLANCPAIN, Fifty Fathoms Tech Gombessa, Act 2 delle celebrazioni del 70° anniversario dell’iconico “diver watch”

Blancpain preme l’acceleratore sulla tecnicità della sua icona, creando una vera e propria nuova linea, denominata Tech. Il 70° anniversario del Fifty Fathoms, infatti, costituisce una succulenta occasione e il modello d’esordio, il Tech Gombessa si avventura nella complessità delle immersioni di lunga durata, armonizzandosi con esigenze sempre più specifiche e delicate. La scientificità delle soluzioni impiegate rafforza un DNA consolidato e inconfondibile, forgiato nel 1953. Il viaggio alla scoperta di questo nuovo esemplare è accompagnato dalle parole di Laurent Ballesta, fotografo e biologo marino, con cui Blancpain collabora da 10 anni.

 “Navigare” ed esplorare sotto il livello del mare, negli anni ’50, era un’attività frutto della pura passione, non accompagnato compiutamente ed adeguatamente da un contesto tecnico basato su efficienza e sicurezza. Poi, esplose la tendenza per l’immersione e i sommozzatori amatoriali, oggettivamente inconsapevoli, prima del tuffo, allacciavano al polso un orologio sufficientemente robusto e incrociavano le dita. A dare un’importante svolta “professionale” al fondamentale strumento indicatore del tempo, sotto al livello del mare, fu l’incontro tra Jean-Jacques Fiechter, AD di Blancpain e grande appassionato di subacquea, il capitano Robert “Bob” Maloubier e il guardiamarina Claude Riffaud, due professionisti con all’attivo missioni pericolosissime. Essi, infatti, avevano servito come sommozzatori “guastatori” durante la Seconda Guerra Mondiale, per la Marina Militare Francese e, al termine del conflitto, avevano ricevuto dal governo l’incarico di addestrare un nuovo reparto di incursori. A loro beneficio, avevano disegnato un segnatempo impermeabile, amagnetico, altamente leggibile e automatico, che avrebbe facilitato il compito di tenere traccia dei tempi di immersione. L’unico a dar loro credito, fu proprio Jean-Jacques Fiechter e, nel 1953, il Blancpain Fifty Fathoms prese vita: montava una corona brevettata dotata di doppia guarnizione, efficace anche nel caso venisse accidentalmente estratta sott’acqua, ed una lunetta che poteva essere sfruttata assieme alla lancetta dei minuti, per cronometrare i tempi in profondità, abbinata a un sistema di bloccaggio brevettato che preveniva spostamenti indesiderati. Fiechter, Maloubier e Riffaud, poi, avevano inserito il calibro automatico in un guscio di ferro dolce, per renderlo virtualmente invulnerabile ai campi magnetici. Il Fifty Fathoms adottava marcatori molto grandi e luminescenti e garantiva un’impermeabilità fino a circa 91 metri (“fathom” significa, infatti, “braccio”, e corrisponde a 1,8288 metri). Pur essendo diventato parte della dotazione ufficiale di svariate forze armate in tutto il mondo, il Fifty Fathoms, nei decenni successivi, cadde nel dimenticatoio. Fino a quando, il CEO Marc A. Hayek, sommozzatore provetto, decise di festeggiare, al top, il cinquantesimo compleanno del leggendario modello, nel 2003, rilanciandolo con innovazioni d’avanguardia. Quest’anno, la Maison, per onorarne le 70 primavere, ha voluto suddividere la celebrazione in tre parti, o atti: la prima è andata in scena all’inizio di gennaio. Riprende il mood contemporaneo delle versioni del XXI secolo, sempre fedeli al carattere dell’originale, a partire, oltre che dall’affidabile meccanismo automatico di manifattura, calibro 1315, dal quadrante nero soleil – con numeri e indici molto ben dimensionati –, proseguendo con l’inserto della lunetta, non più in epoxy come negli anni ’50, ma in vetro zaffiro bombato antigraffio, per concludere con una tenuta stagna fino a 300 metri. L’Act 1 delle celebrazioni del 70mo del Fifty Fathoms è stato suddiviso in tre serie, limitate a 70 esemplari ciascuna (costo di 18.500 euro), ognuna dedicata a una regione del mondo – EMEA, Asia-Pacifico, Americhe, indicate, rispettivamente con un numero da I a III, sul quadrante -: sono realizzate in acciaio lucido, da 42 mm, diametro inedito per la linea (esemplari da 40 o 45 mm), a rendere omaggio al modello del 1953. Il calibro 1315 adotta una spirale in silicio e la massa oscillante – con il logo “Fifty Fathoms 70th” -, è in platino. Detti esemplari  ça va sans dire, venduti online nel giro di pochi minuti – prevedono un cinturino NATO YTT+ nero, riciclato al 100% dalle reti dei pescatori recuperate negli oceani.

L’Act 2 dei festeggiamenti è stato lanciato lo scorso 16 febbraio, e si tratta di qualcosa di veramente particolare e se fosse possibile, di ancor più tecnico, per incontrare le nuove esigenze dei subacquei professionisti, operativi sott’acqua anche per diverse ore, in immersioni denominate “a circuito chiuso”: si utilizza un sistema di respirazione che ricircola il gas respiratorio già utilizzato dal subacqueo, dopo aver sostituito l’ossigeno impiegato e rimosso il prodotto metabolico dell’anidride carbonica, con i  vantaggi di non produrre bolle, di una maggiore quantità di gas a disposizione e di una PPO2 – pressione parziale dell’ossigeno – costante. In tal senso, il Presidente e CEO della Maison, Marc A. Hayek, come Fiechter, grandissimo  appassionato e praticante di subacquea, insieme al sub, fotografo e biologo marino Laurent Ballesta, hanno messo a punto nuovo strumento meccanico Fifty Fathoms dalle performance superiori, specifico per immersioni di lunga durata (associate alla tecnica della saturazione fino a 3 ore, con il supporto di camere iperbariche e campane d’immersione), al quale è stato dato il nome di Tech Gombessa, a sottolineare i dieci anni di partnership con il progetto Gombessa – diretto da Ballesta e così denominato dopo che, nel 2013, egli ha fotografato il Celacanto o Gombessa, un pesce preistorico, ritenuto estinto -, dedicato allo studio delle creature e dei fenomeni marini più rari e difficili da osservare.

Laurent Ballesta, fotografo e biologo marino, nativo di Montpellier (ove è nato nel 1974), dirige il progetto Gombessa – nome dato al Celacanto, un pesce che si riteneva estinto circa 70 milioni di anni fa e che, invece, Ballesta ha ritrovato nel 2013, come testimoniato dall’immagine -, dedicato allo studio delle creature e dei fenomeni marini più rari e difficili da osservare, con il quale Blancpain collabora da un decennio. In una delle foto, Laurent indossa il nuovo Tech Gombessa, al cui sviluppo ha contribuito sotto il profilo funzionale e attraverso accurati test in immersione.  

Racconta Ballesta, delle circostanze in cui è nata la collaborazione con Blancpain: “Nel 2012 ero alla ricerca di un partner finanziario serio e prestigioso per guidare una spedizione che avevo, se non i mezzi, la convinzione di realizzare: illustrare e studiare per la prima volta sott’acqua e nel suo universo profondo, il mitico celacanto, questo pesce appartenente alla notte dei tempi, soprannominato Gombessa,  e considerato oggi la più grande scoperta zoologica del XX secolo. Ho contattato Blancpain, perché pensavo che sarebbe stata ricettiva al mio progetto, visto il suo ruolo storico pionieristico nello sviluppo dell’orologio subacqueo e il suo approccio autentico in tal senso. Con mia grande sorpresa, Marc Hayek mi ha ricevuto di persona, proprio nel bel mezzo del salone dell’orologeria di Basilea. Mi avevano avvertito che avrei avuto solo 5 minuti per parlargli della mia iniziativa, ma abbiamo parlato per un’ora e mezza! Naturalmente ho presentato il mio progetto, ma le sue domande sono andate ben oltre l’argomento, e abbiamo discusso di attrezzature subacquee e tecniche di ripresa. Avevo davanti a me una persona davvero appassionata. È stata la mia più grande opportunità! Sì, sono stato molto fortunato a trovare un partner di questo tipo, perché Blancpain ha una visione a lungo termine per i suoi investimenti nell’esplorazione, nelle tecniche di immersione e nelle possibili conseguenze per la conservazione degli oceani. Non mi chiedono di fare “comunicazione” – saprebbero bene come farla -. Mi chiedono semplicemente di fare il mio lavoro, che è quello di esplorare, studiare, illustrare, raccontare e far conoscere. Ciò che conta per loro è l’autenticità dell’approccio, la rilevanza delle scoperte, le sfide tecniche e il lavoro artistico. Sono assolutamente convinto che il nostro obiettivo comune non sia quello di essere conosciuti, ma di far conoscere”. 

Il Blancpain Fifty Fathoms “70th Anniversary”,  in acciaio da 42 mm, serie limitata a 70 esemplari (in foto quella destinata ai mercati EMEA), corona – protetta da spallette – e fondello a vite, lunetta girevole unidirezionale con inserto in vetro zaffiro bombato. Movimento automatico di manifattura, calibro 1315, bilanciere a regolazione inerziale con spirale in silicio – oscillante a 28.800 alternanze/ora -, rotore in platino, autonomia di 5 giorni. Cinturino NATO YTT+, riciclato da reti di pescatori.  Prezzo: 18.500 euro. È l’Act 1 delle celebrazioni del 70° anniversario del Fifty Fathoms.

La coerenza e la “profondità” con cui Ballesta affronta da sempre la sua missione personale e professionale, ne ampliano a dismisura gli orizzonti, gli obiettivi, lo rendono una “voce” da ascoltare per avvicinarsi con rispetto totale a misteri, alla forza, alla potenza e, nel contempo, alla delicatezza del mare. Prosegue Laurent: “Quello che cerco di mostrare non è né la bellezza della natura, né gli orrori che vengono fatti alla natura. Cerco di mostrare, per quanto possibile, i misteri della natura. In fondo, è questo che mi spinge a correre qualche rischio in immersione, almeno per andare un poco oltre i limiti attuali della disciplina, e mi chiedo se questo non sia un altro modo, meno sperimentato, per impressionare, ossia aprire una piccola finestra, per un breve momento, su ciò che è al di là di noi, su ciò che non comprendiamo. Ho l’impressione che questa sensazione, di misurare l’ignoto, possa suscitare più rispetto della semplice contemplazione della bellezza. Oggi, ho addirittura la sensazione che la bellezza della natura sia diventata un oggetto di consumo e di cupidigia, ma non una vera fonte di rispetto. D’altra parte, ciò che è al di là di noi, ciò che arriva addirittura a spaventarci, rimarrà sempre una fonte di rispetto e ci costringerà sempre all’umiltà, almeno credo. Più concretamente, il mare non può essere considerato come un parco divertimenti, dove paghiamo senza pensare oltre; è, innanzitutto, un altro mondo in confronto al nostro, un santuario naturale, un luogo di scienza, di esplorazione e di contemplazione, e questo non ci impedisce necessariamente di ‘godercelo’. Sì alle attività contemplative, no alle attività di intrattenimento che trasformano la natura in un campo sportivo, in una pista di velocità, in un luogo di festa. Osservare, ammirare, contemplare sono azioni che non logorano l’essere o il luogo in questione. Nel nostro rapporto con la natura, dovremmo comportarci come contemplatori, non come consumatori. Al di là di questo, nelle azioni quotidiane, non dirò nulla di nuovo: attenzione ai nostri modelli di consumo, attenzione ai rifiuti di plastica e il modo migliore per evitare che arrivino in mare è produrne meno, quindi usarne il meno possibile. Tenete presente che l’invisibile è il più dannoso. La bottiglia di plastica danneggia meno il funzionamento dell’ecosistema che il paesaggio che macchia con la sua presenza.  D’altra parte, i residui dei tessuti sintetici, che sono invisibili, sono un vero flagello. A ogni lavaggio vengono riversati in mare frammenti che non possono essere rimossi dall’ambiente marino con nessun metodo e che ben presto entrano nella catena alimentare e ne causano il collasso (riduzione del numero di pesci, riduzione della loro taglia media, calo della fecondità, e così via). È importante capire che la raccolta dei rifiuti non cambia nulla in queste aree e che i progetti ‘miracolosi’ di costruire belle navi per la pulizia del mare sono una farsa. L’unica vera soluzione è ridurre la produzione di questi materiali. Siamo davvero meno felici se non possiamo cambiarci i vestiti ogni anno? Non credo”.

Blancpain Fifty Fathoms Tech “Gombessa”, Act 2, delle celebrazioni per il 70° anniversario del Fifty Fathoms. Realizzato in titanio 23, da 47 mm (14,81 di spessore), vetro zaffiro bombato, corona – protetta da spallette – e fondello chiusi a vite, valvola per la fuoriuscita dell’elio al 10 e avvitata; ghiera girevole unidirezionale con anello graduato su di una scala di tre ore a luminescenza verde, in ceramica nera. Impermeabilità fino ad una pressione di 30 atmosfere. Quadrante nero assoluto, indici applicati e sfere a bastone dal rivestimento arancione a luminescenza blu, lancetta aggiuntiva relativa al tempo d’immersione a luminescenza verde. Movimento automatico di manifattura, calibro 13P8. Cinturino in caucciù integrato con fibbia ad ardiglione in titanio. Prezzo, 29.200 euro.

Attraverso il vetro zaffiro adattato sul fondello, si osserva il calibro automatico di manifattura 13P8, oscillante a 28.800 alternanze/ora e scorrente su 35 rubini. Da  30,6 mm di diametro e 5,65 mm di altezza, dispone di una massa oscillante in oro brunito e scheletrata (personalizzata “Gombessa Expeditions), di bilanciere a regolazione inerziale e di una riserva di carica di 120 ore alimentata da tre bariletti. Si notino anche le anse centrali, fissate dall’interno della carrure, sulle quali è avvitato il cinturino in caucciù nero.

Tornando allo sviluppo dell’orologio, impermeabile fino 30 atmosfere,  è durato ben cinque anni e i quattro prototipi finali sono stati accuratamente testati da Ballesta e dai suoi collaboratori subacquei durante quasi 50 giorni ad oltre 140 metri di profondità nel quadro delle missioni Gombessa V e Gombessa VI, condotte nel Mar Mediterraneo, rispettivamente nel 2019 e 2021: specificamente,  queste spedizioni hanno dato modo di associare per la prima volta l’immersione in saturazione  e quella  con autorespiratore a circuito chiuso. Stazionati per due volte, durante un mese, a bordo di una camera iperbarica di 5 mq, dalla quale uscivano quotidianamente  per esplorare le profondità, i sub hanno verificato peraltro, con particolare attenzione, l’ottimizzazione della valvola per l’elio, serrata a vite e posta al 10: l’elio, durante la saturazione in camera iperbarica tende a infiltrarsi nella cassa, per poi, svitando la valvola, in fase di decompressione (manipolazione che non compromette l’impermeabilità all’acqua dell’orologio), venir via. Ballesta spiega qual è stato il punto di partenza, il presupposto della sperimentazione che ha portato alla messa a punto del Fifty Fathoms Tech Gombessa: “Tutto è iniziato con una sfida da parte della direzione di Blancpain: come trasformare un orologio subacqueo classico, per adattarlo alle immersioni moderne, senza perdere il suo concept tradizionale legato alla meccanica di alta precisione. Mi sono, quindi, chiesto cosa differenziasse l’immersione moderna da quella tradizionale. Non è la profondità, perché molto presto, negli anni ’60, gli uomini si sono spinti ai limiti della fisiologia umana, superando i 300 metri sotto la superficie del mare. In seguito, hanno persino raggiunto, in condizioni sperimentali, la profondità record di 700 metri. Ciò che è veramente cambiato sono i tempi di immersione. In passato, con le bombole classiche, la cui autonomia è inversamente proporzionale alla profondità di utilizzo, i tempi di immersione raramente superavano l’ora. Oggi, con i ‘rebreather’ a circuito chiuso e la gestione elettronica della miscela, l’autonomia teorica è quasi illimitata, poiché il gas respirato viene riciclato nella muta e può essere riutilizzato: il subacqueo può rimanere per molte ore se lo desidera, se non ha freddo e se accetta lunghe soste di decompressione. Ho, conseguentemente, ipotizzato che l’orologio moderno dovesse essere in grado di misurare questi tempi più lunghi. E, poiché durante l’addestramento per queste nuove tute vigono regole di sicurezza che fissano a 3 ore il tempo massimo consentito, siamo partiti dall’idea di una lunetta, il cui giro completo non sarebbe più stato di un’ora, ma, per l’appunto, di 3 ore: successivamente, abbiamo introdotto una lancetta dedicata che facesse il giro del quadrante, evidentemente, nello stesso lasso di tempo. Io e il mio team abbiamo testato i prototipi a 144 metri di profondità, superando tranquillamente il tempo limite di 3 ore!”.

Il cinturino in caucciù è integrato alla cassa, l’anello graduato in ceramica nera è bombato e inclinato verso il quadrante, la cui tonalità nera assoluta sembra far galleggiare gl’indici sopra di esso. 

Elemento chiave del Tech Gombessa, dunque, è la lunetta girevole unidirezionale, la cui graduazione non è sui consueti 60 minuti,  ma, come sopra evidenziato da Ballesta, su di una scala di 3 ore, da riferirsi ad una lancetta speciale aggiuntiva, a luminescenza verde eguale a quella degl’indici sulla ghiera. Questo dispositivo, che consente la rotazione completa a 360° della suddetta sfera in 3 ore, integrato nel calibro automatico di manifattura 13P8, è una prima mondiale, ed è oggetto di deposito di brevetto: tale lancetta è regolabile mediante corona – serrata a vite e protetta da robuste spallette – estratta in seconda posizione, in modo simultaneo a quelle di ore/minuti, per fissare l’avvio, unitamente alla rotazione della ghiera, del tempo d’immersione, sull’inedito range massimo di 3 ore. Sottolinea Ballesta, in merito all’effettiva, elevata funzionalità dell’orologio, al suo comfort al polso, evidenziando un particolare tecnico relativo alla ghiera che potrebbe sfuggire ad una prima analisi: “Al di là della lunetta, regolata sulle 3 ore, l’ergonomia  del Fifty Fathoms Tech Gombessa è sorprendente e si adatta molto bene alle immersioni. Si può, facilmente, estendere il cinturino quando si indossano mute spesse, la cassa è grande, ma abbraccia il polso con un sistema di fissaggio del cinturino stesso, differente rispetto agli orologi più classici. La ghiera, vista di profilo, supera leggermente in altezza il vetro zaffiro, in modo da poterla ruotare facilmente usando il palmo della mano: quando si indossano guanti impermeabili e spessi nelle immersioni in acque fredde, è veramente molto difficoltoso dover usare le dita, generalmente insensibili a causa delle basse temperature”.

Imponente la cassa del Fifty Fathoms Tech Gombessa, dallo spessore vicino ai 15 mm. Emergono gl’incavi marcati sul bordo della lunetta, la carrure smussata e non ribassata, e le spallette di protezione della corona dalla geometricità trapezoidale.

Al 10, si trova la valvola per la fuoriuscita dell’elio, chiusa a vite, assolutamente fondamentale nelle immersioni in saturazione di lunga durata. Da sottolineare l’ergonomicità della curvatura del cinturino, in virtù di un anima interna in titanio. 

Il meccanismo da 30,6 mm di diametro e 5,65 mm di altezza – visibile attraverso un vetro zaffiro adattato al fondello, chiuso a vite -, assicura la massima affidabilità, in virtù di un bilanciere inerziale oscillante a 28.800 alternanze/ora e di una riserva di carica di 120 ore alimentata da tre bariletti e con il contributo di una massa oscillante in oro brunito e scheletrato (204 componenti e 35 rubini). In quanto all’habillage, quindi, l’imprinting Fifty Fathoms da contestualizzare in un mood sempre più tecnico, si basa su di una cassa imponente, da 47 mm di diametro ed uno spessore di 14,81 mm, realizzata in titanio grado 23, la cui carrure è smussata e non ribassata, come normalmente nel Fifty Fathoms: è il titanio più puro che ci sia, noto con il nome di grado 5 ELI, ossia “con pochissime inclusioni”, molto leggero, dalla resistenza superiore e dalle proprietà anti-allergiche eccezionali. Non ostante le dimensioni consistenti il comfort al polso è garantito da anse centrali, fissate dall’interno della carrure, sulle quali è avvitato, lato fondello, il cinturino in caucciù nero, rendendole invisibili e apparendo come estensione di linea della carrure stessa. Il cinturino, con ampia fibbia ad ardiglione,  prevede, infatti, un’anima in titanio, ad assicurare il mantenimento di una geometria funzionale e l’estensione  necessaria per indossare l’orologio sopra una muta tecnica. L’inserto graduato della lunetta è in ceramica nera – in luogo del tradizionale zaffiro –, è bombato ed inclinato verso il quadrante, la cui leggibilità è ottimizzata grazie a uno specchio sferico, che consente di eliminare eventuali distorsioni visive: proposto in nero assoluto, in grado di captare il 97% della luce, permette una leggibilità eccezionale, in virtù del contrasto netto con indici applicati (numeri arabi ai quarti) di colore arancione luminescenti ad emissione blu, così come le sfere a bastone di ore/minuti. È nata ufficialmente la linea Fifty Fathoms Tech, destinata ad esaltare la tecnicità dello strumento d’immersione, un modo per confermare i primati e l’assoluta eccellenza della Maison nel segmento del segnatempo subacqueo. Un specialità orologiera, quella del diver, che, alla luce delle moderne e sofisticate tecnologia computerizzate da polso, potrebbe risultare superflua, in immersione, ma è lo stesso Laurent Ballesta, a fugare ogni dubbio: “In generale, l’orologio subacqueo è da considerarsi come una ‘backup’, nel caso in cui l’elettronica si guasti. Se il computer da polso non funziona correttamente, ma sono disponibili ancora le informazioni sull’ora e, idealmente, ma non necessariamente, quelle sulla profondità, si può immaginare una decompressione di riserva, per uscire dall’acqua senza danni”. Inevitabile concludere con i progetti a cui stanno lavorando Ballesta e Blancpain, i cui risultati vedremo nel prossimo futuro: “Le missioni che possono produrre vere scoperte e rivelare immagini senza precedenti, hanno bisogno di tempo, normalmente, di molti anni! Ecco perché i diversi progetti in cui sono impegnato si sovrappongono nel tempo: ho necessità, conseguentemente, di un po’ di perseveranza, molto sostegno,  incoraggiamento e un pizzico di fortuna. Così, nel prossimo futuro, verrà finalmente svelato il mistero degli anelli di corallo di Capo Corso, al largo della Corsica (strane formazioni geologiche e biologiche, ossia più di mille cerchi di 20 metri di diametro disegnati sul fondale marino a 120 metri di profondità). E, poi, vedrà la luce tutta la storia naturale dei ‘picarels”, un genere di triglia: questi piccoli pesci mediterranei, ogni anno si riuniscono alla fine dell’inverno per costruire campi di nidi a perdita d’occhio, milioni di nidi, su centinaia di ettari, tali da attirare un gran numero di predatori. Ancora, sto portando avanti una  missione in Messico, a supporto di uno scienziato locale, impegnato ad analizzare e contare le aggregazioni di razze Mobula (cosiddetto ‘Diavolo di Mare’), un numero da record mondiale che sarà presto svelato. Infine, viaggi lontani ci porteranno nelle sperdute barriere coralline delle Filippine e nei temuti ’40 Ruggenti’  dei Territori Australi [zone situate tra il 40° e il 50° parallelo dell’emisfero meridionale, battute da venti fortissimi, ndr].  Ma qualche progetto, lo sto senz’altro dimenticando…”.


Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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