Chanel rinnova il suo orologio-icona, lanciato nel 2000 da Jacques Helleu, storico direttore creativo della Maison, scomparso nel 2007
C’erano voluti circa sette anni perché l’allora compianto Jacques Helleu, direttore creativo di Chanel (venuto a mancare nel 2007), fosse pienamente convinto del J12, orologio in ceramica nera, rivoluzionario per l’epoca e prima, vera icona orologiera del XXI secolo. Correva, infatti, l’anno 2000 ed Helleu, che aveva aperto a Chanel l’universo delle lancette nel 1987, con il lancio del Première, presentò questo modello di svolta, ispirandosi ai mondi che amava di più, ossia le auto e la vela. Helleu affermò chiaramente di aver realizzato il J12 per sé stesso, voleva un “orologio nero e lucido come una locomotiva di Raymond Loewy”: statunitense di origini francesi, nome di assoluto richiamo nel design industriale, autore, in particolare, negli anni ’30, di locomotive dai tratti più morbidi e curvilinei.
L’affermazione del J12 fu motivata anche dal costituire il primo segnatempo unisex del brand, fino ad allora cimentatosi su versioni precipuamente femminili. Detto questo, assume ancor più valenza il suo restyling, che l’attuale Direttore Creativo dell’orologeria di Chanel, Arnaud Chastaingt, in carica dal 2013, ha proposto lo scorso marzo alla fiera di Basilea, dopo uno sviluppo durato quattro anni. Mettere mano al capolavoro di un gigante come Helleu, pur avendo creato altri modelli di successo come il Code Coco, il Boy•Friend e il Monsieur, è stato un vero e proprio atto di coraggio per Chastaingt. Il designer ha scelto di seguire il suggerimento di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ossia cambiare tutto perché non cambi niente. Ha modificato, quindi, il 70/80% dei componenti rispetto al design originale. La cassa da 38 mm è stata rivisitata per contenere il nuovo movimento, più alto del precedente, è più arrotondata e, soprattutto, è a costruzione monoblocco, dunque, con fondello in ceramica (in versione nera o bianca) e non in acciaio, integrato da oblò in vetro zaffiro (spessore di 12,6 mm).
L’anello in acciaio della lunetta girevole unidirezionale è più sottile ed è aumentato il numero delle scanalature, passate da 30 a 40 (la zigrinatura più fitta ne compensa la sporgenza minore); la corona è più incassata e la curva del cabochon è meno accentuata, pur mantenendo la chiusura a vite e l’impermeabilità fino a 20 atmosfere. Chastaingt, poi, è intervenuto sul carattere tipografico dei numeri arabi, che ha voluto realizzare anch’essi in ceramica, ha ridisegnato le lancette, ha inserito segmenti pieni nella minuteria centrale a chemin-de-fer, ha contenuto lo spessore della scala sessagesimale, portandola sul rehaut. Il movimento automatico, realizzato per Chanel, dalla manifattura Kenissi (partecipata dalla Casa parigina con una quota del 20%), calibro 12.1 è un’evoluzione notevole rispetto al precedente ETA: massa oscillante circolare “svuotata” al centro (il cerchio è un simbolo grafico dell’orologeria Chanel), 70 ore di autonomia, datario istantaneo, bilanciere a regolazione inerziale, ancora e scappamento nell’antimagnetico nichel-fosforo, certificazione Cronometrica del C.O.S.C. e 5 anni di garanzia. Il nuovo J12 convince.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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