Tudor celebra i 70 anni della spedizione scientifica britannica in Groenlandia del 1952, durante la quale testò con successo, in condizioni estreme, la qualità tecnico-strutturale dei propri segnatempo. Per farlo, rilancia la collezione Ranger nel suo mood di successo, proposto negli anni ’60, in acciaio da 39 mm, in tre versioni di cinturino e con movimento certificato Cronometro
Era l’8 luglio 1952 quando la spedizione scientifica britannica, diretta verso la Groenlandia Settentrionale e guidata dal Comandante James Simpson, s’imbarcò sull’ex nave norvegese Tottan e salpò da Deptford, un’area di Londra lungo le sponde del Tamigi, per una missione di due anni (si concluse nell’agosto del 1954). Vi presero parte, inizialmente, 25 uomini – quindici delle forze armate e della marina mercantile, nove scienziati civili e un ufficiale dell’esercito danese -, anche se non tutti rimasero per entrambi gli anni. Lo scopo della “British North Greenland Expedition” era quello di svolgere studi scientifici in glaciologia, meteorologia, geologia e fisiologia: furono, infatti, effettuate indagini gravimetriche e sismologiche, e fu anche studiata la propagazione delle onde radio dalla stazione di emissione con nome in codice “North Ice”, installata dal Comandante Simpson, a circa 370 chilometri a ovest del campo base di Queen Louise Land. Infine, vennero raccolte informazioni utili alle forze armate su come operare efficacemente negli ambienti artici. A conferma della durezza della spedizione, il viaggio sulla calotta glaciale avvenne a piedi, con cani da slitta o con veicoli cingolati e furono effettuate ascese pionieristiche nelle montagne di Barth. Non mancarono gli imprevisti, nelle fasi di impianto della stazione di North Ice, le cui attrezzature furono inviate con dei voli aerei, uno dei quali ebbe un grave incidente a causa della scarsa visibilità (settembre del 1952). I tentativi di misurare lo spessore della calotta glaciale mediante sondaggi sismici fallirono, ma i marcatori posizionati sul ghiaccio consentirono di raccogliere informazioni sul movimento della calotta glaciale e sull’accumulo di neve.
Tutti i membri della spedizione furono insigniti della Medaglia Polare nel novembre 1954, mentre il comandante Simpson ricevette anche la Patron’s Medal dalla Royal Geographical Society nel 1955 e fu nominato Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico il 2 gennaio 1956. A testimoniare la durezza delle condizioni operative, va osservato che, durante la spedizione, le temperature scesero fino a valori medi di -59,4° C, con punte massime di -66,1°. I membri della spedizione, tra l’altro, furono equipaggiati con 26 orologi Oyster Prince di Tudor, da 34 mm, “incaricati” di dettare il ritmo temporale in situazioni atmosferiche estreme. In tal senso, infatti, la Casa aveva chiesto di raccogliere dati sulle prestazioni dei segnatempo, di fatto i primi modelli automatici e impermeabili da essa realizzati. Erano dotati del calibro 390, automatico ovviamente, sviluppato da uno sbozzo FEF (Fabrique d’Ébauches de Fleurier), da 12 ½’’’, operativo ad una frequenza di 18.000 alternanze/ora: prevedeva un rotore a “V” scheletrato, soprannominato “farfalla” dai collezionisti e firmato “Auto-Prince”. Lanciati, infatti, proprio nel 1952, gli Oyster Prince vennero perfettamente inquadrati dalle parole del fondatore Hans Wilsdorf: “Ho deciso che il Tudor Prince merita di condividere con Rolex due vantaggi che non permetterei a nessun altro orologio di utilizzare: la celebre ed esclusiva cassa Oyster impermeabile e l’originale meccanismo automatico con rotore Perpetual. Tutti i Tudor Oyster Prince avranno queste due eccezionali caratteristiche, finora un’esclusiva di Rolex. Questo indica, a mio giudizio, il livello di fiducia che riponiamo nel nuovo orologio. Sono fiero di manifestare la mia personale approvazione.” Ed aveva ragione, perché, al ritorno dalla Groenlandia, uno dei membri della spedizione scrisse, in una lettera a Tudor, conservata negli archivi del brand, che il suo orologio “aveva mantenuto una precisione eccezionale” e che “in nessun momento era stato necessario ricaricarlo manualmente”. D’altronde, gli Oyster Prince, nel 1952, furono oggetto di una campagna pubblicitaria, per l’epoca, molto originale, non limitata alla descrizione del prodotto, ma circostanziata sulle doti di resistenza, affidabilità e precisione del modello, sia attraverso i dettagli del testo, che mediante immagini di uomini operanti in situazioni estreme.
La suddetta spedizione in Groenlandia rappresentò, in un simile contesto di sviluppo prodotto, uno dei primissimi test a lungo termine, in condizioni reali al limite, sostenuto dalla Maison. Considerate le temperature che avrebbero caratterizzato la missione, gli Oyster Prince utilizzati erano stati lubrificati con un olio “artico” specifico e dotati di estensioni del bracciale per consentire di indossarli sopra le maniche dei giacconi. Nel 1953, con coerenza, la Maison incentrò la comunicazione, proprio su test di robustezza in condizioni complesse d’indosso dell’orologio, come ad esempio: 252 ore di scavo manuale; vibrazioni di un martello pneumatico per 30 ore; al polso di un pilota di motociclismo su una distanza di 1.000 miglia. La nozione di robustezza è rimasta centrale nella filosofia di Tudor e, sul piano promozionale, negli anni che seguirono, citiamo, agli inizi degli anni ’70, un catalogo in cui il modello Ranger fu presentato al polso di un taglialegna che aveva “scelto l’orologio con la stessa attenzione con cui aveva scelto la motosega”.
Questo è uno dei motivi per cui Tudor ha scelto il Ranger per celebrare il 70° anniversario della succitata spedizione in Groenlandia, a raccogliere l’eredità di un orologio-strumento pratico e dal prezzo contenuto, quale l’Oyster Prince. Va detto che il nome Ranger fu registrato da Wilsdorf, nel 1929, per dare una connotazione di avventura ad alcune varianti della collezione Tudor. L’estetica propria della linea Ranger (manuali ed automatici, con data o senza data) fu introdotta solo negli anni ’60, con numeri arabi luminescenti ai quarti e lancette esclusive, create appositamente. Inizialmente, i modelli prevedevano, sul quadrante, il logo della “rosa” Tudor, sostituita, poi, dallo scudo e, a partire dal 1973, venne presentata una versione con bracciale integrato, denominata “Ranger II”.
Gli esemplari attuali sono caratterizzati da una cassa in acciaio satinato da 39 mm (ad accentuare l’effetto opaco proprio dell’orologio-strumento, ma non mancano superfici lucide, come nello spessore della lunetta, per evidenziare le linee estetiche), nella quale la tecnologia all’avanguardia si coniuga ad un’estetica d’antan. Impermeabile fino a 100 metri, lunetta fissa, corona di carica a vite e vetro zaffiro bombato, introducono al quadrante nero opaco “grené”, dove troviamo, fedelmente al dettato storico, indici delle ore (numeri arabi ai quarti) dipinti e lancette “Ranger” – a forma di freccia arrotondata per le ore e spigolosa per i secondi –, entrambi con rivestimento in SuperLumiNova beige di grado A (tonalità ripresa dallo scudo del logo Tudor e dalle iscrizioni): in questo contesto, la novità è costituita dalla punta bordeaux della sfera dei secondi.
Il nuovo Ranger è animato dal calibro automatico di manifattura MT5402 (26 mm di diametro,5 mm di spessore, 27 rubini), a carica bidirezionale, con bilanciere ad inerzia variabile (28.800 alternanze/ora), mantenuto in posizione da un robusto ponte passante con due punti di fissaggio e completato da spirale antimagnetica in silicio. Certificato Cronometro dal COSC, il Ranger offre prestazioni superiori, ossia una precisione tra -2 e +4 secondi al giorno, ad orologio completamente assemblato (ricordiamo che gli standard COSC prevedono una variazione media di -4/+6 s/d per il movimento non assemblato): la riserva di carica è di circa 70 ore (più o meno tre giorni). Infine, l’adattamento al polso avviene con: cinturino in tessuto jacquard verde oliva con strisce rosse e beige (realizzato sugli ottocenteschi telai della storica azienda francese Julien Faure, con cui Tudor collabora dal 2010); cinturino ibrido in caucciù e cuoio nero testurizzato con impunture beige; bracciale con chiusura Tudor “Tfit” a regolazione rapida (si può estendere la lunghezza del bracciale fino a 8 mm, attraverso cinque posizioni).
E chiudiamo con un dettaglio importante, che usiamo ricordare ogni volta che scriviamo di Tudor, ossia la garanzia di cinque anni per l’intera collezione: una garanzia trasferibile, che non richiede di registrare l’orologio, né di sottoporlo a revisioni periodiche.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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