La Maison di Le Locle celebra il ventennale della collezione intitolata al comune in cui venne fondata nel 1853, ossia 170 anni or sono, un luogo in cui si respira il ticchettio delle lancette fin dall’inizio del ‘700. Dunque, tratti classici, calibrate discontinuità di linea, Clous de Paris, delicate sfere a foglia azzurrate, numeri romani, fondo a vista, il tutto declinato su varianti maschile e femminile, quest’ultima impreziosita da brillanti in luogo degl’indici.
Le Locle è una cittadina che, oggi, può contare su circa 11.000 abitanti, ubicata nel Cantone di Neuchâtel. Confina con comuni quali La Chaux-de-Fonds, La Sagne, Les Brenets, Les Ponts-de-Martel, insomma, sul fronte elvetico del Jura, parte costitutiva ed integrante della straordinaria tradizione orologiera rosso-crociata. Carlo Marx, nel suo “Il Capitale”, analizzò la divisione del lavoro nell’industria del segnatempo del Jura, proprio prendendo in considerazione, principalmente, i siti di Le Locle e di La Chaux-de-Fonds. E proprio per questa eccellente simbiosi tra urbanistica e industria orologiera, Le Locle è stata nominata dall’UNESCO, patrimonio mondiale (fa parte del sito UNESCO “Urbanismo Orologiero”) e non manca, per gli appassionati, un interessante Museo di antichi orologi a pendolo ed automi, nella signorile residenza di Château des Monts. Le fabbriche e le manifatture sono adagiate sui crinali delle colline che sovrastano la vallata e, nell’attuale configurazione, Le Locle è strutturata dal 1833. Già, però, da un secolo prima, accoglieva attività legate all’universo delle lancette, condotte nelle case nei mesi invernali, per ovviare, economicamente, alla scarsità dei raccolti dovuta al freddo pungente di quelle zone: si passò, via via, dagli orologi da campanile a quelli da tavolo e, poi da tasca. Si può dire che l’inizio dell’avventura orologiera di Le Locle sia coinciso con il trasferimento nel paese di Daniel Jeanrichard, artigiano del segnatempo, ritenuto tra i “padri” costituenti dell’industria orologiera elvetica. Le Locle non è solo ore, minuti, casse e quadranti, ma anche molto altro e, per coloro che si trovano a visitarla, consigliamo vivamente, in località Col-de-Roches, un “passaggio” nel sottosuolo, alla scoperta del mulino sotterraneo, unico in Europa. Infatti, alla fine del Seicento, un gruppo di mugnai ebbe l’idea di canalizzare i corsi d’acqua, naturalmente costitutivi di paludi, all’interno di grotte sotterranee per attrezzare un mulino, attivato da tre ruote: venne dismesso con l’arrivo dell’elettricità, nel 1889.
Tornando, comunque, alla primaria “risorsa” di Le Locle, sulla facciata del Municipio è scritto: “Les hommes ont divisé le cours du soleil, déterminé les heures” (Gli uomini hanno diviso il corso del sole e determinato le ore). E non potrebbe essere diversamente considerata la sua storia. Nel 1853, quando venne fondata Tissot (era il 1 luglio e si trattava di un semplice laboratorio di assemblaggio), da Charles-Emile e dal padre Charles-Félicien, più o meno metà della popolazione era impegnata tra ruote, molle e bilancieri. Un tradizione squisitamente meccanica, che la Maison riverserà dai tasca ai modelli da polso, dei quali fu tra i pionieri, pur adattandosi e diversificando necessariamente sul quarzo e, poi, sviluppando al massimo livello d’avanguardia la tecnologia “touch” ed associandola a funzionalità “smart”. Unitamente, dunque, alla preponderanza dell’approccio sportivo (legato alle numerose sponsorizzazioni nel campo, tra cui, il basket NBA, il ciclismo con il Tour de France e la Vuelta, e il campionato MotoGP), ecco che l’attenzione di Tissot è sempre alta, per sottolineare il luminoso avvio del suo percorso nella storia dell’orologeria. È stato così che, nel 2003, per celebrare i 150 anni di attività, Tissot ha lanciato la collezione “Le Locle”, rendendo omaggio alle proprie radici con un design direttamente ispirato all’emblematico campanile della chiesa cittadina: il nome della città è indicato, in eleganti lettere corsive, sul quadrante ed è inciso sul fondello, a simboleggiare un legame indissolubile con le proprie origini.
Quest’anno, celebrazione nella celebrazione, la Casa è tornata sulla linea di cui ricorre il ventennale, contestualmente alle 170 primavere del marchio, un ideale punto d’incontro fra tradizione e modernità. I modelli Le Locle 20th Edition sono in acciaio, declinati al maschile (39,3 mm e 9,8 mm di spessore) e al femminile (29 mm e 9 mm di altezza) ed impermeabili fino a 3 atmosfere; completano l’insieme strutturale la lunetta lucida e bombata, le anse saldate – a creare una lievissima concavità, tracciata a partire da un piccolo scalino sulla carrure -, una corona zigrinata ben dimensionata e personalizzata e un fondello, chiuso a pressione, scheletrato in alto e in basso, a visualizzare bilanciere e massa oscillante in azione. Nella variante maschile, il quadrante, come accennato ispirato da quello della chiesa di Le Locle, e protetto da vetro zaffiro, è argenté, rifinito centralmente a Clous de Paris e satinato sotto gl’indici applicati a numeri romani azzurrati; le lancette a foglia, sempre azzurrate, percorrono una minuteria che riprende il motivo centrale a Clous de Paris. La variante femminile presenta numeri romani azzurrati ai quarti, accompagnati da otto diamanti taglio brillante. Per quel che riguarda i movimenti automatici impiegati, la versione maschile impiega il Powermatic 80, evoluzione dell’affidabile e consolidata meccanica del calibro 2824-2: opera a 21.600 alternanze/ora (bilanciere a regolazione inerziale su due masse periferiche), scorre su 23 rubini, adotta un bariletto migliorato nell’efficienza (riduzione altezza dell’albero e molla più lunga e sottile, rispetto al 2824-2) e dispone di spirale Nivachron, estremamente resistente ai campi magnetici e agli urti. Il dettaglio più rilevante, evidentemente, è la riserva di carica, pari ad 80 ore. È di 48 ore, invece, l’autonomia del Powermatic 48, “erede” evoluto dell’ETA 2671, montato sulla versione muliebre del Le Locle 20th Edition, attivo su di una frequenza di 28.800 alternanze/ora e dotato di 24 rubini. I modelli si adattano al polso mediante un bracciale in acciaio e un cinturino in pelle blu, entrambi con chiusura déployante a scomparsa definita da pulsanti di sicurezza: il sistema d’intercambiabilità è semplice e veloce.
I nuovi Le Locle 20th Edition, nella campagna promozionale puntano sulla forte identità di brand e lanciano un messaggio chiaro: “Focus Forward”. La vita offre spesso innumerevoli percorsi, ma spetta a ognuno di noi riconoscere la propria meta; una volta deciso il piano, impegno, costanza e resilienza devono diventare alleati fondamentali per non arrendersi e non tornare sui propri passi. Bisogna essere concentrati, dopo aver determinato le proprie strategie – quelle in cui si crede e ci si riconosce di più -, perseverare e muoversi in prospettiva, in avanti: i risultati devono essere significativi e duraturi. Pensieri che confermano come Tissot cerchi il suo pubblico tra coloro che vogliono distinguersi, sulla base di un progetto di vita nel quale non è previsto guardarsi indietro. Il Le Locle 20th Edition è uno di quei modelli, la cui contemporaneità di stampo classico si presta per celebrare un importante “step forward” del proprio percorso, rimanendo a disposizione per future occasioni, senza mai essere archiviato, perché il tratto ed il dettaglio tradizionale nell’orologeria non passano mai di moda. Tissot e Le Locle sono destinati a viaggiare sempre l’uno vicino all’altro.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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