La quinta capsule collection di Swatch Art Journey 2023 è dedicata a Jean-Michel Basquiat. La congiunzione di vari strumenti comunicativi è un elemento chiave della sua arte. Ecco, allora, parole, lettere, numeri, pittogrammi, loghi, simboli geografici, diagrammi e altro ancora, distribuiti su quadranti e cinturini di tre orologi da collezione.
Il progetto di Swatch denominato “Museum Journey”, avviato nel 2018, prosegue anche quest’anno, con spunti sorprendenti, elaborazioni originali e richiami a diverse epoche artistiche, funzionali al messaggio di contemporaneità proprio del brand. L’idea prevede che selezionati musei concedano a Swatch l’accesso ai loro capolavori, perché possa reinterpretarli sui propri segnatempo, al fine di rendere le opere d’arte più iconiche al mondo alla portata di tutti. Ultima in ordine cronologico, la collaborazione con il Centre Pompidou a Parigi nel 2022. Quest’anno, però, quarantennale di Swatch, l’approccio non è stato unidirezionale, ma trasversale, individuando argomenti artistici in risonanza con l’universo del brand, ma non provenienti da un unico ente museale. E, infatti, lo scorso marzo sono state svelate quattro capsule collection, ispirate da diversi momenti della storia dell’arte, da Sandro Botticelli a Roy Lichtenstein, passando per Magritte ed arrivando a Hokusai, in collaborazione con il MoMA di New York, con le Gallerie degli Uffizi di Firenze e con il Louvre di Abu Dhabi.
E arrivato, quindi, il momento della quinta capsule collection, composta da tre esemplari che, certamente, faranno felici i cultori della street art. E chi, meglio di Jean-Michel Basquiat può far sì che la manifestazione artistica di Swatch superi qualsivoglia confine squisitamente orologiero per raccontare storie, esprimere cultura, portare il pensiero su territori di riflessione addirittura superiori all’arte. La collezione Swatch x Jean-Michel Basquiat è un tributo all’iconico “analphabet artist” – come amava definirsi lui stesso – di New York che ha osato rompere le convenzioni, far esplodere il neo-espressionismo e rendere la subcultura della street art una forma d’arte a pieno titolo. Si tratta di tre orologi e di un set speciale Triptych in cui emerge la sognante e malinconica contemporaneità del talento di Brooklyn, “allievo” di Warhol, morto a soli 27 anni, che Fred Brathwaite, celebre writer, storico dell’hip hop, così definì: “Jean-Michel visse come una fiamma. Bruciò luminosissimo. Poi il fuoco si spense. Ma le braci ardono ancora”.
Braci che assumono i tratti di “Hollywood Africans” – dall’opera di Basquiat del 1983 – dal quadrante giallo con tre figure chiave, tra cui l’artista stesso, il musicista rap Rammellzee e il pittore Toxic, ad evidenziare gli stereotipi riguardanti gli afroamericani nella società americana attraverso testi, immagini e simboli astratti. Ecco, poi, Ishtar (sempre del 1983) – dea mesopotamica della fertilità e della guerra -, combinazione di scrittura e numeri romani (occupa il quadrante nero) con volti che tradiscono riferimenti a culture africane ed azteche e riferimenti storici sul cinturino. Infine, l’iconico “Untitled” (tela originale del 1982), sul cui quadrante è riprodotto il famoso motivo della corona a tre punte, disegnata con grosse righe nere, cromia ripresa sulla cassa e sul passante: “chicca” è la firma di Basquiat in fondo al cinturino.
A disposizione dei collezionisti, poi, vi è anche, come accennato, il set Swatch x Jean-Michel Basquiat Triptych, per ulteriore caratterizzazione, in una confezione speciale, che prevede i tre modelli suindicati con delle differenze rispetto alle versioni della capsule collection, ossia due passanti (quello superiore riporta la corona e quello inferiore, il nome dell’artista) e un diverso colore della sfera dei secondi: dorata per “Untitled”, gialla per Ishtar e rosa neon per Hollywood Africans.
Insomma, Basquiat è congiunzione tra vari strumenti comunicativi, parole, lettere, numeri, codici, loghi, diagrammi, figure a comporre immagini complesse, inquietanti: un linguaggio espressivo stimolante che il brand ha sposato e veicolato, invitando alla riflessione. Una delle funzioni più importanti dell’arte.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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