Ripercorriamo il concept “No Limits” che ha lanciato il brand Sector nell’immaginario collettivo, all’inizio degli anni ’90, riscrivendo il concetto di limite, superando il suo significato oggettivo, ponendolo costantemente in discussione: se volessimo essere filosofi, questo significherebbe negarne l’esistenza, entrando nel campo dell’universalmente possibile. La solidità di una simile argomentazione trovò il suo primo e straordinario interprete e ispiratore in Patrick de Gayardon, una vera e propria leggenda, ed i suoi mantra oggi sono perfettamente leggibili nei 230 Automatici, nei possenti crono 790 da 44 mm, nel forte impegno per la salvaguardia del pianeta e, perché siamo immersi nel XXI secolo, negli irrinunciabili smartwatch.
Patrick de Gayardon asseriva che “un giorno si potrà volare senza paracadute” e che, forse “i miei nipoti ci riusciranno”. Un abitante dell’atmosfera, Patrick, all’interno della quale riteneva che l’uomo potesse trovarsi pienamente a suo agio, anche se la natura non lo ha dotato dei mezzi necessari per farlo. E, allora, cercò di capire qual è la strada migliore perché l’uomo fosse messo in condizione di volare e osservò, studiò, finché s’imbatté negli Pteromyini, comunemente conosciuti come scoiattoli volanti: la loro membrana in pelle, detta patagio, estesa tra gli arti anteriori e posteriori, si allarga quando saltano da ramo in ramo, permettendo loro di planare. E, così, de Gayardon progettò una tuta alare, dotata di una membrana vischiosa che congiungeva braccia e gambe, e gli consentiva di governare il volo e di allungarne considerevolmente la durata, rendendo primario lo spostamento orizzontale rispetto a quello verticale (è rimasta impressa nella memoria, al di là della straordinarietà dei salti in cui abbinava il base jumping allo skysurfing, dei quasi 1.000 metri del Salto Angel in Venezuela, oppure dei 12.700 metri di caduta libera su Mosca, l’impresa di rientrare a bordo dell’aereo dal quale si era lanciato sfruttando le correnti ascensionali). I suoi limiti, salto dopo lancio, de Gayardon li prese, li accartocciò e li buttò nel cestino. La sua eccezionalità ed il suo rappresentare qualcosa di unico ed importante negli anni ’90, in cui l’uomo stava preparando la sua trionfale entrata nel XXI secolo, con l’intento di arrivare a percorrere, con passo veloce, i sentieri del futuro, superando le barriere che tempo e spazio e la fisica relativista stavano ponendo di fronte alla sua evoluzione, non sfuggirono a Sector, giovane brand orologiero operante nel segmento sportivo.
Nel 1991, infatti, dopo aver evoluto il proprio approccio sportivo nella Sector Adventure, in cui i segnatempo divenivano veri e propri strumenti tecnici al servizio di coloro che volevano trasformare lo sport in avventura, ecco che, sulla scia del volo di de Gayardon, eletto a proprio mentore ed ambasciatore, il brand lanciò, con sicurezza, quella che diventerà l’estensione della sua identità di marca: No Limits. Ad un semplice segnatempo, accessibile, alla portata di un vastissimo pubblico, si legò, dunque, un’idea che supera la realtà per affacciarsi nel sogno. Un alone affascinante e coinvolgente, che non verrà affatto scalfito dal disgraziato episodio dell’aprile del 1998, alle Hawaii, in una splendida giornata, causato da una cucitura del paracadute non a regola d’arte: come se l’”hybris” propugnata da Eschilo, l’uomo che si ribella contro l’ordine costituito, con puro orgoglio, per poi subire l’inevitabile punizione divina, trovasse la sua compiuta esplicitazione. Patrick de Gayardon, portato via ai suo sogni a soli 38 anni, non è rimasto un fenomeno isolato, ma ha chiamato a raccolta i talenti di altri storici “sognatori” come il free climber Manolo, l’apneista Pipin Ferreras, il navigatore in solitaria Gérard d’Aboville, autori d’imprese e record eccezionali. Con loro fu creato il Sector Team e, conseguentemente, vennero create delle collezioni dedicate ai Sector Heroes: forse l’appellativo migliore per definire uomini capaci di scendere fino a 171 metri di profondità, di attraversare l’Oceano Pacifico a remi, oppure di arrampicare livelli “9°” in falesia in free climbing. Quel brand nato un poco in sordina nel 1973, per volontà di Filippo Giardiello, con l’intento di proporre l’orologio sportivo nel vero senso del termine, ambito in cui aveva operato fino alla fine del 1990, già aveva intravisto, però, lo spiraglio di una svolta “estrema” con la suindicata serie Adventure.
La chiara scelta No Limits del 1991, dunque, proiettò Sector, unitamente ad una massiccia e ben congegnata campagna pubblicitaria, che coinvolse atleti e sportivi fuori dell’ordinario, verso il successo con la “S” maiuscola e verso una grandissima notorietà. Il brand declinò l’orologio sportivo sia al quarzo (collezione ADV, che propone diver e skin diver, non dimenticando i cronografi), sia automatico (la collezione Golden Eagle, ad esempio, adottava il noto movimento cronografico ETA-Valjoux 7750). Nel tempo, poi, a partire dal 2000, il Sector Team estese il target di pubblico anche al genere femminile, dimostrando come la sfida con se stessi fosse un tema vivissimo e frequentato anche in campo muliebre. Nel 2001, poi, entrò a far parte del Fondo Opera, un passaggio teso al consolidamento del brand sotto il profilo commerciale e distributivo, preparandolo per uno step fondamentale che lo facesse “volare”. Un passo che avviene nel 2006 con l’acquisto del Gruppo Sector (nel frattempo, infatti, attorno al nome di Sector si era costituito un gruppo di brand quali Sector No Limits, ovviamente, Philip Watch. Lucien Rochat – di proprietà – e, in licenza, Roberto Cavalli Timewear. Just Cavalli Time, Moschino Hours & Minutes e Pirelli PZero Tempo), da parte di Morellato Spa: ciò avvenne sulla base di una valorizzazione di 45 milioni di euro, inclusi debiti.
Il Gruppo guidato da Massimo Carraro in questi sedici anni ha lavorato su Sector in modo intelligente e progressivo, cercando di portare il concetto “no limits” ad altezza uomo e non sui piani siderali dei personaggi mito, sui quali il brand aveva costruito la sua immagine. Carraro ha compreso che gli anni ’90, i tempi in cui tutto sembrava possibile, erano terminati e, con essi, il marketing conseguente. Anno dopo anno, si rendeva necessario riportare il brand da altezze siderali, pareti verticali e imprese da leggenda ad una sportività possibile, che mantenesse, sempre e comunque, il concept “no limits”, ma in una realtà vicina, percepibile, alla portata di chiunque ambisse “andare oltre” i propri target sportivi. Ecco, allora, alla conclusione di questo lungo percorso, quest’anno, il significativo claim “Challenge Yourself”, in cui agli immancabili protagonisti di sport estremi come il kitesurfer Valentin Garat o l’ice-climber Jeff Mercier, si uniscono il pilota di MotoGP Franco Morbidelli e la pallavolista Valentina Diouf, personaggi che fanno parte di una quotidianità mediatica e “di passione” più comune ed estesa. Le sfide, da estreme divengono quotidiane e con esse il senso del Sector No Limits. Dunque, un orologio che recupera la tradizione del movimento automatico, che sposa appieno e con convinzione la causa della sostenibilità – una delle sfide più delicate e impegnative dei nostri tempi – e che si abbandona alla tecnologia per accompagnare, minuto per minuto, l’esigenza di connessione globale, di multifunzionalità, di precisione e di wellness. In tale contesto vanno inquadrati gli highlights del 2022.
Gli highlights 2022
Sintetizziamo, qui di seguito, le più importanti novità proposte da Sector No Limits nell’anno che sta volgendo alla conclusione.
230 Automatic e 230 Automatic “Recycled”
Il Gruppo Morellato ha chiuso il 2021 con ricavi saliti a 310 milioni di euro e un Ebitda pari a 87,3 milioni di euro, equivalenti al 28% del fatturato. Dati positivi che, seppur il raffronto con l’anno precedente manchi di significatività, per evidenti motivi, parlano di un +49%. La novità interessante sta nel fatto che il Presidente Carraro ha depositato, per la prima volta, accanto a quello civilistico un vero e proprio Bilancio di Sostenibilità, in accordo con i principi internazionali sanciti dagli Standard GRI (Global Standards for Sustainibility Reporting): si tratta di uno strumento per descrivere, in modo trasparente, i risultati conseguiti in ambito economico, sociale e ambientale, sottolineando il notevole sforzo del Gruppo in favore dello sviluppo sostenibile. In tal senso, nel 2021 vi è stato un incremento degli investimenti a sostegno di crescita e innovazione dei brand sostenibili. È un argomento, questo, che sta particolarmente a cuore a Carraro e da tempo, e per esemplificare oggettivamente l’attività articolata svolta dal Gruppo in merito, in riferimento, proprio, a Sector No Limits, ricordiamo, nel 2019, la collezione Save the Ocean realizzata interamente in plastica riciclata, con cinturino NATO in PET, per non parlare, in tempi non sospetti, ossia nel 2015, la serie Nature No Limits, ossia esemplari in legno di sandalo e bambù, funzionali ad un progetto di riforestazione in Amazzonia. Tra gli altri progetti portati avanti da Morellato, poi, al di là della qualifica “plastic free” dell’azienda e dell’abbattimento del 25% delle emissioni di CO2, evidenziamo la sostituzione dei tag di plastica degli orologi con altri in carta certificata FSC, per non parlare, poi, dei modelli Sector No Limits a ricarica solare, come il 695 Eco o il 16.5. L’ultimo step effettuato da Sector No Limits, quest’anno, per dare l’esempio e contribuire allo sviluppo sostenibile, è stato il lancio della collezione 230 Automatic, dotata di movimento automatico, calibro Miyota 8215, montato su 21 rubini, funzionante a 21.600 alternanze/ora e con riserva di carica di circa 40 ore, nell’ambito della quale, spicca il modello Recycled Special Edition (299 euro), realizzato su cassa da 43 mm e bracciale – con estensione diving – in acciaio riciclato al 100%. Ovviamente anche la confezione dell’orologio è composta unicamente da materiali assolutamente riciclati e dal facile smaltimento. Il 230 Recycled prevede un quadrante di colore nero, definito da indici geometrici applicati e luminescenti, e lancette sportive anch’esse ben visibili in precarie condizioni di illuminazione. Il datario, a finestrella è al 3, mentre non deve sfuggire la ricercata ghiera girevole unidirezionale, con indici sessagesimali dorati e segnalatore di colore rosso all’origine, posti sull’anello interno in ceramica nera. L’impermeabilità di tale esemplare “dedicato” alla cura dell’ambiente ed alla sostenibilità, è garantita fino alla pressione di 20 atmosfere. Dato dimezzato, ossia 10 atmosfere, se consideriamo le altre versioni 230 Automatic (sempre 299 euro), sempre su cassa, della medesima misura del Recycled, e bracciale in acciaio tradizionale, tra le quali segnaliamo quelle con ghiera girevole unidirezionale resa dinamica dalle cromie verde e blu dell’inserto in ceramica. Degno di nota, poi, il quadrante sportivo, connotato dalla texture orizzontale multirighe, rispettivamente, su fondo nero e blu, mentre un surplus di sportività lo troviamo nell’esemplare con cinturino in silicone nero. La qualità dei prodotti è certificata, poi, da tre anni di garanzia
Collezione 790
La collezione 790 vuole richiamare la forma e lo stile dei primi modelli di successo di Sector No Limits, ovviamente aggiornando il design con le note contemporanee da cui oggigiorno non si può certo prescindere. Una linea con mancherà mai nel catalogo del brand, a testimoniare un fil rouge che non si è mai spezzato. Assoluti protagonisti, conseguentemente, non potevano essere che i nuovi cronografi dell’assortimento Fall-Winter ’22, offerti con la cassa in acciaio di notevoli dimensioni (44 mm di diametro) e con la ghiera girevole unidirezionale in ceramica. Il quadrante, blu o nero, lavorato soleil, con indici e lancette luminescenti e datario a finestrella tra 4 e 5, è protetto da vetro minerale. L’impermeabilità degli esemplari è garantita fino alla pressione di dieci atmosfere. Da segnalare, infine, l’immancabile versione grintosa “all black” (cassa, ghiera, bracciale e quadrante) con dettagli silver.
Collezione S-03 PRO
La sensibilità all’avanguardia e alla tecnologia, ha portato, poi, Sector a sviluppare smartwatch decisamente performanti sotto il profilo sportivo, ma anche con interessanti funzionalità quotidiane. Sviluppati su cassa rettangolare al 100% in alluminio (38,5×45,5 mm), i nuovi S-03 PRO, propongono un design chiaro e immediato, nell’esplicitazione delle diverse funzioni. In tale senso, tra quelle principali, spiccano: gestione chiamate, GPS, saturimetro (ossigenazione del sangue), cardiofrequenzimetro, opzioni multisport, previsioni meteo, controllo del sonno, gestione di musica e fotocamera, notifiche app. È ampia la scelta delle finiture e delle colorazioni del cinturino, disponibile in silicone traforato o in tessuto tecnico (nylon). Per i più tecnologici, ecco, poi, uno special pack con auricolari wireless logati Sector No Limits. Compatibile con iOS 12 e Android 8, l’S-03 PRO dispone del sistema operativo RTOS (Real Time Operating System), utilizzato nei devices di ultima generazione e ha un costo di 199 euro.
In conclusione, Sector, nel segmento dell’orologio sportivo, rappresenta innovazione ed eccellente value for price, con l’obiettivo di presidiare efficacemente e in modo sempre più vicino al pubblico, la sua nicchia “No Limits”. Afferma Massimo Carraro:“Stiamo dando impulso, e continueremo a farlo, a collaborazioni con personalità assolute negli sport estremi, sulla strada tracciata da de Gayardon. Il contesto della ricerca del limite ultimo è un universo proprio di Sector, gli è sempre appartenuto”. Ora, però, questa ricerca, in virtù della lungimiranza del Presidente del Gruppo Morellato, avviene nella quotidianità e non nell’eccezionalità della prestazione, e ciò aggiunge un valore essenziale per la proiezione del brand in una prospettiva coerente.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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