L’Omega Seamaster 300, nella versione realizzata dieci anni dopo il lancio, nel 1957, per rispondere alle “specifiche militari” richieste dalla Ministero della Difesa britannico, è uno degli orologi professionali-militari più interessanti di sempre. Sono pochissimi gli esemplari superstiti, ma sarebbe stato l’orologio perfetto per James Bond, che dovrà aspettare gli anni ’90 per trovarlo al proprio polso come equipaggiamento particolare…
Quando parliamo di Omega il pensiero non può prescindere dal correre, come un razzo diretto sulla Luna, verso le superlative capacità cronografiche e strutturali dello Speedmaster Professional “Moonwatch”, che superò illustri concorrenti nel gradimento della NASA, quale candidato ideale per accompagnare gli astronauti nelle missioni Apollo. Quando invece parliamo di professionali in dotazione ai militari, la nostra mente non può prescindere dall’immergersi nell’affascinante mondo dei Mil-Sub rappresentati da quegli Oyster Perpetual Submariner con specifiche “particolari”, prodotti da Rolex per le Forze armate britanniche, a partire dal 1971. È opportuno sapere, però, che precedentemente, fu proprio una versione specifica del Seamaster 300 ad equipaggiare la British Royal Navy, dalla seconda metà degli ani ‘60. Un Military Watch puro che potremmo quasi considerare più “ambito” – poiché più raro e ricercato – dei Milsub che ha, di fatto, ispirato.
Un raro strumento di precisione
Questo “professionale”, nella variante rispondente alle rigide specifiche militari richieste dal Ministero della Difesa britannico risale, come accennato, al periodo che va dal 1967 al 1971, quando Omega realizzò un lotto esiguo – purtroppo – di Seamaster 300 destinati a cingere i polsi di operatori altamente qualificati della Reale Marina britannica, la Royal Navy, e quelli di una schiera estremamente ridotta di operatori appartenenti a una delle più famose unità d’élite del mondo: lo Special Air Service. Introdotto ufficialmente nel 1957, quattro anni dopo la commercializzazione del Blancpain Fifty Fathoms, considerato il primo orologio da polso subacqueo professionale [già in dotazione ai Navy Seal americani, ndr] e del leggendario Rolex Submariner, il Seamaster 300 era il primo vero orologio subacqueo professionale proposto dalla Omega di La Chaux-de-Fonds, con una certificazione ufficiale di impermeabilità effettiva fino ai 200 metri di profondità (il nome di Seamaster 300 venne giustificato dal fatto che l’impermeabilità dell’orologio eccedeva quella certificata dagli strumenti di verifica dell’epoca, limitati superiormente fino ad una pressione di 20 kg/cm2; un risultato dovuto principalmente all’elevata resistenza del vetro e della corona).
A differenza dei modelli normalmente commercializzati della ref. ST 165.024 , i Seamaster 300 militari avevano particolari caratteristiche che li distinguevano dalla normale produzione Omega, ad iniziare dalla “T” cerchiata impressa sul quadrante nero opaco, che stava ad indicare l’uso del trizio per rendere luminosi e ben visibili indice e lancette, anche nella completa oscurità. Le sfere a “gladio” sono presenti anche sui modelli non militari – es. ref. CK14.755 -, mentre la corona era avvitata “al contrario” rispetto all’originaria impostazione per le versioni ordinarie. Sul fondello delle casse destinate all’impiego militare venivano incisi i segni identificativi dal Ministero della Difesa, unitamente al codice che riportava destinazione, numero dell’esemplare e anno di emissione (esempio per la Marina: 0552/923-7697-004/68). Come sopra indicato la maggior parte del lotto venne assegnato alla Royal Navy con il codice “0552” (le ultime due cifre indicano l’anno dell’ordine), mentre gli esemplari con designazione “W10” vennero assegnati principalmente a membri dell’Esercito inquadrati nello Special Air Service, unità di incursori specializzati in operazioni speciali, anfibie e lanci da altitudine elevata con apertura dei paracadute a basse altezze (High Altitude Low Open, riportata con l’acronimo HALO).
La robustezza e la facile leggibilità di quest’orologio subacqueo, basato su di una cassa in acciaio inossidabile da 42 mm, animato da un movimento meccanico – calibro 552 -, con quadrante chiuso da un vetro in esalite leggermente “bombato” (sostituzione del numero 12 dell’edizione “civile”, con un indice triangolare extra-large luminescente), sormontato da una lunetta girevole bidirezionale in acciaio con scala sessagesimale in bachelite, provvisto di anse fisse/saldate (accoglievano, in sicurezza i cinturini NATO), lo hanno reso un oggetto del desiderio per tutti gli amanti del vintage che desiderano un “Mil-Sub” di assoluta rarità. I Rolex Submariner Mil-Sub, referenze 5513 e 5517 che vennero adeguati per rispondere alle stesse specifiche degli Omega Seamaster 300, furono prodotti in maggior numero. Ragione per cui sono più noti alle cronache e più facili da reperire per i collezionisti.
Un aneddoto rivelatore
Anni addietro, il portale Hodinkee riportò la notizia di un Omega Seamaster 300 Mil-Spec in dotazione alla Marina inglese, messo all’asta da Phillips. L’esemplare, consegnato alla Royal Navy nel 1968, apparteneva a un sommozzatore assegnato alla HMS Hubberstone, unità posamine della Marina britannica che venne impegnata, tra le varie missioni da Guerra Fredda, nel pattugliamento nei mari del Giappone e in una missione di ricerca del relitto di un aereo inabissatosi poco a largo di Okinawa. Il sommozzatore in questione, che era stato equipaggiato con uno dei Seamaster 300 con specifiche militari, teneva un diario personale dove annotava le sue missioni. Tra queste compariva la nota “cercato orologio smarrito“, nel 1969: due anni prima che questa parte dell’equipaggiamento speciale venisse ritirata e sostituita con i Rolex Submariner Mil-Sub in acciaio, robusti e, all’epoca, dai prezzi non troppo elevati. L’ipotesi che i militari potessero dare spiegazioni “verosimili”, fingendo la perdita dello strumento in missione, ci rende facile immaginare come gli esemplari di orologi militari siano ancora nelle mani degli uomini che li hanno custoditi come cimeli del servizio nelle Forze Armate. Ora li riscoprono come piccoli tesori dotati di una storia, un connotato di straordinario valore per gli appassionati, disposti a investire dai 20mila agli 80mila euro per un Seamaster 300 militare, e fino a 100mila per i modelli più “rari” di Submariner Mil-Sub Rolex.
E poi c’è sempre James Bond..
Insieme allo Speedmaster e al Railmaster, il Seamaster 300 (tutti e tre lanciati nel 1957) è un classico del catalogo Omega, professionale di livello, il cui successo è cresciuto gradualmente nel tempo. Sebbene il Seamaster 300 si rivolgesse ai subacquei professionisti e avesse ottenuto la commessa dal Ministero della Difesa britannico, l’orologio subacqueo che, maggiormente, contribuirà alla nascita della passione per i segnatempo militari sarà il Rolex Submariner, Ref. 6538 – detto anche “Coroncione” – indossato dal James Bond interpretato da Sean Connery: con un cinturino Pre-NATO, nero a righe verdi e rosse, compare da una giacca da smoking bianca in Operazione Goldfinger. Era il 1964, e gli orologi di fornitura militare erano al polso dei militari.
Sarà una costumista del cinema, Lindy Hemming, ha scegliere il nuovo orologio dell’agente 007 in GoldenEye. O almeno così la storia vuole. “Mi sono detta che il comandante Bond, uomo della Marina, sommozzatore, gentiluomo discreto e uomo di mondo, avrebbe dovuto indossare un Seamaster“. Così, nel 1995, troviamo al polso di un elegantissimo Pierce Brosnan, chiamato a vestire i panni d’alta sartoria di James Bond, un Seamaster 300M al quarzo, referenza 2541.80.00, con quadrante e ghiera blu. Il sodalizio tra 007 e Omega sarà destinato a durare. Proseguendo in “Il domani non muore mai”, per lasciare il posto all’Omega Seamaster Professional Planet Ocean Chronometer e al Seamaster 600M, Ref. 2900.50.91, in “Casino Royale” e “Quantum of Solace”.
Nel 2015, l’agente segreto britannico sarà nuovamente orientato sul collaudato Omega Seamaster, Aqua Terra, Ref. 231.10.39.21.03.001300. Per tornare, poi, all’Omega Seamaster 300 Limited Edition in “Spectre”: giusto tributo al passato militare dell’Omega Seamaster 300 e a quello di Bond, un ex-commando dell’Esercito britannico, secondo quanto deciso per la sua storia dallo scrittore Ian Fleming. Nell’ambiente delle Forze Speciali c’è un motto: “Chi osa vince”. Queste sono parole che suonano molto bene, non soltanto nei reparti militari d’élite, ma anche nel campo dell’orologeria. Suona bene perché dove ci siamo abituati a “comprendere” che si è osato, in aria, mare o terra, da oltre un secolo l’azione e il traguardo sono accompagnati da un segnatempo che conta gli istanti che possono fare la differenza. Per questo chi crea “strumenti” per misurare il tempo continua ad osare nelle mille declinazioni possibili: e a volte osando vince.
Romano, appassionato di orologi fin dalla tenera età, vivo nel passato ma scrivo tutti giorni per Il Giornale e InsideOver, dove mi occupo di analisi militari e notizie dall’estero. Ho firmato anche sul Foglio, L’Intellettuale Dissidente e altre testate.
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