L’Oyster Perpetual Submariner è forse l’orologio subacqueo per antonomasia; il primo grande professionale di “casa” Rolex; un’icona che ha fatto la storia, tenendo da oltre mezzo secolo il tempo di avventure e avventurieri.
Ci sono due immagini ben impresse nella mente di ogni amatore dell’Alta Orologeria, che riemergono dai ricordi ogni qual volta si sente parlare di Oyster Perpetual Submariner: il primo professionale lanciato sul mercato dalla Maison di Ginevra che ha cambiato “le regole del gioco”. La prima vede al centro della scena una spia, l’agente “doppio 0” uscito dalla penna di Ian Fleming, che approdato in muta da sub su una spiaggia esotica (Goldfinger nel 1964), guarda l’ora prima di entrare in azione nell’impeccabile smoking bianco che indossa sotto la muta – al suo polso c’è una referenza 6538 (detto “coroncione” ndr), una delle più ambite dai collezionisti. La seconda è una foto di Ernesto Guevara, il Che, immortalato in uniforme verde oliva, mentre gusta la prima tirata di uno dei suoi amati Montecristo. Perché avessero scelto entrambi quell’orologio inconfondibile? Semplice. Perché il Submariner, fin dalla sua apparizione sul mercato, ha travalicato il concetto di “moda” per imporsi nella “leggenda”. Amato e odiato da uno snobismo spesso mal celato a causa della sue enorme inflazione – qualcuno lo chiamerebbe “successo” – il Rolex Submariner è però, fuor di dubbio, un orologio da record.
Al momento del suo lancio (ufficialmente nel 1954, ma era pronto già l’anno precedente), il “Sub” era il primo orologio subacqueo da polso impermeabile fino a 100 metri. Era un record. Il progresso tecnico raggiunto dal brevetto della cassa Oyster in termini di impermeabilità – la prima cassa della “famiglia” venne sviluppata nel 1926, e attraversò il canale della Manica al polso di Mercedes Gleitze, la nuotatrice britannica che il 7 ottobre 1927 s’impose con un tempo record (un altro) –, portò la tecnologia Rolex a raggiungere, per il Submariner, un dato d’impermeabilità pari agli attuali 300 metri. Del resto lo stesso fondatore del marchio, Hans Wilsdorf, sovente ripeteva: “Vogliamo essere i primi sul campo e Rolex dovrebbe essere visto come il solo e il migliore.” Quale strumento per la misurazione del tempo destinato a diventare l’archetipo degli orologi da immersione, il Rolex Submariner era stato ideato “appositamente” per le esplorazioni sottomarine e per le immersioni. Solo in seguito divenne un must indossato da esploratori, atleti, registi e artisti che videro in Rolex – e proprio in quel Rolex – un segno di distinzione elitario quanto pratico e versatile. Nonostante il prezzo lo posizionasse nella fascia “media”, la sua linea inconfondibile lo rese in breve tempo uno status-symbol duro da battere a livello mondiale.
Non appena venne messo a punto, il Submariner riscosse immediatamente un certo successo tra i pionieri delle profondità oceaniche. Primo di loro a certificarne le performance fu Dimitri Rebikoff, l’ingegnere francese specializzato nelle ricerche sottomarine, che scrisse in un rapporto, redatto in data 26 ottobre 1953, come l’orologio avesse dimostrato, nel silenzio delle profondità del Mar Mediterraneo, risultati particolarmente brillanti in fase di test: “Possiamo confermare che questo orologio ha dato non soltanto massima soddisfazione in condizioni di immersione estremamente difficili e particolarmente gravose per l’attrezzatura utilizzata, ma si è anche rivelato un ausilio indispensabile per qualunque immersione con autorespiratore”. Ricordiamo che Jacques-Yves Cousteau, di cui Rebikoff era buon amico e collaboratore, contestualmente ai suddetti test, girò il suo capolavoro “The Silent World” con un prototipo di Submariner al polso. Presentato per la prima volta alla Fiera di Basilea del 1954, il Submariner si basava sulla cassa Oyster e nella prime due versioni – ref. 6204 e 6205 – si mostrava con un quadrante nero e indici a “pallettoni“, grafica dorata, lancette a “matita” e fondello e vetro “bombati“, assenza di datario, e presenza della caratteristica ghiera girevole bidirezionale, anch’essa nera, percorsa dalla scala sessagesimale, in un’alternanza tra numeri arabi e indici a barretta. L’adattamento della ghiera girevole – vero segno distintivo del subacqueo di Rolex – nacque per fornire ai sub un’indicazione accurata e sicura dei tempi di immersione e delle pause di decompressione da affrontare nella fase di risalita. L’impermeabilità della cassa, che allora misurava 37 mm, a differenza degli attuali 40 mm, era garantita fino 100m/330ft; informazione apposta, in un secondo momento, all’interno del quadrante che invece riportava incisa solo l’emblematica corona scelta come logo per il marchio fondato da Hans Wilsdorf e la tipologia “Oyster Perpetual”. Le prime referenze erano tutte animate dal calibro A.260, compresa la ref. 6200, più massiccia rispetto alle precedenti, che già alla fine del 1954 aveva ampliato la profondità raggiungibile da Submariner a 200 m/660ft. Su questo perfezionamento, inoltre, debutteranno le lancette “Mercedes”, rimaste di serie fino gli ultimi modelli realizzati presso la manifattura ginevrina. Assenti – così come il nome “Submariner” sul quadrante, che comparve alla fine del 1954 – erano invece le cosiddette “spallette” studiate per proteggere la corona. Nel 1955 fu introdotto il calibro 1030, certificato Cronometro, contenuto nelle referenze 6536 e 6538, con quest’ultima che rese celeberrimo il modello a livello internazionale, in virtù dell’importante contributo, come accennato, di James Bond, in alcune pellicole dell’epoca, a cominciare da “Dr. No” del 1962. Le spallette di protezione comparvero solo nel 1959, a partire dalla ref. 5512 (prodotta dal 1958 al 1978), che nel frattempo montava al suo interno movimenti automatici calibro 1530/1560.
Graduali miglioramenti e modifiche, verranno apportate nella referenza immediatamente successiva, la 5513 (a partire dal 1962), che rimase immutata fino 1989: la cassa passò a misurare 40 mm e sul quadrante iniziò ad essere inserita la scritta “Superlative Chronometer Officially Certified”. Importante citare anche la ref. 1680 del 1966, che accolse, per la prima volta il vetro in plexiglas con la lente Cyclope in corrispondenza del datario a finestrella (era equipaggiato con il calibro 1575, ulteriormente migliorativo rispetto al passato, e il quadrante recava la scritta Submariner in rosso, fino al 1973). Ecco, poi, nel 1969 il primo Submariner in oro (ref. 16618), nel 1979 la ref. 16800 con vetro zaffiro e impermeabilità portata fino a 300 metri, nel 1981 l’introduzione della lunetta girevole unidirezionale e del nuovo calibro 3085, nel 1988 l’esordio del Rolesor (acciaio/oro). Tra il 1989 e il 1990, la ref. 5513 fu sostituita dalla ref. 14060, prendendo, in tutto e per tutto, le “sembianze” attuali: vetro zaffiro, spallette di protezione, corona portata a 7 mm dai precedenti 8 mm, la presenza – come opzione – della data (dalla ref. 1680), come accennato, resa leggibile dalla lente magnificatrice Cyclope, il quadrante nero glossy, grafica e indici bianchi e luminescenti a contrasto, e la dicitura completa alle ore 6, che riporta oltre al modello, la certificazione di “Superlative Chronometer” e la profondità raggiungibile garantita: 1000 ft/300 mt.
Dagli anni ’90 in poi, le numerose fasi di transizione che hanno portato i collezionisti e gli amatori a sviluppare dei veri e propri almanacchi che scandiscono l’epopea Submariner – uno dei segnatempo più apprezzati nel mercato “vintage” con le sue infinite variazioni di colori, e le numerose personalizzazioni ad hoc: dai COMEX, ai MILSub, dai Tiffany&Co. ai modelli destinati alle forze armate arabe – si concludono con la referenza 16610, che definisce, anche tecnicamente, il Submariner “moderno”, con l’esordio del calibro 3135, ancora oggi impiegato, seppur portato agli elevatissimi standard attuali di precisione Rolex (-2/+2 secondi al giorno; Cronometro COSC con l’aggiunta della certificazione Rolex con movimento incassato).
Nel 2003, Rolex, ha deciso di celebrare il 50° anniversario dell’iconico Submariner con una particolare versione che abbandona per la prima volta l’intramontabile “nero” della ghiera – realizzata con anello in ceramica dal 2009 -, per proporla in verde smeraldo (Ref. 16610LV). Attualmente Rolex propone le ultime versioni, le referenze 114060 (senza datario) e 116610 (con datario), con un disegno della cassa Oyster leggermente aggiornato, animate da un movimento Perpetual, meccanico a carica automatica, calibro 3130 (nella variante senza data) e, come detto, 3135 (con data). Osserviamo le declinazioni nelle vesti classica in acciaio con fondo e ghiera neri o verde smeraldo, oppure in acciaio e oro giallo, solo oro giallo, e oro bianco con fondo e ghiera blu. Recentemente su un forum interamente dedicato ai Rolex, compariva la riflessione di un utente, che considerava come da ogni “collezionista” che fotografi il suo portaorologi, ci si attenda la presenza di un Submariner. Non importa quale, ma uno. Questo fatto è strettamente collegato all’enorme successo raggiunto dal modello, che lo ha portato ad essere forse l’orologio più imitato e allo stesso tempo più falsificato di sempre. Un vero e proprio oggetto del desiderio, in bilico tra status e leggenda. Una leggenda confermata da quanto lo stesso autore di 007, Ian Fleming, tratteggiando le linee del protagonista dei suoi romanzi, asseriva: “[Bond] Non poteva semplicemente indossare un orologio. Doveva essere un Rolex”. E quel Rolex sarebbe stato un Rolex Submariner.
Romano, appassionato di orologi fin dalla tenera età, vivo nel passato ma scrivo tutti giorni per Il Giornale e InsideOver, dove mi occupo di analisi militari e notizie dall’estero. Ho firmato anche sul Foglio, L’Intellettuale Dissidente e altre testate.
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