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Rolex GMT-Master: una leggenda per sentirsi più vicini a “casa”

l Rolex GMT-Master, sviluppato nel pieno degli anni ’50, è forse uno dei modelli più iconici e amati della Maison di Ginevra. Sviluppato appositamente per i piloti di linea della Pan Am, fu pioniere della funzione “dual-time”, nata per un motivo semplice: alleviare il peso del “jet-lag”.

In una vecchia canzone John Denver cantava  “‘cause I’m leavin’ on a jet plane, don’t know when I’ll be back again. Oh babe, I hate to go..”, e forse pensava proprio a un pilota, un pilota di un jumbo jet che partiva per una meta distante dalla sua casa, dalla sua vita, e avrebbe pensato per buona parte del viaggio a cosa succedeva, magari in quel preciso momento, dall’altra parte del mondo che aveva lasciato. Quando nel 1953 i primi voli transcontinentali rivoluzionavano per sempre il modo di viaggiare dell’uomo – che sui moderni aerei di linea poteva finalmente raggiungere latitudini e longitudini così distanti, che prima potevano solo essere “immaginate” –, i piloti e il personale di volo fecero i conti, per la prima volta nella storia, con una criticità che nessuno prima, nemmeno i piloti militari, aveva mai dovuto provare così frequentemente sulla propria pelle: il jet-lag, ossia la condizione clinica cui è sottoposto un corpo che si sposta velocemente per diversi “fusi orari”, perdendo la cognizione nel tempo e alterando i normali ritmi circadiani.

La flotta PanAm in una foto d’epoca

Era l’inizio della cosiddetta “jet age”, l’epoca dei voli a lunga percorrenza, l’epoca in cui negli Stati Uniti la Pan American World Airways sfidava le grandi compagnie europee (British Overseas Airways Corporation e Air France) sulle rotte intercontinentali che collegavano New York a Parigi e Londra. Ed era anche l’epoca in cui Rolex, anch’essa alle prese con la sua ascesa ed espansione planetaria, rispose prontamente alla richiesta della Pan Am, la quale necessitava di un nuovo particolare orologio capace di offrire la funzione “Dual Time“: ossia segnare l’ora precisa di due diversi fusi orari contemporaneamente, quale ausilio morale per suoi piloti che per primi attraversavano “le linee che abbiamo disegnato sulla terra per equiparare la luce con il tempo e il tempo con la geografia“.

Fu così che nacque nel 1955 il Rolex GMT-Master (il nome fu registrato il 21 aprile), un orologio basato sulla cassa Oyster brevettata dalla casa ginevrina, che passò alla storia per la sua caratteristica inconfondibile quanto inedita: una particolarissima ghiera bicolore (inizialmente realizzata in bachelite), rosso e blu, graduata sulle 24 ore, girevole bidirezionale, che permetteva di distinguere, con grande semplicità, le ore del giorno da quelle della notte. In seguito all’adozione dei nuovi reattori Boeing impiegati nei voli intercontinentali senza scalo, la Pan Am, volle proporsi fin dal primo momento l’obiettivo di fronteggiare un problema che, di fatto, non era mai sorto prima: fornire ai suoi piloti uno strumento utile a non perdere la cognizione del tempo.

Il primo modello di Rolex GMT-Master, anno 1955, ref. 6542, senza spallette, con disco lunetta bicolore rosso e blu in plexiglas, per indicare le ore del giorno e della notte; vetro in plastica. Coassiale con le lancette “Mercedes”, spicca la quarta lancetta da regolare sul secondo fuso orario (l’ora di casa).

La soluzione proposta da Rolex, dopo circa un anno di ricerche svolte congiuntamente con i tecnici della compagnia aerea di Juan Trippe (frutto della collaborazione tra il capitano Fred Libby della Pan Am e René P. Jeanneret, responsabile delle pubbliche relazioni di Rolex), fu un orologio, ref. 6542, basato sulle linee di un altro professionale, già sviluppato dalla Casa due anni prima – il Submariner –, con una cassa in tre elementi, impermeabile fino ad una profondità di 50 metri, animata dal calibro 1036 GMT – figlio del calibro 1030 del Turn-O-Graph, poi, sostituito dal 1065, 1066, 1565, 1575, 3075 nelle referenze successive, fino all’odierno calibro 3285 –, dotata di una ghiera girevole analoga a quella del Sub, ma differenziata dalla colorazione del disco interno in blu e rosso (in plexiglas; dal 1959, in alluminio anodizzato; dal 2005 in ceramica ad alta tecnologia), per indicare, come poc’anzi accennato, le ore del “giorno” e della “notte” e riportante indici sulle 24 ore.Il quadrante, laccato nero, aveva indici luminosi (in virtù dell’impiego del trizio) e datario a ore 3, con numeri arabi “roulette” (differenzia i giorni pari e dispari con colori diversi). Il vetro della prima referenza, la 6542, era in plastica, dotato solo in un secondo momento della lente magnificatrice, Cyclope. La lancetta dual-time che spiccava sulle lancette tipo “Mercedes”, era rossa, calettata su di un seconda ruota centrale delle ore. All’interno del quadrante, sotto alla scritta Rolex GMT-Master (GMT sta per Greenwich Mean Time, ossia il fuso orario di riferimento della Terra) appare la dicitura Officially Certified Chronometer, quale sinonimo di estrema precisione, da sempre garantito da Rolex. Il bracciale montato inizialmente è un Oyster, sebbene la referenza successiva alla prima, a partire dal 1960, la 1675, impiegò, unica nella storia del GMT-Master, il bracciale Jubilee  (introdusse, inoltre, le spallette di protezione spigolose, la ghiera metallica – quella in bachelite si scheggiava – con zigrinatura più pronunciata e anche di colore nero, aumentò lo spessore a motivo dell’impiego, dal 1971, del calibro automatico Rolex 1565). Da sottolineare che, la ref. 1675 venne dotata del calibro 3075 nel 1980 e, nel 1986, fece esordire il quadrante nero lucido con indici in oro bianco chiamati “bicchierini”.   

Il primo GMT-Master II presentato da Rolex, nel 1982, ref. 16760: esordio del vetro zaffiro sul modello. Calibro automatico Rolex 3085, con regolazione indipendente dell’ora locale.

Il diretto discendente del GMT-Master, il GMT Master II, fu presentato nel 1982, con la ref. 16760 (in acciaio con ghiera rossa e nera, cassa dallo spessore aumentato, primo ad introdurre il vetro in zaffiro, in sostituzione di quello in plastica; il calibro automatico 3085, peraltro, consentiva la correzione indipendente della lancetta delle ore locali), seguito dalla ref. 16710 (1988, calibro automatico 3175, così come la ref. 16700 GMT-Master) e, poi, dalle ref. 16713 e 16718, rispettivamente, in acciaio/oro e in oro. Oggi, il GMT-Master II  è proposto da Rolex in acciaio, oro Everose e in oro bianco 18, con cassa da 40 mm animata dal nuovo calibro 3285 – movimento meccanico a carica automatica resistente agli urti e ai campi magnetici – con quadrante nero e blu, ghiera in ceramica – anche nel nuovo abbinamento blu/nero – e bracciali Oyster o Jubilée, al gusto del cliente. 

Una pubblicità d’epoca che illustra la collaborazione tra Rolex e Pan Am

I primi Rolex GMT vennero forniti alla compagnia a partire dal 1955, per poi essere commercializzati sul mercato. Va detto, aneddoticamente, che i primi modelli vennero distribuiti solo al pilota, al primo ufficiale ed al navigatore di ciascun equipaggio. Considerato, però, che il nuovo orologio piacque molto anche ai dirigenti della Pan Am, il proprietario della compagnia Juan Trippe, ordinò alla Maison ginevrina una versione differente della ref. 6542, con quadrante bianco, in esclusiva per i dirigenti e in soli 100 esemplari: è, ancora oggi, un’assoluta rarità.  Studi psicologici condotti successivamente evidenziarono da subito i “benefici” derivanti dal poter conoscere contemporaneamente l’ora locale e quella del luogo di partenza, per coloro che tagliavano il mondo sulle nuove rotte intercontinentali, ipnotizzati dal loro rumore bianco dei giganteschi reattori che gli permettevano di coprire distanze oceaniche. “Dagli aeroplani di tanto in tanto guardiamo in alto e siamo brevemente attirati dalle stelle o dal firmamento del blu. Ma soprattutto guardiamo in basso, catturati dall’improvvisa gravità di ciò che abbiamo lasciato e dai pensieri di ricongiungimento, alla deriva come nuvole sul mondo semi-illuminato”, scrive nel suo libro Mark Vanhoenacker, pilota di linea della British Airways, che dalle pagine immobili del New York Times ha raccontato al mondo cosa significa vivere nella cabina di un 747. E come dargli torto. Del resto, chiunque sia abituato a viaggiare per grandi distanze, non può che condividere il medesimo pensiero, domandandosi: “Cosa staranno facendo ‘a casa’? È proprio allora, sorvolando l’Atlantico, il Pacifico o le Americhe, che si può dare uno sguardo alla lancetta di un dual-time per rassicurarsi al pensiero della vita quotidiana che altrove corre puntuale, e a coloro che ci aspettano per trascorrerla ancora insieme al nostro ritorno.


Romano, appassionato di orologi fin dalla tenera età, vivo nel passato ma scrivo tutti giorni per Il Giornale e InsideOver, dove mi occupo di analisi militari e notizie dall'estero. Ho firmato anche sul Foglio, L'Intellettuale Dissidente e altre testate.

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