Nel 2021 Rolex ha puntato sul tema dell’esplorazione ed è stata una naturale conseguenza l’aggiornamento dell’Oyster Perpetual Explorer ed Explorer II. Sul primo abbiamo già effettuato un esaustivo approfondimento, mentre, riguardo al secondo, che quest’anno celebra il cinquantesimo anniversario, provvediamo ora, invitando i lettori a concentrarsi sui dettagli…
L’anno dell’esplorazione, specificamente finalizzata alla salvaguardia del pianeta, per Rolex ha consentito di riportare in primo piano la storica collaborazione con la National Geographic Society, avviata nel 1954 e che, a partire dal 2017, ha avuto un ruolo primario nel contesto dell’iniziativa della Maison, denominata “Perpetual Planet”. Sotto il profilo orologiero, evidentemente, focus assoluto sulle nuove varianti di Explorer ed Explorer II, la prima delle quali abbiamo già provveduto ad analizzare approfonditamente sulle “pagine” di questo sito. Ci occupiamo, dunque, ora, del nuovo Explorer II, classe 1971, ribadendo, per l’ennesima volta, come sia difficile, se non impossibile, ogni anno, sapere cosa proporrà Rolex, ma, in presenza di anniversari da celebrare, specificamente un 50esimo, indovinare diventa un po’ più facile. Prima, però, di entrare nel merito della ref. 226570, proprio per individuare gli aggiornamenti introdotti dalla Maison ginevrina, come nel caso dell’Explorer, si rende opportuna un’analisi storico-evolutiva dell’orologio.
L’Explorer II, e lo abbiamo accennato poc’anzi, fece la sua prima apparizione nel 1971, con la ref. 1655 in acciaio, in produzione fino al 1985, lanciata per incontrare le esigenze professionali di vulcanologi, speleologi o esploratori di terra ferma, in riferimento alla percezione immediata giorno/notte durante lunghi periodi in assenza di luce solare. Connotano il modello, rispetto all’Explorer (allora ref. 1016) la cassa più grande da 40 mm – impermeabile fino a 100 metri -, la lunetta fissa, graduata 24 ore con numeri arabi smaltati in nero, e la lancetta centrale arancione ad essa riferita, per leggere l’ora in “formato” 24 ore. Chiara la derivazione dal GMT-Master, dove, però la funzionalità della sfera aggiuntiva era principalmente legata all’indicazione del doppio fuso. Questa referenza venne denominata “Freccione” dai collezionisti o “Steve McQueen (anche se, a quanto risulta, non ne ha mai indossato uno), e impiegava i calibri automatici 1570 e 1575, con lancetta 24 ore collegata a quella delle ore tradizionali. I quadranti, protetti da vetro in esalite – di colore nero con lente Cyclope in corrispondenza del datario al 3 -, furono realizzati in alcune varianti di font, così come la lunetta, mentre i bracciali previsti erano di tipo Oyster, proposti, nel tempo, in tre diverse configurazioni: a maglie rivettate, piegate o piene. La ref. 1655 fu indossata da esploratori e alpinisti, tra cui Reinhold Messner e Oliver Shepard. Quest’ultimo, avventuriero britannico, lo ordinò nel 1979, in occasione della Transglobe Expedition, prima circumnavigazione longitudinale della Terra usando solo il trasporto di terra, modificando quadrante e lancette con il rispettivo set del GMT-Master, a motivo di una migliore leggibilità, rispetto al “Freccione”. Furono proprio le indicazioni estetiche di Shepard a caratterizzare gli Explorer II, ref. 1655, realizzati a partire dal 1983. Infatti, molte critiche alla ref. 1655 (ed anche i riscontri di vendita non furono soddisfacenti), riguardavano proprio la leggibilità del quadrante tanto che, a metà del 1985, la Maison ginevrina lanciò la ref. 16550 in acciaio (in produzione fino al 1989): stesso diametro, ma quadrante declinato in bianco e in nero lucido, e più “pulito” con indici applicati dai contorni in oro bianco, e lancette Mercedes (le stesse richieste da Shepard, così come la tipologia di sfera 24 ore, sulla scia di quella del GMT-Master, non più identificabile come “Freccione”), già adottate sull’Explorer e sulle versioni professionali Rolex. Nuova anche la grafica della ghiera con numeri squadrati alternati a piccoli triangoli sempre incisi in nero, a circondare il vetro in zaffiro, dove ritroviamo la lente Cyclope al 3. Il nuovo calibro automatico di manifattura 3085 consentiva, per la prima volta, di regolare la sfera 24 ore in modo indipendente, svincolandola da quella delle ore classiche, permettendo di ottimizzare l’impiego dell’orologio come GMT. Va sottolineato che la prima serie di quadranti bianchi, fu soggetta ad “ingiallimento”, ad acquisire una particolare tonalità avorio: un difetto di fabbricazione che, come spesso è accaduto per Rolex, si trasformato in una ricercatissima peculiarità collezionistica, denominata “Explorer II panna”.
Nel 1989, ecco un’ulteriore upgrade dell’Explorer II con la ref. 16570, alimentata dal calibro automatico 3185. I quadranti sono sempre bianco o nero, ma sul primo, indici e lancette sono bruniti e non argenté, come nella ref. 16550, al fine di aumentare la leggibilità per contrasto. Tale referenza è rimasta in produzione fino al 2011, più di un ventennio, durante il quale sono state definite successive migliorie di carattere tecnico ed estetico. Citiamo, ad esempio, la sostituzione del trizio con il SuperLuminova, per via della leggera radioattività del primo, segnalata sui quadranti, sotto l’indice a ore 6, con le progressive indicazioni di: “SWISS – T < 25, SWISS e SWISS MADE (a partire dalla fine degli anni ’90). Sulla cassa, interventi strutturali adottati su tutte le collezioni, investono anche l’Explorer II e, dunque, dal 2003, eliminazione dei fori in corrispondenza delle anse e, dal 2008, incisione al laser del rehaut, con la sequenza del nome “Rolex”. Il 2006 vede la sostituzione del calibro 3185 con il 3186, dotato della spirale Parachrom. Riguardo al bracciale, infine, nel 1997, comincia ad essere utilizzata una chiusura con leva di sicurezza. Nel 2011, Rolex presenta l’Explorer II, ref. 216570, sul mercato fino a quest’anno. Il cambiamento è marcato, poiché la cassa d’acciaio viene portata a 42 mm, ed è reintrodotta la lancetta delle 24 ore a forma di “Freccione”, di colore arancione, in omaggio alla ref. 1655, stesso colore della scritta “Explorer II” sotto al logo, al 12. Dimensioni più generose sono adottate anche per le sfere di ore e minuti sui quadranti laccati bianco e nero; la luminescenza è assicurata dal Chromalight (non più dal SuperLuminova), dall’intenso colore blu e dalla durata più lunga. Ecco, poi, il calibro 3187, evidentemente, di diametro maggiore rispetto al 3186, con riserva di carica di 48 ore e dove, unitamente alla spirale Parachrom blu con curva Breguet, trova posto un bilanciere a inerzia variabile con dispositivo antiurto Paraflex. Certificato cronometro COSC, il calibro 3187 assicura la rispondenza con i nuovi e “superlativi” parametri di precisione Rolex stabiliti per ottenere uno scarto giornaliero a movimento incassato pari a -2/+2 secondi. Il bracciale in Oystersteel, integra la nuova chiusura Oysterclasp con “Easylink”, sistema studiato per le microregolazioni al polso.
E siamo arrivati all’ultimo aggiornamento, intervenuto quest’anno, in occasione del 50° anniversario del modello, ossia la ref. 226570, in cui la cassa in Oystersteel rimane da 42 mm, impermeabile fino a 100 metri (ricordiamo che la corona a vite dispone del sistema Twinlock a doppia impermeabilizzazione) e delicate modifiche riguardano le anse più sottili, una carrure più contenuta nello spessore, la satinatura più fine della lunetta, dove la scala 24 ore fruisce di un font decisamente più impressive. I quadranti sono sempre nelle tonalità nero opaco e bianco polare, con indici trattati PVD, mentre la lunetta rimane in acciaio spazzolato, non essendo stata introdotta la ceramica, come molti si attendevano. Ed è stato un bene, perché la ghiera in acciaio (satinato, una finitura che connota l’esemplare, in alternanza con studiate lucidature sui fianchi e sugli sfacci) è un segno distintivo dell’Explorer II, e la ceramica sarebbe stata semplicemente fuori luogo. Va sottolineato che, nella versione con quadrante nero, le sfere sono tutte in oro bianco e la lancetta 24 ore, nella ref. 216570 annerita nella parte centrale, ora è completamente arancione, allo stesso modo della variante bianca, guadagnando in visibilità. Sotto il profilo tecnico, esordisce sull’Explorer II il calibro 3285, che equipaggia, dal 2018, il GMT-Master II (novità “segnalata” dalla piccola corona Rolex tra SWISS e MADE al 6), il che comporta, in particolare, l’adozione dello scappamento Chronergy (rendimento ottimizzato, ancora e ruota di scappamento paramagnetiche in nichel-fosforo), 70 ore di riserva di carica (dalle 48 precedenti), spirale del bilanciere Parachrom blu con curva terminale Rolex e dispositivo antiurto Paraflex sul bilanciere a inerzia variabile, oscillante a 28.800 alternanze/ora (Cronometro Superlativo e precisione di -2/+2 secondi al giorno a movimento incassato). Sottolineiamo che l’Explorer II e il GMT-Master II condividevano il movimento (calibro 3186) prima che l’Explorer II portasse le sue dimensioni a 42 mm (introduzione del suindicato calibro 3187). Dunque, vi è un deciso incremento di efficienza generale del meccanismo, mentre non ci sono state variazioni sostanziali per il bracciale (fermaglio di sicurezza Oysterlock con chiusura pieghevole, a prevenire aperture involontarie).
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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