Hamilton celebra il 50° anniversario del primo movimento cronografico automatico, con microtore, della storia orologiera, per il quale dette un importante contributo, con il nuovo Chrono-Matic 50
Comprendere appieno il nuovo Hamilton Chrono-Matic 50 significa compiere un sostanzioso balzo indietro, nella storia dell’orologeria, precisamente al 1965. In quell’anno, quattro aziende orologiere svizzere si riunirono, per la prima volta, per impostare e avviare un progetto segretissimo, denominato, in codice, “99”. Si trattava, in sintesi, di rispondere alle voci, sempre più insistenti, di iniziative tecniche finalizzate a mettere a punto il primo movimento cronografico automatico, da parte di Zenith da un lato e Seiko/Citizen dall’altro. Gli attori del progetto “99” sono Breitling, Heuer (che s‘incaricheranno, in particolare, del design di cassa e quadrante, oltre che di alcune componenti meccaniche), Büren (sviluppo del dispositivo automatico specifico) e Dubois-Dépraz (a cui fu destinato il compito di elaborare il modulo cronografico con contatori di dodici ore e trenta minuti, basato sul sistema d’innesto a pignone oscillante inventato da Edouard Heuer, fondatore dell’omonima Casa). All’inizio del 1966 gli americani della Hamilton Watch Company di Lancaster (Pennsylvania) si unirono alla “compagnia”, essendo entrati in possesso della maggioranza delle azioni della Büren. Il 3 marzo del 1969 il movimento, Calibro 11 “Chrono-Matic” da 13 ¾’’’ venne ufficialmente presentato, ad architettura modulare, con base automatica dotata di microrotore e dispositivo crono sovrapposto. Hamilton lo impiegò in versioni rotonde classiche, con la caratteristica impostazione che prevede pulsanti crono a destra e corona a sinistra (al 9), minuti crono al 3, ore crono al 9, datario a finestrella al 6; non mancò, poi, la scala tachimetrica periferica. Successivamente, la Casa di Lancaster ha continuato a utilizzare il suddetto movimento e le sue evoluzioni in più forme, tra cui un particolare orologio d’ispirazione aeronautica, lanciato agli inizi degli anni ’70 e chiamato Count-Down GMT Chrono-Matic. Questo modello, la cui cassa misurava ben 48 mm, utilizzava il calibro Chrono-Matic 141 con funzione GMT aggiuntiva: il Chrono-Matic era stato ruotato di 180°, tanto da portare i pulsanti a sinistra e la corona a destra (ore e minuti crono, evidentemente, si presentavano invertiti), accompagnata da due ulteriori corone, funzionali alla rotazione degli anelli relativi ai fuso orario e alle 24 ore.
Oggi, in un contesto strategico in cui Hamilton sta cercando ispirazione nel passato per affrontare il presente, dopo versioni quali il Khaki Pilot Pioneer, il Khaki Field Mechanical o l’Intra-Matic, lo spunto “vintage” è arrivato proprio dal suddetto Count-Down GMT Chrono-Matic o Chrono-Matic E, per celebrare degnamente il 50° anniversario del Calibre 11 (altro nome del Chrono-Matic): ci riferiamo, ovviamente, al 2019, ma l’attualità del prodotto va ben oltre la ricorrenza. Il risultato di una simile iniziativa, per l’appunto, è il nuovo Chrono-Matic 50, il cui imprinting “Seventies” è straordinariamente chiaro se si osserva la cassa in acciaio massiccia e “monoscocca” con l’inconfondibile tratto tonneau arrotondato e a finitura satinata, anse integrate e sovradimensionata (il diametro è stato confermato a 48,5 mm, che arrivano a 51,5 mm sull’asse verticale), decisamente assimilabile alla sezione di un uovo, propria dell’esemplare originale di riferimento. In luogo della complessità aggiuntiva del GMT e volendo veicolare un concept d’antan – che sta tornando prepotentemente alla ribalta -, piuttosto che copiare pedissequamente, la Maison, parte integrante dello Swatch Group, ha optato per una semplificazione espressiva, inserendo la scala tachimetrica periferica in luogo delle 24 città indicative di altrettanti fusi orari (accompagnata dalla relativa scala 24 ore) ed eliminando le ore crono e, ovviamente, la piccola sfera centrale del secondo fuso. Ecco, quindi, che il quadrante, protetto da vetro zaffiro bombato con doppio rivestimento antiriflesso, in cui è stato mantenuto il design “panda”, con contatori bianchi su fondo nero mat – minuti crono al 3 e secondi continui al 9 -, e diversi accenti rossi sulle scale di misurazione, visualizza con enfasi il count-down a un minuto (i cui indici sono proposti in rosso su un fondo bianco e nero, riprendendo lo schema giorno/notte sulla scala 24 ore del modello storico), e il datario a finestrella al 6.
Relativamente, poi, al corredo di pulsanti e corone, non è cambiato rispetto all’orologio degli anni ’70, ma vi sono delle diversità funzionali: rimangono i pulsanti crono (in rosso), ma spostati a destra, lato corona di regolazione, mentre a sinistra, troviamo la corona all’8 – gestisce la rotazione dell’anello rotante del count-down rispetto alla lancetta dei secondi crono -, e il pulsante nero al 10, utile alla correzione veloce del datario (nell’originale, come sopra evidenziato, le corone erano tre e i pulsanti due). Ciò avviene a motivo dell’impiego di un movimento automatico, calibro H-31 da 30 mm di diametro, derivato dall’ETA-Valjoux 7753, dalla meccanica integrata: 28.800 alternanze/ora, 27 rubini, riserva di carica di 60 ore. Lo si intuisce – Hamilton lo ha utilizzato integralmente, circa dieci anni fa, ad esempio, nel Jazzmaster Auto-Chrono -, in particolare, per la presenza del pulsante correttore del datario al 10, per i minuti crono al 3 e i secondi continui al 9; tra le modifiche più chiare, l’assenza delle ore crono al 12 e, tecnicamente, l’aver portato l’autonomia dalle 54 ore previste alle 60. Impermeabile fino a 10 atmosfere, l’Hamilton Chrono-Matic 50 è stato realizzato in serie limitata a 1972 pezzi (l’anno esatto di lancio del Count-Down GMT Chrono-Matic), e si allaccia al polso mediante un cinturino nero in pelle di vitello, forato su fondo rosso. Il prezzo al pubblico è di 2.295 euro.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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