Il prossimo weekend a Ginevra, l’alta orologeria vivrà un ennesimo momento da ricordare, in virtù dell’evento ginevrino “XIII”, curato dalla Casa d’Aste Phillips, in associazione con Bacs & Russo. Protagonista assoluta sarà una referenza 2523 di Patek Philippe, Ore del Mondo, sconosciuta fino ad oggi, una delle tre esistenti, sul cui quadrante è riprodotta, in smalto cloisonné, la mappa dell’Eurasia. Patek Philippe è ancora protagonista, con le ref. 5004 e 2499, Rolex, in particolare con la ref. 6036 e una serie di Daytona “Paul Newman”, Audemars Piguet con i Royal Oak e non mancano, tra i brand più “giovani” pezzi di richiamo di Richard Mille, François-Paul Journe, Roger Smith e De Bethune.
Gli appassionati e i collezionisti di alta orologeria il prossimo 8 maggio tratterranno senz’altro il fiato quando, presso l’Hotel “La Resèrve” di Ginevra, Aurel Bacs, Senior Consultant della Casa d’Aste Phillips e “battitore” d’eccezione, “introdurrà” il lotto 33, ossia la referenza 2523 di Patek Philippe, Ore del Mondo a due corone, denominata “The Silk Road”, per recare, sul quadrante, in smalto cloisonné, la massa continentale dell’Eurasia. Risalente al 1953, si tratta di uno dei tre modelli con questa tipologia di quadrante, attualmente noti, e per la precisione il primo 2523 con quadrante cloisonné realizzato da Patek Philippe. Delle undici referenze 2523, Ore del Mondo, conosciute, con quadranti in smalto cloisonné, sei presentano il Nord America, tre il Sud America e, per l’appunto, tre l’Eurasia. Di questi tre esemplari raffiguranti i continenti europeo e asiatico, uno si trova nel museo Patek Philippe, l’altro in un’importante collezione privata, mentre il modello che andrà in asta, fino agli ’90 parte di una prestigiosa collezione in Italia, è stato acquistato dall’attuale proprietario (europeo). Aurel Bacs, Senior Consultant Bacs & Russo e Alex Ghotbi, Head of Watches, Continental Europe and Middle East, hanno commentato: “La presente referenza 2523, con quadrante in smalto cloisonné è davvero il top assoluto per molti collezionisti, l’”end game”. Probabilmente, è difficile trovare un termine più abusato nel mondo del collezionismo di orologi, ma questo è l’unico caso in cui la parola può essere usata con il suo significato originale e non interpretato: l’orologio in oggetto è – in poche parole – uno degli orologi più ricercati al mondo, introvabili, attraenti e leggendari; l’unico parallelo, in termini di pura importanza orologiera, nel contesto degli esemplari da polso, può essere trovato nel Patek Philippe, ref. 1518, in acciaio inossidabile”.
La referenza 2523 è stata lanciata nel 1953 e presenta una cassa oversize (per l’epoca) da 36 millimetri, con due corone e un anello periferico delle città, parte integrante del quadrante, e non inciso sulla lunetta. Erano disponibili due versioni: ref. 2523, con anse più grandi saldate, angolose e sovrastanti la lunetta; ref. 2523/1, con un diametro leggermente più ampio e anse più sottili, non sovrastanti la lunetta. Il quadrante policromo è veramente d’effetto, in smalto cloisonné, reso in tonalità di blu marino, oro, verde e turchese. Si parte da una stima di 3.160.000 euro: che battaglia sia e vedremo se si raggiungerà un’aggiudicazione da record assoluto. Ricordiamo, in ultimo, che la ref. 2523 con quadrante cloisonné, in asta, negli ultimi 20 anni, è stata battuta solo 4 volte: nel 2002 (Eurasia), nel 2006 (Nord America), nel 2012 (ancora Nord America), e dopo 10 anni, il presente esemplare.
Gli altri highlights
Nell’introdurre i lotti selezionati per questa Auction XIII ginevrina di Phillips, Aurel Bacs, Senior Consultant Bacs & Russo e Alex Ghotbi, Head of Watches, Continental Europe and Middle East, hanno dichiarato congiuntamente: “Abbiamo curato un’eccezionale selezione di orologi, che abbracciano la maggior parte del XX e XXI secolo, dimostrando il savoir-faire, la tecnica e l’abilità nel design dell’industria orologiera. In offerta, ci sono orologi che attireranno sia il giovane appassionato, che il collezionista più esperto. Ciò che tutti questi orologi hanno in comune è la loro rarità, lo stato di conservazione e la loro rilevanza nel panorama orologiero odierno”. Puntualizziamo che i lotti sono stati così suddivisi: l’8 maggio, dalle ore 14, ora di Ginevra, dal n. 1 al n. 130; il 9 maggio, dalle ore 14, ora di Ginevra, dal n. 131 al n. 236 Conferme a queste affermazioni ce ne sono, e moltissime. A partire dalle quattro referenze 2499 di Patek Philippe (cronografi con calendario perpetuo), appartenenti, ognuna, alle altrettante serie di produzione della referenza. Da citare: quella appartenente alla Prima Serie (risalente al 1953) in oro giallo da 37,5 mm, con calendario in italiano – assai raro -, valutata 904.000-1.810.000 euro; esemplare relativo alla Seconda Serie (risalente al 1957) in oro rosa da 37,5 mm, con calendario in tedesco, poco indossato e in condizioni eccezionali, stimato 1.360.000–2.710.000 euro.
Ecco, poi, un modello estremamente raro e pregiato, quale la ref. 5004A di Patek Philippe, in acciaio da 36 mm, un cronografo rattrapante con calendario perpetuo (stima 181.000 – 362.000 euro): ne sono stati realizzati solo 50 esemplari e solo 6 di questi sono stati posti sul mercato collezionistico, essendo la referenza assente dai cataloghi della Maison e riservata solo ai migliori clienti del marchio e su richiesta. Patek Philippe, ça va sans dire, assoluta protagonista dell’asta con 60 pezzi offerti, si segnala ancora con una serie di orologi da polso automatici con calendario perpetuo, come, ad esempio, la ref. 3448 Padellone, da 37 mm, del 1977, calendario perpetuo con fasi di luna in oro bianco con quadrante grigio chiaro e bracciale originale (calibro 27-460 Q, stima di 181.000 – 362.000 euro): vi è anche un’altra referenza 3448, marcata Gübelin, dello stesso anno, in oro giallo da 37,5 mm (stima 108.000 – 181.000 euro). Riguardo esemplari più moderni della Casa ginevrina, sottolineiamo la ref. 5950R del 2016, in oro rosa su cassa coussin da 36,5 mm, denominata “Pink on Pink”, cronografo sdoppiante (coassiale alla corona) con quadrante rosa, meccanico manuale, calibro CHR 27-525 PS (stima 181.000 – 362.000 euro).
L’altra regina del mercato collezionistico, ossia Rolex, è presente con ben 66 esemplari, in quest’asta. Di particolare rarità e importanza, è una ref. 6036 in acciaio, del 1953, venduta al dettaglio da Joyeria Riviera (stima 136.000 – 226.000 euro). Originariamente consegnato in asta, dal primo proprietario, oltre un decennio fa e riapparso solo una volta da allora, questo Dato-Compax (cronografo con calendario completo) è in condizioni originali ed è uno tra i pochi “Killy” con quadrante marcato dal rivenditore. In tal senso, infatti, pochi rivenditori hanno avuto l’opportunità di imprimere il proprio nome sugli orologi Rolex, e farlo è stato un onore: unitamente a nomi molto noti e riconosciuti come Tiffany & Co., Asprey, Cartier e Van Cleef & Arpels, il dettagliante cubano Joyeria Riviera ha firmato alcuni modelli che, per questo motivo, sono i preferiti tra i collezionisti, per la loro esclusività. Segnaliamo, poi, la referenza in platino 1831, decisamente esclusiva, un Rolex Day-Date automatico (calibro 1566), ma assemblato in una cassa Oyster Quartz (127.000 – 253.000 euro la stima). Si tratta di un Day-Date assai raro, poiché risulta essere stato prodotto nel 1977, solo per lo Scià dell’Iran: appartiene, dunque, ad una serie di modelli donati ai più illustri dignitari di Sua Maestà e ai membri della sua ristretta cerchia. Secondo le ricerche effettuate, risulta che tale ref. 1831 sia stata prodotta in soli otto esemplari, in platino: quello offerto in asta è inciso sul fondello con il n. 001, il che porta a ritenere che sia stato il primo del lotto ad essere realizzato. Immancabili, ovviamente, i Daytona “Paul Newman” in acciaio, con particolare evidenza per una ref. 6241 con quadrante avorio su fondo nero, calibro manuale 722-1, risalente al 1968 (stima 108.000 – 199.000 euro). Proseguiamo con il Submariner, referenza 5513, in acciaio, del 1964, da 39 mm, con quadrante nero “Explorer” (valutato 90.400 – 181.000 euro): i riconoscibili numeri arabi “explorer” al 3/6 e 9, sono accompagnati da altri elementi particolarissimi sul quadrante, quali la sottolineatura al 6, sotto al nome “Submariner” e la doppia indicazione “T <25″, sempre ad ore 6, in corrispondenza della scala della minuteria.
Spazio, poi, all’Audemars Piguet Royal Oak, lo sportivo di lusso per antonomasia. Lanciato nel 1972 alla Fiera di Basilea, fece immediatamente scalpore poiché l’industria orologiera non aveva mai visto nulla di simile prima. A sottolineare tale elemento, Phillips, in quest’asta, ha compilato una delle serie più ampie e complete di Royal Oak (sono 18 pezzi sui 22 Audemars Piguet proposti) mai presentati all’incanto. Tra essi, citiamo una referenza 5402ST, del 1978, in acciaio da 39 mm, appartenente alla serie “B” (ne furono prodotti circa 1.000 esemplari), dotato del calibro ultrapiatto 2121 (stima 36.200 – 72.300 euro) e una del 1973, da assegnare alla serie “A” (ne furono realizzati 2.000 esemplari), dalle medesime dimensioni e movimento (stima 27.100 – 45.200 euro); è proposto anche un esemplare, del 1975, non appartenente ad alcuna delle quattro serie della ref. 5402ST. Sottolineiamo, poi, alcuni complicati Royal Oak, tra cui dei calendari perpetui scheletrati: in acciaio, ref. 25829ST, del 1995 (calibro automatico 2120/2802, stima 63.300 – 127.000 euro); in oro rosa con lunetta in platino (ref. 25636RP), del 1996, parte di una serie limitata di soli 25 pezzi (stima 54.200 – 108.000 euro). Troviamo anche una delle prime “Beasts” del Royal Oak Offshore della serie E (ref. 25721ST), in acciaio inossidabile da 42 mm, risalente al 2000, con quadrante “tropical” (18.100 – 36.200 euro). Fra i 236 lotti che saranno presentati nell’asta, spicca l’unico Richard Mille, un RM022 Tourbillon Aerodyne Dual Time, Red Quartz Limited Edition, del 2018 (stima 226.000 – 452.000 euro), realizzato in Quarzo TPT e Carbonio TPT, da 40 x 50 mm. Fa parte di tre serie da 10 esemplari ognuna, nei colori rosso, blu e bianco: nel dettaglio, lunetta e fondello sono in Quarzo TPT, ultraresistente e leggero, mentre la carrure è in Carbonio TPT. Per ottenere il rosso brillante, sottili fibre di quarzo, con uno spessore non superiore a 45 micron, sono state prima allineate e saturate in resine colorate, quindi riscaldate e sottoposte a una pressione di 6 atmosfere prima di essere lavorate.
Orologeria Indipendente – Highlights Phillips
Da sempre, approfondisce e dà spazio all’orologeria indipendente, e sta contribuendo in modo sostanziale alla creazione di un forte interesse su nomi, forse un po’ meno noti per i non addetti i lavori, ma di altissimo profilo. È il caso di François-Paul Journe, a cui sono stati destinati ben undici lotti, tra cui l’Octa Calendrier à Souscription del 2003 in platino (stima 36.200 – 72.300 euro), il Chronomètre à Résonance del 2002, da 38 mm in platino con movimento in ottone (90.400 – 136.000 euro la stima), il Tourbillon Souverain “38 mm Brass Movement” con Remontoir d’Égalité in platino (uno dei primissimi modelli marcati dal Maestro marsigliese, nel 1999 e stimato 226.000 – 407.000 euro) e il Centigraphe S del 2013, openworked nei contatori, in alluminio, manuale (27.100 – 54.200 euro). Sempre Journe è protagonista, nell’Opus One “Turquoise Tourbillon” di Harry Winston, in platino da 38 mm, risalente al 2001, sul quale è stato adattato il suo meccanismo del Tourbillon Souverain con Rémontoir d’Égalitè (valutato 136.000 – 271.000 euro). Durante il suo periodo come CEO di Harry Winston Rare Timepieces, all’inizio degli anni 2000, Max Büsser ha lanciato la serie Opus: in collaborazione con giovani orologiai indipendenti, il progetto collaborativo di Harry Winston, ha dato vita ad orologi che combinavano i DNA di Harry Winston e di ognuno dei suddetti orologiai, regalando al mondo segnatempo originali ed insoliti. Il primo “episodio” di questa saga, coinvolse proprio F.P. Journe e venne “distribuito” su tre modelli con movimento Journe: l’Octa con indicazione della riserva di carica, il Chronomètre à Resonance e questo Tourbillon con Remontoire d’Egalité.Proseguendo con gli indipendenti, per la prima volta in asta, compare un modello della Serie 1 “Onely Theo Fennel”, in oro bianco, di Roger Smith (stima 36.200 – 72.300 euro), in oro bianco, di forma rettangolare, risalente al 2005: è uno dei tre solotempo con datario retrogrado, relativi alla suddetta serie, commissionati dal gioielliere londinese Theo Fennel, il cui logo appare al 12. Una leggenda vivente, Roger Smith è, oggi, uno dei più importanti orologiai indipendenti, avendo lavorato come unico apprendista di George Daniels. Operativo presso l’Isola di Man, ogni orologio di Smith è rifinito a mano, su produzioni assai limitate, ogni anno. Lanciata nel 2001, la Serie 1 è stata la prima realizzata da Smith, influenzato dall’Arkade di A. Lange & Söhne: cassa rettangolare con, all’interno, un movimento rettangolare. Ispirato dal lavoro di Daniels, l’orologio presenta un quadrante guilloché con data retrograda e un movimento rettangolare con tipiche finiture inglesi, come piani smerigliati e dorati, castoni dorati e viti brunite.Infine, moltissimi altri orologi verranno battuti da Aurel Bacs, realizzati da brand quali A. Lange & Söhne, Cartier, Vacheron Constantin, Breguet, Zenith, Longines (segnaliamo un interessantissimo ref. 6630 “Swissair”, in acciaio da 47 mm, del 1955, con quadrante 24 ore, stimato 45.200 – 90.400 euro) e IWC, e da Indipendenti come Urwerk, De Bethune e MB&F.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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