Ripetizione Minuti con Tourbillon, Cronografo à Rattrapante, Cronografo con Calendario Perpetuo, sono questi i tre nuovi capolavori che Patek Philippe ha voluto presentare lo scorso luglio. Costituiscono l’ennesima dimostrazione della sua straordinaria padronanza della micromeccanica più complessa funzionale all’espressione orologiera. Chapeau!
Patek Philippe e le grandi complicazioni, una storia d’amore che va avanti fin dalla fondazione della Maison, nel 1839. Infatti, uno dei primi segnatempo realizzati dalla manifattura (conservato presso il Patek Philippe Museum di Ginevra) è una ripetizione dei quarti. Per tutto il XIX secolo, Patek Philippe mantiene viva la propria passione per le Grandi Complicazioni realizzando numerosi modelli di questo tipo e depositando diversi brevetti legati a ottimizzazioni tecniche. All’inizio del XX secolo, la manifattura realizza le sue leggendarie “supercomplicazioni” da tasca, come gli orologi con suoneria e indicazioni astronomiche realizzati per i collezionisti statunitensi James Ward Packard e Henry Graves Junior. In quanto agli esemplari da polso, nel 1925, ecco il primo orologio con calendario perpetuo che si conosca. Negli ultimi decenni del XX secolo, la manifattura si produce in altri capolavori presentando due orologi da tasca senza precedenti, il Calibro 89 (33 complicazioni), che rimarrà per oltre venticinque anni l’orologio portatile più complicato del mondo, e lo Star Caliber 2000 (21 complicazioni). L’arte di miniaturizzare meccanismi assolutamente complessi trova un’ulteriore espressione, con il lancio, nel 2001, Sky Moon Tourbillon da polso (12 complicazioni), seguito nel 2014 dal Grandmaster Chime, l’orologio da polso Patek Philippe più complicato (20 complicazioni). Cos’altro debba dimostrare Patek Philippe è quasi impossibile da individuare, eppure questo straordinario esempio capace di opere d’arte applicate all’orologeria trova sempre il modo di sorprendere e di ricordare i motivi per i quali i grandi collezionisti si combattono a colpi di milioni di euro per accaparrarsi le sue creazioni ad ogni occasione.
Quest’anno, fino a giugno non si sono viste novità, fino a quando la Maison ha deciso di celebrare l’apertura del nuovo edificio produttivo a Plan-les-Ouates con un Calatrava “particolare”, in acciaio, solotempo dotato di un raffinato quadrante grigio-azzurro. Poi, di nuovo silenzio, fino ad una sequenza di tre capolavori di cui uno, la Ripetizione Minuti, incredibilmente inedito per la Maison. Ci vorrebbero delle pagine per ognuno di essi, ma abbiamo voluto comunque proporveli tutti per testimoniare, ancora una volta, la meraviglia che suscita il solo osservare un segnatempo marcato Patek Philippe. Cominciamo, dunque, con il ref. 5303R, come accennato, la prima Ripetizione Minuti realizzata dalla Maison, con il dispositivo della suoneria visibile lato quadrante. In tal senso, va ricordato che uno dei primi segnatempo realizzati dalla manifattura (oggi esposto al Patek Philippe Museum di Ginevra) è una ripetizione dei quarti: dunque, con l’indicazione sonora del tempo, la Casa ha preso subito confidenza, sublimandola, per rimanere in epoca contemporanea e come sopra evidenziato, con lo straordinario Grandmaster Chime del 2014 (celebrativo dei 175 anni di attività), “capace” di cinque varianti sul tema, ossia, grande e piccola suoneria, ripetizione minuti, suoneria dell’ora preselezionata, ripetizione della data: queste ultime due brevettate. La manifattura, tra l’altro, offre la più ampia collezione di orologi da polso con Ripetizione Minuti nella sua collezione corrente: gli esemplari esibiscono questo meccanismo con timbri classici oppure “cattedrale”, da solo o abbinato ad altre complicazioni (calendario perpetuo, tourbillon, Ora Universale, cronografo). La ref. 5303R, in oro rosa da 42 mm, Ripetizione Minuti con Tourbillon (il primo ripetizione minuti da tasca di Patek risale al 1845), entra a far parte della collezione corrente, dopo essere stata presentata, in una serie limitata a 12 esemplari, lo scorso anno, alla Watch Art Grand Exhibition di Singapore. Il meccanismo della Ripetizione Minuti, dunque, si staglia fronte quadrante sopra la platina dorata (oro rosa), con finitura a Côtes Circulaires: unitamente al sistema di ricarica al 3, ecco cremagliera, camme, tastatori in acciaio, accompagnare i due martelli satinati e i timbri della suoneria, attivata dal classico cursore, realizzato in oro bianco, scheletrato a foglia sul fronte (così come le placche che definiscono anse e carrure) e posto sul lato sinistro della carrure. I piccoli secondi al 6 – ore/minuti sono indicati da sfere in oro bianco laccato nero traforate -, rivelano il piano posteriore della gabbia del tourbillon, visibile attraverso il cristallo zaffiro adattato sul fondello: un’altra chicca del calibro manuale di manifattura R TO 27 PS, con la Croce di Calatrava in oro rosa a nascondere parzialmente il regolatore inerziale della suoneria. In quanto all’estetica, poi, ponti e parte della platina fruiscono, come detto, di una finitura a Côtes de Genève Circulaires e di incavi con decorazione a Perlage; sul fronte posteriore, last but not least, il meccanismo è incorniciato da un “anfiteatro” in oro bianco con decorazione traforata che ricorda quella degli inserti e del cursore.
Il Cronografo à Rattrapante, ref. 5370P (Patek propose per la prima volta lo sdoppiante nel 1923 – movimento n. 124.824 – ), in platino da 41 mm, tradisce la presenza, con gli assi dei due contatori dei minuti crono e dei piccoli secondi allineati in basso rispetto al centro del quadrante, del celeberrimo calibro manuale CH 29-535 PS – qui in versione “sdoppiante” -, “titolare” di ben sei brevetti, ossia: profilo dei denti ottimizzato, migliore regolazione della penetrazione degli ingranaggi, migliore sincronizzazione innesto-freno, traforo della camma del contatore dei minuti, martelli di azzeramento autoregolanti, rotazione dei martelli “tra pietre”. Lo smistamento delle funzioni crono è via ruota a colonne, con innesto orizzontale, mentre è sempre una ruota a colonne a “governare” la funzione sdoppiante, totalmente rivisitata: è attivata mediante il pulsante coassiale con la corona. La novità vera è il quadrante in oro bianco smaltato blu “grand feu” a finitura glacé (l’esordio della referenza è avvenuto nel 2015, sempre in platino, con quadrante in smalto nero): le lancette a foglia di forma slanciata e con rivestimento luminescente, e le cifre stile Breguet, sono in oro bianco applicate. La stessa precisione e la stessa rapidità di lettura caratterizzano anche la misurazione dei tempi brevi, con le sottili lancette centrali del cronografo e rattrapante, la piccola sfera del contatore dei minuti crono istantanei e le scale stampate in bianco che si stagliano sullo sfondo blu; il tutto circondato dalla scala tachimetrica. Infine, come tutti gli orologi Patek Philippe in platino, la nuova Ref. 5370P esibisce un piccolo diamante incastonato tra le anse del bracciale a ore 6.
E chiudiamo con un classicissimo della Casa, il Cronografo con Calendario Perpetuo, presentato per la prima volta nel 1941 (la leggendaria ref. 1518) ed ora proposto, nella ref. 5270J, in oro giallo da 41 mm, dopo le precedenti varianti in platino (a partire dal 2018, con quadrante opalino dorato) e in oro rosa (con bracciale in stile “Goutte”), connotata da dettagli ricercati, come la lunetta concava e le anse a “godron”. Il quadrante è argenté mat e, questa volta, la base crono CH 29-535 PS è accompagnata dal modulo ultrapiatto del calendario perpetuo (1,65 mm di spessore): datario analogico e fasi lunari al 6, doppia finestrella del giorno della settimana e del mese al 12, day/night al 7/8 e ciclo bisestile al 4/5, il tutto incorniciato dalla scala tachimetrica periferica. Va sottolineato che il calibro manuale CH 29-535 PS Q è il primo movimento cronografico con calendario perpetuo interamente sviluppato e realizzato da Patek Philippe (2011). Ovviamente, tutti i movimenti sono insigniti del Sigillo Patek Philippe.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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