Sono 120 anni che Omega omaggia il suo pubblico femminile: lunga la tradizione della Maison in questo ambito, testimoniata da modelli entrati, a buon diritto, nella storia dell’orologeria. E lo fa, nell’ambito della collezione De Ville, con una significativa linea, denominata Mini Trésor, dal diametro ridotto a 26 mm, al quarzo, con cinturini artistici e quadranti raffinatissimi.
Sono ben 120 gli anni che Omega accompagna il tempo del pubblico femminile. La Maison fu tra le prime a proporre un segnatempo da indossare al polso, nel 1900, in argento 900 e movimento da 12’’’, impiegato, in ambito militare, durante la Seconda Guerra Boera, nelle file degli ufficiali inglesi: ore e minuti scorrevano su di un quadrante smaltato bianco in virtù di sfere Poires. E fu naturale seguire il trend con un pensiero al polso femminile, anche sulla scia dell’affermazione, in quel periodo, dell’Art Nouveau, protagonista dell’effervescenza della Belle Époque. Così, nel 1902, in una cassa half-hunter d’argento sterling 935, adattata da un pendente, per l’appunto, con quadrante in smalto visibile attraverso la protezione frontale incernierata, interamente ricoperta da un delicato motivo floreale (in linea con lo stile Art Nouveau), Omega realizzò il suo primo orologio ufficiale per signora, dotato di meccanismo da 13’’’. Sebbene il marchio avesse già offerto orologi da taschino artisticamente incisi, il 1902 fu il momento chiave in cui il segnatempo da donna, per la Maison, divenne una caratteristica di stile pronunciata e distintiva, tanto che, nel 1904, un altro esemplare in argento 875, con movimento da 12’’’, su cassa Lépine, presentava il decoro floreale in rilievo su fondo e lunetta, e il quadrante era completamente a vista, con piccoli secondi.
Nel 1906, fu la volta di un modello particolarissimo, in oro rosso, su cassa ottagonale sfaccettata Lépine, sempre derivato da un pendente, tanto che la corona al 3 corrispondeva all’indice delle ore 12, e i piccoli secondi, ovviamente, erano posizionati al 9 (il 6 nel Lépine ruotato a destra di 90°): da segnalare il quadrante in avorio e le splendide lancette Luigi XV in oro. Tuttavia, evidentemente, questa strada aveva bisogno ancora di tempo per consolidarsi. Nel senso che, nell’high class, era ancora considerato scortese per una donna guardare l’orologio, forse dando un suggerimento di noia o disinteresse. Così, Omega iniziò a produrre “orologi-gioiello segreti”, ossia pezzi che sembravano gioielli ma, al loro interno, prevedevano un piccolo segnatempo nascosto. La popolarità di questi pezzi crebbe fino a quando, durante i “ruggenti anni Venti”, gonne corte e capelli a caschetto accolsero il mondo a colori e le forma audaci dell’Art Déco: seguendo questa libertà di espressione, Omega dette vita ad una vera e a propria gamma di orologi-gioiello, dalle forma principalmente geometriche, non rinunciando, per l’interno, ai propri movimenti più performanti. In tal senso, è sorprendente sapere che, dal 1894 al 1935, oltre il 35% della produzione di meccanismi della Maison, fu destinato agli orologi da donna. Esemplificativo e significativo in un simile contesto fu il “Medicus” del 1937, prima versione da polso di Omega con sfera dei secondi centrale, con particolare riferimento alla versione 650 su cassa carré in acciaio, quadrante bicolore con scala della minuteria centrale a chemin de fer, lancette Plumes e movimento manuale, calibro 23.4 SC: venne chiamato Doctor’s Watch, perché consentiva, mediante la lancetta centrale dei secondi e la scala relativa, di calcolare con maggiore precisione e facilità il ritmo cardiaco. Il “Medicus” non solo rispondeva ai bisogni delle donne nella professione medica, ma lo faceva non dimenticando un aspetto estetico curato nei dettagli, elemento confermato nelle successive versioni dell’orologio su cassa rotonda, anche in oro a 14 carati, con lunetta scanalata o monoansa a cilindro saldata.
Omega fu attiva anche sotto il profilo della comunicazione, cercando di mostrarne l’individualità e l’unicità attraverso lo stile. Queste le parole usate in uno spot pubblicitario del 1951: “In tutti gli aspetti della vita, una donna è attiva, sportiva e impegnata come un uomo, come lui, richiede un orologio di precisione”. Un’affermazione a cui la migliore risposta arrivò nel 1955, con il lancio del Ladymatic (contestualmente ebbe un grande riscontro il Sapphette, orologio declinato in molte varianti, principalmente in oro, connotato da un reahaut in zaffiro sfaccettato e definire accattivanti riflessi di luce). Primo automatico Omega per signora, era equipaggiato con il calibro 16 RA SC-455, all’epoca, con il suo volume di 1,196 cm3, il più piccolo calibro del mondo comprensivo di rotore. E, non solo, anche se in quel periodo, riguardo agli orologi femminili, non vi era una stringente esigenza di test cronometrici, la Casa volle sottoporre lo stesso la prima serie di tali meccanismi a prove che ne attestassero la superiore qualità, ottenendo la certificazione cronometrica dagli uffici elvetici preposti, con menzione speciale. Ulteriore elemento distintivo fu l’inusuale quantitativo di esemplari dotati di bracciale (assai famoso il “gold brick bracelet”).
Il Ladymatic esaltò l’abbinamento tra tecnica e fine eleganza, ma non mancarono omaggi al mood “gioiello” come quello dell’Omega Flowers, meccanico manuale (calibro 440 con corona sul fondo), presentato durante la fiera di Basilea del 1956, con bracciale in oro giallo, le cui “foglie” erano realizzate in oro malva – fu la prima volta che tale materiale venne impiegato -, e dove uno dei due “fiori” nascondeva un segnatempo. Disegnato dallo stilista Jean Hauck di Artbijoux, fu un esempio delle collaborazioni che la Maison definì con riconosciuti designer di quell’epoca, relativamente ai modelli segreti o gioiello, che proseguirono negli anni ’60 e ’70, un periodo in cui la sperimentazione, il colore e la creatività si stavano imponendo nel mondo. Citiamo Gilbert Albert, il quale per la New York World’s Fair del 1964, disegnò il Moldavita, una collana in platino, oro e perle, il cui pendente recava “al centro ”la rara pietra moldavite (sostanza vetrosa naturale, color verde bottiglia, risalente a 15 milioni di anni fa e formatasi a seguito dell’impatto con un meteorite) e teneva agganciato un orologio con il più piccolo movimento automatico dell’epoca (il calibro Ladymatic 660). Oggi, come ieri, quindi, la Maison vuole celebrare il suo notevolissimo heritage nel campo dell’orologeria muliebre, sottolineando come sia sempre rimasta in “contatto” con gli stili, le personalità e gli atteggiamenti delle donne in 120 lunghi anni. Per farlo, Omega si è rivolta ad alcune delle sue più celebri ambasciatrici, lasciandole libere di scegliere il modello che maggiormente ne rappresentasse il carattere e la bellezza. Ecco, allora, l’attrice Nicole Kidman e il Constellation Small Seconds da 34 mm (in oro Sedna, lunetta con diamanti, quadrante burgundy con piccoli secondi, calibro Co-Axial Master Chronometer 8803), l’attrice e cantante Zoe Kravitz e il Constellation Quartz 28 mm (in acciaio con bracciale, quadrante viola satinato soleil, indici in diamanti), la velocista statunitense Allyson Felix e l’Aqua Terra 150m Co-Axial Master Chronometer Ladies’ 38 mm (in acciaio e oro Sedna, quadrante blu con motivo a onde e datario a finestrella, indici in or Sedna che ricordano la forma di uno scafo di una barca a vela) e, infine, la modella Kaia Gerber, figlia della celeberrima ambasciatrice Omega Cindy Crawford, e il Constellation Co-Axial Master Chronometer 29 mm (in oro giallo con bracciale, da 29 mm, lunetta con numeri romani incisi, quadrante champagne con indici in diamanti e datario al 6). Quattro modi d’interpretare l’orologio nei quali il pubblico femminile potrà o meno riconoscersi…
La collezione De ville Mini Trésor
La centralità dell’orologio femminile per Omega, quest’anno è, poi, stata confermata dalla presentazione della nuova collezione De Ville Mini Trésor, una denominazione non casuale. Nel 1951, il nome Trésor apparve per la prima volta nel catalogo Omega, e alludeva al tesoro custodito all’interno dell’orologio: il leggendario calibro 266 da 30 mm, con piccoli secondi e noto per la sua precisione e robustezza, unitamente ad un design semplice e logico che consentiva a Omega di dotare il segnatempo di una cassa d’oro decisamente sottile. La collezione Trésor, infatti, si caratterizzava anche per aver l’oro come protagonista, su cassa, corona, indici, lancette e furono incredibili i volumi prodotti, data la “preziosità” del prodotto, a prezzi molto competitivi. Una variante per signora, vide già la luce nel 1952, in oro, monoansa, quadrante argenté, lancette Alpha e con cinturino in cordoncino. Nel 2018, la Maison di Bienne ha riproposto la linea Trèsor, per il pubblico femminile, con casse sottili, identificativo pavé di diamanti a carezzare parte della lunetta e terminare sull’ansa in modo simmetrico (sinistra verso l’alto e destra verso il basso), numeri romani allungati e sfere a foglia. Quest’anno il design del Trésor torna, dunque, alla ribalta seguendo nuove geometrie e dimensioni. Infatti, i nuovi Mini Trésor prevedono un diametro di 26 mm, movimento al quarzo (calibro 4061) e, oltre ai connotati sopra evidenziati, tutti i modelli recano una corona incisa con un fiore Omega in ceramica liquida rossa e con un diamante incastonato; infine, il retro della cassa a specchio è definito dal motivo “Her Time”. La collezione è declinata su due esemplari in oro Moonshine a 18 carati (lega dalla colorazione più chiara e dalla maggiore resistenza nel tempo): uno con cassa, cinturino e quadrante con trama effetto seta; l’altro, con quadrante in smalto “Grand Feu”, di colore bianco con numeri romani anneriti (il cinturino mantiene il motivo ad effetto seta). Ecco, poi, le varianti dotate di eleganti cinturini Toile de Jouy: sono infatti decorati con motivi fantasia e ispirati ad un classico tessuto stampato, nato in una località a sud-est di Versailles nel XVIII secolo. Peraltro, per le donne che vogliono aggiungere un tocco di distinzione, ecco tre versioni in acciaio dove i cinturini Toile de Jouy, negli stessi tre motivi sopra indicati, divengono “double tour”. I decori, in sintesi, riprendono storiche e pregiate tappezzerie e porcellane, diversificati su tre temi legati al DNA del brand: il mare blu, un tributo al retaggio oceanico di Omega; la farfalla nera, in riferimento alla storia dell’aviazione e dell’esplorazione spaziale; un motivo floreale rosso come riconoscimento della passione di Omega le manifestazioni naturali Terra. Sono realizzati in oro Moonshine 18 carati, con quadranti bombati in smalto “Grand Feu”, bianchi e con indici a numeri romani in tono con il colore dei motivi sul cinturino.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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