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Longines Spirit Zulu Time, in volo sul futuro

Longines Spirit Zulu Time, in volo sul futuro

La Maison di Saint-Imier implementa la collezione Spirit con una variante complicata, il GMT, rivendicando su questo device la sua primogenitura  nel contesto orologiero internazionale. I nuovi Spirit Zulu Time, richiamano una tradizione e un savoir-faire di primissimo piano, evolutosi a partire dagli anni ’20 e legato a filo doppio ai pionieri del’aviazione, ma non solo, esplicitando una componente d’eleganza che, in Longines, non può mai mancare.  

Afferma Matthias Breschan, CEO di Longines dal luglio del 2020: “I due elementi che maggiormente mi hanno colpito di Longines, nel momento in cui sono stato nominato CEO, sono la storia e l’heritage. Lavoro da diversi anni in Swatch Group e conoscevo molto bene la Maison, ma quando ho analizzato, nel dettaglio, il patrimonio storico e il contributo reale che il brand ha dato allo sviluppo dell’orologeria, ne sono rimasto stupito. E’ incredibile e, ad oggi, abbiamo ancora un notevolissimo potenziale. Se si chiede ad appassionati su mercati competenti e maturi come l’Italia, sono certo che non tutti sanno che fu Longines a introdurre per prima il concetto e l’indicazione del GMT nel 1925. Ma la Casa può vantare primogeniture anche riguardo l’alta frequenza, il flyback, la lunetta girevole, e così via. Tutti plus che rendono il brand ricco di contenuti e prestigio. A dir la verità, è uno di quei marchi per i quali è il CEO che deve adattarsi e non pensare che sia il brand a doversi adeguare alle sue strategie. Se analizziamo gli ultimi 20 anni, possiamo dire che Longines è una ‘case history’ eccezionale nell’industria orologiera mondiale, data la sua crescita ed il suo successo. E io, sulla base delle unicità e dei punti di forza del marchio, devo solo lavorare per svilupparli e rinforzarli ulteriormente, al fine di mantenere un simile livello di successo anche nel prossimo ventennio. In particolare, dobbiamo ora focalizzare bene il lavoro, collezione per collezione. In tal senso abbiamo ridotto il numero di referenze, da 1.500 a 750 circa. Questo non significa eliminare collezioni, ma dare ad esse un’immagine più distintiva e selettiva e ottimizzarne la visibilità nel punto vendita. E, poi, per gli anni a venire, abbiamo stabilito piani di lavoro mirati alla realizzazione di movimenti “in-house” esclusivi Longines, con l’obiettivo di riprendere il filo di una storia manifatturiera straordinaria, basata su capisaldi di alto valore tecnico. Vantiamo calibri decisamente iconici, come il 13ZN per esempio, e abbiamo messo in pista importanti progetti relativi alla rivisitazione di questi movimenti storici per delle edizioni speciali, ma non posso aggiungere altro, per il momento”.

Matthias Breschan, CEO di Longines.

Tra i progetti cui fa riferimento il CEO, vi è, senz’altro, la collezione Spirit che, fin dal suo lancio, alla fine del 2020, evoca lo spirito, sempre vivo dei pionieri dei cieli e delle terre emerse, protagonisti di storie di sacrifici, di coraggio, di passione, di successi, di cadute e risalite, accompagnati e sostenuti da strumenti di misurazione del tempo realizzati da Longines. È proprio a quello spirito, manifestatosi a partire dalla fine degli anni ’20 e giunto intatto e più vivo che mai fino a noi, che la Maison di Saint Imier, ha voluto dedicare il segnatempo Spirit, un concentrato di qualità e performance, d’impatto sportivo. Gli Spirit,  solotempo e  cronografo automatici, affondano le loro radici nel ricco patrimonio storico del marchio della clessidra alata e si associano a personaggi leggendari, che hanno aperto le strade dei cieli, trasformandoli in territori di scoperta, quali Charles Lindbergh, Elinor Smith, Amelia Earhart, Wiley Post, Howard Hughes, Hans von Schiller, Amy Johnson, Paul-Emile Victor, per citarne alcuni. Oggi, si apre un nuovo capitolo con lo Spirit Zulu Time, modello che accoglie la complicazione del secondo fuso orario e che, allo stesso modo delle versioni suindicate,  porta avanti la tradizione degli strumenti di precisione sviluppati da Longines per accompagnare i pionieri nelle loro imprese. Sottolinea Breschan: ”Riguardo allo Spirit Zulu Time, inizialmente abbiamo esplorato diverse opzioni. La prima, evidentemente è stata indirizzata sullo stile del primo modello del 1925, studiato specificamente per la “navigazione” ma, poi, abbiamo virato verso la collezione Spirit, perché volevamo privilegiare il contesto squisitamente aviatorio e pionieristico della complicazione. E, allora, abbiamo integrato il concept stilistico nella collezione Spirit,  con delle evoluzioni rispetto alle prime versioni, riducendo leggermente la lunghezza delle anse e adattandole alla curvatura del polso,  rendendo molto vestibile l’orologio, oppure applicando nuove soluzioni per l’integrazione del bracciale sulla cassa, in termini ergonomici e funzionali, ovviamente. Tutto questo, fruendo di un movimento all’avanguardia tecnologica. In tal senso, in seno allo Swatch Group possiamo fare affidamento su di una base industriale solida e di altissimo livello, non dipendiamo da fornitori esterni e, nel momento in cui decidiamo di avviare un progetto tecnico, abbiamo il pieno controllo di tempi e modi: un grande vantaggio. Il movimento il suo sviluppo, soprattutto se vi sono delle complicazioni, può richiedere dai due ai cinque anni e importanti investimenti. Il GMT è il primo step del progetto tecnico di sviluppo per Longines, di cui abbiamo stabilito la road map. Il secondo vedrà la luce in giugno, nel contesto dell’alta frequenza, e sarà un altro importante momento per affermare sempre di più la credibilità del brand”. 

Longines  Zulu Time, risalente al 1925, con il caratteristico simbolo “Z” sul quadrante; cassa rettangolare in oro bianco, da 25 x 34 mm (spessore di 9 mm). Quadrante argenté e rosso su motivo geometrico centrale e sulla cornice della scala della minuteria a chemin de fer; numeri arabi stampati e luminescenti, scala 24 ore interna e piccoli secondi al 6; lancette ore/minuti Skeleton,  sfera del secondo fuso a gladio. Movimento manuale, base tempo, da 10’’’, calibro 10.86 N.

Esemplare da tasca realizzato da Longines per l’Impero Ottomano, con doppie lancette (di tipo Poires Anglaises) per indicare ore e minuti in Francia e in Turchia, sullo stesso quadrante, oggetto di due brevetti (1911 e 1918). Era in argento 800, dal diametro di 49 mm e presentava una cuvette esterna decorata con le medaglie vinte da Longines in diverse esposizioni universali. Il quadrante, con l’arco orario interno smaltato in rosso a riprodurre i numeri islamici personalizzati e con piccoli secondi al 6, era connotato dall’indicazione, sotto al marchio, del distributore Longines di Costantinopoli. Movimento meccanico manuale, calibro di manifattura 18.69N.

La denominazione Zulu Time deriva dal primo orologio da polso della Maison con indicazione a lancetta dell’ora GMT: chiamato, per l’appunto Zulu Time, risale al 1925 e riporta il caratteristico simbolo “Z” sul quadrante, indicativo dell’ora Zulu secondo l’alfabeto fonetico NATO, ossia quella relativa al fuso orario di riferimento della Terra, il meridiano dalla longitudine “0°” (Zero, per l’appunto, dalla “Z” iniziale). L’orologio, dalla cassa rettangolare in oro bianco, da 25 x 34 mm (spessore di 9 mm), recava il n. 4234180 (n. cassa 54818); il quadrante argenté e rosso su motivo geometrico centrale e sulla cornice della scala della minuteria a chemin de fer, prevedeva numeri arabi stampati e luminescenti, la scala 24 ore interna e piccoli secondi al 6 (scala anch’essa rettangolare), con lancette ore/minuti Skeleton e sfera GMT a gladio. Il movimento manuale, base tempo, da 10’’’, era il calibro 10.86N, 17 rubini, con bilanciere bimetallico regolato su 2 posizioni oscillante a 18.000 alternanze/ora, scappamento ad àncora a linea diritta, spirale Breguet azzurrata, piccoli secondi diretti (indiretti al centro); lo schema strutturale è a “5 ponti”, relativi al bilanciere, al bariletto, alla ruota di centro, alla ruota di scappamento ed a quella dei secondi. Su di esso fu aggiunto, centralmente, un canotto a contenere l’asse di una seconda ruota oraria per calettare la lancetta che, anche se non gestibile via corona indipendentemente – ma unitamente a quella dell’ora locale -, era settata sull’ora Zulu di riferimento mondiale, riguardante il meridiano “0” di Greenwich, così da darne costantemente l’indicazione. Questo modello, va detto, fu preceduto, nel 1908, da un esemplare da tasca realizzato da Longines per l’Impero Ottomano, con doppie lancette (di tipo Poires Anglaises) per indicare ore e minuti in Francia e in Turchia, sullo stesso quadrante, oggetto di due brevetti: depositati, uno il 6 marzo 1911 (“Montre turque à deux tours d’heures”), seguito da un secondo brevetto nel 1918 (“Montre à double cadran”). Era in argento 800, dal diametro di 49 mm (n. seriale inciso su fondo a cerniera), e presentava una cuvette esterna decorata con le medaglie vinte da Longines in diverse esposizioni universali. Il quadrante, con l’arco orario interno smaltato in rosso a riprodurre i numeri islamici personalizzati e con piccoli secondi al 6, era connotato dall’indicazione, sotto al marchio, del distributore Longines di Costantinopoli (odierna Istanbul), ossia “Nacib K. Djezvedjian & Son – Constantinople”. Il movimento meccanico manuale impiegato, era il calibro di manifattura 18.69N (18’’’, 18.000 alternanze/ora, 15 rubini, bilanciere bi-metallico, ancora diritta, spirale Breguet), modificato con un device addizionale – funzionale, peraltro anche a visualizzare l’ora della preghiera -, costituito da un treno di ruotismi fissato sul meccanismo originario: un pulsante a ore 1 permetteva di fermare il movimento per la regolazione di precisione.  Questo calibro  venne adottato a partire proprio dal 1908 (elaborazione del 18.69 del 1895) ed equipaggiò altre versioni note a doppie lancette, sempre nel 1908 (fascia oraria esterna a numeri romani e, interna, a numeri arabi, senza alcuna personalizzazione su quadrante e, dunque, non destinato alla Turchia), e nel 1917, in questo caso, ancora indirizzato al distributore di Costantinopoli, ma con sfere Breguet, a finitura brunita e dorata.     

Orologio per quadro di comando Longines (Cockpit Watch), fornito ai pionieri dell’aviazione Clyde Pangborn e Hugh Herndon, in occasione della trasvolata dell’Oceano Pacifico, dal Giappone agli Stati Uniti, conclusasi con successo in 41 ore e 13 minuti. Tale strumento era dotato di doppie lancette per indicare l’ora e i minuti su due quadranti concentrici suddivisi sulle 24 ore.

Clyde Pangborn (a sinistra) e Hugh Herndon Jr., statunitensi. Completarono il primo volo transpacifico, senza scalo, dal Giappone agli Stati Uniti, il 5 ottobre 1931. Decollarono in Giappone,  il 4 ottobre 1931, a Samishiro Beach e atterrarono 41 ore e 13 minuti dopo a Wenatchee, nello Stato di Washington, negli Stati Uniti, dopo aver coperto una distanza di 5.500 miglia. All’epoca fu il volo più lungo mai effettuato sull’acqua.

Interessante, poi, nel 1931, fu lo sviluppo, da parte di Longines, di uno speciale orologio di bordo (Cockpit Watch) per il pioniere statunitense dell’aviazione Clyde Pangborn che, assieme a Hugh Herndon Jr, fu il primo a effettuare una trasvolata senza scalo dell’Oceano Pacifico, dal Giappone agli Stati Uniti, 5.500 miglia coperte in 41 ore e 13 minuti: tale strumento, elaborazione del modello precedentemente illustrato, era dotato di doppie lancette per indicare l’ora e i minuti su due quadranti concentrici, suddivisi però sulle 24 ore, per incontrare un’esigenza specifica degli aviatori (nel 1937 Longines effettuò un’ulteriore sviluppo di tale modello di bordo, con suddivisione oraria a 12 ore, movimento ruotato di 180° – corona al 6 e piccoli secondi al 12 – e lunetta girevole con indicatore luminescente); il pulsante serviva a fermare il movimento, per sincronizzare perfettamente l’ora con il segnale orario via radio. Si tratta di una storia che merita di essere raccontata.

Il volo di Pangborn e Herndon Jr

Clyde Pangborn, pilota provetto, tra il 1922 e il 1928, volò per circa 125.000 miglia. Durante questo periodo, ebbe la fortuna di incontrare il pilota Hugh Herndon Jr. La corsa ai voli da record ebbe una forte impennata durante il periodo della Grande Depressione (cominciata con il crollo della Borsa di Wall Street il 24 ottobre del 1929) e  Pangborn divenne determinato a stabilire uno di quei record. Lui e Hugh Herndon, Jr tentarono per la prima volta di battere il record mondiale del volo intorno al mondo, stabilito nel 1931 da Wiley Post e Harold Gatty, ma furono costretti ad abbandonare l’impresa in Russia. Dopo questo fallimento, la coppia decise di volare dal Giappone agli Stati Uniti, attraversando l’Oceano Pacifico. Tuttavia, i due piloti incontrarono qualche difficoltà mentre si recavano a Tokyo, dove avrebbero dovuto iniziare la loro missione. Le autorità giapponesi li arrestarono e accusarono di aver sorvolato un territorio proibito e di aver scattato foto illegali delle fortificazioni militari giapponesi; successivamente processati come spie vennero multati per circa  1.000 dollari ciascuno. Nonostante questo flop, Pangborn e Herndon Jr persuasero i funzionari giapponesi a concedere loro un permesso, a patto che portassero a termine la trasvolata e promettendo loro una ricompensa di 25.000 dollari. Dunque, finalmente decollarono da Samishiro Beach il 4 ottobre 1931, per un volo transpacifico senza scalo. Si imbarcarono su di un affidabile monoplano Bellanca, chiamato Miss Veedol, con Pangborn in qualità di capo pilota e navigatore, ed Herndon Jr come pilota di soccorso e assistente navigatore. Durante il volo, con l’obiettivo di alleggerire al massimo il velivolo per motivi di consumi e penetrazione dell’aria, Pangborn fu costretto a compiere un grande atto di coraggio: nell’attivare il carrello di atterraggio del Bellanca, per liberarsene, due sostegni dello stesso non si sganciarono. Pangborn, allora, salì sul piano alare del Bellanca e liberò i due montanti del carrello di atterraggio che non si erano disimpegnati; lo fece, a piedi nudi, incurante dei venti a cento miglia all’ora e del freddo oceano sottostante. Nonostante avessero preso poche o nessuna precauzione di sicurezza, i due uomini atterrarono sani e salvi a Wenatchee, nello Stato di Washington, il 5 ottobre 1931: mani e piedi erano quasi congelati, ma l’umore era ottimo. Il loro sbarco fu un vero spettacolo: non solo “lisciarono” la destinazione prevista di Seattle ma, evidentemente, atterrarono senza ruote! Avevano volato per circa 5.500 miglia senza scalo, come detto, in 41 ore e 13 minuti e ricevettero il premio in denaro dal Giappone. Per questa impresa, Pangborn ottenne diversi “onori”, sia a Samishiro Beach che all’aeroporto di Wenatchee, oggi chiamato Pangborn Field. 

Qualche settimana più tardi, Hugh Herndon Jr scrisse a Longines-Wittnauer (filiale americana della Maison) quanto segue: “Durante la trasvolata del Pacifico, Clyde Pangborn e io indossavamo degli orologi Longines che hanno funzionato perfettamente”. E aggiunse che, “durante il volo, in cui abbiamo incontrato un clima artico tanto gelido da congelare persino l’acqua delle nostre borracce, gli orologi Longines hanno continuato a indicare l’ora con estrema precisione. Come sapete, l’ora esatta è essenziale per una buona navigazione”.

Amy Johnson, fu la prima donna ad effettuare una trasvolata in solitaria, dall’Inghilterra all’Australia, il 5 maggio 1930: decollò da Croydon (vicino a Londra) per arrivare in Australia 19 giorni dopo, con atterraggio a Darwin (copertura di una distanza di 17.700 km). Per questo risultato, fu premiata con il riconoscimento di Commander of the British Empire. Il suo orologio preferito era un Longines Sideral Time Weems del 1937, da 47 mm, con quadrante interno girevole utile a sincronizzare la lancetta dei secondi con il segnale orario via radio; inoltre, come desumibile dalla denominazione, l’orologio indica il tempo siderale della giornata, ossia 23 ore, 56 minuti e 4 secondi. 

Al polso di una straordinaria aviatrice

Longines, negli anni ‘20/’30, fu orologio di assoluto riferimento per i pionieri dell’aviazione. Tra di essi va senz’altro citata Amy Johnson, classe 1903, inglese, la prima donna ad effettuare una trasvolata in solitaria, dall’Inghilterra all’Australia: il 5 maggio 1930, infatti,  decollò da Croydon (vicino a Londra), per arrivare in Australia 19 giorni dopo, con atterraggio a Darwin (copertura di una distanza di 17.700 km). Amy, dopo il raggiungimento di questo storico risultato, fu premiata con il riconoscimento di C.B.E. (Commander of the British Empire). Nel luglio 1931, l’aviatrice divenne il primo pilota a volare da Londra a Mosca in un giorno (2.832 km in 21 ore, record). Laureata in Economia, presso l’Università di Sheffield, 

Amy Johnson, durante il periodo universitario frequentò anche lezioni d’ingegneria. Nel 1932, batté il record, allora detenuto da suo marito, Jim Mollison, per un volo in solitaria dall’Inghilterra a Cape Town (Sud Africa), in soli 4 giorni, 6 ore e 54 minuti, cronometrati dal suo orologio Longines (10 ore e mezzo più veloce del marito). Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Johnson prestò servizio come Primo Ufficiale, pilotando aerei della Royal Air Force in tutto il paese. Morì in volo, in condizioni meteorologiche avverse, il 5 gennaio 1941, nei cieli sovrastanti l’estuario del Tamigi vicino a Herne Bay: si suppone che il suo aereo sia stato colpito da fuoco amico. Fu fotografata diverse volte con, al polso, il suo modello preferito (oggi, osservabile presso il Museo Longines a Saint-Imier, con il suo cinturino originale), un Longines Sideral Time Weems del 1937, da 47 mm, con quadrante interno girevole utile a sincronizzare la lancetta dei secondi con il segnale orario via radio; inoltre, come desumibile dalla denominazione, l’orologio indica il tempo siderale della giornata, ossia 23 ore, 56 minuti e 4 secondi. Chiosa Matthias Breschan: “Amy Johnson e Amelia Earhart furono delle trendsetter per l’orologio femminile di grandi dimensioni…”.

Orologio da pilota realizzato da Longines nel 1935: presentava una doppia scala oraria, con quella interna girevole, regolata tramite la corona a ore 12: consentiva la lettura di un secondo fuso orario. Piccoli secondi al 6.

Modello Weems da 47,5 mm, del 1933, con due serie di lancette dell’ora e dei minuti. Sul quadrante smaltato, le doppie lancette erano a Poires Anglaises, dorate e brunite. Il pulsante per bloccare il movimento e consentire la regolazione sul segnale orario via radio, è opposto ai piccoli secondi (al 9) e si trova in prossimità di ore 4. Il fondello era a cerniera e le anse fisse. Calibro manuale 18.69N.

 

Il doppio fuso su modelli da polso

La Casa si distinse per altri device del genere nel periodo immediatamente precedente la Seconda Guerra Mondiale ma, tornando ai modelli da polso, modificò, nel 1933, un grande orologio Weems da 47,5 mm, con due serie di lancette dell’ora e dei minuti; evidentemente utilizzava il medesimo calibro del tasca, sopra illustrato, ossia il calibro manuale 18.69N e, sul quadrante smaltato, le doppie lancette erano a Poires Anglaises, dorate e brunite. Il pulsante per il blocco del movimento a fini di regolazione, opposto ai piccoli secondi, sulla versione da polso con il 18.69N, si trova in prossimità di ore 4; il fondello era a cerniera e le anse fisse. Longines sviluppò successivamente altre varianti di doppio fuso con diverse soluzioni, come, nel 1935, un esemplare coussin con  lunetta oraria girevole interna azionata tramite corona al 12, funzionale alla visualizzazione di un secondo fuso. Insomma, la Maison di Saint-Imier  può vantare una tradizione centenaria nel contesto della complicazione GMT che, paradossalmente, spesso non viene adeguatamente sottolineata od oscurata, ad esempio, dagli storici primati nel campo della cronografia o cronometria. Ecco, quindi, che la nuova collezione Spirit Zulu Time, giustamente, esalta quest’ulteriore savoir-faire, ma non nel senso d un mero tributo al proprio heritage (tanto è, infatti, che si colloca nel segmento Sport), ma come mezzo per imporsi nella contemporaneità, specchiarne le esigenze, per condividerle e reinterpretarle. Longines, in altre parole, ha concepito lo Spirit, come collettore di soluzioni tali da soddisfare, in termini di precisione, resistenza ed affidabilità, le necessità “pionieristiche” della nostra quotidianità. 

 

Spirit Zulu Time, in acciaio, da 42 mm e 13,9 mm di spessore, vetro zaffiro con trattamento antiriflesso, lunetta girevole bi-direzionale in acciaio con anello graduato sulle 24 ore in ceramica verde, fondello chiuso da 6 viti, corona serrata a vite. Impermeabilità fino a 10 atmosfere. Quadrante antracite microbillé, indici a numeri arabi applicati e sfere a bastone dorati e rivestiti in SuperLuminova, sfera relativa al secondo fuso orario brunita e dorata con estremità a punta di freccia luminescente, datario a finestrella al 6. Movimento automatico, calibro L844.4, da 11 ½’’’: spirale in silicio, 21 rubini, 25.200 alternanze/ora, 72 ore di riserva di carica. Cinturino in pelle marrone con fibbia déployante e sistema di microregolazione, oppure bracciale in acciaio con chiusura déployante azionata mediante pulsanti, facilmente intercambiabili.

Sul fronte estetico si confermano i connotati di base che distinguono l’orologio Spirit: cassa in acciaio, sinuosa, satinata e lucida sugli sfacci, tagliata sulle anse; vetro zaffiro antigraffio, con trattamento antiriflesso, multistrato su entrambi i lati; corona serrata a vite e sovradimensionata; fondello chiuso da 6 viti, sempre orientato in modo da presentare verticalmente la finitura con l’interpretazione moderna del logo della Clessidra Alata; impermeabilità garantita fino a 10 atmosfere; sul quadrante, scala della minuteria a chemin de fer molto pronunciata; indici a numeri arabi applicati e luminescenti, con font rivisitata, sormontati da riferimenti a forma di diamante, lancette a bastone luminescenti; apposizione di “5 stelle” sul quadrante ad attestare la certificazione cronometrica e, per estensione, una qualità superiore; movimento automatico certificato Cronometro C.O.S.C. con spirale in silicio; 5 anni di garanzia. Nella linea Zulu Time, ça va sans dire, la novità è l’impiego di una ghiera girevole bi-direzionale in acciaio, con marcata zigrinatura sul bordo, completata da un anello in ceramica colorata, graduato con la scala 24 ore laccata e riferimento triangolare rivestito in SuperLuminova. Relativamente al quadrante, si presenta nero opaco, antracite microbillé o blu soleil, con finestrella della data al 6; la sfera relativa al secondo fuso orario (o, generalmente, l’ora di casa), che completa un giro di 360° in 24 ore, è a punta di freccia luminescente (permette, peraltro, la lettura di due fusi orari, in quanto riferibile al quadrante e alla scala 24 ore sulla ghiera girevole), a doppia cromia, con la prima parte brunita e il tratto esterno azzurrato, rosso o dorato, a seconda della versione. 

Versione dello Spirit Zulu Time in acciaio con bracciale a tre maglie. Il quadrante è blu a finitura soleil, con indici e lancette rodiati e sfera GMT nera e rossa con estremità a punta di freccia luminescente. L’anello graduato sulla lunetta girevole bi-direzionale è in ceramica blu.

In questa inquadratura della variante di Spirit Zulu Time in acciaio con quadrante nero opaco, si può notare la lunetta bi-direzionale in ceramica nera, incisa con una scala 24 ore, la cui numerazione è laccata e il triangolo di riferimento è rivestito con SuperLuminova.

La cassa misura 42 mm di diametro , ed è completata da un bracciale in acciaio inossidabile a tre maglie, intercambiabile con un cinturino in pelle marrone, beige o blu con impunture a vista e dotato di chiusura déployante con nuovo sistema di microregolazione per un comfort e una vestibilità esemplari. Longines ha voluto tenere, poi, per gli Spirit Zulu Time, un profilo ricercato anche riguardo al movimento meccanico automatico, dotandolo di spirale in silicio, leggero, resistente e, soprattutto, insensibile agli sbalzi di temperatura e ai campi magnetici (favorisce anche la precisione e la durata, tanto da consentire, come sopra indicato l’estensione della garanzia fino a 5 anni). Più nello specifico, il calibro impiegato è il L844.4 (sigla ETA, A31.L411), da 11 ½’’’, montato su 21 rubini, operativo a 25.200 alternanze/ora, capace di un’autonomia di tre giorni e certificato Cronometro COSC.   

Complessivamente, dunque, sono sei le versioni dello Spirit Zulu Time, lanciate da Longines: quadrante blu soleil, lunetta in ceramica blu e bracciale; quadrante blu soleil, lunetta in ceramica blu e cinturino in pelle blu; quadrante antracite microbillé, lunetta in ceramica verde e bracciale; quadrante antracite microbillé, lunetta in ceramica verde e cinturino in pelle beige; quadrante nero opaco, lunetta in ceramica nera e bracciale; quadrante nero opaco, lunetta in ceramica nera e cinturino in pelle marrone.  Riguardo la versione con lunetta verde, il CEO precisa: “Il verde della ghiera lo abbiamo scelto per la sua unicità, per il suo impatto visivo, non insistendo esclusivamente sui classici nero o blu, che abbiamo comunque mantenuto. Il verde è un colore estremamente richiesto da alcuni anni a questa parte, e non lo abbiamo previsto semplicemente perché di tendenza, ma perché siamo certi che è una tonalità dalle notevoli potenzialità nel medio-lungo termine, in particolare nella combinazione con il nero. Una soluzione di classe, ben abbinabile con diversi outfit”. I prezzi dei Longines Spirit Zulu Time sono 2.820 euro per la versione con cinturino e 2.930 euro per quella con bracciale. Conclude Breschan: “Si tratta di prezzi decisamente centrati. Il nostro obiettivo è di mantenere lo storico posizionamento di Longines tra 1.000 e 5.000 euro, come costo al pubblico e non c’è nessuna ragione per modificarlo, pena la perdita d’importanti quote di mercato ottenute e costruite nel tempo. Cerchiamo evidentemente di implementare, nell’ambito di questo range, le migliori tecnologie possibili. Va considerato, poi, che per il 99% della popolazione mondiale, dai 1.000 ai 5.000 euro, costituisce un esborso elevato e importante  e, quindi, aumenta la nostra responsabilità nel fornire un prodotto ineccepibile, qualitativo e curato, a dimostrazione del massimo rispetto che abbiamo per il nostro cliente finale. Per lui dobbiamo essere esclusivi e all’avanguardia, e non possiamo sbagliare”.

Il fondello dello Spirit Zulu Time è chiuso da sei viti e  presenta verticalmente la finitura con l’interpretazione moderna del logo della Clessidra Alata.  

 


Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia