Piccolo viaggio nell’attualità di Locman, una realtà italiana, prima di tutto, con sede all’Isola d’Elba, ed un’azienda, da sempre, capace di guardare bene al di là del proprio portafoglio prodotti, investendo costantemente sulla formazione orologiera e, in particolare, sul ritorno di una vera e propria filiera produttiva di “casa nostra” nel settore delle lancette. In quest’ottica va inquadrato il progetto “OISA 1937”, emblema di competenze assolute che in Italia ci sono e possono essere recuperate e valorizzate. Cominciamo, comunque, con l’illustrare i prodotti che, in questa fine 2021, caratterizzano la proposta della Casa diretta da Marco Mantovani.
L’Isola di Montecristo fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, unitamente alle isole di Giannutri, Giglio, Pianosa, Elba, Capraia e Gorgona. La sua celebrità è dovuta al romanzo di Alexandre Dumas (padre), “Il Conte di Montecristo”, in cui si narrano le avventure di Edmond Dantés e del leggendario tesoro custodito dai monaci e mai ritrovato. La sua forma conica si staglia all’orizzonte, imponente, caratterizzata da pareti granitiche, disposte a spicchi e a strapiombo sul mare. Tra credenze e realtà, intorno all’Isola di Montecristo aleggiano ancora molti misteri, ad incrementare esponenzialmente il fascino di un luogo, rendendolo unico e speciale. Nel romanzo Dumas ha modo di osservare: “Ad ogni male ci sono due rimedi: il tempo e il silenzio”. Al primo, dal 2009 ha voluto dar seguito Locman, la cui sede elbana dista poco più di 50 chilometri da Montecristo, troppo pochi per non essere investiti dal suo carisma enigmatico. Infatti, in quell’anno ha fatto il suo esordio nel catalogo dell’azienda fondata e guidata da Marco Mantovani, il primo Montecristo Classic, dal design riconoscibile ed oggetto di brevetto, connotato dalla triplice ansa. La collezione è divenuta centrale ed iconica per il brand e dieci anni dopo ne è stata lanciata la versione Skeleton da 42 mm, in acciaio, oggetto d’importanti elaborazioni. In particolare, il blocco carrure, satinato, comprendente l’ansa centrale, è stato “abbracciato” da una struttura lucida e filante, centralmente scheletrata, a formare le anse laterali e le placche d’aggancio del cinturino: uno schema che conferisce leggerezza all’insieme, unitamente all’impiego del titanio per il fondello avvitato ed integrato da vetro zaffiro. La maggiore sottigliezza rispetto alle altre versioni di Montecristo, l’ergonomia ed un impatto più lieve sul polso, non devono ingannare sulla robustezza, poiché anche la corona serrata a vite e con triplice guarnizione interna “O-Ring”, garantisce un’impermeabilità fino a 10 atmosfere. Tutto questo per arrivare al movimento automatico squelette, visibile da entrambi i fronti del segnatempo – lato quadrante è incorniciato da un ampio rehaut, con indici alternati a numeri arabi al 6 e al 12 -, Swiss Made, ma frutto della collaborazione tra la Scuola Italiana di Orologeria (di proprietà di Locman) e l’atelier svizzero Depa Swiss, dotato di una riserva di carica tra le 60 e le 72 ore: a sostenere un simile dato di autonomia, agisce un rotore bidirezionale in tungsteno, trattato PVD black e personalizzato Locman. Da notare anche, in relazione ad una scheletratura massiccia, il ponte passante sul bilanciere, a cui corrisponde sul versante della platina, un design del pieno, a massimizzare la resistenza dell’organo regolatore rispetto ad urti e scuotimenti. Una simile impostazione estetico-tecnica è stata confermata nelle ultime due versioni Skeleton, presentate recentemente nelle eleganti livree in acciaio PVD Total Black e Total Blue a finitura lucida, a creare un maggiore effetto tridimensionale, e completate da cinturino in silicone, ton sur ton con la cromia della cassa.
Mantovani ed il suo team di lavoro che, vogliamo ricordare, costituiscono una vera e propria famiglia, sono sempre attenti alle tendenze incalzanti della società contemporanea, cercando d’incorporarle nel proprio stile e di interpretarle in modo coerente. Ecco, dunque, che la Casa elbana, per questa fine anno, ha voluto proporre una versione del Montecristo Skeleton con diamanti. Sostiene Mantovani: “Stiamo seguendo, con sempre maggiore convinzione, il trend dello scheletrato, una configurazione affascinante che, a nostro avviso, merita anche una cornice preziosa. Abbiamo una serie di clienti internazionali (donne/uomini) che amano il concetto di dare allo scheletrato una veste più luminosa”. Nel Montecristo Skeleton Diamond, l’iconica cassa è stata incastonata, su lunetta e gruppo anse a triplice barra, con 160 diamanti, non dimenticando gl’indici sul rehaut del quadrante scheletrato (originariamente a numeri romani per lo Skeleton e, ora, a partire dalla versione PVD, Locman ha inserito al 6 e al 12, la numerazione araba), a mostrare il fronte del meccanismo automatico Swiss Made (a vista anche lato fondello, integrato da vetro zaffiro; tra 60 e 72 ore di riserva di carica, massa oscillante in tungsteno, personalizzata Locman). Afferma Mantovani: “Io stesso lo indosso. Prima avevo qualche resistenza, ma ora mi piace, perché trovo che la preziosità del movimento scheletrato si sposi perfettamente e si armonizzi con quella delle pietre preziose, come se avessero un’affinità elettiva”. Corona a vite e triplice guarnizione interna O-Ring, assicurano un’impermeabilità fino a 10 atmosfere. Conclude il Presidente: “È un prodotto nuovo, fresco. La passione per gli orologi non deriva dal prezzo, ma dal fatto di provocare emozioni. In Locman questo è il nostro obiettivo, purché sia analogico e sia montato a mano, su questo non deroghiamo”.
Collezione AMO
In linea con quanto evidenziato riguardo il Montecristo Skeleton Diamond, l’azienda ha teso le orecchie anche sul versante femminile, decidendo di destinargli una collezione ad hoc, non come variante di genere. Una scelta delicata e, per certi versi rischiosa. Ce lo conferma Mantovani: “È un prodotto simpatico, capace di emozionare ed emozionarci. Non è una obiettivo facile da raggiungere, perché mettiamo a disposizione un prodotto acquistabile da un’amplissima fascia di pubblico e non un orologio costosissimo per pochi eletti”. La collezione AMO prevede un design singolare, curato e sottolinea, ancora una volta, il legame del brand con il mare: “È un nome dalle molte interpretazioni” – evidenzia Mantovani -, “le anse le abbiamo studiate per consentire un cambio agevole del cinturino, e abbiamo lavorato sull’appeal dei quadranti in madreperla. Penso sia un prodotto ben costruito. Per arrivare ad un risultato di soddisfazione ci abbiamo messo anni…”. In effetti, il particolare disegno delle anse, che evocano gli ami dei pescatori, riconferma non solo un omaggio di Locman al suo elemento più caro, ma anche la capacità di proporre una composizione strutturale sempre innovativa e funzionale. Le anse speciali di AMO permettono di sostituire il cinturino con un unico, semplice gesto, sfilandolo dal lato aperto dell’ansa e inserendone un altro, di colore diverso, che si fissa facilmente grazie al piccolo pomo posto all’estremità dell’ansa stessa. I cinturini di pelle naturale di AMO sono proposti in un’ampia varietà di colori, dal blu mare al verde smeraldo, fino al bianco, al rosa antico e al ciclamino, per un look diverso adatto a ogni occasione.
Il quadrante in madreperla è protetto da un vetro con trattamento zaffiro e la corona a cabochon, moderna interpretazione dell’oignon, è decorata con un piccolo vetro smaltato nella tonalità blu profondo. La cassa da 32 mm, bombata e con lunetta a spiovente, impermeabile fino a 5 atmosfere è chiusa da un fondo in titanio, materiale totalmente biocompatibile e in grado di garantire sicurezza da qualsiasi forma di allergia o intolleranza ai metalli. Gli orologi AMO sono animati da un movimento al quarzo, e sono declinati in due versioni, in acciaio e in acciaio trattato PVD Rose Gold, e sono completati, nella sua versione preziosa, da diamanti bianchi naturali sugli indici e sulla ghiera. I prezzi vanno da un minimo di 275 euro, ad un massimo di 998 euro, per la variante PVD Rose Gold incastonata con diamanti su cassa e quadrante. Conclude Mantovani: “Se si riesce a realizzare un prodotto femminile che abbia il suo fascino e una sua forte personalità, e lo abbiamo visto tanti anni fa con la serie Diamond, il successo può arrivare. La collezione sarà nei negozi prima di Natale e lavoreremo anche con delle testimonial al fine di comunicarla efficacemente. Ritengo che l’indossato sia molto funzionale: devi comunicare, infatti, l’orologio come un oggetto che deve entrare a far parte della quotidianità di ognuno. E, siccome le donne sono molto volubili e vogliono cambiare immagine molto spesso, diamo loro la possibilità di farlo, con molte versioni e mediante il cambio rapido del cinturino”.
Progetto “OISA 1937”
OISA 1937è un’affascinante storia italiana nel settore dell’orologeria e segna il rilancio della filiera produttiva di orologi Made in Italy. OISA 1937 nasce dall’ingegno di Domenico Morezzi, piemontese, classe 1897. Trasferitosi con la famiglia in Svizzera, a Péry-la-Heutte, nel Giura Bernese, sceglie fin da subito studi tecnici nel campo dell’orologeria e, nel 1916 si diploma Maître Horologer, presso il prestigioso Istituto Technicum di Bienne. Spostatosi a Grenchen lavora presso diverse case del settore fino al 1936. L’anno successivo rientra a Milano e fonda O.I.S.A. (acronimo di Orologeria Italiana Società Azionaria) che, ad oggi, resta l’unica Manifattura di movimenti meccanici italiani mai esistita. All’inizio, la sede è in viale Regina Margherita, e il focus è la produzione artigianale di movimenti progettati, lavorati e assemblati “in house”. OISA 1937 brevetta e commercializza numerosi marchi di orologi da polso (citiamo Xaros Watch, Hemeros, Oisa Extra), portando avanti in parallelo la produzione di diversi movimenti di precisione come calibri da 10 ½’’’, 6 ¼’’’ x 8’’’, 6 ¾’’’ x 8 ¼’’’, con i quali fornisce anche altre Case produttrici. A causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Morezzi dovette trasferirsi a Oggiono (VA), per, poi, tornare a Milano nella nuova sede in viale Bligny e, quindi, definitivamente, stabilirsi in Corso Como 10. Qui continuò a progettare movimenti (calibri ad ancora da 7 ¾’’’, 10 ½’’’, 11 ½’’’, 13’’’ – il noto 29-50 -, su 17 o 19 rubini).
L’azienda, proseguì nella produzione destinata sia a marchi propri registrati, sia a Case committenti (Nacar, Ancre e Aretta, tra le altre). Morezzi diresse l’azienda fino al 1968, anno della sua morte, e negli ultimi tempi fu supportato del nipote, Carlo Boggio Ferraris. Alla fine degli anni ’60, le capacità produttive consentivano a realizzazione di 10.000 movimenti al mese. Si stima che, nel corso di 31 anni di attività, O.I.S.A. abbia prodotto componenti per un totale di 4.000.000 di orologi venduti e Morezzi “firmò” internamente più di 10 calibri di alto livello: insomma, un patrimonio straordinario. In seguito alla scomparsa del nonno, è proprio il nipote Carlo a portare avanti la società e a guidarla fino all’apice del suo successo. Con l’arrivo sul mercato dei movimenti al quarzo, però, è costretto però a cessare la produzione qualche anno dopo, riconvertendo l’attività su componenti di altissimo livello per movimenti Swiss Made.
In tutto questo, Carlo non si è arreso e non ha mai smesso di coltivare un progetto più ambizioso. “Non avere paura di non avere coraggio era il motto di mio nonno e, in memoria del suo ingegno straordinario, il mio sogno è sempre stato quello di riprendere la produzione dei suoi movimenti”, afferma Carlo Boggio Ferraris. Spiega Mantovani: “Circa, cinque anni fa, sono stato contattato dal nipote di Morezzi, Carlo Boggio Ferraris, intenzionato a riprendere le fila di un discorso interrotto da più di un quarantennio, e manifestando la volontà di tornare a produrre movimenti. Ci è sembrato un progetto entusiasmante, ma per concretizzarlo ci è voluto un lustro. Nel frattempo Ferraris ha trovato lo stabilimento adatto, in cui si produceva micromeccanica per altri settori, e abbiamo cominciato da lì”. Boggio Ferraris contattò Mantovani perché, ai tempi, OISA 1937 era sia cliente che fornitore di Genesi, storica fabbrica di orologi milanese, oggi proprietà di Locman. Per portare avanti, dunque, la sua ambiziosa idea, ossia la rinascita dell’orologeria meccanica italiana, Boggio Ferraris ha trovato pieno appoggio in alcuni importanti partner, che hanno accolto, con passione, questa nuova sfida, e precisa: “Insieme a Marco Mantovani, Presidente di Locman, a Benedetto Perrotta di Officina Meccanica Futura e a un partner finanziario di alto livello come Andrea Morante, abbiamo realizzato un progetto industriale molto concreto. La direzione tecnica è stata affidata a Fausto Berizzi, forte di importanti esperienze in Maison svizzere di prestigio. L’intento fondamentale è quello di mettere a disposizione di tutto il settore, movimenti meccanici Made in Italy di alta qualità, precisione e affidabilità. La produzione nei nostri laboratori di Pavia è già iniziata, con risultati di ottimo livello”. Aggiunge Mantovani: “OISA 1937 ha cercato da noi la competenza sotto il profilo tecnico e organizzativo e, conseguentemente, abbiamo messo a disposizione tecnici e orologiai. In tal senso, in questa fase di avvio collaborerà anche S.I.O. (Scuola Italiana Orologeria), di nostra proprietà e, ovviamente, Officina Meccanica Futura, ma l’obiettivo è di portare gradualmente OISA 1937 ad una sostanziale indipendenza, in termini di macchinari e personale. Di fatto, però, non vogliamo accelerare i tempi, perché non intendiamo sacrificare nulla in termini di affidabilità e qualità del prodotto che, tra l’altro, fruisce anche della certificazione Chronofiable in Svizzera. Dei primi lotti di produzione siamo molto, molto soddisfatti”. Nel 2022 saranno 1.000/1.300 i movimenti previsti e, a partire dal 2023 è stato programmato uno sviluppo graduale tale da portare, a regime, nel medio periodo a 10.000 unità all’anno. Attualmente l’attività è concentrata sulla fabbricazione del calibro da 13’’’, 29-50 Cinque Ponti, progettato nel 1966 da Domenico Morezzi, rimodulato nella meccanica, nell’estetica e nei materiali. Il movimento 29-50 ultrapiatto è costruito in ottone, titanio o alpacca e prevede 19 rubini; con un diametro di 29,50 mm e uno spessore di 3,48 mm è personalizzabile in base alle esigenze della clientela, sia nei materiali – con la possibilità di inserire alcune componenti in oro –, sia nelle finiture fatte a mano in house. Tale calibro si distingue per alcune innovazioni importanti: in primo luogo, i secondi centrali diretti, senza alcun rinvio; in seconda istanza, le ruote centrali di ore e minuti, su cui assi sono calettate le rispettive lancette dipendono da un rinvio/frizione sulla periferia del quadrante, anziché dal treno del tempo, un’inversione che ha consentito una sensibile riduzione dello spessore, tale da configurare una struttura molto sottile, di altezza pari a, come detto, 3,48 mm, una misura, all’epoca di assoluto rilievo. Conclude Mantovani: “Morezzi era veramente un genio e ha lasciato calibri di grande valore, dei quali stiamo programmando la rimodulazione e l’immissione sul mercato. Locman, da ‘normale’ cliente di OISA 1937, presenterà i primi modelli in edizione limitata con movimento OISA 1937, il prossimo gennaio. Il progetto che riporterà in primissimo piano le capacità e il savoir-faire orologiero squisitamente italiani, è ormai avviato”.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
Nessun commento