Viaggio nel piccolo/grande universo di Locman, nei luoghi che, fin dal 1986, ispirano i suoi orologi, la sua creatività, il suo spirito straordinariamente innovativo. Il fondatore e Presidente Marco Mantovani, ci accompagna a Marina di Campo, presso l’Isola d’Elba, nel cuore operativo di un brand orgogliosamente italiano. Spazio, poi, alle proposte pensate per il periodo natalizio, declinate sia al maschile che al femminile, nell’ambito delle collezioni Montecristo, Mare, AMO e della capsule collection in collaborazione con Ducati.
Ricorda Marco Mantovani, fondatore e Presidente di Locman: “Quando rilevai le quote di Carlo Crocco in Locman,allora fondatore e proprietario di Hublot, in virtù della sua lungimiranza e buon senso – mi agevolò nell’operazione e gliene sarò sempre grato -, avrei potuto scegliere di lavorare in Svizzera e per la Svizzera. Scelsi di avviare il mio progetto italiano in Italia: incoscienza, coraggio e senso della sfida, all’epoca, di un giovane appassionato. Devo dire anche, per onestà, che mi è andata bene. E’ dura fare una scelta del genere, considerando attentamente tutti i rischi connessi. Ma dopo il successo dei prodotti in radica, che lo stesso Crocco acconsentì a distribuirci, mi sentivo che ce l’avrei fatta. Poi, l’alluminio, e intuizioni vincenti legate al titanio, alla fibra di carbonio (nel 2003, siamo stati i primi e ne è valsa la pena) ci hanno dato quel successo ma, soprattutto, quella credibilità di marca che, oggi, ci consente di muoverci sul mercato con grande sicurezza, passione e riconoscibilità”.
In queste parole, possiamo identificare lo “spirito” di Locman, il suo significato, i suoi “contenuti, a partire dal 1986. Nel corso della sua storia, il brand elbano ha costantemente rafforzato la struttura, l’ha diversificata ed ampliata per rendersi sempre più indipendente e organizzata, da monte a valle del processo produttivo, con alcun plus legati alla sua italianità, connotato sempre sostenuto e posto in primo piano, con orgoglio e vanto. Lungo il suo cammino, un momento fondamentale è stata, nel marzo dello scorso anno, l’incorporazione di Genesi, storica società italiana di produzione orologiera, in Locman SpA. Un’operazione finanziaria che non ha modificato gli impegni relativi ai servizi industriali offerti da Genesi e già in essere presso la sede di Milano (via Madre Cabrini, 9). Genesi è un’azienda attiva da oltre 50 anni nel nostro settore, in virtù dell’iniziativa dei fratelli Luigi e Armando Leandri, che seppero sfruttare, in particolare negli anni ’70, l’elevata domanda, da parte delle marche elvetiche, di competenze legate alla produzione di casse e bracciali e all’assemblaggio dei movimenti. La collaborazione con Locman è cominciata nella seconda metà degli anni ’80, proprio con la produzione dei modelli in radica d’erica, attraverso i quali la Casa elbana “esplose” sul mercato, ed un altro momento importante, dopo anni difficili, è stata la realizzazione di casse e componenti della linea Locman Sport in alluminio, nel 2000. Locman, nel 2003, ha acquisito il 60% di Genesi e, nel 2009 è arrivata al 100%, contestualmente alla decisione dei fratelli Leandri di ritirarsi e lasciare a disposizione del brand elbano un eccezionale patrimonio umano, brevettuale e tecnologico, ubicato, dal 2010, come accennato, presso il quartiere milanese di Porta Romana. La fusione, dunque, è stato un passaggio prettamente formale. Osserva Mantovani: “Con quest’azione volevamo dare visibilità ad una collaborazione che per noi è sempre stata importante. Ai fratelli Leandri io devo molto, hanno sempre avuto fiducia in noi e, nello stesso tempo, aggiungo che non saremmo arrivati dove siamo senza la spinta propulsiva di Carlo Crocco, come detto, allora fondatore e Presidente di Hublot, che quando iniziammo entrò nel capitale sociale e ci mise a disposizione la sua struttura distributiva su diversi mercati, e di Gino Macaluso, per me un grande maestro, un uomo che aveva l’orologio nel sangue e con cui ho avuto la fortuna di collaborare per diversi anni. È grazie a loro che l’orologeria può continuare a contare su radici ben solide di conoscenza, esperienza, dialogo e, soprattutto, passione”.
Un altro step fondamentale è stato, nel 2006, la fondazione della Scuola Italiana di Orologeria), attraverso la quale Locman ha voluto dare il suo contributo alla fase didattica e di formazione nel settore orologiero. Inizialmente è stata strutturata su corsi base, perché in Italia, la formazione sull’”ABC” del segnatempo e sulle varie fasi di processo nella realizzazione di un orologio finito era, ed è tutt’oggi, molto carente. “Una volta formato un importante gruppo di tecnici” – aggiunge Mantovani –, “abbiamo modificato la finalità della Scuola, impostando dei Master di Specializzazione per orologiai già esperti, di 4/5 giorni, su temi anche meno complicati, quali lubrificazione e assemblaggio. Usciti di qui, i ragazzi possono scegliere liberamente la loro destinazione lavorativa”. Interessante è sottolineare, che negli ultimi anni pre-Covid, l’80% degli allievi erano stranieri, poiché fuori dall’Italia, dalla Francia, dalla Svizzera e, in parte, dalla Germania, corsi validi sono molto rari. I docenti, oggi, sono tre, due italiani e uno svizzero-italiano. Il ruolo della SIO si esplicita, poi, nell’aggiornamento del personale di tutti i centri assistenza di Locman, in Italia e all’estero, a cui si aggiungerà quello specifico sui movimenti OISA 1937, ma questa è un’altra bellissima storia e ce ne occuperemo nel prossimo approfondimento che dedicheremo alla Casa elbana.
Organizzazione produttiva e distributiva
L’attuale composizione e strutturazione della filiera produttiva in Locman si svolge sull’asse Isola d’Elba-Milano. Il fatto di mantenere, in mezzo al mare, nel contesto del fascino unico dell’Arcipelago Toscano il centro gravitazionale di Locman, è stata, a conferma di quanto osservato nell’incipit, una scelta coraggiosa e “originale” nel panorama delle lancette, legato tradizionalmente alla tranquillità dei luoghi montani, in Svizzera come in Germania. Su questo Mantovani è stato sempre ed è irremovibile: non riuscirebbe a pensare a Locman fuori da un contesto creativo e operativo, bagnato dalle acque del Mar Tirreno. Partendo dai movimenti – al di là, come vedremo quando ne parleremo, nel prossimo focus su Locman, di quelli di manifattura targati OISA 1937 – la Casa elbana ha tre fornitori primari: Sellita, Landeron e Miyota per i meccanici; Ronda e Miyota, per i quarzi. Mantovani assicura, per gli scettici, “che lo standard di qualità assicurato da Miyota è elevatissimo”. L’ipotesi, stante la messa a punto del primo meccanismo di manifattura OISA 1937 che, in futuro, Locman possa operare prevalentemente con calibri in-house non è ritenuta perseguibile dal Presidente, sia per motivi di costo che di quantità necessarie. Le scelte sopraindicate, evidenzia Mantovani, “sono fondate su design, visualizzazione analogica e movimento meccanico. A questo proposito, siamo molto soddisfatti della collaborazioni in essere, che garantiscono un elevato rapporto qualità/prezzo.”
Proprio a livello di quantità, il brand elbano produce circa 60.000 pezzi l’anno, marcati, mentre alcune decine di migliaia di esemplari sono gestite per conto terzi da Genesi a Milano. La quota nazionale, durante il COVID e in questi primi anni di post-Covid è salita gradualmente al 60%/70%, ma il Presidente conta di tornare presto al 50%, da condividere con i mercati esteri, situazione consolidata fino all’esplosione della pandemia. Relativamente a questi ultimi, Locman è presente negli Stati Uniti (East Coast), sta investendo molto su tale mercato e ha stretto una partnership con un importante player locale, al fine anche di estendere la proiezione commerciale sulla West Coast. Altri mercati frequentati sono gli Emirati Arabi e il Giappone (non la Cina), mentre, in Europa, Locman lavora bene in Germania, Olanda e Austria, e, in misura minore, in Inghilterra, Francia e in Spagna. I dipendenti dell’azienda, all’Elba, tra laboratorio di assemblaggio, logistica, magazzino e controllo, sono una ventina; se aggiungiamo l’amministrazione, gli uffici commerciali e la boutique, si arriva a circa 40 unità. Abbinando anche la divisione milanese, si raggiunge il numero di circa 70 dipendenti.
Sotto il profilo operativo, partendo dal presupposto che, presso Genesi, a Milano, vengono assemblati i movimenti importati e personalizzati, successivamente inviati a Marina di Campo, all’Isola d’Elba, sei operatori procedono all’assemblaggio in cassa, con postazioni che fruiscono della luce che penetra dal Golfo di Marina di Campo: un situazione unica ed ottimale. La configurazione attuale degli atelier dell’Elba risale, con gli evidenti aggiornamenti all’avanguardia tecnologica, al 1999. Nel caso vengano riscontrati, in fase di controllo (atelier situato accanto a quello principale) dei difetti, a livello strutturale, sulle casse, i pezzi sono inviati agli operatori per i lavori di correzione (in questo ambito, Mantovani sottolinea che, “specificamente in Giappone, sono rigorosissimi sui controlli di qualità, stimolandoci a fare sempre meglio”). Una volta avvenuto l’émboitage, avvengono i controlli di precisione sugli automatici al crono-comparatore e le opportune, su tutti pezzi, verifiche d’impermeabilità, sia a secco che in acqua. A parte, vengono effettuati gli incassaggi dei movimenti personalizzati per determinati clienti. Una volta “approvato” il sistema cassa/movimento, avviene l’adattamento dei cinturini/bracciali. Presso i laboratori Marina di Campo, si trovano i magazzini di stoccaggio, l’ufficio logistica, le sale per l’imballaggio. Il prodotto imballato parte per le diverse destinazioni, rigorosamente, dall’Isola d’Elba.
Highlights for Christmas
Per queste festività, Locman ha proposto un’interessante range di offerte e novità, suddivise per specifiche collezioni, privilegiando l’iconica Montecristo e Mare (nelle diverse declinazioni), Amo e la capsule Ducati. Le vediamo nel dettaglio.
Montecristo
L’Isola di Montecristo fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, unitamente alle isole di Giannutri, Giglio, Pianosa, Elba, Capraia e Gorgona. La sua celebrità è dovuta al romanzo di Alexandre Dumas (padre), “Il Conte di Montecristo”, in cui si narrano le avventure di Edmond Dantés e del leggendario tesoro custodito dai monaci e mai ritrovato. La sua forma conica si staglia all’orizzonte, imponente, caratterizzata da pareti granitiche, disposte a spicchi e a strapiombo sul mare. Tra credenze e realtà, intorno all’Isola di Montecristo aleggiano ancora molti misteri, ad incrementare esponenzialmente il fascino di un luogo, rendendolo unico e speciale. Nel romanzo Dumas ha modo di osservare: “Ad ogni male ci sono due rimedi: il tempo e il silenzio”. Al primo, dal 2009 ha voluto dar seguito Locman, la cui sede elbana dista poco più di 50 chilometri da Montecristo, troppo pochi per non essere investiti dal suo carisma enigmatico. Infatti, in quell’anno ha fatto il suo esordio nel catalogo dell’azienda fondata e guidata da Marco Mantovani, il primo Montecristo Classic, dal design riconoscibile ed oggetto di brevetto, connotato dalla triplice ansa (con quella centrale portante). La collezione è divenuta centrale ed iconica per il brand e dieci anni dopo ne è stata lanciata la versione Skeleton da 42 mm, in acciaio, oggetto d’importanti elaborazioni. In particolare, il blocco carrure, satinato, comprendente l’ansa centrale, è stato “abbracciato” da una struttura lucida e filante, centralmente scheletrata, a formare le anse laterali e le placche d’aggancio del cinturino: uno schema che conferisce leggerezza all’insieme, unitamente all’impiego del titanio per il fondello avvitato ed integrato da vetro zaffiro.
Ne ricordiamo, alimentate con calibro Landeron, le versioni PVD Rose Gold, Diamond, PVD Total Black e Total Blue, protagoniste, in particolare alla fine dello scorso anno. Relativamente alla versione con diamanti (ben 160, incastonati su lunetta e gruppo anse a triplice barra, e sugl’indici del quadrante), Mantovani afferma: “Prima avevo qualche resistenza, ma ora mi piace, perché trovo che la preziosità del movimento scheletrato si sposi perfettamente e si armonizzi con quella delle pietre preziose, come se avessero un’affinità elettiva”.
Per la fine del 2022, la collezione Montecristo sarà aggiornata con il nuovo Montecristo Automatico 537, la cui cassa brevettata da 42 mm (la stessa configurazione dello Skeleton), ormai riconoscibilissima, in acciaio e PVD Black o Blue con fondo in titanio – corona a vite e impermeabilità fino a 10 atmosfere -, accoglie un quadrante satinato soleil sul quale gl’indici orari sono a doppia cifra e su due tonalità ad incrementare l’impatto grintoso e la personalità dell’orologio (movimento automatico, calibro Sellita SW200). Ecco, poi, il cronografo Montecristo 516 Open Heart con cassa, da 44 mm, in acciaio PVD Blu e Black e fondello in titanio, in serie limitata a 350 pezzi per ogni tipologia, dotata del calibro Sellita SW500. L’imponente rehaut, in armonia cromatica con la cassa, reca perifericamente la scala tachimetrica e, sull’anello inclinato, gl’indici orari, ad incorniciare un quadrante a vista, protetto da vetro zaffiro fumé, dominato dal ring del datario, contrappuntato dalle scale dei tre contatori dei minuti crono al 12, delle ore crono al 6 e dei piccoli secondi al 9. Impermeabile fino a 10 atmosfere, presenta corona a vite e pulsanti a pompa in acciaio lucido: da segnalare anche una nuova versione di quadrante sull’acciaio con cinturino arancione. Riguardo all’altra metà del cielo, Locman ha lanciato il Montecristo Lady Automatic, per la prima voltato dotato di movimento automatico, visibile attraverso il fondello serrato a vite e integrato da un oblò in cristallo. La cassa in acciaio, contenuta in 36 mm, più morbida ed ergonomica rispetto alla variante maschile, prevede la struttura esterna scheletrata sui fianchi, mentre la lunetta lucida abbraccia un vetro leggermente bombato. In particolare nella versione PVD Rose Gold, troviamo un quadrante madreperla, con lancette “obus” scheletrate a percorrere indici applicati PVD Rose Gold (numeri romani al 6 e al 12), trasformati in diamanti in un’ulteriore variante. La massa oscillante, personalizzata e decorata con motivo a Côtes de Genève, è resa ancor più leggera da quattro aperture a petalo, che richiamano la silhouette degli indici. Infine, la corona è scanalata a forma di bulbo, una stilizzazione ancor più tridimensionale della classica forma “oignon”. È disponibile anche con quadrante smaltato azzurro, e al bracciale in acciaio alterna un cinturino in pelle saffiano. Conversando con i responsabili commerciali è emerso come, nel segmento muliebre, se si cerca un prodotto premium, glamour, italiano, colorato e spiritoso, è difficile trovare un competitor. I brand elvetici sono classici e non molto elastici sotto il profilo dell’ecletticità del segnatempo femminile: in sintesi, nel range di prezzo, ossia 300-600 euro, in cui opera Locman con questi modelli, di glamour c’è ben poco. Stiamo parlando di lusso accessibile, bene inteso, un concetto molto importante. Locman si distanzia dal concept tradizionale, aggiungendovi un guizzo distintivo, sul design della cassa e sulle cromie: un contesto in cui s’inserisce la collezione AMO, che tratteremo più avanti.
Mare
In tutte le collezioni Locman, non manca mai, o perché presente nelle cromie, o perché richiamato dal design o, semplicemente, perché dietro le quinte di ogni creazione, il mare, che circonda l’Isola d’Elba. Inevitabile, dunque, nel catalogo, una linea chiamata Mare aggiornata con una novità, nella declinazione “300MT”, anima subacquea della Casa elbana. In acciaio – è prevista anche una versione PVD Rose Gold -, prevede un movimento automatico (calibro Miyota), adotta una cassa di forma tonneau spigolosa, da 44 mm, con monoansa centrale ergonomica ricavata dallo stesso stampo della carrure, e completata da un fondello a vista in titanio ricurvo, chiuso con quattro viti. Corona a vite e ghiera girevole unidirezionale, lo qualificano come subacqueo, resistente fino a 30 atmosfere. Nelle varianti in acciaio, il quadrante è degradé nei colori dell’acqua cristallina, definendo tre dinamiche sfumature, più chiare nella metà inferiore del quadrante: il nero diviene grigio antracite, il blu profondo si stempera in una tonalità più trasparente e il verde intenso si trasforma in un verde chiaro. Locman preme, inoltre, l’acceleratore, poi, sull’aspetto sportivo, facendo esordire il cronografo sulla linea Mare 300MT, con movimento al quarzo Miyota. Con cassa in acciaio e titanio da 44 mm, il crono prevede una ghiera girevole unidirezionale. Impermeabile fino a 300 metri, l’orologio è dotato di corona e pulsanti a vite, per evitare accidentali azionamenti in acqua e a garanzia quindi della massima impermeabilizzazione. Il quadrante, con lancette e indici applicati luminescenti visualizza i contatori dei minuti crono al 12, dei piccoli secondi al 6 e delle ore crono al 9, ed è protetto da vetro minerale con trattamento zaffiro. Il nuovo Mare 300MT Crono è proposto in acciaio, con rivestimento PVD Total Blu, Total Green o Rose Gold, ed è disponibile con cinturino in silicone soft touch oppure con bracciale in acciaio.
Capsule collection Locman-Ducati
A celebrare il trionfo di Pecco Bagnaia in MotoGP, su Ducati, Locman e la Casa di Borgo Panigale, aziende simbolo dell’eccellenza italiana, consolidano la loro collaborazione, lanciando la quarta generazione di orologi Locman-Ducati, nuova linea disegnata dal Centro Stile Ducati. Questa si compone di tre modelli: il Solotempo Automatico, il Cronografo al Quarzo e il Cronografo Automatico. Sviluppata da Locman, la collezione è caratterizzata da un design essenziale, sportivo e raffinato, gli stessi concetti che si ritrovano su ogni Ducati, definito creativamente dall’uso di materiali e finiture ricercati, fatti di texture e colori a contrasto. Osserva Marco Mantovani, AD di Locman: “La collaborazione con Ducati è nata nel 2017 e si basa sulla combinazione tra lo stile italiano e le performance, mix che accomuna due marchi per i quali il tempo è determinante. Lavorare con professionisti come Andrea Ferraresi, che guida il design team di Ducati, è stata un’esperienza molto stimolante”. Gli fa eco Andrea Ferraresi, Direttore del Centro Stile Ducati: “Per questa nuova collezione realizzata con Locman i designer Ducati hanno voluto creare un orologio tecnico, un prodotto performante ma raffinato allo stesso tempo, perfettamente in linea con i concetti di stile che applichiamo alle nostre moto”.
I tre modelli condividono una cassa in acciaio con i brancards laterali – in continuità sulle anse – ad abbracciare la carrure, fissati da quattro viti a vista. Le finiture giocano sui contrasti, connotato evidente sul lucido/satinato della cassa o sul quadrante del cronografo automatico, pulito nella zona dei contatori, mentre, nell’area dei loghi delle due aziende partner, presenta un’inedita texture diagonale (nell’Automatico è più “pulita”, accogliendo solo gl’indici e il datario al 3). L’esemplare più esclusivo della linea è il Cronografo Automatico, in serie limitata a 100 pezzi numerati: impermeabile sino a 100 metri, è costruito su affissione tri-compax e datario. Gli automatici sono dotati di oblò in cristallo fronte fondello in titanio (serrato a vite), al fine di osservare la meccanica Sellita in azione, mentre sui cronografi non manca sul rehaut la scala tachimetrica. Effetto “racing” anche sugl’indici orari o della minuteria, la cui font riprende quella del contagiri di una Ducati.
Collezione AMO
Al contrario della linea Montecristo, per la quale la declinazione femminile rappresenta un’estensione di gamma, Locman ha voluto dedicare a partire dalla fine dello scorso anno, una linea specifica dedicata al polso muliebre, denominata AMO. Osserva Mantovani: “È un prodotto simpatico, capace di emozionare ed emozionarci. Non è una obiettivo facile da raggiungere, perché mettiamo a disposizione un prodotto acquistabile da un’amplissima fascia di pubblico e non un orologio costosissimo per pochi eletti”. La collezione AMO prevede un design singolare, curato e sottolinea, ancora una volta, il legame del brand con il mare: “È un nome dalle molte interpretazioni” – evidenzia Mantovani -, “le anse le abbiamo studiate per consentire un cambio agevole del cinturino, e abbiamo lavorato sull’appeal dei quadranti in madreperla. Penso sia un prodotto ben costruito. Per arrivare ad un risultato di soddisfazione ci abbiamo messo anni…”. In effetti, il particolare disegno delle anse, che evocano gli ami dei pescatori, riconferma non solo un omaggio di Locman al suo elemento più caro, ma anche la capacità di proporre una composizione strutturale sempre innovativa e funzionale. Le anse speciali di AMO permettono di sostituire il cinturino con un unico, semplice gesto, sfilandolo dal lato aperto dell’ansa e inserendone un altro, di colore diverso, che si fissa facilmente grazie al piccolo pomo posto all’estremità dell’ansa stessa. I cinturini di pelle naturale di AMO sono proposti in un’ampia varietà di colori, dal blu mare al verde smeraldo, fino al bianco, al rosa antico e al ciclamino, per un look diverso adatto a ogni occasione.
Il quadrante in madreperla è protetto da un vetro con trattamento zaffiro e la corona a cabochon, moderna interpretazione dell’oignon, è decorata con un piccolo vetro smaltato nella tonalità blu profondo. La cassa da 32 mm, bombata e con lunetta a spiovente, impermeabile fino a 5 atmosfere è chiusa da un fondo in titanio, materiale totalmente biocompatibile e in grado di garantire sicurezza da qualsiasi forma di allergia o intolleranza ai metalli. Gli orologi AMO sono animati da un movimento al quarzo, e sono declinati in due versioni, in acciaio e in acciaio trattato PVD Rose Gold, e sono completati, nella sua versione preziosa, da diamanti bianchi naturali sugli indici e sulla ghiera. I prezzi vanno da un minimo di 275 euro, ad un massimo di 998 euro, per la variante PVD Rose Gold incastonata con diamanti su cassa e quadrante. Conclude Mantovani: “Se si riesce a realizzare un prodotto femminile che abbia il suo fascino e una sua forte personalità, il successo può arrivare. Ritengo che l’indossato sia molto funzionale: devi comunicare, infatti, l’orologio come un oggetto che deve entrare a far parte della quotidianità di ognuno. E, siccome le donne sono molto volubili e vogliono cambiare immagine molto spesso, diamo loro la possibilità di farlo, con molte versioni e mediante il cambio rapido del cinturino”.
Su tutti i quadranti di Locman, Mantovani ha voluto inserire un tricolore, a testimoniare che l’orologeria italiana sta riprendendo le fila di un heritage iniziato più di otto secoli or sono.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
Nessun commento