Il Meister Chronoscope è un modello “must” per Junghans e, oggi, la Casa tedesca lo reinterpreta in senso più mascolino e sportivo, delineando il Master S Chronoscope. In tal senso, mantenendo fermi i connotati base della serie Meister, nata negli anni ’30, Junghans ha lavorato su particolari quali volumi, contrasti cromatici e sovradimensionamenti, per conferire un carattere più marcato e deciso al cronografo.
Junghans, fin dal 1930, mise a punto calibri di manifattura, tra cui, in particolare, nel 1936, per la neonata serie Meister il calibro J.80, arricchito dai secondi centrali. Facciamo un passo indietro per ricordare che la Casa fu fondata nel 1861, a Schramberg (distretto di Baden Württemberg) nella Foresta Nera, in Germania, e che, nel 1903, poteva contare su più di 3.000 dipendenti e su di una produzione di oltre tre milioni di orologi all’anno, numeri incredibili, per quell’epoca. Nel 1912, fu tra le prime aziende a mettere a punto vernici radioattive luminescenti per la leggibilità al buio dei quadranti e, nel 1928, iniziò la realizzazione di orologi da polso. Ecco, fu in un simile contesto che vide la luce la suddetta linea Meister, collezione che tornò in auge negli anni ’50, periodo in cui Junghans si affermò come la più grande produttrice di cronometri in Germania (nel 1946 fu lanciato il primo movimento cronografico da polso della Casa, il noto calibro J.88, commercializzato a partire dal 1949, e nel 1952, la Casa arricchì i propri segnatempo meccanici della certificazione cronometrica): specificamente nel 1954 i modelli Meister furono equipaggiati con il calibro cronometrico J.82, connotato da un inusuale, per l’epoca, bilanciere con viti di grandi dimensioni, ben considerati a livello collezionistico. Alla fine del 1956 il brand, contestualmente alla collaborazione con l’artista svizzero Max Bill, avviò lo sviluppo di movimenti al quarzo, realizzando, nel 1970, il primo orologio con calibro di questo tipo, prodotto in Germania, l’Astro-Quartz. Questo lavoro pionieristico indirizzato verso la massima precisione nella misurazione del tempo, consentì alla Casa, nel 1972, di ottenere il prestigioso incarico di Cronometrista Ufficiale dei Giochi Olimpici di Monaco, nonché di diverse altre manifestazioni sportive, tra cui anche i Giochi Olimpici Invernali in Giappone, nello stesso anno. Proprio a quest’ultima occasione, Junghans ha dedicato il modello 1972 Chronoscope Edition 2020, edizione limitata a 150 esemplari: il design distintivo di questo massiccio cronografo al quarzo, in acciaio da 43,3 mm e impermeabile fino a 10 atmosfere, rimanda alla combinazione dei colori della bandiera nipponica, sul quadrante bianco opaco.
Tornando al significato centrale della collezione Meister nell’evoluzione orologiera di Junghans, ricordiamo la variante “cronometro” celebrativa del 150° anniversario della Casa nel 2011, reinterpretazione storica, dotata della spirale blu di Schramberg. Afferma il CEO Matthias Stotz: “La linea Meister è il nostro fiore all’occhiello, sintetizzando precisione e classica eleganza, mentre l’altro nostro pilastro, ossia la collezione Max Bill, esprime la ‘potenza’ della semplicità. In termini generali, la nostra produzione attuale, ogni anno, si aggira approssimativamente tra i 50.000 e i 60.000 orologi. Offriamo un elevato value for money in rapporto alla qualità e ai contenuti tecnici e di design, che si manifesta in una notevole competitività nella fascia tra i 500 e i 2.500 euro”. L’eleganza cui si riferisce Stotz risulta ben chiara nell’essenzialità classica del Meister Chronoscope, in acciaio e acciaio PVD oro rosa da 40,7 mm (lo spessore è di 13,9 mm), che dispone del calibro automatico J880.1: capace di 48 ore di riserva di carica, è in grado di visualizzare sul quadrante, protetto da vetro in plexiglass bombato (è possibile sostituirlo con cristallo zaffiro), secondi/minuti/ore crono – affissione tri-compax -, piccoli secondi al 9 e day/date al 3. Strutturalmente, i pulsanti ellissoidali si armonizzano con la compostezza dell’insieme e il fondello, fissato da 5 viti, è completato dal vetro minerale per consentire l’osservazione del movimento con il rotore rifinito a Côtes de Genève. In quanto alla cura del dettaglio, vanno senz’altro citati gl’indici a filo appena accennati e le sfere tipo Dauphine, parzialmente luminescenti e dai profili ricurvi a seguire il medesimo andamento del quadrante. Si tratta di un consolidato successo della Casa di Schramberg, un suo “cavallo di battaglia” che, tuttavia, non ha saputo resistere alla tentazione di veicolare sui più sfidanti territori sporty-elegance, al fine di ampliare il bacino di utenza. Junghans, dunque, rimanendo fedele al dettato stilistico del Meister Chronoscope, ha lavorato sui dettagli trasformando un carattere discreto e rispettoso dei codici della tradizione in immagine aggressiva e marcatamente mascolina.
Ѐ nato così il Meister S Chronoscope, animato, evidentemente, dal medesimo calibro automatico J880.1, in acciaio o acciaio PVD black da 45 mm (15,9 di spessore), in cui ritroviamo alcuni degli elementi del 1972 Chronoscope Edition 2020, come la corona serrata a vite e protetta da robuste spallette, a contribuire all’elevato dato d’impermeabilità, pari a 20 atmosfere. La cassa rotonda è divenuta tonneau, la lunetta ha guadagnato notevolmente in spessore, con sfaccio superiore, i pulsanti, sovradimensionati, presentano una sezione ellittica più geometrica, ma, in tutto questo, il Meister S Chronoscope non ha sacrificato affatto l’apertura di quadrante, debitamente ricurvo e con le sfere che ne seguono il profilo, e ha mantenuto la concavità sui contatori. Rimanendo sul quadrante, un evidente intervento lo hanno subito gl’indici, non più a filo ma a barretta luminescenti, ben allungati verso l’interno, e con le lancette, sempre tipo Dauphine, ma più “spartane”, grintose, in virtù dei due profili separati, parzialmente riempiti con Superluminova. In un tale contesto estetico-strutturale si dispiegano tre versioni, di cui due con bracciale massiccio, distribuito su sette file di maglie alternate orizzontalmente e chiusura déployante doppia: una presenta un quadrante antracite opaco con contatori ton sur ton, scala tachimetrica periferica e indici orari personalizzati a rilievo con le cifre della scala dei minuti/secondi, ovviamente, ad intervalli di cinque unità; l’altra vira il quadrante sul verde laccato, con contatori neri a contrasto, ed elimina il tachimetro e l’indicazione numerica dei minuti/secondi sugl’indici orari. La terza variante, in serie limitata a 888 esemplari, in acciaio PVD black, alternato all’acciaio satinato dalla tonalità silver su carrure e sfaccio superiore della lunetta, esalta, lato corona/pulsanti, una silohuette dalla curvatura profonda in cui la concavità è sviluppata tridimensionalmente nel tratto che si diparte dalla corona, determinando una maggiore ergonomia al polso. Un dinamicità che si conferma sugl’inserti a luminescenza rossa sulle sfere e sugl’indici al 6 e al 12. Aggressivo anche il cinturino in caucciù sintetico con inserto in pelle a doppia impuntura rossa e interno con, a rilievo, il nome dell’orologio, a favorire, tra l’altro una migliore traspirazione della pelle.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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