Dei documenti inediti e recentemente rilasciati fanno finalmente luce sulla misteriosa sparizione e sul ritrovamento dell’Omega Speedmaster indossato dall’astronauta Donn Eisele nella missione Apollo 7. Il Moonwatch era stato rubato nel 1989, scomparendo per quasi 30 anni. Poi entrò in azione l’FBI..
Se ci trovassimo in un film, il nostro protagonista a un certo punto avrebbe gridato deciso, come un giovane Indiana Jones: “Quell’orologio dovrebbe stare in un museo!”. E a dire il vero non possiamo sapere se una frase simile sia stata pronunciata o meno. Quello che sappiamo per certo è che il protagonista di questa storia è un cronografo Omega Speedmaster Professional indossato dall’astronauta Donn Eisele nella missione Apollo 7: un volo di 10 giorni e 20 ore che vide Eisele e i suoi due compagni di equipaggio, Wally Schirra (ricordiamo, il primo astronauta a condurre un Omega nello spazio, in occasione della missione Mercury-Atlas 8, a bordo della capsula Sigma 7, il 3 ottobre 1962) e Walt Cunningham, mettere alla prova il modulo di comando dell’Apollo, orbitando attorno alla Terra 163 volte, dall’11 al 22 ottobre 1968 come prima missione del programma della NASA – portò a termine anche un “rendez vous” nello spazio con l’ultimo stadio di un razzo del tipo Saturn 1-B -, che aveva come fine ultimo l’atterraggio sulla Luna degli astronauti degli Stati Uniti.
L’Omega indossato da Eisele era stato dato “in prestito” all’Instituto Geográfico Militar di Quito dell’Ecuador dal National Air and Space Museum dello Smithsonian di Washington, quando venne rubato nel 1989. Scomparendo per quasi trent’anni. Al tempo la polizia locale indagò sulla sparizione e su quello che era un più che probabile furto, ma non fu in grado di identificare né un colpevole né una pista per ritrovare l’Omega Speedmaster rilasciato dalla NASA, su cui era inciso il numero seriale SEB12100039-002 e un numero univoco, “34”, e il cui valore era stimato intorno ai 400mila dollari. Solo recentemente, l’Ufficio del Revisore Generale dello Smithsonian Institution ha rilasciato alcuni documenti inediti riguardanti il ritrovamento dell’orologio, che un giornalista di Bloomberg ha setacciato per diffondere le parti mancanti della storia, che ha riportato l’orologio allo Smithsonian nel novembre del 2017, grazie all’impegno dell’FBI e di una rete di appassionati. Consentendoci di approfondire ulteriormente il misterioso caso dello Speedmaster rubato. Ma andiamo con ordine.
La scomparsa di uno Speedmaster della NASA
L’Omega Speedmaster segnato con il numero “34”, fornito alla NASA, nella partita di cronografi destinati agli astronauti, che li avrebbero indossati nelle missioni spaziali, era considerato, ufficialmente, proprietà dell’Agenzia spaziale statunitense, che, una volta concluso il programma, lo donò allo Smithsonian, insieme agli altri Moonwatch, nel 1977. Quando, come sopra anticipato, scomparve mentre era esposto in Ecuador, appena dodici anni dopo, del Moonwatch numero 34 della NASA non si seppe più nulla. Almeno fino a quando ricomparì ad una Fiera dell’Orologeria, in Florida, nel 2017.
“Qualcuno ha provato a vendermi un Omega Speedmaster vintage con il numero dell’astronauta inciso sul retro e il numero di serie 34. Avevo paura di comprarlo, perché pensavo potesse essere falso. Hai idea di quale missione si trattasse?”. Scrisse al portale Collect SPACE un possibile compratore. Poi, stando a quanto esposto, il cronografo scomparve di nuovo, prima che si potesse fare chiarezza sulla sua provenienza. Mesi dopo un venditore di orologi del Texas raccontò a un altro appassionato di oggetti spaziali, la “storia” di “un suo conoscente che aveva acquistato un Omega Speedmaster vintage con alcune incisioni molto interessanti“, per appena 5.000 dollari durante un viaggio in Ecuador. Un dato che ci lascia immaginare cosa possa accadere a simili pezzi da collezione quando finiscono nelle mani di qualche malfattore privo di ogni scrupolo e conoscenza riguardo il valore dell’oggetto che ha sottratto. Fu allora che, dopo una serie di scambi di informazioni tra appassionati e autorità, gli agenti dell’FBI informati dal museo rintracciarono e incontrarono l’uomo che era entrato in possesso del prezioso cronografo scomparso quasi 30 anni prima. Quel pezzo fondamentale della storia spaziale, tornava al suo posto grazie a uno “sforzo” congiunto.
Romano, appassionato di orologi fin dalla tenera età, vivo nel passato ma scrivo tutti giorni per Il Giornale e InsideOver, dove mi occupo di analisi militari e notizie dall’estero. Ho firmato anche sul Foglio, L’Intellettuale Dissidente e altre testate.
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