Nell’era della tecnologia, delle complicazioni delle dimostrazioni più ardite di savoir-faire, nell’orologeria, spesso si dimentica che la funzione primaria del segnatempo è quella pura e semplice d’indicare l’ora. E questo le Maison lo sanno bene…
L’orologio, sostanzialmente, indica ore, minuti e secondi. Il funzionamento del sistema meccanico fondamentale che permette una simile visualizzazione, ossia la cosiddetta base tempo, è semplice e, per certi versi, intuitivo. In estrema sintesi, muovendo dal bariletto e dalla relativa molla di carica, ossia dall’organo che conferisce energia a tutto il movimento quando l’orologio è carico, che tende a srotolarsi dall’asse del bariletto, trascinando con sé quest’ultimo.
Dal bariletto si dipana il “treno del tempo”, costituito da tre componenti fondamentali: ruota di centro (o dei minuti), ruota mediana e ruota dei secondi. Ognuno di essi è formato da una ruota dentata e da un pignone solidali tra loro: il pignone è un ingranaggio dal diametro molto piccolo, con un numero di denti (chiamati “ali”) limitato. Dunque, la dentatura esterna del bariletto ingrana con il pignone della ruota di centro (che quando compie un giro in un’ora, viene anche detta “dei minuti”), la quale, a sua volta, si collega con il pignone della ruota mediana, la cui funzione è di trasferire il moto all’ingranaggio successivo, quello dei secondi (effettua un giro in un minuto).
A questo punto “interviene” l’organo regolatore dell’orologio, ossia il sistema bilanciere-scappamento. Infatti, la ruota dei secondi interagisce con il pignone della ruota di scappamento, la cui velocità di rotazione è “controllata”, mediante l’ancora, dalle oscillazioni del bilanciere: ad ogni semi-oscillazione il bilanciere aziona l’ancora, che funge, alternativamente, da freno della ruota di scappamento ed elemento motore del bilanciere stesso, ossia mezzo attraverso il quale lo scappamento trasmette l’energia erogata dalla molla di carica al bilanciere, sotto forma di impulsi. La ruota di scappamento è il ruotismo che si muove più velocemente all’interno di un orologio: i rapporti di trasmissione tra gli ingranaggi sono tali che, durante tutta la durata della carica, il bariletto compie, in media, circa otto giri in tutto (l’attuale ricerca verso l’ottimizzazione dell’erogazione di energia, funzionale alla precisione dell’orologio, ha portato a definire bariletti a rotazione veloce, fino a più di venti giri in corso di carica), mentre è la frequenza di oscillazione del bilanciere a determinare la velocità di rotazione dello scappamento e, dal numero di denti della relativa ruota, si può calcolare il tempo che essa impiega a compiere un giro sul suo asse.
Ecco, quindi, che attraverso determinati rapporti di trasmissione tra i ruotismi dell’orologio, che comprendono anche elementi esterni al treno del tempo, si ottiene che una ruota giri in 60 secondi (ruota dei secondi), una seconda in 60 minuti (ruota dei minuti) ed una terza in 12 ore (ruota delle ore): su queste tre ruote vengono, perciò, calettate le lancette, le tre indicazioni fondamentali dell’orologio solotempo. Questa è una configurazione che potremmo definire normale, naturale, o, ancora meglio, classica e tradizionale, perché la visualizzazione sul quadrante dei tre elementi sostanziali dell’indicazione del tempo, oggi non costituisce più una regola assoluta, ma presenta diverse eccezioni. Ciò non toglie che l’eleganza, la pulizia estetica e la raffinatezza stilistica di un solotempo con piccoli secondi (l’espressione più naturale visto quanto esposto relativamente al treno del tempo) o secondi centrali o indiretti, o ancora assenza dell’indicazione dei secondi, sia difficilmente raggiungibile da altre soluzioni, seppur affascinanti e creative.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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