Quest’orologio non è un mero segnatempo, ma la sintesi di un’arte al massimo della sua espressività. La meccanica si pone al servizio di un qualcosa che si muove sopra di noi, di cui siamo a conoscenza, su spazi straordinariamente estesi, anche se entro i confini del sistema solare, e lo racconta nel suo ciclico evolversi.
Oggi, l’astronomia, per lungo tempo considerata la più nobile e complessa delle scienze, sembra cosa ovvia: basta un semplice smartphone per riuscire ad esplorare l’universo in molteplici modalità e con estrema facilità, potendo conoscere i ritmi, i percorsi e le posizioni delle stelle sul nostro orizzonte notturno. Al contrario, si tratta di una scienza che l’orologeria e gli orologiai, nei secoli, hanno cercato di far propria, al fine di rendere i fenomeni stellari e planetari chiaramente percettibili e chiari, riunendoli in pochissimi centimetri cubi o su planetari e astrolabi da tavolo o da torre. In sintesi, gli orologi astronomici affascinano e interessano perché rappresentano una concentrazione di umani desideri, esplicitano dubbi, errori, sfide: una tensione virtuosa che, nel XVIII secolo, nel tentativo di riconciliare la scienza con Dio, portò quest’ultimo ad essere ritenuto, unico ad aver creato un universo dal funzionamento perfetto, il “Grande Orologiaio”. Poi, nei secoli successivi, via via, l’orologio, per la sua natura meccanica e per la sua funzionalità alla misurazione perse l’allure, fino ad essere considerato uno strumento freddo, in grado di effettuare precise misurazioni, ma incapace di provocare emozioni. Eppure, questo piccolo oggetto, inequivocabilmente, concentra l’essenza di un infinito numero di mani, occhi e menti che contribuiscono a realizzarlo e che, per farlo, hanno dovuto studiare e ricercare, provare. Si tratta di un lungo processo di sviluppo, lunghissimo se si pensa all’orologio astronomico, in cui l’equazione del tempo, il tempo siderale, le efemeridi e il loro scorrere lento, al contrario delle app sullo smartphone, finalizzate ad ottenere risultati immediati, facili da leggere ed acquisire, non sono immediatamente comprensibili, perché risultato delle domande che l’uomo, nei secoli, si è posto osservando il cielo.
Uno dei suddetti “watchmakers”, al giorno d’oggi, che sostengono, da sempre, il concetto di meccanica orologiera come vera e propria arte veicolatrice di passione, emozioni e strumento imprescindibile per creare quella liaison tra uomo e tempo altrimenti etereo ed imprendibile , è François-Paul Journe. François-Paul, incapace, dopo aver raggiunto il successo planetario e la crescita esponenziale dell’azienda, di allontanarsi dal banco di lavoro, ha riassunto il profondo significato storico-filosofico dell’orologio nell’Astronomic Souveraine, la più completa di tutte le grandi complicazioni – e sono tante – da lui realizzate. Non saremo mai troppo grati a F.P. Journe, tra l’altro, per saper armonizzare e rendere semplice l’interazione tra complicazioni come il tourbillon, l’equazione del tempo, l’ora siderale e la ripetizione minuti, e saper mettere l’orologio al servizio del suo possessore. Stiamo parlando di un modello in acciaio da 44 mm, animato da un movimento meccanico manuale in oro rosa, regolato da un tourbillon con rémontoir d’égalité, finalizzato all’ottenimento della massima precisione. Può essere considerato come un’ode al cosmo ed è espressione di ben 18 funzioni: dall’eccezionale spessore di 13,7 mm (considerati i suoi “contenuti”), è stato presentato nel 2019, in anteprima, a Tokyo. Evidentemente solo pochi esemplari, ogni anno vedono la luce negli atelier ginevrini del Maestro, come viene, a buon titolo, chiamato Journe: infatti, all’osservazione delle fasi di luna astronomiche, del tempo siderale, dell’equazione del tempo, della corrispondenza zodiacale, e così via, si abbina anche la ripetizione minuti. Ricordiamo che, prima della suddetta presentazione, un prototipo dell’Astronomic Souveraine era stato donato per l’Asta benefica annuale Only Watch, nello stesso anno, e che l’orologio reca testimonianza della stretta relazione tra François-Paul ed il figlio Charles: dal primo schizzo del quadrante, effettuato da Charles, il padre ha impiegato ben sei anni perché il progetto si concretizzasse.
Il design d’insieme è stato ispirato da un modello da tasca con planetario creato da Journe nel 1987, con diverse complicazioni. Per dotarlo di sufficiente autonomia, Journe ha messo a punto un calibro manuale con due bariletti, chiamato 1619 e in grado di assicurare 40 ore di riserva di carica (34 giri di corona per raggiungere il pieno avvolgimento delle molle). E dato che Journe ama la semplicità, tutte le complicazioni, astronomiche e non, sono regolabili via corona. Evidentemente, come noto, la ripetizione minuti (rintocco, a richiesta, di ore, quarti e minuti) fruisce di una molla di carica specificamente destinata e addizionale ed è attivata facendo scorrere la slitta sulla parte sinistra della carrure; inoltre, ed è un piacere per gli occhi dell’appassionato, visualizzando il movimento lato fondello, a ore 10, spicca il regolatore a volano inerziale della suoneria, deputato a rallentare e rendere costante lo svolgimento della molla della ripetizione, che, altrimenti, si scaricherebbe troppo velocemente. Sono 758 le componenti del movimento e per arrivare alle succitate 18 funzioni va considerato che, ad esempio, l’indicazione del tempo civile ne comporta, da solo, ben quattro. Analizziamo, dunque, il quadrante sul fronte dell’orologio: al 3, il quadrantino con “Clous de Paris” centrale, indica l’ora civile (lancetta dorata) e l’ora di un secondo fuso orario (sfera azzurrata) su di un ciclo di 12 ore; minuti al centro, dorati; a configurare un dispositivo cronometrico, ecco i secondi morti indicati mediante un disco su semi-apertura al 7; sul quadrantino al 9 (sempre trattato a “Clous de Paris”), graduato sulle 24 unità, appare l’ora siderale (si basa sul tempo che il sole impiega a ruotare di 360° attorno alle stelle), che differisce di 4 minuti e 56 secondi – in meno, al giorno -, rispetto all’ora civile; riserva di carica al 6; fasi di luna astronomiche al 5, disegnata fedelmente alle immagini della NASA; alba e tramonto, nell’apertura al 12. La precisione dell’orologio, come accennato poc’anzi, è ottenuta mediante l’impiego del tourbillon, cui è adattato il “remontoir d’égalité”, un cavallo di battaglia di Journe: si tratta di un sistema studiato per garantire che l’energia proveniente dai due bariletti e diretta all’organo regolatore sia sempre costante e che la sua coppia sia indipendente dalle variazioni conseguenti allo svolgimento della molla di carica, a tutto vantaggio dell’isocronismo.
Il calibro 1619 (21.600 alternanze/ora, bilanciere a regolazione inerziale), da 37 mm di diametro e 9,3 mm di spessore, visualizza anche il Calendario Annuale (una sola correzione all’anno, il primo marzo), sul retro dell’orologio, grazie al vetro zaffiro adattato sul fondello, fissato da 6 viti; un’indicazione legata all’ora dell’alba e del tramonto, come detto, sul fronte, al 12, sulla cui apertura semicircolare, alle due estremità, due placche slittanti regolano la lunghezza del giorno e della notte, in funzione della stagione e del luogo di residenza del possessore. Rimanendo sul fronte posteriore dell’orologio, troviamo l’indicazione del mese zodiacale, collegato al calendario civile, attraverso un puntatore azzurrato – sembra fluttuare sul movimento – riferito alle scale concentriche dello zodiaco (esterna), del datario (mediana) e dei mesi (interna). Il back movement, comunque, rende protagonista assoluta, come last but not least, l’equazione del tempo, un dato fondamentale per chiunque sia interessato all’astronomia o sia un navigatore: è a lancetta centrale azzurrata interagente con una placca graduata su cui si leggono i minuti che devono essere aggiunti o sottratti al tempo civile al fine di ottenere il vero tempo solare (differenza variabile ogni giorno, come conseguenza dell’eccentricità dell’orbita della Terra e dell’inclinazione del suo asse, che ha i suoi estremi tra -14 minuti – tra l’11 e il 12 febbraio – e +16 minuti – tra il 31 ottobre e il 1° novembre). Tempo civile e tempo solare coincidono solo quattro volte l’anno, ossia il 15 aprile, il 13 giugno, il 1° settembre e il 25 dicembre: in questi casi la lancetta indicherà “0”. Per concludere, sul fondello dell’Astronomic Souveraine, Journe non ha dimenticato di omaggiare Niccolò Copernico (1473 – 1543), padre della teoria eliocentrica e del suo rigore matematico: rispetto, sempre e comunque, per le grandi “menti” che lo hanno preceduto.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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