Nel 2019, Audemars Piguet ha presentato una collezione nuova di zecca, la Code 11.59, rappresentativa del ritorno della Maison all’orologio rotondo, ma con un approccio geometrico e articolato, complesso e contemporaneo, figlio di un eccezionale lavoro sui minimi dettagli. I modelli Code 11.59, suddivisi in 6 varianti, hanno investito come un ciclone l’universo dell’haut-de-gamme orologiero. In attesa di vedere, tra non molto, i primi aggiornamenti della linea, la illustriamo nel suo complesso.
Afferma il CEO di Audemars Piguet, François-Henry Bennahmias: “Non abbiamo fatto particolari studi di mercato prima di lanciare la collezione Code 11.59, perché i focus group non mi hanno mai convinto e, a mio avviso, generano confusione. Se nel 1972, Audemars Piguet avesse organizzato un focus group per decidere della presentazione o meno del Royal Oak, quell’eccezionale orologio non avrebbe mai visto la luce.” Un approccio chiarissimo sul modus operandi della Maison, al quale il CEO (è stato nominato nel 2013 dopo aver ricoperto il ruolo di Presidente per il Nord-America), ha aggiunto un concept ancor più insito nella storia del brand fondato nel 1875: “Se Jules-Louis Audemars ed Edward-Auguste Piguet fossero vivi oggi, sarebbero sempre in giro per il mondo a proporre nuove iniziative ed idee. E se si trovassero a lanciare una nuova collezione il lunedì, il martedì mattina starebbero già pensando alla prossime scelte di prodotto da fare. Ѐ sempre stato nel DNA della marca osare e guardare in prospettiva, facendo proprie le parole, ‘what’s next?’. Nei tempi attuali, bisogna sempre sfidare se stessi, chiedendosi ‘cosa succederebbe se…’, senza attendere che accada qualcosa per prendere delle iniziative. Le porte devono costantemente essere tenute aperte sul futuro. In questo, aiuta la tradizione e la storia che un brand può vantare, la stella cometa che indica la direzione. E allora, se qualcuno mi chiede per quale motivo Audemars Piguet non realizza orologi digitali, io rispondo: ‘Non siamo noi’. Noi abbiamo capacità, professionalità, competenze che dobbiamo, non solo curare, ma mantenere e fare in modo che si trasmettano alle future generazioni di orologiai.” Detto questo, la nuova collezione di Audemars Piguet , a cui, poc’anzi, ha fatto riferimento Bennahmias, ossia la Code 11.59, presentata nel gennaio del 2019 al Salone di Ginevra, è stata accostata per importanza, 47 anni dopo, al gigante Royal Oak, un orologio che, a partire dagli anni ’70, ha cambiato per sempre il modo di approcciare e interpretare il segnatempo da polso, era difficile da immaginare. Prima di entrare nel cuore della collezione, dunque, giusto chiedersi se una Maison che può contare sul successo straordinario del suo modello iconico, nato dalla penna di Gerald Genta, debba necessariamente accompagnarlo con qualcos’altro, altrettanto distintivo. Le risposte possono essere molte, contrastanti, argomentate oggettivamente o soggettive ma, forse, quella fornitaci dal CEO, sulla genesi del progetto, può essere utile a disperdere buona parte dei dubbi: “La Code 11.59 non è nata improvvisamente. C’è stato un brief ai team tecnico e di design nel 2017, relativamente al quale le indicazioni sono state molto chiare: ‘Create un orologio quasi impossibile da copiare e, poi, spingetevi oltre i limiti di tutto quello che sappiamo fare’. Solo cinque anni fa non saremmo stati in grado di realizzare questo orologio, perché oggi possiamo usare nuove tecnologie, ad esempio, per determinate finiture tali da conferire una luminosità eccezionale all’insieme.”
Procedendo, dunque, con rigore, il primo step è quello di inquadrare la linea partendo dal suo nome, Code 11.59. Il “codice” è ben spiegato dalle parole di Jasmine Audemars, Presidente del Consiglio di Amministrazione del brand: “Code 11.59 by Audemars Piguet è il risultato di sfide umane e racconta le storie appassionate degli orologiai specializzati che hanno osato seguire le proprie convinzioni, unendo le loro forze e perseverando, sempre nel tentativo di superare i propri limiti.” Leggendo tra le righe si trovano termini quali “sfida”, “osare”, “evoluzione”, ai quali va aggiunta senz’altro la “proprietà” delle radici e del territorio in cui è cresciuta la Maison, in sintesi, l’indipendenza. Son queste le chiavi che, abbinate alle cifre 11.59, nient’altro che l’ultimo minuto precedente l’inizio di un nuovo giorno, permettono di entrare nel cuore della collezione, e del marchio stesso, costantemente proiettato nel domani. Una posizione da cui gli orizzonti di un orologio rotondo, apparentemente assimilabile a tanti altri già visti, si ampliano a dismisura, scomponendosi in dettagli di tecnica e creatività sopraffine e ricomponendosi magicamente in un insieme armonico in cui forte e indissolubile è il link con i tratti costitutivi dell’immagine moderna della Maison. Ecco, quindi, nell’ambito di un diametro di 41 mm, la carrure ottagonale inserita all’interno e in contrapposizione alla rigorosa circolarità di lunetta e fondello, in un’alternanza dinamica di superfici lucide e satinate, dall’alto verso il basso e viceversa; ecco le anse scavate, dove il tratto morbido e angolare si risolve in una saldatura limitata al sottile spessore della lunetta, mentre l’estremità inferiore si poggia delicatamente, senza fondersi, su quello del fondello; ecco, poi, il vetro zaffiro antiriflesso con doppia curvatura, arrotondata internamente e piatta esternamente dal 6 al 12, a creare un effetto ottico funzionale alla leggibilità del quadrante. Quest’ultimo laccato liscio, oltre al rehaut rialzato e portato in primo piano, presenta un logo da 12,5 mm, realizzato in alcune versioni con sottili strati d’oro 24 carati, ottenuto attraverso il processo chimico dell’accrescimento galvanico: ogni lettera, poi, è unita all’altra con finissimi collegamenti dello spessore di un capello.
Code 11.59 by Audemars Piguet. Tourbillon Scheletrato. Cassa in oro rosa da 41 mm; vetro e fondello in vetro zaffiro con trattamento antiriflesso. Quadrante scheletrato, rehaut laccato nero graduato con la scala dei minuti/secondi; lancette a bastone in oro rosa. Movimento meccanico manuale, calibro 2948, diametro di 32,25 mm, spessore di 4,97 mm, 19 rubini, 196 componenti, 21.600 alternanze/ora (bilanciere dorato), 80 ore di riserva di carica. Funzioni: ore, minuti, tourbillon. Cinturino in alligatore nero; chiusura pieghevole in oro rosa. Sul movimento la platina scheletrata è in alpacca rodiata, mentre i ponti sono trattati PVD nero; sono 70 gli angoli a V lucidati a mano.
Dettagli che qualificano in modo inequivocabile la Code 11.59, senza contare tre nuovi calibri (cronografo flyback con ruota a colonne, automatico con data e automatico con tourbillon volante) per un totale di sei movimenti, comunque di ultima generazione. Il tutto per una “potenza di fuoco” di 13 modelli, esclusivamente in oro bianco e in oro rosa: Automatico e Cronografo in quattro versioni, Calendario Perpetuo in oro rosa con quadrante in avventurina (automatico), Flying Tourbillon Automatico in oro bianco e rosa, Tourbillon Scheletrato in oro rosa (manuale), Ripetizione Minuti Supersonnerie in oro bianco (manuale). Sottolinea Bennahmias: “Relativamente al pubblico del Code 11.59, il nostro obiettivo è di raggiungere un target che vada in sovrapposizione progressiva con quello del Royal Oak. In parte, cioè, rivolgiamo il messaggio a quelli che sono già nostri clienti, ma in parte e, soprattutto, vogliamo ricercare coloro che, ad oggi, non sono ancora ‘sotto il tetto di Audemars Piguet’, per offrire loro un orologio diverso, che potrebbero voler indossare e iniziare a fidelizzarli sul brand, nella sua totalità. Sono troppi anni che non proponiamo un modello classico, rotondo e contemporaneo.” Diverse sono, oltre a quanto già evidenziato, le “chicche” estetico-tecniche della collezione, a partire da uno dei nuovi movimenti presentati, specificamente quello cronografico. Le “cronache” da Le Brassus raccontano che, qualche mese dopo essere stato nominato CEO nel 2013, Bennahmias riunì i team prodotto e produzione, sottolineando perentoriamente che nessuno avrebbe potuto lasciare la stanza fino a quando non fossero state concordate le linee guida e le basi di sviluppo di un nuovo movimento crono. Il risultato fu, cinque anni dopo, la messa a punto di due calibri, ambedue da 14’’’, l’AP 4300 e l’AP 4400 (da cui deriva l’AP 4401, usato nel modello Code 11.59): vanno evidenziati, nel contesto del raggiungimento di una precisione cronometrica, l’ampio bilanciere con ponte trasversale regolabile dotato di un’inerzia di 12,5 mg/cm2 – controllata da 6 masse periferiche – a garanzia di una stabilità ottimale, un bariletto ben dimensionato in modo tale da assicurare una riserva di carica di 70 ore, lo smistamento cronografico via ruota a colonne – totalmente ridisegnata – e l’innesto verticale a frizione per evitare i salti della sfera dei secondi nella fase d’ingaggio del meccanismo cronografico con il treno del tempo. Singolare, infine, il dispositivo brevettato legato alle regolazioni, via corona, di carica, data e ore/minuti: un pignone oscillante guida la selezione delle funzioni e, quando la corona viene estratta, in prima o in seconda posizione, una ruota s’inclina e si connette al sistema correttore della data o al ruotismo di correzione dell’ora; il tutto per evitare contraccolpi nel momento in cui la corona viene reinserita.
Tecnicamente di rilievo anche il nuovo calibro automatico, AP 2950, destinato al Flying Tourbillon, per la prima volta, per Audemars Piguet, dotato di rotore centrale, per non parlare, poi, della tecnologia Supersonnerie nel Ripetizione Minuti (lanciata nel 2016) che, nell’ambito dei tre brevetti finalizzati alla massima efficacia dell’espressione sonora, prevede un regolatore del meccanismo di segnalazione acustica, ossia del “tempo” con cui essa si manifesta (velocità di rotazione degli ingranaggi preposti), tradizionalmente legato all’impiego dell’àncora. Poiché, però, il dispositivo di scappamento ad ancora alla fine del treno della ripetizione (attivato da bariletto della suoneria), produce un chiaro ronzio di fondo, la Maison di Le Brassus ha sviluppato un innovativo design: essendo detto rumore generato dai perni di rotazione, ha studiato una particolare forma a “B” dell’ancora (larga 1,5 mm e spessa 0,08 mm), in modo tale da farla agire sia come regolatore, che come ammortizzatore dell’energia d’impatto con lo scappamento; il suono di fondo è ben al di sotto della soglia udibile e l’efficacia è assicurata per un periodo superiore ai quindici anni.
Esteticamente, infine, spiccano il quadrante e i contatori in avventurina nel Calendario Perpetuo. Il vetro avventurina nacque in una vetreria di Murano nel XVII secolo dal gesto fortuito (da cui l’espressione ” all’avventura “) di un maestro vetraio che fece cadere per errore pagliuzze di rame nero nella pasta vitrea in fusione: una volta raffreddato, il vetro presentava una luminosità scintillante data dalla costellazione di minuscole particelle al suo interno; la particolare colorazione blu, nel caso in oggetto, è poi assicurata dall’introduzione di ossido di rame e cobalto. Sostiene Michael Friedman, storico e consulente della Maison per la formazione, il marketing strategico finalizzato agli schemi di vendita e per la parte collezionistico-museale: “Il mercato italiano è importantissimo per noi, perché gli italiani amano il design innovativo. Nel tempo Audemars Piguet ha sperimentato molto con la geometria. La nostra sfida con la collezione Code 11.59 è stata di riuscire a proporre la nostra straordinaria capacità nelle finiture e nei dettagli in un orologio tondo. Una cosa certamente più facile da fare con un segnatempo dalla forma articolata come il Royal Oak. Attualmente ci sono solo dieci specialisti che rifiniscono a mano gli orologi Code 11.59: sono i migliori che abbiamo!“. La collezione è stata introdotta sul mercato con grande progressività, come sottolineato da Bennahmias: “Per il 2019, abbiamo prodotto 2.000 esemplari della linea Code 11.59 e non abbiamo incrementato il limite annuale generale stabilito in 40.000 pezzi. Il Code 11.59 è un orologio, la cui awareness va costruita progressivamente e, quindi, abbiamo iniziato con la giusta cautela. In termini complessivi, aumenteremo la produzione a partire dal 2020”.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
Nessun commento