Sono venti gli anni del J12 di Chanel e la Maison, evidentemente, si è organizzata per festeggiarlo con gli onori che si devono ad un’icona. Ripercorriamo, in queste pagine, la genesi, l’evoluzione e le ultime novità celebrative di un orologio divenuto tendenza fin dal primo momento della sua creazione, nel 2000.
Tutti coloro che lo hanno conosciuto, professionalmente ed umanamente, sono stati concordi nel riconoscere che Jacques Helleu, storico direttore artistico di Chanel, venuto a mancare nel settembre del 2007, condusse con successo la Maison, nel XXI secolo, verso la consacrazione quale leader nell’universo dell’esclusività. Fu lui a “inventare” e costruire l’immagine orologiera di Chanel, a partire dal 1987, con il lancio del Première. Il suo istinto visionario, poi, lo portò a delineare, proprio all’alba del nuovo secolo, nel 2000, una piccola, grande rivoluzione lungo il percorso creativo dell’orologio da polso, chiamata semplicemente J12. Realizzato, su cassa e bracciale, in ceramica nera, scintillante e intensa, altamente resistente, ricercava l’armonia estetica, ma anche fisica con il polso, adattandosi naturalmente alla temperatura del corpo, contrariamente al metallo. Il messaggio lanciato venti anni fa dal J12 è stato intelligentemente alimentato nel tempo, a cominciare dalla variante bianca nel 2003, dall’effetto immacolato e opalescente, proseguendo, poi, con la versione femminile XS, con il Tourbillon e il particolarissimo Rétrograde Mystérieuse, nel 2005. Due esercitazioni, quest’ultime, d’Alta Orologeria complicata che, dopo la sfavillante interpretazione Haute Joaillerie del 2006, indirizzarono le strategie di Chanel verso la ricerca di una sofisticazione meccanica di primario livello, concretizzatasi nel 2008 nel J12 3125, con movimento automatico sviluppato in collaborazione con Audemars Piguet. In tal senso, comunque, la Maison parigina si era già portata avanti, acquisendo, nel 1993 la G&F Chatelain, società fondata nel 1947 a La Chaux-de-Fonds, cuore storico e pulsante della migliore tradizione elvetica, specializzata nella costruzione di casse e bracciali ai massimi livelli, con specifiche competenze nell’arte dell’incastonatura (si era occupata, tra l’altro, della realizzazione del suddetto Première, nel 1987), oggi operativa su ben 16.000 metri quadrati.
Lo schizzo di Jacques Helleu, storico direttore artistico della Maison Chanel, risalente al 2000, in cui si osservano i tratti originali del J12.
In sintesi, dunque, il J12 è da un ventennio protagonista sul mercato dell’haut-de-gamme delle lancette, non certo perché fu il primo modello ad essere eseguito con cassa, lunetta e bracciale in ceramica hi-tech, ma perché fu il primo ad avviare una vera e propria tendenza legata all’impiego di un materiale, allora, dalle notevolissime ed inespresse potenzialità. In tal senso, il processo creativo che portò Jacques Helleu alla composizione definitiva del J12 era durato ben sette anni, e l’ispirazione arrivò dai due mondi che amava di più, ossia le auto e la vela. Helleu affermò chiaramente di aver realizzato il J12 per sé stesso, voleva un “orologio nero e lucido come una locomotiva di Raymond Loewy”: statunitense di origini francesi, nome di assoluto richiamo nel design industriale, autore, in particolare, negli anni ’30, di locomotive dai tratti più morbidi e curvilinei. L’affermazione del J12, peraltro, fu motivata anche dal costituire il primo segnatempo unisex del brand, fino ad allora cimentatosi su versioni precipuamente femminili. Detto questo, assume ancor più valenza il suo restyling, che l’attuale Direttore Creativo dell’Orologeria di Chanel, Arnaud Chastaingt, in carica dal 2013, ha proposto nel marzo del 2019 alla fiera di Basilea, dopo uno sviluppo durato quattro anni. Mettere mano al capolavoro di un gigante come Helleu, pur avendo creato altri modelli di successo come il Code Coco, il Boy•Friend e il Monsieur, è stato un vero e proprio atto di coraggio per Chastaingt. Il designer ha scelto di seguire il suggerimento di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ossia cambiare tutto perché non cambi niente. Ha modificato, quindi, il 70% dei componenti rispetto al design originale. La cassa, da 38 mm, è stata rivisitata per contenere il nuovo movimento, più alto del precedente, è più arrotondata e morbida nella vista di profilo e, soprattutto, è a costruzione monoblocco, dunque, con fondello in ceramica e non in acciaio, integrato da oblò in vetro zaffiro, aperto sul movimento. L’anello metallico della lunetta girevole unidirezionale è più sottile ed è aumentato il numero delle scanalature, passate da 30 a 40 (la zigrinatura più fitta ne compensa la sporgenza minore e la rotazione è più scorrevole a produrre un suono più dolce); inoltre, la modifica delle proporzioni tra i componenti la ghiera stessa ha provocato una maggiore apertura del quadrante. La corona è più incassata e la curva del cabochon è meno accentuata, pur mantenendo la chiusura a vite e garantendo l’impermeabilità fino a 20 atmosfere.
Chastaingt, poi, è intervenuto sul carattere tipografico dei numeri arabi (gli ci sono voluti due mesi di lavoro mirato), che ha voluto realizzare anch’essi in ceramica, in virtù di ritrovati tecnologici d’avanguardia, ha ridisegnato le lancette – ora della stessa larghezza -, ha inserito segmenti pieni nella minuteria centrale a chemin-de-fer, ha contenuto lo spessore della scala sessagesimale, portandola sul rehaut, così come la scritta “Swiss Made”, rendendola più visibile. Interventi sono stati dedicati anche ai rivestimenti luminescenti delle lancette, in particolare, utilizzando un materiale nero, nella versione della stessa cromia su sfere bianche, amplificando il contrasto positivo/negativo. Il bracciale ha un impatto più contemporaneo, rispetto alla versione originale, con i primi raccordi più lunghi ed incurvati. Riguardo, infine al movimento, l’intento, nel contesto del progetto di restyling, era quello di ottenere un meccanismo “industriale” ad alta tecnologia. Così, sulla scia della suindicata strategia d’integrazione dei processi produttivi in termini manifatturieri, Chanel ha individuato un partner indipendente, in linea con i suoi standard ed i suoi valori, nell’azienda Kenissi, acquisendone, tra l’altro, una partecipazione societaria nel gennaio del 2019: Kenissi, di stanza a Ginevra, ha in essere una collaborazione industriale con Tudor e, nel 2021, si trasferirà a Le Locle. Il nuovo calibro, messo a punto e prodotto da Kenissi per Chanel, automatico, è stato denominato 12.1, ed è un’evoluzione notevole rispetto al precedente ETA: 191 componenti, 28.800 alternanze/ora, 28 rubini, bariletto a brida slittante, 70 ore di autonomia di marcia, dispositivo stop-seconds, datario istantaneo, certificazione Cronometrica del C.O.S.C.. Il bilanciere è a regolazione inerziale e fruisce di ponte passante (abbinato ad un ponte a 3/4 a garanzia di un’eccellente solidità strutturale), mentre ancora e ruota di scappamento sono in nichel-fosforo (ad incrementare l’effetto anti-magnetico unitamente a quello della ceramica); la massa oscillante in tungsteno ruota su cuscinetti a sfere, presenta l’elemento centrale scheletrato a forma di cerchio, un chiaro segno grafico dell’orologeria di Chanel. In termini estetici, platina e ponti sono in ottone rodiato, con finiture satinate lineari, a configurare un prodotto assai identificativo e performante.
Il ventesimo anniversario
Come abbiamo accennato poc’anzi, quest’anno ricorre il ventennale del J12 e Chanel ha deciso di riservargli tutti gli onori. Su di un terreno preparato dalla new edition del solotempo automatico, la Maison ha predisposto e sviluppato diversi modelli celebrativi, originariamente riservati alla kermesse di Baselworld di fine aprile (annullata per i ben noti motivi legati alla pandemia da coronavirus). I primi ad essere presentati, sono state due vere e proprie “chicche”, a sottolineare un savoir faire tecnico-estetico, abbinato ad un’effervescenza creativa che riesce a non abbandonare mai i presupposti genetici dettati da Helleu, smontandoli e ricomponendoli come in un puzzle, oppure dematerializzando la ceramica e rendendola eterea come il vetro zaffiro. Nello specifico, la prima soluzione indicata trova il suo interprete nel J12 Paradoxe (meccanico automatico, calibro 12.1, illustrato poc’anzi, certificato Cronometro), in cui la ceramica bianca e nera, si trova a convivere in un solo modello (questo stesso schema è stato adattato ad una versione in ceramica nera, in edizione limitata a 20 esemplari, in cui il quarto di cassa a destra è in oro bianco incastonato con diamanti baguette, fra carrure, lunetta, anse e quadrante, unitamente ad un brillante sulla corona, per un totale di 4,55 carati). Il secondo esemplare è il J12 X-RAY, realizzato in soli 12 esemplari, in cui il nero e il bianco si trasformano nella trasparenza del cristallo zaffiro, a definire cassa, da 38 mm, e bracciale. Questo insieme etereo, con quadrante a vista, e dove ponti e platina, sempre in vetro zaffiro, contribuiscono all’effetto di “sospensione” del movimento manuale nel vuoto, assume consistenza proprio grazie alla lunetta in oro bianco incastonata con 46 diamanti taglio baguette.
La bella notizia è che oggi, ha visto la luce, una nuova edizione limitata, commemorativa dei 20 anni del J12, denominata J12-20: verranno realizzati, ça va sans dire, soli 2.020 esemplari. Si tratta di un modello su cassa in ceramica bianca da 38 mm, dalla lunetta girevole unidirezionale in acciaio con anello graduato in ceramica, con corona in acciaio, serrata a vite, protetta da spallette e sormontata da cabochon in ceramica bianca, impermeabile fino a 20 atmosfere; il fondello, fissato da quattro viti, è integrato da vetro zaffiro – sul quale è metallizzata la scritta “20 Years. Limited to 2020” -, al fine di osservare in azione il calibro automatico di manifattura 12.1, precedentemente illustrato, certificato Cronometro C.O.S.C.. Il quadrante è laccato bianco, e in esso troviamo tutti gli interventi posti in essere dal Direttore Creativo dell’Orologeria, Arnaud Chastaingt, nel restyling del J12 presentato lo scorso anno, tra cui il carattere tipografico dei numeri arabi applicati, sempre in ceramica, il tratto rivisto delle lancette a bastone, i segmenti pieni sulla minuteria centrale a chemin-de-fer e la scala della minuteria portata sul rehaut. Il bracciale, evidentemente, è in ceramica bianca con chiusura deployante tripla. Stanti i connotati basilari illustrati, la particolarità e l’unicità di questo orologio, sta nell’originalissima finitura di lunetta e quadrante con i simboli, a rilievo e rodiati, più rappresentativi dello stile, del fascino, della storia, della tradizione e, in qualche modo, del mito di Chanel e di Mademoiselle Coco. Un piccolo quadro, all’interno del quale sono incastonati, artisticamente, ma senza seguire una regola precisa, 12 brillanti taglio diamante, per un totale di ~0.03 carati, a sottolineare l’amore di Gabrielle per questa pietra preziosa. Invitiamo i lettori ad individuare, su quadrante e lunetta, questi simboli, dei quali diamo conto, qui di seguito, del loro significato contestualizzato lungo il percorso storico e di vita della celeberrima couturier francese.
Gabrielle – Un’icona. Gabrielle Chanel: un’icona di stile del XX secolo, con cui Chanel gioca ancora oggi, qui rappresentata con il suo riconoscibile cappello canotier.
Diamante – Quando, nel 1932, Gabrielle Chanel ha lanciato la sua prima ed unica collezione di Alta Gioielleria, Bijoux de Diamants, scelse i diamanti per impreziosire le sue creazioni. Per renderle omaggio, 12 diamanti sono incastonati sul quadrante delle edizioni J12∙20.
Stella – Uno dei 5 temi presentati nel 1932 con la collezione Bijoux de Diamants: un’incessante fonte di ispirazione per Gabrielle Chanel, recentemente protagonista della collezione di gioielleria Comète.
Camelia – Un fiore privo di profumo, delicato, puro, bianco. Un segno di raffinatezza indossato inizialmente dagli uomini e che Gabrielle Chanel avrebbe preso in prestito per poi utilizzarlo nel suo guardaroba dal 1923, dandogli le sue credenziali.
Leone – Simbolo di potere. Emblema di forza. Segno zodiacale di Gabrielle Chanel. Una figura con la quale Chanel gioca moltissimo.
Première – Ispirate alla geometria di Place Vendôme, le linee pure dell’ottagono sono state ingrandite da Chanel che le utilizzerà per creare il suo primo flacone di profumo, il N°5, e, anni dopo, la prima cassa d’orologio della Maison.
Perle – Gabrielle Chanel ci si avvolgeva dentro. Delicate, morbide, con un bagliore incomparabile. Qualità che le resero le compagne ideali per Mademoiselle.
Croce di Malta – Un motivo architettonico. La Croce di Malta, profondamente radicata nella cultura mediterranea, evoca il periodo trascorso da Gabrielle e dalle sue sorelle, nel 1895, nell’abbazia cistercense di Aubazine (nella regione della Nuova Aquitania), per studiare e dove imparò a cucire. Ancora oggi, un motivo che si ritrova in molte creazioni Chanel.
Spiga di grano – Si possono trovare le spighe di grano in tutto il percorso di Gabrielle Chanel, da Aubazine al suo appartamento parigino. Il suo legame con questo simbolo duraturo di rigenerazione, abbondanza e prosperità era sfaccettato. Per cominciare, il suo compleanno, il 19 agosto, cade durante la festa del raccolto.
Giacca – Minimalismo, tagli dritti e fluidità. Queste sono state le parole chiave dietro l’approccio di Gabrielle Chanel quando, nel 1954, introdusse la sua personale visione di come dovrebbe essere una giacca da donna. Ispirata all’abbigliamento maschile, divenne ben presto un’icona, con un look bicolore destrutturato.
Scarpa “Two-Tone” – Introdotta originariamente da Gabrielle Chanel nel 1957, la scarpa “Two-Tone” era stata progettata per allungare la gamba, accorciare il piede, ed era abbastanza versatile da adattarsi a qualsiasi cosa. Contemporaneamente, lo stile “slingback” della scarpa e il suo tacco corto e robusto significavano comfort, per tutto il giorno, per chi la indossava. Ora un grande classico Chanel.
Borsa 2.55 – L’iconica borsa 2.55, trapuntata, creata nel 1955, che, attraverso la semplice aggiunta di una tracolla a catena, avrebbe liberato il movimento di una donna.
Chiusura Mademoiselle – Il sistema di chiusura a rotazione della borsa 2.55. Il gesto ad essa associato, tanto unico quanto la sua estetica riconoscibile, rende questa chiusura iconica.
Fiocco – Spesso visto sulle passerelle Chanel, il fiocco è un accessorio immancabile del guardaroba femminile di una donna, in varie forme e colori.
Bottone – Uno dei tanti accessori per i quali Chanel è famosa. Un’inesauribile fonte di ispirazione per la Maison.
Forbici, filo e ago da cucito, ditale – Un chiaro riferimento al mondo della moda e al lavoro impeccabile delle “petites mains” di Chanel, le forbici, il filo da cucito, l’ago e il ditale sono elementi inseparabili dell’opera stilistica di Gabrielle Chanel.
N°5 – Il numero fortunato di Gabrielle Chanel. Un profumo maestoso. Quando Gabrielle Chanel creò il profumo N°5 con il profumiere Ernest Beaux nel 1921, lanciò una rivoluzione in un flacone. Fu il primo del suo genere, un’innovazione nell’uso di varie fragranze da parte di Beaux, che rese il N°5 sorprendentemente moderno in un’era di profumi a una sola fragranza.
Rossetto – Chiamato come la stessa Coco, il rossetto di Chanel è sempre stato una necessità nell’universo di Gabrielle Chanel.
Il J12-20 automatico da 38 mm ha un costo di 7.600 euro, ma ne esiste anche una versione da 33 mm (costo di 6.200 euro), sempre in ceramica bianca con elementi in acciaio e dalle medesime caratteristiche strutturali ed estetiche, dotata di calibro al quarzo ad alta precisione: cambia, oltre a dimensione e movimento, il fondello, in acciaio, sul quale è incisa l’iscrizione celebrativa e la serie limitata (sempre di 2.020 pezzi). Insomma, sembra veramente che, nella freschezza dei suoi vent’anni, il J12 abbia ancora tutta la vita davanti e tante sorprese da destinare agli appassionati senza abbandonare mai, ne siamo certi, quel DNA fondato sulla locomotiva di Raymond Loewy…
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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