Il Quantième Rétrograde della Maison si veste di blu monocromatico sulla base di un impianto tecnico unico, che affonda le proprie radici ai primi dell’Ottocento, frutto del genio di Abraham-Louis Breguet. Ogni creazione della linea Tradition ci ricorda l’essenziale bellezza del segnatempo.
Molte delle invenzioni di Abraham-Louis Breguet furono concepite durante il suo soggiorno svizzero, iniziato nell’agosto del 1793: il calendario perpetuo, il tourbillon, lo scappamento a cilindro in rubino, la “pendule sympathique”, lo scappamento a forza costante, gli orologi “à tact” e persino i “souscription”. Si era trasferito a Ginevra (poi a Neuçhâtel e a Le Locle), da Parigi, durante il periodo più intenso della Rivoluzione francese. Nei primi mesi del 1795, la Reazione Termidoriana, supportata dalla nuova borghesia arricchita, pose fine al Periodo del Terrore e, così, Breguet tornò a Parigi e, rientrato in possesso, nel giugno del 1796 del suo atelier di Quai de l’Horloge, dopo lo sfratto avvenuto due anni prima, in quanto “nemico della Rivoluzione”, il “genio” pose mano al suo primo orologio da viaggio, con riserva di carica di 8 giorni e dispositivo bilanciere-spirale di qualità eccezionale. Quell’anno, però, va ricordato soprattutto per il lancio di un orologio inedito, cosiddetto “da sottoscrizione”, come abbiamo accennato. Un segnatempo semplice da costruire, robusto, perfettamente affidabile e poco costoso, di grande diametro e dotato di un’unica lancetta. Il lancio vero e proprio, comunque, Breguet lo effettuò solo l’anno successivo, descrivendolo così in uno stampato promozionale: “…il prezzo degli orologi sarà di 600 franchi. Un quarto della somma verrà pagato all’atto della sottoscrizione. La fabbricazione non subirà ritardi e la consegna rispetterà l’ordine di sottoscrizione…” In altri termini, il Maestro di Neuchâtel raccoglieva un certo numero di ordinazioni, usando il denaro raccolto in anticipo per “risparmiare” sull’acquisto delle ébauches e, in parte, sulla lavorazione. Un procedimento che configurava, in qualche misura, una produzione in serie.
La strada degli orologi semplici e facilmente vendibili era stata intrapresa da Breguet già nel 1792, con il n. 188, ad una sola lancetta, ma il termine “Sottoscrizione” comparve nei registri della Maison, a proposito dell’orologio n. 96, iniziato nel 1794 (durante il periodo in Svizzera, come anticipato) e venduto a Monsieur Coquille nel 1796. In ogni caso, l’orologio “Souscription”, ottenne il suo vero e proprio successo, richiamando un nuovo tipo di clientela, a partire dal 1798, anno successivo alla sua presentazione. Nel primo capitolo del suo trattato sull’orologeria, che iniziò a scrivere una decina d’anni prima della sua morte, Breguet descrive l’orologio da sottoscrizione in questi termini: “Il movimento è disposto in modo tale da consentire agli amanti della meccanica di seguire tutti i suoi movimenti dal lato scoperto (…).” Di “Souscription” ne furono prodotti circa 700 esemplari con cassa in oro o in argento – i primi -, oppure interamente in oro – gli ultimi -, quadrante in smalto bianco e indici a numeri arabi (un’innovazione tecnica che contenevano i “Souscription” fu anche lo scappamento a cilindro in rubino modificato e migliorato da Breguet sulla base degli schemi predisposti dalla scuola inglese). Il calibro dei “Souscription” venne utilizzato, poi, da Breguet per realizzare i primi orologi a tatto, tre anni più tardi. Le caratteristiche dell’orologio a tatto sono una freccia all’esterno della cassa, che riproduce la posizione della lancetta delle ore, e dodici indici sporgenti posti tutto intorno alla cassa medesima, grazie ai quali era possibile conoscere l’ora esatta semplicemente “tastando” l’orologio.
L’ora poteva anche essere letta in modo convenzionale tramite un quadrante provvisto di due lancette: ridotto e decentrato su alcuni modelli, questo tipo di quadrante ha ispirato il concept della linea contemporanea Tradition, nata nel 2005. Un orologio unico, nel modo più assoluto, che ha esordito con la referenza 7027: osservandola, sembrava di essere tornati indietro nel tempo di due secoli, colpiti da quell’architettura che consentiva di ammirare tutti i principali elementi del movimento, operativi in una ricercata logica simmetrica, straordinariamente identificativa. Bastava, infatti, dare un’occhiata ai meccanismi dei suddetti “Souscription” (evidentemente, “côté fond”, e non fronte) per assaporare l’affascinante similitudine del grande bariletto centrale, del bilanciere e dei ruotismi del treno del tempo a formare un arco di cerchio da destra verso sinistra, per non parlare dei singoli ponti a scalino, fissati alla platina da una vite e concludere con il sistema di protezione antiurto “parachute”, inventato da Breguet (versione definitiva presentata all’Esposizione Nazionale del 1806), visibile su molte creazioni della linea Tradition. Per visualizzare un simile spettacolo il quadrante è decentrato, e contribuisce a rendere questi modelli immediatamente riconoscibili.
Al 7027 (riserva di carica), sono seguiti il 7057 (cassa più grande rispetto al 7027), il Tourbillon Fusée 7047, il GMT 7067, l’Automatico con Secondi Retrogradi 7097, il Cronografo Indipendente 7077 e, infine, il Quantième Rétrograde 7597, in oro bianco e in oro rosa. Insomma, indicatore della riserva di marcia, tourbillon a fuso e conoide, funzione GMT, cronografo oppure piccoli secondi retrogradi, tutte soluzioni che dimostrano come lo straordinario genio di Breguet aveva intuito, più di duecento anni fa, le infinite potenzialità di uno schema tecnico di base da adattare sulle diverse complicazioni. Recentemente, Breguet ha proposto una nuova variante del Tradition Quantième Rétrograde 7597 (fissata al polso mediante un cinturino in alligatore blu notte con fibbia ad ardiglione in oro bianco), caratterizzato dal contrasto tra il blu monocromatico applicato sul disco orario del quadrante e sull’arco retrogrado del datario in basso e il movimento antracite rifinito grenaillé. Si tratta del movimento automatico di manifattura, calibro 505Q (14 ½’’’, 8,7 mm di altezza, 269 componenti, 45 rubini e 50 ore di riserva di carica), in cui, sul fronte posteriore emerge un affascinante richiamo al passato: su platina e ponti color antracite, ecco la massa oscillante in oro bianco semi-ellissoidale e lucida, agente “a scosse”, dotata di molle per il richiamo alla posizione di partenza dopo ogni movimento, ispirata da quella adottata dal Maestro sui suoi celeberrimi perpetui a partire dal 1780. Il bilanciere a regolazione inerziale (sul quale possiamo osservare l’inconfondibile dispositivo antiurto “parachute”), al 4, con spirale Breguet in silicio, oscilla a 21.600 alternanze/ora e interagisce con uno scappamento ad àncora in linea inversa, dotato di palette in silicio. Dunque, nell’organo regolatore, resistenza alla corrosione e all’usura e amagneticità, assicurano un’ottima risposta in termini di precisione.
Sul piano quadrante, sono le simmetrie a governare l’estetica, con il suddetto disco ore/minuti al 12 – fissato da due viti contrapposte -, in oro rifinito guilloché “à la main” con il motivo “Clous de Paris” e satinato sulla fascia degl’indici orari argenté a cifre romane, percorse da lancette a “Pomme évidée”. Ad esso corrisponde, nel semicerchio inferiore, estesa su 180°, la succitata data analogica retrograda, indicazione caratteristica del marchio: Breguet fu, infatti, uno dei primi orologiai a mettere a punto un segnatempo provvisto di questa complicazione. La lancetta retrograda relativa, in acciaio azzurrato e fissata centralmente, per evitare di incrociare i ruotismi del treno del tempo e il bilanciere, prevede un piccolo scalino. La leggibilità del datario retrogrado, evidentemente, è sottolineata dal blu monocromatico, nella stessa tonalità del quadrante, sul quale “staccano” in modo efficace, le decalcomanie dei numeri alternate a cabochon d’oro bianco. Per impostare la data, basta, semplicemente, svitare il pulsante posto al 10, e premerlo fino a raggiungere il giorno desiderato. La cassa in oro bianco, da 40 mm (12,1 mm di spessore), connotata dall’immancabile carrure cannelé, prevede il fondello integrato da vetro zaffiro, a vista sul fronte posteriore del calibro.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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