Si tratta di un traguardo eccezionale: dopo 220 anni “Sua Maestà” il Tourbillon è ancora al suo posto e svolge sempre, egregiamente, la sua funzione, ossia quella di contribuire a risolvere il problema dell’isocronismo del sistema bilanciere-spirale. La sua storia non smette di affascinare e, in questa sede, la riproponiamo con l’aiuto di alcuni esemplari d’epoca. Breguet, ovviamente, ha voluto celebrare l’anniversario con un pezzo di grande raffinatezza, della serie Classique.
Abraham-Louis Breguet fu un genio, unico, e questo è un dato incontrovertibile. Fu capace di sintetizzare le conoscenze scientifiche e le tensioni culturali in un qualcosa che prima delle sue invenzioni nessuno avrebbe potuto anche solo immaginare. Trait d’union tra le ultime avvisaglie del razionalismo illuministico e i primi passi del romanticismo ottocentesco, il prodotto Breguet esprime un linguaggio universale, sfuggente nella sua agognata perfezione, impensabile nella sua complessità, eppure semplice e coinvolgente per l’immediatezza del messaggio. In aggiunta a tutto ciò, Breguet fu il massimo interprete dell’orologeria espressa dalle botteghe artigiane, all’interno delle quali la lavorazione manuale di ogni singolo pezzo costituiva, di fatto, un’unicità. Dalla sua bottega uscirono in tutto, poco più di cinquemila pezzi, rigorosamente fabbricati artigianalmente: dall’inizio della lavorazione alla consegna al proprietario passavano mesi, a volte anni. Numerosissime, evidentemente, le sue “invenzioni” tecniche, sostenute da brevetto, fondamentali, come anticipato, per l’evoluzione moderna dell’orologeria, tra le quali citiamo l’orologio perpetuo o automatico (1780), il dispositivo automatico con ripetizione e calendario (1782, sviluppato per l’orologio di Maria Antonietta), il timbro per gli orologi a ripetizione (1783), lo scappamento naturale senza lubrificazione (1789), il dispositivo “parachute” (1790), la spirale Breguet (1795), gli orologi “à souscription” (1796), lo scappamento a forza costante (1798), l’orologio “à tact” (1799), il regolatore “à tourbillon” (1801), il primo “orologio da polso” (1810), il cronometro da marina a doppio bariletto (1815), l’orologio-cronometro (1820, antenato del cronografo), e così via. Fra di esse, spicca quella forse più nota e celebrata, anche per i non appassionati, ossia il tourbillon, e aggiungiamo che, quest’anno, se ne celebra il 220° anniversario.
Abraham-Louis Breguet richiese il brevetto decennale del “Regolatore a Tourbillon” al senatore e Ministro degli Interni del Consolato di Francia (uomo di scienza e illustre chimico), Jean-Antoine Chaptal. Il brevetto fu ufficialmente registrato il 7 Messidoro dell’anno IX del Calendario Repubblicano, ossia il 26 giugno 1801. Le famosa lettera d’accompagnamento alla richiesta di brevetto, va considerata come un capitolo unico e imprescindibile da leggere, per chi si avvicina all’universo del segnatempo, con riferimento soprattutto a queste parole, che riportiamo nella lingua originale, quella ufficiale dell’orologeria: “…cet effet doit être infailliblement de corriger toutes les anomalies dues aux changements de position de quelque nature qu’ils puissent être, car toutes les pièces auxquelles les anomalies son duent passant pendant la durèe de chaque minute par toutes les positions possibile, il se fait nécessairement una compensation qui annule les erreurs”. Il periodo di progettazione e messa a punto era cominciato nel 1795 e ci vollero diversi anni, comunque, per arrivare alla realizzazione dei primi modelli con tourbillon. Dopo due versioni sperimentali (il Breguet numero 282, già completato nel 1800 e venduto molti anni dopo dal figlio di Abraham-Louis, e il numero 169, che tra l’altro fu poi regalato, nel 1809, al figlio del famoso orologiaio John Arnold a Londra), il primo tourbillon “ufficiale” venne commercializzato nel 1805 e presentato al pubblico, a Parigi, l’anno successivo, in occasione della National Exhibition of Industrial Products, svoltasi presso l’Esplanade des Invalides. La grandeur della Francia voluta da Napoleone, ormai Imperatore dopo il trionfo di Austerlitz (2 dicembre del 1805), si manifestava anche attraverso questi faraonici eventi. All’Esposizione del 1806 parteciparono 1.422 espositori provenienti da tutti i Paesi europei sotto l’influenza della Francia; come anticipato, non fu sufficiente il cortile del Louvre e venne allestita l’Esplanade des Invalides. L’inaugurazione avvenne il 24 settembre da parte di Letizia Bonaparte e di Carolina Murat (Napoleone era impegnato nella campagna di Prussia) e Breguet era in “compagnia” di colossi quali Janvier, Berthoud, Robin e Oudin. Era anche il periodo, e non fu un dettaglio indifferente, in cui la famiglia Bonaparte, dopo due anni di silenzio successivi ai primi rapporti con Breguet, torno a farsi viva con il Maestro di Neuchatel, con sostanziosi ordini: ricordiamo i 12 orologi ordinati da Gerolamo Bonaparte, re di Vestfalia, i 34 esemplari ordinati nel tempo da Carolina Murat, regina di Napoli e sorella minore di Napoleone, e altri clienti illustri come Elisa Bonaparte e Giuseppe Bonaparte.
Tornando alla parola “tourbillon”, va sottolineato che il suo significato più conosciuto, tale da suscitare qualche perplessità, afferisce ad una “rotazione violenta”, uno spostamento imprevedibile e impetuoso, o ancora una “tempesta incontrollabile”, insomma tutto mal conciliabile con la calma e la regolarità di un movimento orologiero. Ad onor del vero, però, un altro significato della parola “tourbillon”, oggi, quasi dimenticato, fu quello che Cartesio definì nei suoi “Principes de la philosophie”, nel 1644, ossia: “I pianeti girano attorno al Sole, trasportati dal loro vortice (tourbillon)” . Questa interpretazione della parola in oggetto verrà ripresa, un secolo più tardi da Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert: al confine tra astronomia e filosofia, egli disegna un sistema planetario in rotazione attorno ad un unico asse. E ciò consente di inquadrare il termine “tourbillon” in connessione con la regolarità, ben lontano dai capricci della meteorologia, e in forte analogia con l’orologeria, scienza nella quale i filosofi del XVIII secolo amarono vedere una trasposizione miniaturizzata del cosmo. Evidentemente a tale significato, Breguet, uomo dei “Lumi” e lettore dell’”Encyclopédie” di Diderot e d’Alembert (completata nel 1772), allude, scegliendo il termine “tourbillon” per qualificare la sua invenzione. Con il tourbillon, Breguet introduce un nuovo processo che, a motivo della rotazione costante, annulla gli effetti della gravità terrestre, nemici della regolarità di un movimento orologiero. Infatti, la gravità provoca l’usura irregolare di certe componenti in movimento. Ecco perché, il Maestro per risolvere una simile problematica, pensò d’installare l’insieme dello scappamento (bilanciere-spirale, ancora e ruota di scappamento, dunque, le parti più sensibili alla gravità), all’interno di una gabbia mobile che effettua una rotazione completa ogni minuto (o, talvolta, ogni quattro o sei minuti). In questo modo, tutti i difetti si “riproducono” con regolarità e si compensano l’uno con l’altro; inoltre, il cambiamento continuo del punto di contatto dei perni del bilanciere sulle loro pietre di scorrimento assicura una migliore lubrificazione. Principio geniale, ma estremamente difficile da realizzare. All’inizio, poi, la sua funzione particolare fu compresa solo da pochi appassionati e, dal 1805 al 1823, anno della morte di Breguet, solo trentacinque modelli con Tourbillon furono venduti. Non ostante, un simile dispositivo possa venir ritenuto oggi obsoleto rispetto a nuovi sistemi e tecnologie finalizzate al mantenimento dell’isocronismo, esso rimane un’invenzione “leggendaria” di Breguet, e date le sue connessioni con l’astronomia e le scienze umane, contribuisce a connotare un momento chiave del pensiero europeo.
Classique Tourbillon Extra-Plat Anniversaire 5365
Per omaggiare i 220 anni di questo “chef d’æuvre”, la Maison ha presentato il Classique Tourbillon Extra-Plat Anniversaire 5365, in oro rosa, da 41 mm, edizione limitata a 35 esemplari, tanti quanti, come detto, sono gli orologi con Tourbillon realizzati da Breguet, in vita. Riconoscibile per la carrure cannelé, per lo spessore contenuto (7,45 mm) e per le anse rettilinee saldate, l’orologio si affida al collaudato calibro di manifattura 581 da 16’’’, con la gabbia del tourbillon a un minuto più sottile della Casa – meno di 3 mm, con sfera dei piccoli secondi su uno dei bracci -, collocata al 5 e realizzata in titanio, sormontata da un ponte orizzontale rettilineo in acciaio azzurrato, a riprendere il tratto essenziale dei tourbillon di Abraham-Louis, dal 1805: 33 rubini, bilanciere a regolazione inerziale oscillante a 28.800 alternanze/ora, spirale e scappamento – ad ancora invertita – in silicio, bariletto scorrente su piccoli rulli con cuscinetti a sfere, autonomia di 80 ore, regolazione in 6 posizioni.
Il quadrante argenté accoglie il consueto, straordinario “guillochage à la main”di Breguet, a Clous de Paris centralmente (realizzato con un bulino a punta di diamante, il disegno si compone di un intreccio di linee incise e incrociate con un passo di soli 0,25 mm dando, a 50 cm di distanza, abituale distanza di lettura di un orologio da polso, l’illusione di una finitura opaca) e a Grain d’Orge sulla fascia periferica, con l’anello degl’indici a numeri romani neri, percorsi dalle tradizionali lancette in acciaio azzurrato “à pomme excentrée évidée”, a finitura satinata.
Il guillochage è divenuto una delle firme estetiche di Breguet, il cui obiettivo è quello di lavorare la superficie del quadrante in modo da catturare la luce in molteplici modi, dalla più grande lucentezza fino a un riflesso più opaco. Questo consente di delimitare meglio le diverse zone di lettura del quadrante. Le superfici guilloché sono, inoltre, più protette contro le aggressioni del tempo rispetto a quelle lucide, maggiormente soggette a corrosione o graffi. Le superfici guilloché, in ultimo, offrono il rilievo necessario per la cattura delle micropolveri che, oltre due secoli fa, potevano diminuire le prestazioni cronometriche dei primi orologi da tasca. Per chiudere, sul fondello, poi, ecco la massa oscillante in platino (guilloché con un motivo di onde) e, sul ponte posteriore del tourbillon, la menzione “Brevet N°157 du 7 Messidor An 9”, in riferimento al numero e alla data di registrazione del brevetto attribuito a Breguet. Infine, oltre all’incisione, sempre a mano, “Anniversaire 1801 – 2021” sul bariletto, sul fronte destro, una chicca per appassionati, ossia la riproduzione, ad incisione, dell’autentico acquarello su tavola depositato da Breguet nel 1801, insieme alla sua domanda di brevetto per il regolatore Tourbillon,…. 220 anni fa.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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