La Casa sassone, tredici anni dopo, ritorna sul Cabaret Tourbillon, modello di forma, Prima Mondiale per il dispositivo di stop-secondi agente sulla gabbia del tourbillon. In platino, edizione limitata a 30 esemplari, è proposto nella variante Handwerkskunst, ossia con raffinatissimo intervento di finitura del quadrante, effettuato a mano da Maestri incisori e smaltatori.
Il movimento di forma a carica manuale è decisamente una rarità, nel contesto di una frequenza molta bassa d’impiego di questo tipo di meccanismo, in termini generali. A. Lange & Söhne, quando lanciò la sua prima collezione orologiera nel 1994, inserì l’Arkade, caratterizzato proprio da un movimento sagomato a carica manuale, il calibro L911. L’Arkade era il più piccolo dei quattro modelli con cui la Casa cominciò il suo “new deal”, e misurava 26 mm x 22 mm x 6,4 mm di spessore, e riuscì, comunque, a incorporare il marchio di fabbrica Lange, ossia il Grande Datario. Nel 1997, A. Lange & Söhne presentò un orologio rettangolare più grande, ossia il Cabaret: utilizzava un movimento molto simile al L911, il calibro L931, che era essenzialmente l’L911, ma con un ponte superiore e una platina leggermente più grandi e una geometria più squadrata (l’L911 aveva gli angoli decisamente arrotondati, mentre l’L931 era un semplice rettangolo). Il nome Cabaret sembrava implicare che l’orologio, dotato di una cassa rettangolare complessa e sfaccettata, dovesse costituire una deviazione “creativa” dalle casse rotonde delle altre collezioni della Maison. Venne reso disponibile in diverse varianti, con i modelli base da 36,3 mm x 25,9 mm x 9,1 mm (solotempo con Grande Data), cui si aggiunse, tra l’altro, un Fasi di Luna molto interessante. Il culmine della complessità della collezione, tuttavia, fu raggiunto con il Cabaret Tourbillon, proposto nel 2008 e la cui produzione fu interrotta nel 2013: presentava il calibro manuale L042.1 di forma rettangolare, con tourbillon a un minuto, doppio bariletto, riserva di carica di 5 giorni e Gran Data. La sua importanza assoluta nell’evoluzione storica del Tourbillon, in generale, venne determinata dalla presenza di un innovativo ed inedito, a livello mondiale, meccanismo di arresto dei secondi.
Come noto, il tourbillon è un dispositivo inventato da Breguet, funzionale al miglioramento della precisione del movimento, quindi, idealmente, un sistema che consente di sincronizzare l’orologio esattamente sul segnale orario, è da considerare un giusto complemento al suddetto obiettivo individuato dal tourbillon. Tuttavia, sussiste un ostacolo tecnico non indifferente. In un orologio convenzionale, privo di complicazioni, integrato con il device dello “stop-seconds”, l’estrazione della corona per impostare l’ora provoca l’arresto del bilanciere (di solito, una leva piatta e sottile va delicatamente a premere contro il bilanciere). In un tourbillon, al contrario, il bilanciere si trova all’interno di una gabbia rotante e i componenti della gabbia impedirebbero, di fatto, ad una “classica” leva di arresto, di intercettare il bilanciere stesso. Lange ha aggirato questo problema con un meccanismo molto ingegnoso: un leveraggio d’arresto, all’estrazione della corona, attiva un secondo leveraggio in senso antiorario, montato su di un perno, sulla cui estremità è adattata una molla a “V” (dalle studiate curvature), che va ad intercettare il bordo del bilanciere, bloccandolo con uno dei due bracci, agendo contemporaneamente (mediante lo spostamento della molla sul suo perno) sui montanti della gabbia con l’altro braccio, interrompendone il moto (da sottolineare che la molla a “V” viene tenuta in posizione mediante una molla di flessione). Una volta avvenuta la regolazione precisa dell’orologio, il reinserimento della corona riattiva il tourbillon, disinserendo il freno, e l’energia immagazzinata durante lo stop fa ripartire immediatamente il bilanciere. A raccontarlo, sembra semplice, ma la pratica applicazione comporta la certosina progettazione dei device e la precisione assoluta dell’assemblaggio, in riferimento al movimento e ai raggi di curvatura determinati dagli ingaggi sulle leve. Dopo otto anni di silenzio, dunque, il Cabaret ritorna protagonista nel catalogo della Casa sassone, e proprio, nella versione con Tourbillon, impreziosita dal connotato “Handwerkskunst” (da tradurre come “artigianale”, con finiture particolari incise a mano), combinazione artistica del lavoro dell’incisore e dello smaltatore.
Facendo un passo indietro, i modelli Handwerkskunst sono stati introdotti a intervalli irregolari dal 2011, e questo Cabaret Tourbillon è il settimo: gli esemplari precedenti sono stati il Richard Lange Tourbillon, lo Zeitwerk, il Lange 1 Tourbillon Perpetual Calendar, il Lange 1 Tourbillon, il 1815 Tourbillon e il 1815 Rattrapante Perpetual Calendar. Molte sono le tecniche decorative che sono state impiegate, negli anni, ma sul Cabaret Tourbillon risalta, in particolare, un’incisione denominata tremblage, in cui l’incisore, mediante il bulino, effettua una serie di punture di spillo su di una superficie metallica. Nello specifico, la troviamo adattata sul quadrante, nella sottile cornice che separa visivamente la parte sagomata centrale, da quella esterna periferica. Si tratta, in tal senso, di un quadrante assai complesso, realizzato su di una base in oro bianco, che presenta aperture per la Gran Data, evidentemente, per l’adattamento delle lancette, per i contatori dei piccoli secondi e della riserva di carica e, infine, per il tourbillon al 6. La sezione interna, a rilievo, è placcata in rodio nero e, poi, incisa con un motivo a rombo, producendo un netto contrasto tra i diversi elementi del motivo medesimo: s’ispira alle sei indicazioni orarie in oro bianco, a forma di rombo, allineate verso il centro, accompagnate dalle cifre romane III, IX e XII. La suddetta, sottilissima striscia di tremblage, lungo il bordo esterno, introduce alla superficie esterna, dal grigio più scuro, decorata grené, il cui effetto più delicato, contrasta con il tremblage. Il piano del quadrante è, poi, rivestito con uno strato di smalto grigio traslucido (per inciso, anche il retro deve essere smaltato, altrimenti il quadrante si deformerebbe), al fine di conferire all’incisione una maggiore profondità e a far emergere diverse tonalità di grigio metallico: la cottura, come di solito avviene con lo smalto grand feu, avviene in un forno, a circa 800°. Tale operazione presenta notevolissime difficoltà, da aggiungere a quelle dell’incisione. Lo smalto, infatti, deve ricoprire uniformemente ogni parte del quadrante, ad eccezione delle succitate aperture e degli indici: problemi tecnici per gli smaltatori si verificano nei punti di tangenza tra i contatori e l’apertura del tourbillon, creandosi delle superfici di metallo molto “appuntite”. Lo smalto in quelle intersezioni, a causa del processo di cottura, è soggetto a incrinature che, talvolta, possono comparire solo dopo che il quadrante si è raffreddato.
Un’altra caratteristica del quadrante è il logo A. Lange & Söhne, stampato nel modo consueto, con un tampone in silicone. Tuttavia, poiché la stampa avviene su di una superficie di smalto vetrificato, non è possibile utilizzare la solita vernice, che non aderirà correttamente su tale area: per questa ragione, Lange ha utilizzato una vernice mescolata con polvere di smalto. Una volta stampato il logo, infatti, il quadrante viene cotto un’ultima volta, a una temperatura più bassa, quanto basta per creare adesione tra le particelle di smalto nella vernice e l’area smaltata del quadrante stesso. I quadrantini ausiliari, per i piccoli secondi all’8, e per l’indicazione dell’autonomia al 4 (tradizionalmente, per Lange, contrassegnata con i termini “AUF” e “AB”, a definire i limiti inferiore e superiore della carica), sono in oro rodiato – rifiniti azurée – come le lancette index sfaccettate. Al 6, come accennato, ecco il découpage destinato al tourbillon a un minuto, la cui gabbia ruota su di un asse alloggiato tra due copriperni in diamante: i bracci del ponte superiore del tourbillon sono lucidati in nero, una soluzione complicata, per i tratti curvilinei presenti. In sintesi, potremmo dire che il quadrante del Cabaret Tourbillon Handwerkskunst esalti la bellezza crepuscolare dei grigi e dei neri tenui, con la combinazione di incisioni e smalti a produrre un bell’effetto tridimensionale. L’orologio, in edizione limitata a 30 esemplari, su cassa rettangolare da 29,5 x 39,2 x 10,3 millimetri in platino, prevede la finitura satinata su carrure e fondello (fissato da 6 viti e integrato da vetro zaffiro), e lucida su anse – evidenziate da un rilievo – e lunetta. Il movimento non è cambiato, rispetto al 2008 (di forma rettangolare, da 22,3 x 32,6 x 6,4 mm) e, lo abbiamo già detto, si tratta del calibro a carica manuale L042.1, con riserva di carica di 120 ore, in virtù del doppio bariletto: l’unica variazione è l’eliminazione della racchetta di regolazione e l’impiego di una spirale di manifattura. È composto da 370 elementi, 84 dei quali utilizzati per la gabbia del tourbillon, dal peso di un quarto di grammo: il bilanciere con viti di compensazione oscilla alla frequenza di 21.600 alternanze/ora.
Del dispositivo di blocco e ripartenza del bilanciere abbiamo discettato in apertura, mentre il motivo a rombo del quadrante è ripreso, sul fronte posteriore del meccanismo, dalle incisioni rodiate in nero sul semiponte del tourbillon e della ruota intermedia, creando così un collegamento visivo tra il quadrante e il movimento. Il ponte a tre quarti, figlio di un heritage squisitamente sassone, presenta una finitura granulare, e su di esso sono distribuiti sette castoni d’oro – ad incorniciare altrettanti rubini – avvitati mediante viti azzurrate alla fiamma (altri due si trovano sul semiponte della ruota intermedia, su quello posteriore del tourbillon e integrato nel ponte del tourbillon lato quadrante). I ruotismi di carica prevedono una levigatura circolare e sono visibilmente integrati nel ponte a tre quarti, mentre le iscrizioni incise sono anch’esse rodiate in nero. Il Cabaret Tourbillon Handwerkskunst è dotato di un cinturino in pelle nera con cuciture grigie e di una fibbia deployante in platino.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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